CONTINUAZIONE DELL'ELENCO DEI VOCABOLI GERMANICI O LONGOBARDI CITATI NELL'ARTICOLO SULLE SOPRAVVIVIVENZE LONGOBARDE E GERMANICHE NELL'ALTO RENO E NEL PISTOIESE

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abbargellare = fare la spia. Da 'bargello' a sua volta da barigildus, termine già menzionaro nel capitolare di Lotario (anno 825) e di origine longobarda (cfr. Marcato e Cortellazzo)

abbiaccare = calcare qualcosa con le mani, coi piedi o con gli zoccoli (il Pianigiani riporta, per l'area pistoiese, anche il significato di infrangere). Vedi alla voce biaccare

abbiaccato = ammaccato. Vedi alla voce biaccare. Erronea ogni interpretazione che lo colleghi al termine di dubbia origine germanica "smacco" (cfr. l'antico alto tedesco 'smahian' > indebolire)

abbiacco = chi subisce l'azione dell'abbiaccare. Vedi alla relativa voce

abbindolare = mettere la matassa sul bindolo (vedi alla voce) per fare il gomitolo. Vedi alla voce bindolo

abbiosciarsi = cadere giù di traverso. Forse da collegare a bioscio (vedi alla voce) per metafora (un cibo bioscio andrà giù di traverso)

accatricchiare = ingarbugliare, annodare. Probabilmente da catro (vedi alla relativa voce)

acciancare = attraversare un muro, una siepe, inforcare un cavallo buttando una gamba aldilà. Da cianca (vedi alla voce relativa)

acciancare = allargare o sollevare le gambe per mettersi a cavalcioni di qualcosa. Vedi alla voce precedente

aggaiarsi = arrabbiarsi. Da una radice germanica gaila (vedi alla voce gaignare) con a- privativo

aggroppare = alacciare, annodare, con particolare riferimento alle scarpe (agropt' el scarpe). Da collegare a kruppa (massa rotonda) da intendersi come cosa ammassata, nodo, viluppo

aghiron = airone in alcune località altorenane. Trattasi di voce d'origine longobarda come dimostra il seguente passo del Devoto: "AIRONE, dal long. haigiro (attraverso la forma letterare arcaica in aghirone), incr. col franc. ant. hairon, cfr. lat. medv. hairo, -onis(XI sec.)" (G. DEVOTO, "Avviamento alla etimologia italiana", Sansoni, Le Monnier, Firenze, 1999)

aissare = ussare. Vedi alla voce ussare

allocchire = intontire, stordire. Da luk (incerto, vuoto, non compatto di spighe)

allocchito = intontito dal sonno odal malessere. Vedi alla voce allocchire

ammannire = vagliare (ad esempio in Nerucciammannire la farina). Dal gotico manwjan (preparare)

ammicciare = lasciarsi andare. Da 'miccio' vedi alla voce relativa

anbasada = nel dialetto di Lizzano in Belvedere il vocabolo indica un gruppo di quattro o cinque bestie da soma che unitamente trasportano carbone, legna e simili. E' la stessa etimologia di imbasciata (vedi alla relativa voce)

ancino = voce pavanese che indica l'angolla (vedi alla relativa voce). Da una voce germanica da confrontare col tedesco antico ango (uncino) unito al latino uncinus. In alternativa è possibile ipotizzare un'influenza del greco ankon 'piegatura ad angolo acuto'

ancino = voce pavanese che indica un piccolo gancio usato per appendere il rancolo alla cintura. Vedi alla voce precedente

andadora = macina mobile del mulino ad acqua a ruota orizzontale. Vedi alla voce anda

andone = spintone, perdita dell'equilibrio. Da anda (vedi alla voce relativa)

andoni = barcollando. Vedi alla voce andone

angariato = chi ha subito angheria (vedi alla relativa voce). Da confrontare col longobardo angar (terreno, prato)

angolla = pertica biforcuta che serve ad incastrare il frutto e a staccarlo dal ramo. Da confrontare col tedesco antico ango (= uncino)

anizzare = vedi alla voce aissare

annaspa = annaspare. Da haspa (voce gotica) + prefisso ann

annaspo = strumento per comporre la matassa. Dal gotico haspa. Altre varianti per la stessa voce sono aspo e innaspo

anno = L'anno scorso. Nel Dizionario Etimologico di Giacomo Devoto è scritto: "ANNO. latino annus, con una esatta corrispondenza nella lingua gotica". Sempre in tema di corrispondenze con la lingua gotica andrà ricordato anche quella tra l'italiano e locale "sabato" (sesto giorno della settimana) e il gotico "sabbato dags". Circa questa voce, e al complesso del nostro lavoro, vorremmo riportare il parere di un tale "Guardrail" (sic!). e implicitamente accolto dal prof. Horst Enzensberger (Università di Würzburg), che dimostra l'estrema superficialità sia del professore tedesco che del signor "Guardrail": "Ho dato uno sguardo. Nonostante il fatto che qualche volta si citi il Rohlfs, una sola volta il Devoto, una volta il Muratori, mi sembra una raccolta di etimologia molto "casalinga". Faccio un esempio: sabato viene messo in relazione con un gotico sabato dags, assolutamente ignorando che la parola passa dal aramaico al greco, a da lì viene recepito sia in testi latini sia in quelli gotici. Non c'è nessun rapporto diretto, soltanto la comune dipendenza dai testi sacri del cristianesimo. Non disprezzo il santo amore per la Patria, però arrivo alla conclusione: non perdere tempo " (http://groups.google.it/group/free.it.storia.medioevo/browse_thread/thread/847913bdbfa37185/a5309bfa1d4e8399?lnk=raot). Questo parere dimostra come questo sito sia letto talvolta in maniera disinvolta e che non fa onore né al lavoro che abbiamo fatto né a quella degli stessi lettori disinvolti ... Infatti: a) la nostra citazione instaura un rapporto di corrispondenza e non di sicura discendenza tra il "sabato" della lingua gotica e il "sabato" della lingua italiana; b) il signor Guardrail e il professore tedesco non paiono comprendere che l'interesse del nostro lavoro non è nell'individuare l'etimologia prima della parola (facilmente ricercabile in ogni dizionario etimologico), ma nell'individuare parole germaniche o di uso germanico che sono arrivate fino a noi (diversi studiosi sono propensi a ritenere la lingua gotica come tributaria diretta dell'italiano "sabato"); c) il signor "Guardril" e l'accademico tedesco sembrano ignorare che diverse parole gotiche e di uso gotico sono penetrate nella lingua italiana attraverso il meccanismo del prestito; d) l'accademico tedesco e il signor Guardrail sembrano ignorare che il termine 'sabato' è stato assimilato anche nell'antico alto tedesco (e quindi nel tedesco) per tramite della lingua gotica e secondo quella tecnica del prestito che il teutonico professore e lo sconosciuto Guardrail sembrano negare all'italiano. All'accademico tedesco e all'ignoto Guardrail vorremmo ricordare le parole di Nicoletta Francovich Onesti: "Con la fine del regno ostrogoto d'Italia (553) sembra estinguersi anche la lingua gotica, che lascia tracce appunto soltanto sotto forma di prestiti nell'alto-tedesco antico, nell'italiano, francese o spagnolo, o sotto forma di toponimi e antroponimi entrati in queste lingue. Nei dialetti meridionali dell'alto tedesco antico sono entrati ad esempio 'Samstag' -sabato- < antico alto tedesco sambaz-tag < gotico sabbato dags... Questi prestiti sono dovuti a contatti tardivi fra le due lingue, non rappresentano quindi antiche isoglosse" (N. FRANCOVICH ONESTI "Filologia germanica", Carocci, Roma, 2002, pp. 80-81) . Infine segnaliamo che l'accademico tedesco e Guardrail non si sono neppure accorti che il Rohlfs, il Devoto, il Muratori sono citati molte volte nel nostro lavoro (basta scorrere i testi per vederlo appieno). Quindi l'emerito signor Guardrail e l'emerito professore tedesco fanno benissimo a non perdere tempo con noi visto che loro non usano il tempo ma (absit iniuria verbo) lo sprecano pontificando saccentemente su documenti e studi sui quali hanno semplicemente "dato uno sguardo".

arbutto / ributto = germogli o ramoscelli che crescono attorno ad un tronco d'albero tagliato alla base.Vedi alla voce buttare

ardito = peso abbondondante. Da confrontare col franco hardjan (diventare duro). E' interessante osservare come in italiano il significato risulti tutt'altro e, sotto certi aspetti, assai più simile ad un altro prestito germanico: orgoglio

ardito = cibo salato eccessivamente. Vedi alla voce precedente

arraffiare = arraffare. Da hraffon (afferrare con violenza). Il doppione gotico arrapare (gotico hrapon > afferrare con violenza) è oggi prevalentemente utilizzato per indicare l'eccitazione sessuale. Molto discussa è l'etimologia di rapare (radere a zero) da taluni (vedi ad esempio il DEI) ricondotta al gotico hrapon mentre altri propendono per lo spagnolo (XVI secolo) rapar

arraffiare = pulire molto velocemente. Vedi alla voce precedente

arraffiata = pulizia frettolosa. Vedi alla voce arraffiare

arraffiata = riordinamento veloce ('datti una arraffiata ai capelli'). Da hraffon

arranfiare = afferrare con gli artigli, detto degli animali. Da ranfia (vedi alla relativa voce) + hraffon

arrocchettolata = persona deforme o che ha posizione innaturale. Da da rukka (rocca per filatura a mano)

arroncolare = salire con fatica, arrancare. Da collegare al gotico ranco (zoppo). La versione locale pare abbia subito un improprio incrocio col termine ronco (vedi l'appendice dedicata alla toponomastica di questo stesso lavoro)

arroncolato
= di persone con le gambe storte e fatte male, e delle gambe medesime.  Vedi alla voce arroncolare

arroncolato = storpiato, curvo per malattia o vecchiaia. Vedi alla voce precedente

arroncolato = rattrappito nelle membra per grande stanchezza o fatiche sostenute. Vedi alla voce precedente

arrosolire / arrosolare = cuocere lentamente la carne o altre vivande in modo che prendano una crosta tendente al rosso. Incrocio tra il longobardo rosa (crosta) con il germanico raustjan (arrosto). Il termine italiano rosolare - ovviamente - è derivato dal longobardo rosa

ascherezza = afflizione, dolore. Vedi alla voce aschero

ascherire = affliggersi. Vedi alla voce aschero

aschio = astio. Il termine astio / aschio (che si ritrova, come osserva giustamente il Muratori, nelle leggi longobarde e non in quelle romane) è voce germanica (vedi l'inglese 'hate' per odiare)

aschio = invidia. Vedi alla voce precedente

atuire = sottomettere. Secondo alcuni all'origine del termine ci sarebbe l'antico latino "tudere", ma altri sono dell'idea che all'origine del vocabolo ci sia una voce germanica (cfr. Dizionario Etimologico del Pianigiani alla voce "attutare". Secondo il Dizionario Etimologico di Cortellazzo e Marcato il termine attuire (atuire) deriva da longobardo aftaujan > stancare inseguendo

aver ascaro = esaltarsi esageratamente per qualcosa. Da collegare ad aschero (vedi alla relativa voce)

badare = a Prataccio (frazione di Piteglio) il termine è usato come sinonimo di "guardare" ('bada lì che casa grande'). L'etimologia del termine è nel basso latino batare (già menzionato in Isidoro di Siviglia) a sua volta originato dal gotico "baidan" > tardare, aspettare. Per il Diez il significato di badare come sinonimo di guardare è derivato attraverso il significato di "indugiare osservando"

balco = stanzone presso le case dei contadini dove si pone al riparo il fieno o la paglia. Da palk / balk

baldora = fiammata. Incrocio tra bagliore e balde (da bald > audace). Affine a questo termine risulta etimologicamente l'italiano "baldoria" (i cui significati sono ben noti). A maggior riporva di quanto da noi asserito ricordiamo che nella località di Valdibrana (nei pressi di Pistoia), durante la festività della "Madonna di Valdibrana" (seconda domenica di maggio), sono accesi dei fuochi sui poggi circostanti che vengono indicati, nella parlata locale, appunto "baldorie"

baldora = vampa di calore al viso. Vedi alla voce precedente

balengo = persona strana. Bis + link

balla = sacco. In francone esiste un termine balla da ricondurre al nostro

balugano = individuo sciocco o strambo. Bis + luk

balugone = capogiro. vedi alla voce precedente

ballotto = castagna lessata con la buccia. Da una voce longobarda balla (palla) forse incrociata con il latino "balanum" (ghianda). Secondo alcuni è tuttavia possibile una origine dall'arabo ballutt (ghianda, castagna), forse accolto per la sua somiglianza fonetica col longobardo palla (con un certo grado di approssimazione la forma di una castagna lessata ricorda quella di una piccola pallina). Così il Devoto nel suo "Avviamento alla etimologia italiana": "BALLOTTA. dall'ar. ballut 'ghianda, castagna', incr. con balla". Nel dialetto badese troviamo anche "ballotton" col significato di gross pallottola

bambarella = barella. Come barella da ricollegare a beran (portare)

banchina / bancone = trave di legno solitamente di rovere situata normalmente nella camera delle ritrecine dei mulini. Il termine deriva da pank o bank

banda = confusione, disordine. Parola dialettale presa in prestito dall'italiano banda (nel senso di complesso musicale) a sua volta originata dal gotico bandwa (segno)

bandire = in area pistoiese è usato nell'espressione "farzi bandire dall'altare", ovvero fare annunciare dal prete le proprie nozze a pochi giorni di distanza dalla cerimonia. Dal gotico bandwa (segno)

baoloppo = voce pistoiese dal duplice significato di maggiolino e uomo stupido. Forse da baco + schlapp (floscio), Soluzione alternativa tuttavia potrebbe essere baco + latino opulus > acero (la soluzione alternativa tuttavia non spieherebbe il significato di uomo sciocco che il termine pistoiese possiede assieme a quello di mggiolino)

barco = variante della voce montalese balco per fienile. Vedi alla relativa voce

bardella = abbondante sudata. Sulla base del Dizionario etimologico dei dialetti italiani del Cortellazzo e della Marcato è possibile un'origine dal gotico bridila. Sulla stessa radice potrebbe essersi formato anche bardellona (donna sciatta e grassa)

