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abbargellare = fare la spia. Da 'bargello' a sua volta da barigildus, termine già menzionaro nel capitolare di Lotario (anno 825) e di origine longobarda (cfr. Marcato e Cortellazzo)
abbiaccare = calcare qualcosa con le mani, coi piedi o con gli zoccoli (il Pianigiani riporta, per l'area pistoiese, anche il significato di infrangere). Vedi alla voce biaccare
abbiaccato = ammaccato. Vedi alla voce biaccare. Erronea ogni interpretazione che lo colleghi al termine di dubbia origine germanica "smacco" (cfr. l'antico alto tedesco 'smahian' > indebolire)
abbiacco = chi subisce l'azione dell'abbiaccare. Vedi alla relativa voce
abbindolare = mettere la matassa sul bindolo (vedi alla voce) per fare il gomitolo. Vedi alla voce bindoloabbiosciarsi = cadere giù di traverso. Forse da collegare a bioscio (vedi alla voce) per metafora (un cibo bioscio andrà giù di traverso)
accatricchiare = ingarbugliare, annodare. Probabilmente da catro (vedi alla relativa voce)
acciancare = attraversare un muro, una siepe, inforcare un cavallo buttando una gamba aldilà. Da cianca (vedi alla voce relativa)
acciancare = allargare o sollevare le gambe per mettersi a cavalcioni di qualcosa. Vedi alla voce precedente
aggaiarsi = arrabbiarsi. Da una radice germanica gaila (vedi alla voce gaignare) con a- privativo
aggroppare = alacciare, annodare, con particolare riferimento alle scarpe (agropt' el scarpe). Da collegare a kruppa (massa rotonda) da intendersi come cosa ammassata, nodo, viluppo
aghiron = airone in alcune località altorenane. Trattasi di voce d'origine longobarda come dimostra il seguente passo del Devoto: "AIRONE, dal long. haigiro (attraverso la forma letterare arcaica in aghirone), incr. col franc. ant. hairon, cfr. lat. medv. hairo, -onis(XI sec.)" (G. DEVOTO, "Avviamento alla etimologia italiana", Sansoni, Le Monnier, Firenze, 1999)
aissare = ussare. Vedi alla voce ussare
allocchire = intontire, stordire. Da luk (incerto, vuoto, non compatto di spighe)
allocchito = intontito dal sonno odal malessere. Vedi alla voce allocchire
ammannire = vagliare (ad esempio in Nerucciammannire la farina). Dal gotico manwjan (preparare)ammicciare = lasciarsi andare. Da 'miccio' vedi alla voce relativa
anbasada = nel dialetto di Lizzano in Belvedere il vocabolo indica un gruppo di quattro o cinque bestie da soma che unitamente trasportano carbone, legna e simili. E' la stessa etimologia di imbasciata (vedi alla relativa voce)
ancino = voce pavanese che indica l'angolla (vedi alla relativa voce). Da una voce germanica da confrontare col tedesco antico ango (uncino) unito al latino uncinus. In alternativa è possibile ipotizzare un'influenza del greco ankon 'piegatura ad angolo acuto'
ancino = voce pavanese che indica un piccolo gancio usato per appendere il rancolo alla cintura. Vedi alla voce precedente
andadora = macina mobile del mulino ad acqua a ruota orizzontale. Vedi alla voce anda
andone = spintone, perdita dell'equilibrio. Da anda (vedi alla voce relativa)
andoni = barcollando. Vedi alla voce andone
angariato = chi ha subito angheria (vedi alla relativa voce). Da confrontare col longobardo angar (terreno, prato)
angolla = pertica biforcuta che serve ad incastrare il frutto e a staccarlo dal ramo. Da confrontare col tedesco antico ango (= uncino)
anizzare = vedi alla voce aissare
annaspa = annaspare. Da haspa (voce gotica) + prefisso ann
annaspo = strumento per comporre la matassa. Dal gotico haspa. Altre varianti per la stessa voce sono aspo e innaspo
anno = L'anno scorso. Nel Dizionario Etimologico di Giacomo Devoto è scritto: "ANNO. latino annus, con una esatta corrispondenza nella lingua gotica". Sempre in tema di corrispondenze con la lingua gotica andrà ricordato anche quella tra l'italiano e locale "sabato" (sesto giorno della settimana) e il gotico "sabbato dags". Circa questa voce, e al complesso del nostro lavoro, vorremmo riportare il parere di un tale "Guardrail" (sic!). e implicitamente accolto dal prof. Horst Enzensberger (Università di Würzburg), che dimostra l'estrema superficialità sia del professore tedesco che del signor "Guardrail": "Ho dato uno sguardo. Nonostante il fatto che qualche volta si citi il Rohlfs, una sola volta il Devoto, una volta il Muratori, mi sembra una raccolta di etimologia molto "casalinga". Faccio un esempio: sabato viene messo in relazione con un gotico sabato dags, assolutamente ignorando che la parola passa dal aramaico al greco, a da lì viene recepito sia