barellare = oscillare, barcollare. Da beran (portare)

barelloni = barcollando. Da beran (portare)

baribanco = sorta di altalena che consiste in una trave vincolata al centro con la possibilità di roteare in un piano verticale: alle due estremità si siedono due bambini, che la fanno oscillare spingendosi con i piedi a terra. Nella seconda parte del termine troviamo il germanico bank / pank. La voce cantambanco indica invece il cavadenti da piazza (voce ormai in disuso). In Alto Reno per indicare l'altalena è usato anche il termine 'biciancola' che Alberto Menarini collega al germanico hanca tramite il prefisso bis di un tardo latino volgare exanculare

becchi = nella locuzione "fare i becchi" col significato di fare i versi, essere sul punto di piangere. Forse da becco (vedi alla relativa voce) nel senso di belare come i caproni. Una soluzione alternativa potrebbe venire dal latino beccus in quanto i bambini, sul punto di piangere, spingono fuori il labbro inferiore

benda = paniere di vimini. Da binda (benda, fascia, legame)

bendella = parte della porta dove si trova la serratura. Da binda (benda, fascia, legame)

bergo = posto in cui si passa la notte col gregge. Da rapportare a bergare (vedi alla voce)

bergo = Albergo. Da segnalare anche bergo di passere > luogo dove le passere vanno a dormire. Da rapportare a bergare. Per quanto riguarda l'istituzione degli 'Alberghi' (ricordata anche in toponomastica pistoiese) è da tenere presente che il termine dovrebbe discendere dall'usanza franca della 'Albergaria': 'in età carolingia il conte godeva del diritto di essere alloggiato con i suoi uomini e cavalli presso le comunità di rustici. Più tardi, venuto meno l'Impero, il diritto rimase a favore della numerosa piccola nobiltà locale, che se avvaleva ampiamente. Con la decadenza del sistem curtense il diritto venne sostituito da una corresponsione di denaro, divenendo una forma di tassazione" (Savena Setta Sambro, n. 29 (XII 2005), p. 26)

bertole = due sacche legate insieme che si portano a cavallo di una spalla. Il termine, usato a Treppio, proviene da un antroponimo germanico Berto / Berta.

biaccare = pestare, salire coi piedi su qualcosa. Possibile etimologia da blaich (pallido, sbiadito) per effetto del pestare, questa interpretazione ci pare confermata dalla voce lustrolese "bincare" (calpestare) che rappresenta una contaminazione di biaccare con bianco (da blank). Sempre da blaich abbiamo 'biacca' > sostanza colorata per tingere in bianco. Al longobardo blaich potrebbe, inoltre, ricondursi (tale è l'interpretazione nel Dizionario Etimologico Zanichelli) anche il nome del biacco, un serpente del tutto innocuo anche se non è chiara la motivazione. Nella nostra zona il biacco è meglio noto col nome di "frustone"

biaccata = impronta sulla neve. Da collegare a biacare oppure direttamente a blaich (pallido, sbiadito) in relazione al colore della neve

biada = biada (da un germanico blada > cereale). In Toscana è presente anche 'sbiado' (=sentiero tracciato nel bosco per il passaggio dei muli). Il significato originario di Biado è viottolo per il trasporto delle biade e, come tale, si tratta di un deverbale da una voce 'sbiadare' col senso di portar via le biade

bianchistrello = misto di bianco e nero. La parola contiene il germanico blank (bianco lucente)

bianchistrello = disegno con scacchiera bianca e nera. Vedi alla voce precedente

bidaresco = ferita del cavallo. Sicuramente da ricondurre a guidalesco con passaggio di W germanico a B anziché a GU ed inversione delle consonanti liquide. Scrive il Devoto nel suo Avviamento all'etimologia italiana: "GUIDALESCO: 'garrese', forse da un longobardo widarist 'garrese', inserito fra i nomi in -esco quasi fosse un derivato di guidale"

bindellone = poltrone. Vedi alla voce bindella

bindolla = altalena retta da corde. Da winde = argano (diminutico windel). Da osservare il passaggio V (W) > B tipico di queste zone. Al tipo winde andrà ricondotto anche l'italiano binda usato per indicare una macchina per il sollevamento a piccola altezza e manovrato da una manovella

bindolo = persona a cui non dare affidamento. Da rapportare a bindella (vedi alla voce) con incrocio con windel (vedi alla voce successiva)

bindolo = arcolaio. Da windel (vedi alla voce bindolla)

bindolo = macchina idrovora mossa da animali (vedi alla voce precedente)

biasciare, biascino, biasciotto, biasciuare, biascicare, etc. = vari termini relativi al parlare o masticare con lentezza. Il termine ha un corrispondente nel moderno tedesco biss (morso). In lizzanese esiste anche un termine 'imbesgio' (= imbecille) che Filippi ritiene collegato a biascicare (G. FILIPPI, "Catuditto?", Gli Scritturini della Musola", Rugletto dei Belvederiani, Lizzano in Belvedere, 1999, p. 26)

bioscia = neve che si scioglie appena caduta. Secondo il Dizionario Etimologico Zanichelli trattasi di voce longobarda

biroldo = insaccato di maiale riempito di sangue e altri ingredienti. E' ritenuta voce di probabile origine germanica da Giacomo Devoto ("Avviamento all'etimologia italiana")

biroldo = insaccato ottenuto con budello di vitello, riempito di siero, pezzi di salame, formaggio e spezie. Vedi alla voce precedente

biroldo = stupido. vedi alla voce precedente. La voce biroldo era usata (e in alcuni casi è ancora usata) per indicare l'attributo sessuale maschile: "O 'he bella serata o 'he sereno. Bella ti lasso hol biroldo 'n zeno" (R. NERUCCI, "Racconti popolari pistoiesi", Edizioni Can Bianco - Niccolai, Pistoia, 1984, p. 134)

biscia = usato prevalentemente nei dialetti altorenani (vedi pavanese bisscia), forse collegato al germanico beissen (mordere, pungere) per il morso particolarmente doloroso dell'animale. Non ci pare convincente l'interpretazione del Devoto, di Zolli e Cortellazzi che vogliono biscia discendere dal latino 'bestiam', come se la biscia fosse la bestia per eccellenza. In lizzanese è usato anche il termine 'bisciaboga' ad indicare un movimento veloce zig - zag. Secondo Giorgio Filippi il termine bisciaboga pare derivi dal nome di un animale favoloso metà biscia e metà bove. Il nome sarebbe poi stato utilizzato per indicare le meteore, al fulmine e ai turbini di tempesta (G. FILIPPI, "Catuditto?", Gli Scritturini della Musola, Rugletto dei Belvederiani, Lizzano in Belvedere, 1999, p. 14)

bisogno = bisogno. In latino medioevale (XII secolo) abbiamo bisonium e, pertanto, il termine va confrontato col franco (bi)sonnjon

bistucciare = bisticciare. Questo termine secondo il Devoto è da confrontare con Bischizzare. Il vocabolo bischezzare deriva dal longobardo biskizzan (lordare, ingannare)

biudello = nastro, fettuccia. Da binda (legare, unire)

blumme = la prima peluria dei pulcini. Forse si tratta di un incrocio tra il latino mollem e germanico blutt (nudo, povero)

blumme = ruggine del frumento. vedi alla voce precedente

bonfaloniere = gonfaloniere. Variante montalese di una antica parola germanica (in franco gundfano > bandiera di guerra). In passato la parola gonfaloniere indicava "l'antico capo dei Comuni toscani" (G. Nerucci). Circa questo vocabolo è importante un passo di Arrigo Castellani: "Non sono certo entrate in italiano attraverso il latino medioevale parole come dardo (*dard > giavellotto, cfr. anglosass. darað, alto ted. ant. tart, norf. ant. darraðr 'id.'), gonfalone (*gundfano 'bandiera di battaglia'), usbergo 'cotta di maglia', anticamente anche asbergo (*halsberg, letteralmente 'riparo del collo'); ma niente ci assicura che esse vengano dal franco e non dal galloromanzo (sia pure, nel caso di dardo e usbergo, in epoca molto remota, ossia prima dell'assorbimento di -d in -t e di -g in -c". (A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana -Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, pp. 93 -94). Le parole di Castellani sono molto importanti in quanto, semplicemente ribaltando il ragionamento, possiamo dire che nulla ci assicura che trattasi di parole galloromanze (con buona pace dei molti dizionari etimologici che affermano trattarsi tutte di parole del francese antico) ed anzi per molti termini è possibile supporre più ragionevomente che tali parole sono state acquisite nei parlari italiani direttamente dalla lingua franca piuttosto che dal francese antico

botta = rospo. La voce pare derivare da un germanico "butta" (in tal senso è il Devoto). Rimanendo i tema di rospo e derivati segnaliamo che i termini rospo (nel senso di persona scorbutica e scontrosa), rospare (trattare malamente), rospata (cattivo trattamento) non derivano dal simpatico anfibio, ma dal longobardo ruspi (ispido)

bottellino (a Treppio bottedino), botticino, botticello, bottacciolo = voci pistoiesi ed altorenane che indicano il girino del rospo. Probabilmente da un germanico "butta". A Fossato (nell'Alto Reno Pratese) un'anziana informatrice comunica che il termine "botticella" viene usato per indicare i rospi e, in particolare, quelli di piccole dimensioni

bozza = grosso sasso squadrato, usato di solito per gli angolari delle case. Forse da collegare ad un alto tedesco medio boz (colpo)

bozzo = bernoccolo. Forse da collegare ad un alto tedesco medio boz (colpo)

bracia = brace a Montale Pistoiese. Da bras (brace)

braciaio / bragiaio = braciere. Da bras (brace)

brado =voce riferita ad equini o ovini allo stato libero. Probabilmente da confrontare col longobardo braida (pianura aperta)

brecca = oggetto malandato. Da brehhan. Guccini registra un senese brecca per asino che vale poco. Nella nostra area di interesse abbiamo riscontrato anche 'breccola' sassolino che il Cortellazzo e la Marcato danno un gotico brika 'frammento (di roccia)'

briccica = inezia, minuzia (voce ricordata anche dallo scrittore monsummanese Giuseppe Giusti). Secondo Manlio Cortellazzo e Paolo Zolli la voce deriva da "bricca" (dirupo), mentre per il Devoto da "breccia" (a sua volta derivato dal francone brechen (rompere) per tramite del francese). A nostro avviso è più ragionevole un'origine da brihhal. Circa i prestiti germanici derivanti dalla lingua francese attestati dai più diversi Dizionari Etimologici (vedi la voce 'breccia' appena citata) andrebbe tuttavia aperta una più ampia riflessione. Troppo spesso, infatti, il francese è stato utilizzato come utile scusa per spiegare i germanismi in italiano e ciò a scapito di una più seria indagine che ne rionoscesse l'origine diretta germanica(ad esempio la voce spiedo, riconosciuta longobarda dal Dizionario Etimologico Zanichelli a pagina 1180 dell'edizione minore 2004, viene presentata come prestito francese di un originale francone "speot" a pagina 1231 del medesimo Dizionario)

briccica = oggetto di poco valore.Vedi alla voce precedente

bricole = piccoli lavori domestici. Vedi alla voce bricola (da segnalare che per questo termine anche la Marcato e il Cortellazzi suggeriscono un collegamento con il longobardo brihhil > frangitrice)

brigidino = biscottini fatti a cialda ed aromatizzati all'anice. Da un antroponimo Brigida / Brigitta (nome con tema celtico, ma adottato dalle popolazioni germaniche); a Pistoia esiste un convento di Santa Brigida

brigliola = la voce si riferisce ai manufatti di minore dimensione posti sul fiume per limitare l'asportazione dal fondo a causa della pendenza ed è un derivato dell'italiano briglia. La voce briglia è di origine gotica: bridgil (il relativo corrispondente longobardo "bridel" sopravvive nel toscano predella)

brindelloni, brendoloni, sbrendola, sbrendolare, brendolo, sbrendolo, sbrindelloni = Voci dai significati molteplici da ricondurre ai seguenti significati: percossa violenta, innamoramento improvviso, rumore secco, essere in coota, penzolare, pendere asimmetricamente, parte di qualcosa che ciondola, pene, stupido, strascicato, disordinato, bandella, piccolo pezzo di qualsiasi cosa, individuo disordinato, vagabondo, sciatto, disordinato. Tutte le voci sono da ricondurre a brandello (franco brado) + germanico Binde (per il Devoto abbiamo sia brandello (= branello (franco brado) + brandello (franco brand)) che brindello > diminutivo di long. binda)

briscola = botta, percossa. Da confrontare con un germanico britsche (colpo)

brocciolare, brociolio, brocciolone, etc. = termini riferiti al parlare confuso. Da ricondurre a brocciolo (per il significato del quale vedi alla relativa voce). All'origine di questa una antica tradizione (la cui memoria è quasi scomparsa) che vuole questi animali emettere dei sordi borbottj. Recentemente è stato dimostrato che il ghiozzo di fiume (una specie affine al brocciolo) è effettivamente in grado di emettere dei suoni ( TORRICELLI P., PAVAN G., LUGLI M., 1987. Analisi di suoni aggressivi e di corteggiamento nei maschi del ghiozzo di fiume Padogobius martensi. Boll. Acc. Gioenia Sci. Nat., 20 (332): 263-265)

broda = acqua in cui sono bolliti i fagioli e simili. Da brod

brodolone = persona sciatta e sporca. Da brod

brodolio = azione ripetuta ed effetto dello sbrodolare. Da brod

brodo matto = un surrogato del brodo ottenuto con sugo di pestato di cipolle e una goccia d'olio. Da brod. E' evidente che anche l'italiano brodo deriverà da brod. In parte della nostra area di interesse si riscontra anche il termine "ciccia da brodo" ad indicare il lesso

bronza = è voce altorenana per indicare il peto (più volgarmente scoreggia). Da un gotico brunsts (brace accesa). Decisamente più conosciuta è la voce sbronza (ubriacatura) diffusa nei dialetti centro - settentrionali (dal romanesco al piemontese (brunsa)) anch'essa derivata dal gotico brunsts sia per il tipico luccichio delle persone ubriache che per il senso di calore che il vino e gli alcolici danno l'impressione di produrre nel corpo. Secondo Arrigo Castellani ("Grammatica storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 60) anche il termine "abbronzare" deriva deriva dalla lingua gotica con cambio di significato: "è passato dal senso primitivo d'abbrustolire a quello di dorar la pelle al sole"

bruno = lutto. Da bruna (colore scuro)

brucello / bruscello = Galaverna (bruscello vale anche per pioggia gelata). Per questi termini (e per il pistoiese bruscolo > pioggia minuta) il Dizionario Etimoligico del Pianigiani riferisce che l'etimologica più probabile è da rintracciare in voci germaniche visto il gotico "frius" (gelo),l'alto tedesco frisuan (gelare), l'antico basso tedesco frassi (pioggerella gelata), etc. Il passaggio F > B è ritenuto un passaggio regolare dallo stesso Pianigiani. Ritenendo corretta l'interpretazione etimoligca offerta dal Pianigiani allora anche il termine "brusco" (crepuscolo) sarà riconducibile alla medesima etimologia (al crepuscolo l'aria incomincia, come suol dirsi, a farsi "frizzante")

brusca = spazzola per strigliare i maiali. Vedi alla voce brusco

brusca = fetta di polenta arrostita. Vedi alla voce bruschetta

bruschetta = fetta di pane arrostita e condita con aglio, olio e sale. Probabilmente da ricollegare a brusco (brust) incrociato con forme latine ustulare e brusiare

bruschetta = polenta fritta in padella o messa alle braci. Vedi alla voce precedente

brusco = cattivo tempo. Da un germanico brust (spazzola) nel senso di pungente. Il passaggio st > sk non è raro per parole di origine longobarda (staffal > Scaffaiolo)

brusco = aspro. Vedi alla voce precedente

brusco = pianta del sottobosco e, in particolare, la stipa (vedi alla voce). Da brust (spazzola) incrociato con brucum (erica) oppure da latino ruscum + brust. Una voce del latino tardo indicava il pungitopo col termine bruscum

bugiadro = bugiardo. E' già in Cino da Pistoia: "S'io dico il vero, io non sarò bugiadro". Presenta una variante d'area toscano - occidentale del suffisso germanico -ardo (cfr. nei documenti medioevali di Lucca e Pisa bugiadro, gioladro, schernadro - p. 335 di A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana - introduzione", il Mulino, Bologna, 2001). La voce 'bugia' deriva dal franco (bausi > malvagità) per probabile tramite della lingua provenzale (bauzia). Stando al Devoto bugiadro è un vocabolo d'origine settentrionale. Il suffisso -adro usato nella terminologia scientifica deriva, al contrario del nostro, dal greco "hadrós"

bugno = alveare. Da confrontare con l'alto tedesco bungo (bitorzolo) con slittamento di posizione tra "n" e "g". Tuttavia in treppiese esiste anche la voce bugna (= paniere) e, pertanto, è assai probabile che entrambi i termini discendano dal latino parlato 'bunia' col significato di paniere. Da segnalare, in ogni caso, il fatto che il Nerucci (nel suo saggio del 1865 sui parlari vernacolari della Toscana) ritenesse necessario confrontare il vocabolo con l'inglese box

buriana = temporale. Dal latino boream (tramontana) incrociato con burjan (trovare un animale) e birhoffian (schiamazzare)

busco = bruscolo. Come la precedente voce "busco" anche questa è derivata dal gotico busk (ciocco). In italiano esiste anche il termine "busco" ad indicare il fuscello e, a livello locale, esiste il termine "buscione" (vedi lo "Atlante delle tradizioni popolari nel pistoiese" (Pistoia 2000) a p. 58)

busseto = nell'espressione "passare a busseto" (prendere delle botte). Per Scardigli il termine "bussa" deriva da un longobardo baussa (spingere, bussare)

bussoni = irrigidimento della stagione invernale, dovuto in genere a vento freddo e impetuoso. Vedi alla voce busseto

buttare = mettere i germogli, di una pianta. Dal gotico bautan (gettare, germogliare). Nel gergo dei fungaioli pistoiesi è usata anche la parola "buttata" (cfr. E. CECCHINI CATANI, "Prunetta", Pro Loco Prunetta, Piteglio, 2001, p. 51)

butto = germoglio, pollone

butto = occhi della patata da cui uscirà la gemma. Vedi alla voce buttare

camarlingo = titolo di chi amministra un incarico per conto di una confraternita o di una autorità. Il termine viene ricordato per la Confraternità di Sant'Antonio ad Orsigna e per l'incaricato delle feste patronali di Castagno (cfr. lo "Atlante delle tradizioni popolari nel pistoiese", Pistoia, 2000, pp. 136, 138). L'etimo del termine va rintracciato nel germanico Kamarling (= addetto alla camera del Re). In italiano il termine Camerlengo (da osservare il passaggio di "a" in "e") è usato esclusivamente per indicare il Cardinale che amministra la camera apostolica e rappresenta la Santa Sede nel periodo di vacanza conseguente alla morte del Pontefice

camoiardo = tessuto fatto di peli di capra. Si tratta della variante locale (per trasposizione) di mocaiardo. L'etimologia del termine sembra risalire all'arabo "mokhayyar" con aggiunta del suffisso germanico -ardo

canappa = Vedi alla voce nappa

carla = varietà di mele. Da un antroponimo germanico

carlina = pianta con foglie disposte a raggiera e molto spinose (spec. Carlina acaulis). Nel suo "Avviamento alla etimologia italiana" (Firenze 1999) scrive Giacomo Devoto: "diminutivo di cardo incrociato con Carlo (Magno) cui un angelo l'avrebbe suggerita come rimedio contro la peste". Si usa anche il termine "scarlina" sia per indicare piante del genere carlina che altre piante come Galactites tomentosa

catrafosso / scatrafosso = luogo scoseso, burrone. Vedi alla voce catro

catrapola = incrocio delle voci di origine longobarda catro e trappola (vedi alle relative voci). Usata a Treppio per indicare le trappole per topi ed uccelli

cazzo = (scurrile) organo sessuale maschile. La voce, ovunque testimoniata nella penisola italiana, è stata recentemente ricondotta ad etimologia germanica: "Fra i numerosi termini relativi alle parti del corpo o simili entrati in italiano dal germanico (anca, fianco, ghigno, grinza, groppa, guercio, nocca, magone, milza, schiena, stinco, strozza, zanna, zazzera, zinna, zizza) si potrebbe considerare anche l'espressione popolare più diffusa per l'organo sessuale maschile, cazzo. La doppia -zz- interna giustificherebbe foneticamente l'ipotesi che vederebbe una derivazione dal tedesco [o da analoga voce germanica] katze (gatto), considerando la coppia oppositiva 'topa' (Mäuse), organo sessuale femminile, katze maschile, con naturale ricerca del primo da parte del secondo" (S. BOSCO COLETSOS, "Le parole del tedesco", Garzanti, Milano, 1993, p. 76)

cecca = gazza o cornacchia ammaestrata. Potrebbe derivare dall'antroponimo Francesco (Francesco > Cesco > Cecco) a sua volta di origne germanica (Franck + -isk) oppure da cilecca (scilecca in pistoiese significa dare colpi con la mano aperta) a sua volta da confrontare col bavarese austriaco schleck (interazione di scherno). Da Frank + isk deriva il nome pistoiese di una varietà di mele (francesca) particolarmente profumata ed usta in passato per profumare la biancheria

cecca = nella locuzione "far cecca" (col significato di tremare delle gambe, ma anche non riuscire in un intento, far cilecca). Vedi alla voce precedente

chioccaballe = gioco per ragazzi detto anche schioppetto. Composto dai termini longobardi klohhon (battere) + palla / balla

chiocco = colpo apoplettico. Dal longobardo klohhon (battere)

chionzo = basso e grasso. Dal longobardo klunz (pesante)

chionzo = goffo e impacciato. Vedi alla voce precedente

chionzo = stupido. Vedi alla voce precedente

ciafarda = Vedi alla voce scafarda

cianca = gamba. Dal longobardo zanka "tenaglia", cioè gamba messa male

cianca = coscia. Dal longobardo zanka

cianca = zampa. Da zanka. Secondo il Dizionario Etimologico Zanichelli il termine zampa è da ritenersi un probabile incrocio di zanka con il latino tardo gambam (nel senso di arto di qudrupede). Rimanendo su "zampa" segnaliamo che a Lizzano il termine derivato "zampone" vale anche per "calcioni" (in italiano invece "zampone" indica un particolare prodotto culinario)

ciancalò = pupazzo fatto con la pasta di pane, con le gambe piegate. Da zanka

cianchetto = coscia magra. Da zanka

cianchetto = rametto staccato dalla pianta. Da zanka "tenaglia" perché la sua biforcazione può ricordare una tenaglia

cianchetto = parte di un grappolo d'uva. Vedi la voce precedente

fà ccianchetta = in pistoiese significa "fare lo sgambetto". Da zanka (tenaglia)

cianciucare = masticare. Da zanka (tenaglia) incrociato con "biasciuare" (vedi alla relativa voce) e all'onomatopeico "ciancia". L'azione del masticare viene paragonata a quella di una tenaglia

cianciuino = persona svogliata nel mangiare. Da confrontare con cianciucare (vedi alla relativa voce)

cianciuino / cianciuchino = chi è lento a fare le cose. Vedi alla voce precedente

cianciuino / cianciuchino = buono a nulla. Vedi alla voce precedente

cianciucolare / scanciucolare = tagliare irregolarmente e senza garbo. La voce deriva dal longobardo zanka (tenaglia)

cianciucolo = pezzettino, avanzo di qualcosa. Vedi alla voce cianciucare

cianco = ramo di un albero spezzato. Forse da zanka (tenaglia)

ciarpino = cravatta in treppiese. Da segnalare il francese echarpe (fascia ad armacollo) a sua volta derivato dal franco skerpa (bisaccia ad armacollo). Si noti che l'etimologia è la stessa di sciarpa e ciarpame. In alcune aree della montagna pistoiese (es: Piteglio) ciarpare è un verbo riflessivo col significato di coprirsi con una sciarpa

cicimbrodola = gioco infantile. Nella parola, forse, è contenuto il tema germanico brodh

cilinga = neologismo pistoiese col significato di gomma da masticare. Presenta il suffisso germanico -inga / -enga. Nelle zone altorenane è più facile riscontrare questo suffisso nelle forme -enga (renga, paterlenga, balengo) mentre nelle zone pistoiesi è più facile riscontrare la forma -inga (petrolinga, cilinga, aringa, ma anche ghenga, sghengo). Rimanendo in tema di suffissi germanici ricordiamo che il suffisso -iska (come il suo omonimo suffisso ligure) tende a presentarsi preferibilmente in una forma -esca (Pellegrinesca, Maresca) specie in area pistoiese; tale dato ci pare in linea con le osservazioni che furono formulate da Giovanni Flechia nelle sue lezioni torinesi del 1872 / 1873: "Il suffisso esco è più adoperato in Toscana che nell'Italia superiore. Il suffisso asco invece è più proprio dell'Italia superiore e si trova in Piemonte ne' nomi locali"

cilocco = mogio. Forse legato al tema luk (incerto / vuoto / non compatto di spighe)

ciompo = tono affettivo usato prevalentemente in funzione allocutiva ("tanto bello 'l mi' ciompino"). Il Devoto propone la seguente etimologia: "incrocio di un onomatopeico 'ciang' (saltellante) con zompo". A noi pare più logico supporre un incrocio tra cianca (vedi alla relativa voce) e zompo (vedi alla voce zombare). I ciompi nella Toscana del XIV secolo erano lavoratori salariati iscritti all'Arte della Lana (celebri quelli della rivolta fiorentina). Da segnalare come il Pianigiani rintracci una possibile etimologia del termine 'ciompo' nel tedesco 'zunft' col significato di comunità, ordine, ceto, cooperazione d'arti e mestieri

cioncia = pietanza in umido composta da ritagli di carne di vitello e, in particolare, di labbra e guance. Vedi alla voce cioncio nell'accezione di labbro grosso

cioncia = pietanza di poco prezzo. Derivata da cioncia nelle precedente accezione

cioncio = carino. Probabilmente da collegare a ciompo (vedi alla relativa voce). La Chiesa di San Michele in Cioncio a Pistoia, infatti, dovette sorgere tra il XII e il XIII secolo nei pressi di antichi lanifici

cioncio = labbro grosso. Vedi alla voce precedente. Il rimando al cioncio, forse, andrà ritrovato nel vocabolo "inciampare" (anch'esso dal longobardo zanka + gamba) per allusione alle dimensioni di un labbro che fa inciampare. Restando all'ambito di "inciampare" andranno ricordati ciampellare (camminare con difficoltò) e ciampelloni (camminare traballando); nel dialetto lucchese c'è 'ciampare' (ingannare)

cionco = nella locuzione "dare un cionco" (dare un taglio). Per questa voce è stata proposta sia un'origine protobulgara (i Bulgari furono uno dei popoli associati ai Longobardi durante l'invasione dell'Italia) che un'etimologia da "truncare" con intrusione onomatopeica. Tuttavia è tutt'altro da escludere un rifacimento a partire dal longobardo zanka (tenaglia)

ciscranna = scranna con spalliera. Vedi alla voce scranna. Il Gamillscheg propone, sia pure in termini dubitativi, una etimologia da *sitz-skranna (Romania Germanica, II 157).

ciuffello = piccolo ciuffo di cappelli. Dal longobardo zopf (capelli). Nella nostra area di interesse il termine ciuffo è usato anche per indicare la cresta del gallo. Per l'uso più comune di ciuffo si trascrive il seguente passo tratto da un racconto per l'infanzia di Collodi: "«Che cosa voglio?... Voglio prenderti per un ciuffo dei capelli e scagliarti lontano mille miglia»" ("Pipi lo scimmiottino rosa", cap IX).

ciuffellona = donna dai tanti capelli che tiene, però in modo disordinato. Dal longobardo zopf (capelli)

ciuffone = persona con i capelli lunghi. Dal longobardo zopf (capelli). Nella nostra area di interesse esiste anche ciuffona col significato di "donna con i capelli voluminosi ed in disordine"

colombina = dolce natalizio dell'Alta Valle del Reno fatto con farina, zucchero, mostarda dolce, uova, pinoli e uvetta. La voce in quanto tale è italiana, la tradizione forse no. Anche se di foggia molto diversa la colombina altorenana potrebbe, infatti, avere la stessa origine della colomba, il tipico dolce pasquale italiano: verso la metà del sesto secolo venne offerto ad Alboino, re dei Longobardi, che stava assediando la città di Pavia un pane lievitato dalla forma di ciambella. Il nome di colomba / colombina potrebbe ricollegarsi all'importanza, dal punto di vista simbolico, della colomba per i Longobardi (si pensi alle pertiche longobarde sormontate da colombe) e più in generale per i germani (anche per i goti la colomba aveva un'importanza non secondaria in relazione al culto dei morti, tanto che il vescovo Ulfila designa la tortora con l'espressione hraiwa dubo > 'colomba del morto', 'colomba della tomba' (cfr. p. 117 di S. BOSCO COLETSOS, "Le parole del tedesco", Garzanti, Milano, 1993)).

coltrare = arare. Vedi alla voce "coltro"

coltro = aratro. Dal latino culter > aratro. E' tuttavia possibile che la voce sia sopravvissuta per influenza della antica unità di misura longobarda denominata "coltra"(vedi alla relativa voce)

cordesco = agnello di seconda figliatura. Latino "chordus" (nato tardi) + suffisso germanico -iska

coredo = corredo nuziale (da notare la degeminazione consonantica di rr tipica dell'area pistoiese e altorenana). Le voci del tipo corredo, arredo, etc. derivano dal gotico "garedan" (fare provviste)

crazia = moneta di poco conto. E' voce del tutto desueta derivata da una antica moneta granducale menzionata anche da Benvenuto Cellini. L'origine del termine dovrebbe essere collegato a kreuz (croce)

cridare = Piangere. Sicuramente da ricollegarsi a gridare, ma è da segnalare una analogia con l'inglese to cry (piangere / gridare). Sempre in tema di analogie va segnalato da un lato il tirolese "cria" (=fanciullo), ricordato da Zanardelli nel 1910, e dall'altro il pistoiese ed altorenano "cria" (dal significato molteplice di pesciolino appena nato, ultimo nidiaceo di una covata, germogli e funghi che iniziano a spuntare). In questo caso è il tirolese a prendere in prestito un termine italiano (vedi il toscano "criare" per creare).

crochione = epiteto dispregiativo che i pavanesi usano nei confronti dei sambucani. Probabilmente da ricollegarsi al pistoiese crocchia (testa grossa), ma non è del tutto da escludere una forma alto tedesca krot (= rospo) con esito crocchione (=rospone / rospaccio). Un vago appiglio a quest'ipotesi germanica è offerto dall'accrescitivo -one che appare un po' eccessivo per crocchia(se infatti 'crocchia' è uguale a testa grossa (=testone) allora 'crocchione' sarebbe "testone grossone") mentre appare ragionevole per krot. In alternativa è ipotizzabile una origine da crocchiare (gracchiare) da collegare a un germanico hrok e gotico hruk (cornacchia) presente in alcune zone dell'Appennino tosco - emiliano

crocchione = epiteto desprigiativo che i sambucani usano nei confronti dei pavanesi. Vedi alla voce crochione

crocchione = a Montale Pistoiese indica il babbeo. Vedi alla voce crochione

crosto = contadino zotico. Forse da collegare, per metafora, a rosta (vedi alla relativa voce)

danzara = sbornia. Probabilmente da un tema germanico assimilabile al francone dintjan (muoversi qua e là) dato che gli ubriachi si muovono barcollando. Dallo stesso tema germanico deriva il termine danzare.

disgarbare = dispiacere, riuscrire sgradevole. Vedi alla voce garbo

erba lavandaia = il sintagma è relativo a un reltitto della cultura germanica legata ai miti del midsummer. Quest'erba (a cui si attribuivano poteri magici - terapeutici, usata per lavare / levare le paure) veniva raccolta nel mese di Giugno durante la festività di San Giovanni (periodo coincidente col midsummer) e poi messa a seccare. Una volta seccata veniva fatta bollire con l'ulivo benedetto ("ulivo benedito"). L'acqua così ottenuta serviva a lavare chi aveva avuto una paura o chi era rimasto particolarmente scosso da un evento. Ancora oggi (anno 2004) una anziana venditrice della Sala offre questo particolare prodotto durante il mercato

essere stangato = essere in miseria. Da stanga, voce germanica

fallace = frutta eccessivamente matura. Come l'italiano fallare potrebbe derivare da fall (caduta) probabilmente incrociato con il latino fallere

fersa = morbillo. Stando alla lezione di Giorgio Filippi la voce va collegata a un termine germanico affine al tedesco alpino fersse o fräsle

fiaschetta = nell'espressione "andare a fiaschetta" e cioè muorire. Dal longobardo flaska (tedesco flasche > bottiglia)

frescino = piccolo rivolo. Da frisk (fresco, nuovo)

fischio /fistio = fischio, ma anche apertura sul davan ti dei pantaloni (i fischiotti invece sono una pasta alimentare a forma di piccoli cilindri). Stado all'etimologia del Pianigiani potrebbe trattarsi di voce d'origine latino - longobarda: "detto per FISTIARE forma sincopala di FISTULÀRE, che nel latino barbarico prese anche tale significato. In una vecchia glossa longobarda leggesi infatti : 'FISTULA VULGO FISCLA'"

frignolo = brufolo. Forse da un alto tedesco finne (pustola). Nella nostra area di interesse, come un po' ovunque nella penisola, si usa anche il termine "frignare" (piangere) che secondo il "Dizionario etimologico degli Alti Bruzi di Calabria" ( http://www.paternostro.org/~luigi/vocabolario.htm) sarebbe da ricollegare ad un germanismo (vedi tedesco flennen)

fuffignare - fuffrignare - furfignare = sottrarre con l'inganno, sgraffignare.Da grifan mano + furto

fuffrigno - fruffrigno - furfigno = inganno. Da grifan mano + furto

gaignare = ridere per impulso irresistibile. La voce potrebbe essere germanica (così come potrebbero essere di origine germanica il provenzale gai e l'italiano gaio). Nicoletta Francovich Onesti nel suo libro sui Vandali (N. FRANCOVICH ONESTI, "I Vandali. Lingua e storia", Carocci, Roma, 2002, p.187) riconosce una voce germanica "gaila" col significato di gioia

gaignoni = chi ridacchia. Vedi alla voce gaignare

galoppini = fagioli (pistoiese cittadino). Non è chiara la motivazione per cui il termine galoppino è passato ad indicare il fagiolo. La voce galoppare (e i suoi derivati) deriva dalla lingua franca (wola lapan > ben correre) per tramite del francese. Termien da valutare in relazione all'Area Carlo Magno anche se posteriore alla figura dell'imperatore franco

garbeggiare = piacere. Dal gotico garwi / garws (preparazione, ornamento)

garbo = gesto scomposto. Dal gotico garwi / garws (preparazione, ornamento)

garbo = difetto su un abito. Dal gotico garwi (preparazione). Dalla stessa radice gotica abbiamo anche l'italiano garbato (di uso prevalentemente toscano e molto diffuso sia in Alto Reno che nel pistoiese) e sgarbato (e relativi derivati)

garboso = garbato. Vedi alla voce garbo. Il suo vezzeggiativo è garbosino

ghigna = faccia. Da confrontare con un francone winkan (far cenno)

ghignare = ridere. Vedi alla voce ghigna

ghignoso = noioso, antipatico, schifiltoso. Vedi alla voce ghigna

gianni = verme della frutta (anche baogianni). Nel Dizionario Etimologico di Cortellazzo e Marcato alla voce 'giannello' si legge: "GAINNELLO... Da Gianni "Giovanni". Riferito originariamente al solo baco delle ciliegie, la denominazione è legata alla credenza popolare che, nelal notte di San Giovanni Battista (24 giugno) entrino nelle ciliegie, finoa quel momento immuni, i vermi e che, perciò, da allora non si possa più mangiarne". Non pare, a questo punto, fuori luogo ricordare come presso i popoli germani il solstizio d'estate venne mimetizzato nella festa cristiana di San Giovanni (anche per i Longobardi San Giovanni Battista era uno dei Santi più importanti), a cui resta comunque il nome di di midsummer. In Italia il 24 giugno sopravvivono tradizioni legate ragionevolmente al sostrato culturale germanico come "la guazza di San Giovanni".

gongola = guancia del maiale. Il Cortellazzo e la Marcato scrivono nel loro dizionario etimologico: "si risale ad una voce gotica 'ango' > 'guancia'; a tale famiglia lessicale potrebbe appartenere anche il toscano (pistoiese) 'gangola' > guancia del maiale"

gorare = scorrere lasciando una traccia di liquido. Da gora (longobardo wora), vedi alla relativa voce

gorare = perdere acqua da un vaso e simili. Vedi alla voce precedente

gorata = acqua contenuta nel bottaccio. A Piteglio il termine "gorata" indica anche la "gugliata, pezzo filo filo con cui si cuce". Vedi alla voce gora

graffio = arnese fatto di cerchi di ferro a cui sono appesi dei ganci ed usato per recuperare i secchi caduti nel pozzo. Dal longobardo krapfo (uncino). Il plurale "graffi" indica invece uno strumento per la cardatura, costituito da un traliccio e da due spazole con denti di ferro contrapposti ed usato prevalentemente per cardare la lana o la canapa Anche la voce italiana graffio ha origine dal longobardo krapfo

graspo / raspo = grappolo d'uva senza chicchi. Già il Muratori aveva riconosciuto l'origine germanica del termine. In italiano abbiamo diversi termini del tipo raspare, raspa, raspino, raspatura, raspo tutti derivati da un germanico raspon (grattare)

grattarella = rogna. Vedi alla voce grattino

grattino = persona (spec. ragazzino) a cui piace rubacchiare. Da confrontare con l’italiano grattare a sua volta derivato da una voce germanica affine al franco kratton (tedesco kratzen)

grennare = Ha due significati: a) battere i denti, tremare dal freddo. b) indugiare. Onestamente non siamo riusciti a trovare un solo vocabolario etimologico che fornisse una interpretazione più o meno autorevole, dunque ne proponiamo una noi: da confrontare con l'anglosassone grinian > far boccacce, smorfie, storcere la bocca piangendo o ridendo. Questa interpretazione non spiega tuttavia né il passaggio di "i" in "e" né il significato di altri termini derivati come grenno (> "moccio dei bambini") se non per vaga analogia col tremare dal freddo. Da un franco grinan si ha digrignare per probabile influsso del francese antico (grignier)

griccia / gruccia = guancialetto posto sopra un'asta ed usato dalla civetta nella caccia ai pettirossi. Da krukkja (gruccia). Nella nostra area di interesse troviamo anche gruccia nel significato proprio dell'italiano (supporto per gli abiti ed appoggio per chi non è in grado di reggersi sulle proprie gambe) assieme a una più rara variante "croccia" che risulterebbe, per Arrigo Castellani, un derivato del germanico *krokkja, in rapporto apofonico con *krukkja, romanizzato negli ultimi tempi dell'Impero Romano (cfr. A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana - introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 80)

grifo = nome usato in alcune località pistoiesi e dell'Alto Reno (con varianti grifone, grifale, grifalo) per indicare il barbagino (un fungo). All'origine del termine potrebbe esserci il longobardo "grifan" (afferrare) per tramite di grinfia (mano). La variante treppiese "griffiare" pare un ulteriore incriocio tra grifan e krapfo (uncino) ampiamente gisutificata dalla forma di questi funghi

grinze = rughe. Dal longobardo grimmisan (corrugare la fronte)

grisgiantina = grigiastra (voce badese). Il termine italiano grigio e i suoi derivati locali risalgono tutti a una parola germanica confrontabile con l'alto tedesco antico grisi (tedesco greis)

gronchio = intirizzito dal freddo. Forse incrocio tra granchio (vedi alla relativa voce) e tronco

groppino = (nella locuzione "fa groppino") col significato di abbassare la schiena in senso di sottomissione o mortificazione, ma anche col significato di chinarsi e far montare qualcuno sulla propria schiena per aiutarlo a salire. Come l'italiano groppa (col significato di schiena) il termine trova la sua origine nel germanico krupfa / kruppa (tedesco kropf > gozzo)

grotto = passaggio fra un campo e l'altro. Probabilmente da ricollegare a grotto nel senso di dirupo (vedi alla voce)

gua' = esclamativo (To! gua'). E' voce pistoiese ed altorenana collegata al tema guardare di origine germanica (cfr. longobardo warnen 'guardarsi', franco wardon 'stare in guardia', tedesco warten 'aspettare'). Come abbiamo avuto di dimostrare sono moltissime le parole con tema gu- di origine germanica o influenzate nel trattamento fonetico da longobardismi (es: guai = incrocio tra latino vae e gotico wai, guaire = dal latino vagire con lenizione totale di g e trattatamento longobardo di v (w) > gu (di origine direttamente longobarda è invece "sguaiato" > wadi 'pegno'), guanto = dal franco wanth, guarire = dal longobardo warjan (tener lontano))

guado = nome di una pianta usata in tintoria. Dal longobardo waid (erba colorante). Il termine "guado", nel suo usuale significato di zona poca profonda di un corso d'acqua, deriva dal latino vadum con trattamento "germanico" della V confusa con una W

gualcare = detto dei panni ("gualcare i panni"). Dal longobardo walkan (rotolare)

gualcire / sgualcire = spiegazzare, sciupare. Dal longobardo walkjan

guanciale = cuscino. Vedi alla voce guancia

guanciola = guancia del maiale. Vedi alla voce guancia

guanto = voce di significato chiaro anche nella lingua nazionale (indumento che ricopre la mano). Da confrontare col franco want. Che si possa trattare effettivamente di un termine germanico assunto per tramite del francese è ben difficile crederlo dato che se ne trova già menzione nella 'Vita Columbani' di Iona di Bobbio (VII secolo). Da guanto anche i derivati agguantare, guantaio, guantone, etc.

guera = guerra (la voce presenta la tipica degeminazione consonantica di area pistoiese ed altorenana). Voci del tipo guera, guerieri (di chiara origine germanica) sono menzionate sin dal più antico vocabolario sui dialetti pistoiesi pubblicato in appendice alle Cincelle Montalesi del Nerucci nel lontano 1880. Il termine guerra (germ. werra) è generalmente ricondotto alla lingua franca ma, secondo Arrigo Castellani, è assai più probabile che sia approdato nei parlari italiani ben prima dell'invasione delle popolazioni franche guidate Carlo Magno (A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 42)

guizzolo = ragazzino vivace. La voce appartiene alla stessa categoria dei termini italiani guizzare, guizzo, guizzante attribuita dai più al longobardo wizza (vedi in proposito lo "Avviamento all'etimologia italiana" di Giacomo Devoto). A nostro modesto avviso è improbabile che il longobardo wizza (bosco demaniale con diritti esclusivi) possa aver originato una classe dei termini col significato di "scivolare con velocità", "vivacità" e simili. Per il termine guizza (e relativi derivati) riteniamo dunque plausibile un incrocio tra wazzer (acqua) e quillan (zampillare), mentre il wizza > guizza ha trovato principalmente esito nella toponomastica. In ogni caso andrà tenuto in debito conto la lezione sempre preziosa del Muratori: "Ancor qui credo io che s’abbia a ricorrere alla favella Tedesca, la quale ha wischen, o witschen, per testimonianza del Cramero, significante lo stesso. Sempre, ripeto, il nostro GU indizio è di parola Tedesca"

imbrode = trattasi di una specie di brodetto di castagne. Da brod

impallonito = fico grosso, ma maturato male. Dal longobardo palla

impancare = inventare scuse. Da panca (longobardo panka)

inascherirsi = sdegnarsi. Vedi alla voce aschero

incatriare = fare un graticolato, un catro. Vedi alla voce catro

incatricchiare = l'arruffare del filo che si dipana. Vedi alal voce catro

ingolla = vedi alla voce angolla

introgolio = azione ed effetto dell'introgolare. Da trog. La presenza di numerosi termini legati al tema "trog" è da ricollegare all'importanza dell'allevamento dei maiali per i Longobardi, come illustra il brano seguente: "la loro [dei longobardi] attività principale è costituita dalla caccia e dall'allevamento di quegli animali che meglio si adattano alla vita della foresta: suini in prima linea" (G. LUZZATO citato in A. DESIDERI, "Storia e storiografia", Vol. I, Casa Editrice G. d'Anna, Firenze, 1977, p. 103).

inzuppa = stroppicciata con la mano aperta dal basso verso l'alto, specialmente sulla nuca. Da supfa (polenta tenera)

isbandire / sbandire = antica voce montalese col significato di "mandare in bando" (Nerucci). Dal gotico bandwjan (fare un segnale)

lasca = nome di un pesce di colore grigio - cenere. Da un longobardo aska (cenere), la forma presenta concrezione dell'articolo. La voce è pervenuta anche nella lingua tedesca (Äsche) sia pure ad indicare il salmo thymallus che è specie totalmente differente dalla nostrana lasca (Chondrostoma genei). In Dante la costellazione dei pesci è chiamta 'lasca celeste': "quando casca giù la gran luce mischiata con quella che raggia dietro a la celeste lasca" (Dante, Purgatorio, XXXII, 52 - 54)

lastra = voce germanica secondo lo storico L. Muratori

leppa = freddo. Forse da collegare a leppa (vedi alla voce) perché la paura, come il freddo, fa tremare

lernio = persona svogliata nel mangiare. Forse da collegare a lornia (vedi alla voce)

lernino = persona esigente e svogliata nel mangiare. Vedi alla voce lernio

lergnino = persona esigente nel mangiare. Forse da collegare a lornia (vedi alla voce)

liepre = lepre. La voce ha (naturalmente) origine dal latino (lepus), ma la sua insolita dittongazione 'ie' ci permette di aprire una interessante parentesi sull'ipotesi di Walther von Wartburg che suppone un'influenza germanica nella formazione dei dittonghi italiani (ipotesi, quest'ultima, respinta da altri illustri linguisti come il Devoto)

linghiera = ringhiera con inversione delle liquide r> l. La parola deriva dal tema germanico ring / hring (anello, cerchio). Il tema hring / ring ha avuto un interessante sviluppo nella lingua italiana come rappresentato dagli esempi seguenti: arengo (dal gotico hari – hriggs "circolo dell’esercito"), arengario, arringo (ad + ringo), arringare (in origine "agire davanti all’arringo"), rango

listria = lista. Da confrontare col franco lista (orlo, striscia). Da un gotico / longobardo alisna (attrezzo) si ha lésgna in pavanese col significato di lesina (anche lesina e lesinare derivano da alisna)

lobbia = ballatoio, loggia. Dal germanico laubja. Dallo stesso vocabolo germanico, ma con probabile influsse del francese antico "loge" abbiamo loggia e alloggio. In italiano è registrato anche il termine lubbione (grande loggia)

lolocco = stupido. Da luk (incerto, vuoto, non compatto di spighe)

lonzo = pigro. Dal longobardo lunz (pigro)

lornia = persona svogliata nel mangiare. Forse da collegare a lornia (vedi alla voce)

maggenga = a Granaglione e in altre località dell'Alto Reno e del pistoiese indica la lana ottenuta con la tosatura delel pecore a Maggio ("La lana 'maggenga' era lunga, riccioluta e più adatta per guanciali e coperte imbottite", Al Sas, n. 10, II Semestre 2004, p. 69). Presenta il suffisso germanico -enga

mannire la tavola = preparare la tavola. Da collegare al gotico manwjan

magone = afflizione. Dal longobardo mago (stomaco). La correlazione tra lo stomaco e l'afflizione è chiaramente derivata da una constatazione psicosomatica

marasco = albero delle maresche. Vedi alla relativa voce

marcare = produrre dei lividi con delle percosse. Da confrontare col franco "marka" (segno). Sulla base dello stesso tema germanico anche il termine "marchese" ad indicare il mestruo femminile

marchione = ferro per chiudere l'uscio. Forse da confrontare col francone "marka" (segno)

marco = livido. Vedi alla voce marcare

maresca - marasca = frutto del visciolo (una varietà di ciliegio) con frutti a polpa acidula. La voce viene fatta derivare da alcuni da un ignota radice preindeuropea ligure - meditteranea, secondo altri invece l'etimologia andrà ricercata in amaro con aggiunta del suffisso germanico -iska. La categoria di amaro, a cui la voce dovrebbe fare riferimento, comprenderà significati più ampi di quelli normalmente attribuiti al termine indicando, così, una serie complessa di significati contrapposti a quella di dolce. L'accezione di amaro che sottende "maresca" è quindi di grande interesse dal punto di vista dei rapporti tra tipologia linguistica e lessico (cfr. N. GRANDI, "Fondamenti di tipologia linguistica", Carocci, Roma, 2003, pp. 49 - 51).

meo = termine dai significati molteplici (bambino, garzone di bottega, ragazzino praticante il lavoro dei carbonai, ragazzo sveglio e, al contrario, persona stupida). Il termine meo (propriamente toscano e pistoiese) è da collegarsi al culto dei longobardi nei confronti di San Bartolomeo; a Pistoia è ancora viva la benedizione dei ragazzi il giorno di San Bartolomeo (24 agosto). Di grande interesse un testimonianza di Alberto Chiappelli risalente agli anni 20 del XX secolo: "Le dette corone [quelle poste sulla testa dei bambini che devono ricevere la benedizione di San Bartolomeo] ... rassomigliano ... a quelle che in tempi antichi portavano i re e gli'investiti di qualche divinità o di qualche ordine cavalleresco" ("Atlante delle tradizioni popolari nel pistoiese", Pistoia, 2000, p . 149). Tutt'oggi durante i festteggiamenti legati al "San Bartolomeo" sono venduti dei dolci fatti di palline (dette pippi) tenute unite da una corda di spago e chiamati "corona di San Bartolomeo"

miccio = Asino (a San Mommè il termine miccio indica il maschio della pecora). Si tratta di una voce pistoiese alternativa al più noto ciuco. Alcuni fanno discendere la voce miccio da un onomatopeico 'mu' (invece in latino abbiamo onagrus) tuttavia è possibile ipotizzare una origine dal germanico meku (cfr. N. FRANCOVICH ONESTI, "Vestigia longobarde in Italia", Artemide Edizioni, Roma, 2000, p. 244) da intendersi come soprannome affettuso (diverse categorie di animali sono identificate con vezzeggiativi o nomi di persona (il baco ad esempio è detto gianni o lolo))

miccio = labbro grosso ("a ciuco"). Vedi alla voce precedente

miccio = grugno del maiale. Vedi alla voce precedente

montone = vocabolo di area pistoiese e di alcune parti dell'Alto Reno utilizzato per indicare il maschio della pecora (nelle parti più settentrionali dell'Alto Reno è in uso bricco), per il Muratori potrebbe essere vocabolo di origine francone ("Nel Breviario delle cose Fiscali di Carlo Magno, dato alla luce dall’Eccardo, si trovarono nella Villa Regale verveces cum agnis octoginta, multones octoginta duo")

morgano = persona rozza, grossolana, talvolta anche in relazione all'aspetto fisico. Possibili varie interpretazioni (nome o soprannome di una persona, riferimento al pirata Henry Morgan, etc.) tra queste una la vuole legata a morganatico (voce che indica un matrimonio tra un uomo di alto lignaggio con una donna di minor casato). In questo caso l'origine di entrambi i termini andrà ricondotta all'usanza longobarda del morgengab (lett. dono del mattino) con notevole spostamento dal significato originario

nacchera = cavità dietro al ginocchio. Anziché dall'arabo naqqara bisognerà cercare l'etimo della parola nel longobardo knohha (nocca, nodo, giuntura)

nappo = piattello di latta con manico che serve a riporre l'olio gocciolante dal boccale nell'attingerlo dall'orcio. Come l'italiano nappo (coppa, bicchiere) dovrebbe derivare da voce germanica (tale è l'intendimento del Dizionario Etimologico Zanichelli). In area pistoiese abbiamo anche nappe ad indicare i fiori rossi del trifoglio (la presenza di nappo ad indicare anche i fiori del trifoglio non deve sorprendere dato che per Cortellazzo e Marcato 'nappo' sono solo è termine di origine germanica ma ha anche molte applicazioni in vari dfialetti)

nastri= budella, per lo più di vitello, usate nella preparazione di cibi tradizionali.  Dal gotico nastilo (correggia). Dalla stessa voce gotica, naturalmente, si ha anche l'italiano nastro (di uso e significato comune)

nastri
= mocci che scendono dal naso dei bambini. Vedi alla voce precedente

necca = colpo, forte botta. Vedi alla voce noccare

neccio guercio = piccola schiacciata di farina di castagne cotta fra piastre rotonde di pietra detti testi a cui si aggiunge carne di maiale (prosciutto, ciccioli, etc.). Da dwerk. A Pistoia il neccio guercio viene chiamato anche neccio cècho (= cieco)

noccola = nocca del dito, ma anche malleolo. Da knohha. In pistoiese l'espressione "batte lle noccole" significa 'giocare a carte'

noccare = picchiare. Dal longobardo knohha (= nocca, nodo, giuntura). La forma nocca è ottenuta per semplificazione del nesso germanico kn mediante sincope della prima consonante. I dialetti della nostra zona di interesse, concordemente con l'italiano, ammettono in misura assai più ridotta del latino volgare e dello stesso latino classico i nessi consonantici. Tale limitazione coinvolge anche i nessi germanici quali kn, pf, nr (knohha > nocca, supfa > zuppa e zuffa, Heinrich > Arrigo). Il nesso germanico sk è invece mantenuto sia nell'italiano che nei dialetti oggetto del nostro attuale interesse.

nocchinare = picchiare con nocchini. Vedi alla voce nocchini

nocchini = colpi leggere dati alla testa con le nocche. Vedi alla voce noccare

noccolo = uomo forzuto. Forse da collegare a noccare in quanto capace di picchiare (vedi alla relativa voce)

noce = colpo sulla testa col pugno chiuso. Da confrontare non tanto con il latino nux, ma con il longobardo knohha attraverso un fenomeno di paraetimologia popolare. Il sinonimo "castagna" si è sviluppato successivamente in associazione al termine "noce" per incapacità di riconoscere nella lingua longobarda l'etimo originario del termine

nociare = colpire in testa. vedi alla voce noce

nocino = colpetto in testa. Vedi alla voce noce

olocco = persona stupida. Incrocio tra allocco (nome di uccello) e luk (incerto, vuoto, non compatto di spighe). L'accezzione di allocco per indicare le persone stupide troverà in luk la sua spiegazione

padottola = voce treppiese per "pupilla" con "d" cacuminale (-ll- > -d-). Dal longobardo palla

pallino = termine con numerosi significati, tra i quali l'appellativo scherzoso. Dal longobardo palla. Da palla si ha pure l'espressione andare in palla (andare in panico)

pallocoloso = di una cosa che si vuol fare apparire più difficile di quanto sia. Dal longobardo palla

pallocoloso = persona cavillosa. vedi alla voce precedente

pallone = nella locuzione "andare nel pallone" (non capire più nulla). Dal longobardo palla

pallone = vedi alla voce impallonito

palloso = noioso. Dal longobardo palla

pancata = filare di piante, come viti, ulivi e simili in un podere. Da pank (panca) inteso come terrazzamento di terreno

panchetto = per Lia Bonzi è voce treppiese che indica il "deschetto del calzolaio". Dal longobardo pank (panca)

pancone = terra argillosa. Da un germanico bank (banco di terra)

pancone = parte soda e vergine del terreno, sotto lo strato che si coltiva. Vedi alla voce precedente

panoro = 1/12 di stioro (var. stiolo). Vedi alla voce stiolo

pappalocco = tonto. Da luk + pappa. A tale proposito è bene precisare che in Veneto, nel XVI secolo, è attestato pappafigo nel senso di balordo. In pistoiese c'è anche patalocco / patalucco (da long paita > abito passato in pistoiese a straccio e luk) ad indicare anch'esso la persona stupida

paravieri / = vasssoietto di legno con manico sotto e tenuto sul pugno, come si teneva lo sparviero una volta, dai muratori per intonacare. Vedi alla voce sparviere

pata = cencio. Dal longobardo paita (abito)

pataglia = orlo basso della camicia. Dal longobardo paita (abito)

pataglia = colletti di ricambio per la camicia. Vedi alla voce precedente

patocco = eccessivamente maturo. Vedi alla voce pata e alla voce tocco

pilenco = vedi alla voce bilenco

pillacchera = schizzo di fango. Vedi alla voce pillaccheria

pillaccheria = schizzo di fango o di altra sporcizia. Incrocio tra il greco - bizantino pilos (fango) col longobardo zahhar (lacrima / liquido gocciolante)

pillaccola = macchia di sporco. Vedi alal voce pillaccheria

pillaccola = sudiciume incrostato. Vedi alla voce precedente

pillaccola = cosa da poco. Vedi alla voce precedente

pillaccola = pretesto, cavillo. Vedi alla voce precedente

pillaccolone = persona sporca e disordinata. Vedi alla voce precedente

pillaccoloso = cosa o persona sporca. Vedi alla voce precedente

piò = a Pavana Pistoiese la voce indica l'aratro versorio. Per Francesco Guccini la voce potrebbe derivare da una parola latino - longobarda (ploum)

pizzo = punta di fazzoletto, ma anche angolo della tavola. Da confrontare col tedesco spitz (punta). A Badi e in altre località abbiamo anche pizza > punta (ovviamente il confronto con spitz è d'obbligo). Il termine pizzicheria indica invece "salumi, caci e altre simili cose. La crusca non ha che pizzicagnolo. Canti popolari:'La vostra casa odora di moscado, manco se fusse una pizzicheria'" (G. TIGRI). A Lizzano il termine "pizzone" indica una beccata

polenta d'zuffa = voce per indicare la polenta fatta a "topi" (= a pezzattini) nella Valle del Randaragna (Granaglione). Per il signifcato vedi alla voce zuffa

prillo = in pistoiese è voce che indica: 1) il salto fatto in un momento di allegria; 2) il giro. Questa voce è sicuramente da mettere in relazione a una voce germanica affine al moderno tedesco prellen (balzare). Sullo stesso tema troviamo ancora prillottolare (trastullarsi, girottare senza scopo) e prillino (piccolo orlo arrotolato che si usa per rifinire tovagliati, biancheria ed altro). In pavanese la voce prilin indica anche la trottola ed il fuso. E' possibile infine una qualche intrusione (sia pure per paraetimologia) del termine "prillo" anche per la voce "brillo" (> ubriaco) in relazione al "prillottare" tipico delle persone sbronze. A Prataccio di Piteglio è registrato anche "riprillare" col significato di girare e rigirare un oggetto tra le mani e, metaforicamente, come perdere tempo

pugnoro = 1/12 di panoro. Vedi alla voce panoro

raffiata = vedi alla voce arraffiata

raffrescata = abbassarsi della temperatura, ma anche subire un colpo di freddo. Da frisk

raggiaio = roveto. Vedi alla voce raggia

ranchio = irritazione della gola. Come l'italiano 'arrancare' dovrebbe derivare da un germanico 'hrinkan' (torcere, piegare) o da un longobardo / francone rank

randa = tesa del cappello. Da un gotico randa > orlo, lembo

randa = antico gioco. Vedi alla voce precedente

rampi = tenaglia degli scorpioni. Da hrampa (contrazione). Probabilmente da hrampa deriva il termine rampicante e, per estensione, rampa (delle scale), arrampicata, etc. In pistoiese è presente anche il termine "rampino" ad indicare la molletta per il bucato (il termine treppiese e il termine pistoiese sono continuatori più fedeli del germanico hrampa)

rampichino = piccolo uccello dei passeracei. Vedi alla voce rampa

rampichino = bambino vivace. Vedi alla voce rampa

raspare = scrivere male. Da raspon (grattare)

raspare = andare cercando gli avanzi nei campi. Da raspon (grattare), ma con significato da ricondurre a ruspare (frugare) di origine latina (ruspari).

raspicciare = fare un lieve rumore indistinto e continuato, specie coi piedi. Da raspon

raspino = irritazione della gola. Da raspon

raspollare = rovistare, frugare. per il significato vedi raspare nell'accezione di cercare avanzi nei campi

razzare = pulire la testa con un pettinino a denti finissimo. Da razziam

razzare = sgridare. Da razziam

razzolare = picchiare / punire. Da razziam. In italiano la parola razzolare indica il raspare per terra degli animali come rospi, cinghiali, etc.

raffio = vedi alla voce ranfio + longobardo krapfo (uncino)

raffrignare = fare una cucitura o un rammendo alla meglio. Vedi alla voce raffrigno

raffrigno = cucitura o rammendo male eseguiti. Da un longobardo krapfo (uncino). La voce krapfo ha avuto particolare successo nei dialetti della penisola italiana e nella lingua nazionale (ad esempio nelle parole graffio, graffiare, graffa, graffetta, etc.)

ranganaJa = voce pavanese per raucedine. vedi alla voce rangone

rangone= raffreddore con abbassamento di voce. Forse incrocio tra il latino raucus (da ravis arroccamento per il Devoto) e gotico wranks (avittacchiarsi). Dal gotico wranks si ha pure ronco nel senso di zoppo e, forse, il lizzanese "arancinà" (> arrancinato = raggomitolato)

rappa= anomalia nel ginocchio dei cavalli. Dal gotico rappa

rebbiare = battere con furia e con rabbia. Voce di origine germanica da confrontare con il franco ripil (pettine con denti di ferro). Anche in questo caso, pur essendo l'etimologia evidente, abbiamo ricevuto contestazione su questa interpretazione e dunque, per confermarla, siamo costretti a rimandare al Dizionario Etimologico di Pianigiani e al DELI

rebbio = bastone. Il termine rebbio indica anche la punta di forcone. Vedi alla voce rebbiare

re di macchia = voce lizzanese per indicare lo scricciolo (è anche il nome di una rubrica della rivista "la Musola"). Potrebbe trattarsi di un calco dato che in tedesco lo stesso uccellino è chiamato "zaun koenig" (re delle siepi). E' anche possibile che sia il termine tedesco un calco da espressione latina o neolatina. In latino è infatti attestato il termine "regulus" ad indicare lo scricciolo secondo la leggenda, menzionata anche da Aristotele e Plinio, del re degli uccelli (cfr. p. 34 di S. Bosco Coletsos, "Le parole del tedesco", Garzanti, Milano, 1993)

resca = lisca di pesce. Da confrontare con il gotico liska e il germanico liska (giunco)

resta = resca con passaggio ipercorretto sk > st. Vedi alla voce resca

riabbriccolare = rimettere in salute. Da brihhal

riffa = prepotenza. Da hraffon. Nell'accezione di lotteria, invece, dovrebbe derivare da uno spagnolo rifa. Vale la pena ricordare che i termini lotto, lotteria, lottizazione sono di origine germanica (los / lot). Il popolo longobardo con la voce los, loz "sorte" indicava i poderi e i villaggi assegnati in sorte alle famiglie longobarde e soggette a tributo verso di esse

rigaiie = voce pavanese usata per indicare le frattaglie di pollo. Dal latino medioevale "regalia" (parti della selvaggina spettanti al re o ad un signore feudale). La tradizione medioevale delle "regalie" dovrebbe avere origine in ambito germanico (franco o longobardo)

rimbreccolare = rimediare alla meno peggio. Da brihhal

rincatrire = cementare. Forse da catro (vedi alla relativa voce)

roncolato = vedi alla voce arroncolato

ropa = manciata. Dal gotico raupjan (strappare). Secondo Arrigo Castellani esiste la possibilità che anche il termine 'strappare' possa derivare dal franco *strappon (A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 61)

rosa = prurito. Termine derivato per alcuni studiosi dal partecipio passato di rodere, ma è tutt'altro da escludere un qualche contributo del longobardo rosa (crosta); collegato od effetto del prurito, infatti, è la crosta. Altro termine pistoiese è "rosolina" col significato di solletico, ma anche di irritazione alla gola accompagnata da tosse frequente e stizzosa

rospare = trattar male. Da raspon (grattare) incrociato con rospo (nel senso di persona scortese). Vedi, tuttavia, alla voce botta

rospata = cattivo trattamento. Vedi alla voce rospare

rosticciana = costola del maiale da arrostire. Voce pantoscana derivata da raustjan (arrosto). La voce raustjan risulta produttiva anche in italiano dato che da questa derivano termini come caldarrosta, arrosto, arrostita, etc.

rosta = elemento architettonico. La voce ha la medesima forma e radice di rostone e rosta nel senso di argine per fermare le castagne che cadono (vedi alla relativa voce). Dal longobardo hrausta (fascio di frasche)

rostone = grande rosta in fondo a castagneti. Vedi alla voce rosta

ruffolare = mescolare. Da grufolare a sua volta derivato dal composto latino grunnire + longobardo grifan (prendere). E' da osservare come già il Pianigiani avesse collegato il termine "grufolare" alla radice di grifan che in provenzale (come peraltro in longobardo) significa afferrare, prendere. E' possibile anche l'intrusione dei vocaboli grifo (muso del maiale) e arruffare (vedi alla voce)

rufolare = frugare, rovistare. Vedi alla voce ruffolare

rufolare = agitarsi nel letto senza dormire. Vedi alla voce precedente

rumiciare = frugare. Dal longobardo hraumjan (stormire)

rumiciare = mescolare. Vedi alla voce precedente

rumicio = confusione, scompiglio. Vedi alla voce rumiciare

salaiolo = venditore. Dalla Piazza della Sala (sede del Gastaldo pistoiese) dove si svolge il mercato. Sala è voce longobarda

saltabecco = persona vivace. Vedi alla voce saltabecca

sambartolomeo / sammeo = Voce dal duplice significato: 1) interazione di stizza e di disappunto rivolta a bambini e ragazzi (Sambartolomeo! ma stà' 'n po' fermo!"); 2) bambino o ragazzo vivace. Per il significato del termine vedi alla voce meo

sanbartolomeini = ragazzi. Vedi alla voce meo

savonina = La parola altorenana indica una pianta meglio conosciuta come saponaria (saponaria officinalis). La parola sapone (e i suoi derivati romanzi) è uno dei rari lasciti germanici accolti nel latino classico ed attribuibili all'adstrato anziché al superstrato: "Parole germaniche presso autori latini o in iscrizioni sono relativamente rare; ricorderemo alces 'alce' (Cesare), ganta 'oca' (Plinio), melca 'latte acido' (Apicio), sapo 'sapone' (Plinio), urus 'bue selvatico' (Cesare), vanga 'vanga' (Palladio)" (C. Tagliavini, "L'origine delle lingue neolatine", Patron, Bologna, 1999, p. 284). Per 'uro' riportiamo il passo di Cesare dove parla di questo animale: "Tertium est genus eorum qui uri appellantur. Hi sunt magnitudine paulo infra elephantos, specie et colore figura tauri" (G. CESARE, "Bellum Gallicum", VI, 28, I). Tra i termini di origine germanica accolti in età classica c'è anche "bisonte" (bison, -ontis (Plinio)) da confrontare con l'alto tedesco antico wisunt.

sbardolata /sbaldoriata = fiammata vivida ed intensa. Da bald > audace. Nella nostra area di interesse abbiamo anche sbaldorare (col doppio significato di soffrire il caldo e fiammeggiare rapido ed intenso del fuoco)

sberleccare = leccarsi le labbra dopo aver mangiato e bevuto. Da un incrocio tra leccare e sberleffo (con significato ancora legato all'originale leffur longobardo > labbra). In italiano sberleffo ha oggi il valore di derisione. Stando a Cortellazzo e Marcato è assai probabile che l'italiano sberla si basi su una connessione con sberleffo

sbilerchi = occhi storti. Da link (storto) da confrontare col latino volgare bisluscus (strabico)

sbilerchiare = gaurdare di traverso. Vedi alla voce sbilerchi

sbraco = vedi alla voce sbrago

sbreccola = donna brutta. Da brehhan

sbreggola = persona particolarmente magra. Derivato dal significato principale (scheggia lunga e sottile) a sua volta originato da brehhan. Francesco Guccini si è divertito per un attimo ad immaginare un neologismo "sbreggola" ad indicare le interruzioni pubblicitarie, ma concludendo che "Detto tutto questo, affermare, però davanti alla televisione: 'Che noia! Ancora una sbreggola pubblicitaria!' mi sembra francamente un po' eccessivo" (F. GUCCINI, "Dizionario del Dialetto di Pavana", Porretta Terme - Pavana Pistoiese, 1998, p123)

sbroccia = minestra troppo cotta. Vedi alla voce sbroscia

sbrodolio = vedi alla voce brodolio

sbrodolone = vedi alla voce brodolone

sbrogiolare = parlare senza discernimento. Vedi alla voce brocciolare

scafarda = gran quantità, soprattutto di cibo contenuto in un grosso recipiente. Da scaffilum (unità di misura terriera, ma anche misura di capacità dei cereali usata dai longobardi). Per la Francovich Onesti la voce scaffilum è da collegare a un germanico skapan col significato di recipiente (N. FRANCOVICH ONESTI, "Vestigia longobarde in Italia", Artemide Edizioni, Roma, 2000, p. 115)

scaluffare = scompigliare i capelli, spettinarsi. Da arruffare (vedi alla voce)

scaluffato = spettinato, con i capelli scomposti. Vedi alla voce precedente

scanscio = angolo, sottoscala, bugigattolo. Da sguancio (taglio obliquo nel muro) a sua volta derivato dal longobardo wankja (guancia)

scarpinata = camminare a lungo con andatura sostenuta. Probabilmente dall'italiano scarpa a sua volta derivato da un germanico skarpa. In alternativa è possibile che il termine derivi dall'italiano scarpata a sua volta generato da un gotico skrapa (sostegno)

scatricchio = pettine fitto (il Pianigiani riporta anche il significato di "capelli intrigati quasi come una catricola (dial. pistoiese)"). Probabilmente da catro (vedi alla relativa voce)

schergna = derisione, sberleffo. Vedi alla voce schergnare

schietto = secco (detto di vino). Da un gotico slaiths (sincero)

schietto = sincero. Vedi alla voce precedente

schietto = sano di mente. Vedi alla voce precedente

schifo = epiteto dispregiativo (es: "quella schifa non mi ama"). Il locale schifo (come gli italiani schifo (sensazione di ripugnanza) e schivare) è da confrontare con il franco skiuhjan (aver riguardo). In pistoiese anche "schifenza" e "schiferia" (= schifezza)

schiribizzo = la voce è generalmente interpretata come l'italiano ghiribizzo (idea bizzarra, capriccio improvviso), tuttavia per alcuni può significare un brivido improvviso, ma anche l'essere schizzinosi. La parola schiribizzo (come l'italiano ghiribizzo) è rapportabile a due termini alto tedeschi: krebiz (gambero) e bizzo (morso). Anche i termini italiani bizza e bizzarro sono, forse, da ricondurre a krebiz + bizzo

sciamannare = sciupare. Vedi alla voce sciamanno

sciamannato = chi si comporta in modo irresponsabile. Vedi alla voce sciamanno

sciamannio = disordine, confusione di oggetti. Vedi alla voce sciamanno

sciamanno = persona trascurata o disordinata. Dal gotico manwjan (preparare) con suffisso sci- con valore negativo

sciamannoni / sciabandoni = in modo trascurato. Vedi alla voce sciamanno

sciancare = spezzare. Da zanka (tenaglia)

scioncare / scialancare = sciupare, sformare, troncare. Vedi alla voce sciancare

scofon = voce lizzanese per indicare i calzerotti, sopracalze di lana o di panno. Secondo Alberto Menarini, riprendendo in proposito la posizione che già fu di Battisti e Alessio, dovrebbe trattarsi di voce d'origine gotica ("da un gotico scos latinizzato poi scof")

scola = spola, ma anche pasta dolce di forma simile a una spola (così anche in Nerucci (1880)). Dal gotico 'spola'

scolta = la voce è ancora in uso in alcune località della nostra zona di interesse come Gaggio Montano, Lizzano in Belvedere, etc. Si tratta di un derivato del longobardo skulk (pattuglia di esplorazione)e gotico skulka (spia). Molti termini germanici sono sopravissuti fino ai giorni nostri cambiando tuttavia di sinificato: ad esempio il delicato "stormire" deriva dal longobardo "sturm" (assalto) affine all'inglese storm (tempesta); sempre dal longobardo "sturm" abbiamo anche stormo con ben altro significato (stormo d'uccelli, etc.)

scossare = scuotere. Dal germanico stoss (scossare). Il Muratori scrive: "Oltre a ciò dal Germanico stoss i Modenesi trassero stussare, significante urtare; e stuss per esprimere il suono di un urto o percossa"

scranino = seggiola per bambini. Vedi alla voce scranna

scufiggio = tribolazione in gran confusione. Si tratta di un termine di antica origine longobarda: "Nel 771 il vescovo di Grado così prorompeva: 'Che cosa non soffrono i poveri per i quotidiani rastrellamenti di danaro a favore dei dominatori longobardi?', come si legge in 'Il Medio Evo barbarico in Italia' di Gabriele Pepe, che a commento cita esplcitamente le 'scufie'. E anche questa supposizione appare accettabile: quale scufiggio più grande che essere tartassati da scufie , longobarde o italiane che siano? Tanto più che la documentazione più antica della nostra antichissima storia risale appunto al tempo dei Longobardi" ("Catuditto?", Op. Cit., pp. 43 - 44)

scuretti = imposte sulle finestre. Come l'italiano scuro da un longobardo skur (protezione)

serpa botara = il nome della biscia d'acqua in alcuni dialetti altorenani. Detta così perché mangia rane e rospi (le "botte"). Per il significato di "botta" vedi alla relativa voce. Sempre dal tipo "botta" (rospo) prende il nome anche una pianta del genere rumex: la "staigolla ed botta" (voce pavanese)

serqua = unità di misura delle uova basta sul sistema dodecimale. Il termine serqua è di origine latina (lat. siliqua > baccello), ma è interessante osservare come l'unità di misura monetaria di Vandali, Longobardi, Ostrogoti (quindi di popoli germanici) fosse basata proprio su una moneta d'argento detta siliqua e come il sistema monetario vandolo, longobardo ed ostrogoto fosse dodecimale. Nel Dizionario Etimologico della Zanichelli alla voce dozzina è possibile leggere: "D'Alb. 1797 ci infomra che 'in Toscana..., e specialmente nel fiorentino non si direbbe d'ogni cosa, come dell'uova, pani, pere e simili, che dicesi serqua' e che l'espressione di dozzina (da cui dozzinale) deriva dal fatto che 'quelle robe, che si vendono a dozzine, o a serque, che il numero di dodici, per lo più sono cose di poco valore'"

sfaldanare = rivoltare il fieno già ammucchiato in faldane.Vedi alla voce falda

sfangare = tracciare per primi un percorso nella neve camminando. Come l'italiano fango è voce di origine germanica (vedi il gotico fani = fango)

sfrummia = agitazione, nervosimo. Secondo la rivista lizzanese "La Musola" (n. 24, 1978, p. 142) proviene da un germanico "frumjan" col significato di promuovere, compiere, eseguire

sfrummia = prurito. Vedi alla voce precedente

sghembare = prendere malamente un orlo, un vestito, una stoffa. Vedi alla voce sghembo

sghembo = obliquo, ma anche strambo. Secondo il dizionario di Mario Nuzzo (Napoli 1978) è in relazione al tedesco antico "slimb"

sghengo = deforme, piccolo, con le gambe storte. Vedi alla voce sghembo

sgherrino = ragazzo arragonte. Come l'italiano sgherro deriva dal longobardo skarr(j)o (capitano). Nella montagna pistoiese si trova anche il termine, ormai in disuso, di sgherra col molteplice significato, già evidenziato da Giuseppe Tigri, di ragazza "svelta, vestita bene e gramatica" (G. TIGRI, "Canti popolari toscani", Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1975, p. 378)

sghilembo = obliquo. Vedi alla voce sghembo

sghilembare / sgalembare = sghembare. Vedi alla relativa voce

sgora, sgorare, sgoratura = termine legato al concetto di macchia e di alone. Probabilmente da wora tenuto conto del termine gorare (vedi alla relativa voce)

sgrinfia = ragazza brutta e pettegola. Forse da grifan (mano)

sgronchirsi = sgranchirsi (entrambi i termini si rifanno al longobardo krampf)

sgronchirsi = cercare di articolare le membra. Vedi alla voce precedente

sguazzabuglia = fanghiglia di neve mista ad acqua. Da wazzar (acqua)

sguazzare = agitarsi nell'acqua. Da wazzer (acqua)

sguillare = sfuggire di mano. Da quillan (zampillare)

sguinto = magro. Dal longobardo swintan (magro)

smaganata = frutta ammaccata. Voce altorenana che Manlio Cortellazzo e Paolo Zolli riconducono a un francese antico "mahaignier" comunemente considerato di origine germanica

smagagnato = pieno di lividi. Vedi alla voce precedente

smarimettere = voce pistoiese che indica il cominciare ad usare, il monomettere del cibo contenuto in un contenitore o che si presenta come un tutt'uno. La seconda parte del vocabolo deriva certamente da manomettere. La prima parte del termine invece potrebbe derivare da "smarrire" (con degeminazione di rr tipica del pistoiese). Per Arrigo Castellanmi "smarrire", sulla scorta già di Gamillscheg, è voce germanica: "smarrire 'perdere', anticamente anche 'affliggere', 'spaventare', e smarrirsi 'turbarsi', 'sbigottirsi', 'perdersi d'animo', co s- intensiva dal germ. occ. *marrjan (got. marzjan 'irritare, offendere' alt. ted. ant. marren, sass. ant. merrian, anglosass., merran 'impedire' [ingl. to mar 'guastare], nord. ant. merja 'ammaccare, schiacciare'" ("Grammatica storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 40).

spacco = tipo di innesto. Dal longobardo spahhan (fendere)

sparviere = col significato di paravieri (vedi alla voce) e sparviero (uccello). Da rapportare al franco sparwari. In italiano la voce "sparviere" è usata anche per designare alcune composite di cui aleno due sono presenti anche nel nostro territorio: lo sparviere racemoso (Hieracium racemosum) e lo sparviere orecchia di topo (Hieracium lactuella). cfr. in proposito. AA.VV., "Parco Regionale Corno alle Scale", Giunti Editore, Firenze, 1996, p. 69). Tornando agli uccelli rapaci e non segnaliamo che anche i i nomi falco e airone sono d'origine germanica. Per il termine airone rimandiamo alla voce "aghiron" di questo nostro dizionario. Per quanto attiene, invece, al nome "falco" (attestato solo a partire dal latino tardo 'falco' e 'falconem') vari studiosi lo rapportato a una antica voce germanica (cfr. ad esempio: M. V. MOLINARI, "La filologia germanica", Zanichelli, Bologna, 2005, p. 187). Oltre che all'uccello predatore diurno il siginifcato di "falco" si è esteso anche per indicare una persona astuta e, talvolta, dura o malevola

spia = nome della mazza di tamburo (un fungo) a Frassignoni e in altre località. All'origine del nome la credenza che la presenza della mazza di tamburo fosse appunto la spia della presenza nella stessa zona anche dei porcini. La voce spia è germanica (generalmente attribuita al gotico) e ha una corrispondente nell'alto tedesco antico speha (esplorazione, investigazione). In italiano il termine spia a vai usi e derivati (ad esempio spioncino) e serve ad indicare anche il nome di un uccello che vive anche nelle nostre montagne: lo spioncello (Anthus spinoletta). cfr in proposito AA.VV., "Parco Regionale, Corno alle Scale", op. cit. p. 104)

spiaccicare / spiaccinare = voce pistoiese per schiacciare e premere fino al punto di disfare (specialmente riferito a una cosa molle). In relazione a questa voce molto interessante appare l'interpretazione offerta nel Dizionario Etimologico di Pianigiani: "SPIACCICARE:... 3 come altri pensa, dal med | alt. ted. PLATZEN, BLATZEN percuotere con rumore, che tiene a PLATZ, BLATZ colpo dato con mano piatta [cfr. dial. montalese spiazzone e pistoiese spiazzata, affine a plattschern crosciare. Schiacciare: e dicesi di cosa morvida, la quale premuta si distende e riducesi come una paniccia"

spizzea = piccola porzione. Da confrontare con l'antico alto tedesco bizzo - pizzo (cfr. il tedesco moderno bissen). Dalla voce bizzo - pizzo derivano anche i termini pizzicare, pizzicagnolo, etc., nonché espressioni del tipo "stamani pizzica" per "stamani c'è molto freddo".

spizzea = bazzeccola. Vedi alla voce precedente

sprillare = acqua che sgorga a piccoli getti (sprillo = voce pistoiese per zampillo). La base etimologica del termine è nel longobardo spruzz(j)an con intrusione di prillo (vedi alla relativa voce)

sprinare = voce lizzanese che significa lasciar passare l'acqua. Un esempio tipico del vocabolo è l'ombrello che 'sprina' ovvero l'ombrello che anziché gocciolare si limita semplicemente a trasudare l'acqua. Poiché in tutta la Toscana 'sbringo' vuol dire lesto e in diverse località (vedi la Versilia) 'springare' vuole dire "guizzare" è ben ipotizzabile che tutti questi termini derivino dal longobardo springan (saltare)

sprizzolo = briciolo di qualsivoglia cosa. La radice etimoligca è nel longobardo spruzz(j)an che è, poi, la medesima di spruzzare e sprizzare (vedi alla voce sprizzolo del Dizionario Etimologico del Pianigiani). In area pistoiese abbiamo anche sprizzicare e sprizzinare (col significato di pioviggionare) nonché sprizzinata (breve caduta di pioggia leggera) per i quali si dovrà tenere presente anche il moderno tedesco spritze > spruzzo

squizare = voce pavanese per schizzare (pare evidente il collegamento tra 'squiz' e 'schiz'). Secondo il Pianigiani il vocabolo 'schizzare' deve essere congiunto al medio alto tedesco 'schiezen'. Il pavanese 'squizon' indica la "il farsi venire la diarrea per la paura" (F. Guccini)

stacca = a Montecatini Terme indica il travicello (da gotico stakka > palo)

staggia = a Treppio sta per palo posto orizzontalmente nella stecconata. Vedi il gotico stakka > palo, forse introdotto con francesismo

staletto = piccola stalla in cui vengono custoditi conigli o maiali. Si tratta, come nel caso di stalla , di un prestito da lingue germaniche. Nella parlata di Orsigna il ricovero per i maiali è detto "stalluccio"

staletto = posto molto sporco, specialmente riferito a casa. Vedi alla voce precedente

stanferna /scanferna = cavità, buco, stanza sotterranea umida e fredda. Da Stain (pietra). Dal tema stain in italiano troviamo stambecco (letteralmente capra delle pietre) e stambugio (letteralmente buco di pietra). In uso locale è anche stamberga (lett. dimora di pietra)

stanga = nell'espressione "avere stanga" (essere in miseria). Da rapportare al gotico / longobardo stanga. Da stanga si ha ovviamente anche l'italiano "stanga" nonché "stangona" ad indicare una donna molto alta. Con il termine "stanga" si intende anche uno strumento, costituito da un manico in legno a supporto di un ferro adeguatamente dentellato, usato per sbucciare le castagne

steccolire = vedi alla voce stecconire

stecconire = rimanere rigido. Da stecco a sua volta derivato da lingue germaniche (vedi i Tedeschi stecken e steck, gl’Inglesi a stik e to stik)

sterzare = distribuire secondo un criterio di equità. Da sterz (manico dell'aratro). In area pistoiese vale anche per stirarsi, distendere le braccia sciolgiendosi dal torpore

stia= utilizzata come espressione in giochi per bambini (così nel "Vocabolario Pistoiese" edito dalla Società Pistoiese di Storia Patria: "STIA s.f. - L'espressione in disuso 'tutta stia!', pronunciata in quei giochi infantili nei quali si faceva scorrere una pallina sul terreno, indicava che il giocatore doveva procedere senza tener conto degli ostacoli (foglie, sassolini, etc.). Al contrario, l'espressione 'senza stia' indicava che il terreno doveva essere ripulito. Con il termine stia si indica anche la gabbia per i polli. La voce è per taluni considerata un longobardismo (long. stiga) oppure gotismo (vedi il Devoto in "Il linguaggio d'Italia", Rizzoli, Milano, 1999, p. 207)

stinca = dorso di una montagna. Da skinka

stizzapiscio / schizzapiscio = ragazzina tuttapepe che cammina sculettando e pistola giocattolo ad acqua (vedi la voce squizare)

stopioni = resti di grano e altre piante tagliate. Da confrontare con la voce stupla presente in alcuni documenti longobardi e considerata voce germanica da Bruckner e Baesecke

stozzare = dare un senso di soffocamento. Da strozzare (longobardo strozza nel senso di gola) incrociato con stozza (longobardo per maglio)

straccale = cencio od oggetto che non serve più a nulla. Da strak (teso, tirato)

stracannata = grossa faticata. Da strak

stracco (stanco) patocco = stanco morto. Da strak (teso tirato) + pata (vedi alla voce)

stracollare = slogarsi (un piede, un polso, etc.). Da strak (teso, tirato)

stracollone = slogatura ad un piede. Da strak (teso, tirato)

strafitto = trafitto. Potrebbe trattarsi di una semplice costruzione s + trafitto (es. pistoiese strasformare = trasformare) oppure di un incrocio tra trafiggere e "strale" (freccia). La parola strale è di origine longobarda

stralinco = storto, sciancato. Da link (mancino, storto). L'espressione pistoiese "Andà a stralinco" significa camminare in modo non naturale, con il corpo piegato, contorto

stricare = chiudere. In questa accezzione viene registrato a Badi, Stagno e zone limitrofe da Tito Zanardelli nel 1910 (da strick). Esiste anche nella versione striccare > stringere

strogolare = grufolare del maiale nel trogolo. Da trog

strogolare =  imbrattare. Da trog

strogolare =  cucinare malamente. Da trog

strogolio =  azione dello strogolare

stucco = esigente, difficile di gusti. Dal longobardo stuhhi (crosta, intonaco). La voce è, naturalmente, presente anche nel vocabolario italiano ma con altri significati. Passando dagli stucchi agli smalti andrà ricordato come anche questo termine sia di origine germanica (cfr. franco smalt da cui, anche per influsso del francese, smagliante). Sempre di origine germanica (ma questa volta gotica) è la voce smaltire (got. smaltjan > far scorrere)

stucco = fastidioso, irritabile. Detto anche dei bambini irrequieti per malessere fisico od altro. Vedi alla voce precedente

stumia/ stummia = schiuma. Da long. skum

suppiera = zuppiera. Vedi alla voce suppa

tacca = scheggia di legno. Guccini propone una origne da un germanico *taikna (=intaccatura)

tangano = persona alta e di costituzione robusta. Forse da collegarsi a thingare (= rendere legalmente libero)

tecchio / tegghio = grosso, sodo, corpulento. Dal longobardo thichi (grasso)

tecco = balbuziente. Vedi alla voce teccare

tincone = individuo rozzo e insensibile. Forse da collegare a thingare (rendere legalmente libero)

tirabrace = oggetto usato per spostare le braci nel forno. Vedi alla voce brace

tocco = strambo. Forse di origine germanica (vedi il fiammingo tokken > battere)

tocco = malore, colpo apoplettico. Vedi alla voce precedente

tocco = tacchino. La voce potrebbe essere collegata a quella di "tocco" nel senso di strambo (vedi alla relativa voce)

tocco = tozzo, pezzo di chicchessia. Dal longobardo toh (tedesco tuch) col significato di stoffa e, successivamente, "pezzo di stoffa". Vale anche per l'espressione "che ber tocco di ragazza" (Montale Pistoiese) a significare, per sineddoche, "che bella ragazza"

tonfare = cadere. Dal longobardo tumpf, voce espressiva per il rumore di una caduta

topi = pezzetti di polenta. La voce potrebbe derivare da "topo" (mus musculus), ma anche dalla voce germanica "tapa" / "tupa"

toppone = parte posteriore della scarpa. Forse da collegare ad una radice germanica latinizzata * tapa / tupa (vedi rumeno tapa > ciocco)

toppa = serratura. Forse da collegare ad una radice germanica latinizzata tapa / tupa o al franco top (ciocca di capelli)

tovaJa = tovaglia con "i semiconsonantica" secondo l'uso altorenano. Come per "tovagliolo" l'etimologia del termine va ricondotta al germanico thwahlja

trapelare = trainare, rimorchiare. Da trippon (calpestare)

trasandare = trascurare. Vedi alla voce anda (tras + wandaren)

trasando = confusione, disordine. Vedi alla voce anda (tras + wadaren)

trepestare = battere i piedi. Collegato a longobardo "trippon" (calpestare). Per Mastrelli al vocabolo trippon sono da ricondursi anche i toponimi di Treppio di Sambuca Pistoiese e di Treppio di Montevettolini (PT)

trepestare = far confusione. Vedi alla voce precedente

trepilare = calpestare una porzione di terreno seminato. Da trippon

trepilare = andare avanti e indietro senza meta. Da trippon

trepilio = l'azione e l'effetto del trepilare. Da trippon

treppare / treppiare = pestare, ma anche calpestare. Da trippon

trescone = un tipo di ballo. Da un germanico thriskan (trebbiare). In Collodi abbiamo: "tutti aspettavano che Arabà ballasse il trescone" ("Pipi lo scimmiottino rosa" cap. II). Rimanendo in tema di balli e canti ricordiamo anche "riddare" (da cui anche "ridda" > es: 'ridda di voci') che deriva da una voce germanica per il Pianigiani e specificamente longobarda per Bruno Migliorini (B. MIGLIORINI, "Storia della lingua italiana", Bompiani, Milano, 2004, p. 80)

trinchennare = sbevucchiare. Il germanico ha drinkan col significato di bere

troccolo = zoccolo. Da thrukkjan (pigiare, spremere). Sullo stesso vocabolo longobardo si sono sviluppati anche: troccolio (calpestio), troccolone (persona che cammina con difficoltà), troccolone (persona grezza)

troga = vasca concava che serviva a pelare e mettere in salamoia il maiale ucciso. Da trog

trogolaio = sudiciume, insieme di cose sporche. Da trog

trogolaio = cosa fatta male. Da trog

trogoli = a Torri la voce indica dei recipienti scavati in tronchi d'albero che venivano usati per abbeverare il bestiame in genere. Da trog

trogolone = persona sudicia. Da trog

trogolone = chi si imbratta o introgola facilmente. Da trog

trompellare = camminare con passo incerto. Da collegare a un medio alto tedesco trampeln (battere i piedi)

vanga = vanga. Trattasi di uno dei pochi prestiti germanici già presenti nel latino classico (vedi alla voce savonina): "serrulas minores, vangas, runcones, quibus vepreta persequimur" (Palladio, Opus agriclturae, I, 4, 3). Secondo Arrigo Castellani ("Grammatica Storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, pp. 33 - 34) è voce cimbrica entrata in circolazione nel mondo romano un secolo prima della nostra era. Ricordiamo che tra i vocaboli usati secoli dopo dai Vikinghi "vang" indicava la terra arare (cfr. F. DURAND, "I Vichinghi", Xenia, Milano, 1995, p. 31). Segnaliamo che a Montale Pistoiese l'espressione "andar' a vanga" significa riuscire facilmente in qualcosa, andar liscio

vergnesco = chiasso, confusione. Presenta il suffisso di origine germanica -esco

vieto = stantio (detto di odore e sapore di cibo), talvolta vale anche per burro e lardo rancido. Dal latino "vetum" (vecchio). E' possbile che si tratti di un calco da lingue germaniche (cfr. in tedesco "alt" che significa sia 'vecchio' che 'stantio')

visciola = amarena. Da wishila

zaccagna = antico gioco ancora ricordato da alcuni (per l'illustrazione dlelo stesso cfr. p. 58 del lavoro di Tito Zanardelli sul dialetto di Badi). Dal longobardo zahi (tenace). Sulla base del lgb zahi aabiamo anche zaccagnare (litigare) e zaccagno (persona malmessa, trasandata). Il termine zaccagno è facilmente spiegabile se si considera la situazione fisica di una persona che ha 'zaccagnato'. Da segnalare la presenza, nella nostra area di interesse, anche del doppione germanico "tagagnino" (litigioso, specialmente riferito a bimbo o ragazzo) che deriva dal gotico tachu (tenace)

zaccherone = persona sporca. Come l'italiano zacchera (schizzo di fango) deriva da un longobardo zahhar (lacrima)

zangola = recipiente piuttosto grande usato per ammollare i panni. Dal longobardo zain(j)a

zeccola = zecca. Si tratta di acari parassiti dei vertebrati. Da osservare il suffisso -olo tipico del pistoiese e di gran parte dell'Alto Reno. Dal longobardo zëhha / zihha (zecca)

zeppa = pezzetto di legno per rincalzare i mobili. Da zippa (estremità appuntita)

zeppa = cuneo di ferro o di legno da infiggere a colpi di mazzo in grossi tronchi per spaccarli. Da zippa (estremità appuntita). In alcune zone della nostra area di ricerca è utilizzato il termine bietta che il Pianigiani ritiene essere germanico: "forse è congiunto all'antico scandinavo blegdi... Il Caix invece ritiene risponda meglio all'antico alto tedesco plez, blez (gotico platz) toppa, rappezzatura onde il medioevale 'bletzen' mettere una toppa"

zeppo = sodo, grassottello. Come l'italiano zeppo (gremito) da zippa (vedi alla voce zeppa). Sulla stessa base si è sviluppato anche il vocabolo rizebare (inzeppare di nuovo o il più possibile). Da notare l'esito b in luogo di p

zipillare = avere un rapporto sesssuale. Da zipillo (vedi alla relativa voce). La metafora sessuale è piuttosto evidente

zipillo = antica voce montalese che il Nerucci spiega in questo modo: "piolino per turare la spia delle botti e de' tini, e simili". Dal longobardo zippa (estremità appuntita, cuneo). Anche la parola spia riportata nella definizione del Nerucci è di origine germanica e, precisamente, gotica

zippolo = gremito. Dal longobardo zippa (estremità appuntita, cuneo). Anche la voce gremito è germanica (gotico krammjan (riempire))

zizza / zizzola = freddo pungente. Il termine deriva sicuramente da zizzania incrociato forse con zizzola (giuggiola > latino zizyphus). E' assai improbabile un'origine dal longobardo zizza (mammella). I termini germanici zizza e tetta (l'etimologia germanica di tetta è tutt'oggi discussa, ma generalmente approvata da vari studiosi come il Rohlfs, il Varvaro, la Francovich Onesti, etc.) sono tuttavia in uso (in particolare il secondo) per indicare i seni delle donne. In italiano il termine zezzola (incrocio di capezzolo con zizza) indica il capezzolo

zuffa = scontro, rissa. Dal longobardo zopf (ciuffo) per tramite di "inzuffarsi" (prendersi / tirarsi per i capelli). Alcune parole longobarde e germaniche hanno trovato nuova linfa attraverso l'uso del prefisso in- (ad esempio da in + supfa si è ottenuto inzuppare col significato di intingere (inzuppare i biscotti nel latte), ma anche di bagnarsi)

zuffa = voce pistoiese menzionta nel Dizionario Etimologico Zanichelli col significato di polenta liquida. Da supfa. La parola pistoiese oltre ad essere particolarmente affine all'etimo originale presenta ancora la forma "pf" (con assimilazione regressiva pf > ff) tipica della zweite Lautverschiebung

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L'elenco qui riprodotto riporta soltanto ALCUNI tra i termini in uso (o che sono ancora ricordati) in area pistoiese ed altorenana. Un elenco "storico" sarebbe decisamente molto più lungo riportando termini non più in uso forse da secoli quali "schoccare" (perlustrazione di un pattuglia armata) citato in un documento pistoiese del 08 febbraio 1433 , vocabolo che deriva dal longobardo "skulk" per 'pattuglia di esplorazione' (cfr. N. RAUTY, "Monsummano dalle origini all'età comunale", Società Pistoiese di Storia Patria, Pistoia, 1989, p.8) oppure "stonda" / "stunda" 'breve spazio di tempo' (tedesco stunde) che oggi sopravvive in Corsica ed in alcune aree marginali della Garfagnana (cfr. G. ROHLFS, "Studi e ricerche su lingua e dialetti d'Italia", Sansoni, Firenze, 1997, pp. 189 - 190).

AVVERTENZA FINALE: Il dizionario che presentiamo contiene sia un elenco di alcune delle parole germaniche che hanno maggiore possibilità di essere autoctone (e cioè provenienti direttamente dal superstrato longobardo, franco e gotico nel pistoiese e in Alto Reno) sia un elenco di parole germaniche pervenute nella nostra zona di interesse per il tramite di altri dialetti italiani o di altre lingue neolatine come il francese e l'occitano. Tra i termini germanici pervenuti nel nostro territorio come prestito da altri dialetti segnaliamo, ad esempio, il torrigiano "guerzetta", simile al francese garçonette e all'antico italiano garzone / garzonetta (entrambi con valore di ragazzino/ ragazzina) che è voce d'origine franca (wrakkjo / warkjo > mercenario) acquisita dai dialetti dall'alto appennino frignano. Alla categoria dei prestiti germanici provenienti dal francese appartengono il vocabolo bastardo, il termine bigotto (nonché il derivato sbigottire) ed il vocabolo onta (quest'ultimo citato come voce Montalese già nel piccolo vocabolario redatto da Gherardo Nerucci e posto in appendice alle "Cincelle da Bambini" pubblicato a Pistoia nel 1880). Il termine "bastardo" ci consente di citare un bel libro del XVIII secolo sulle Terme Porrettane: "Questi filoni, che diconsi sasso bastardo, sì per la varietà de' colori... che [per] li moltissimi ondeggiamenti" (F.BASSI, "Delle Terme Porrettane", Stamperia Zempel, Roma 1768, p. 21).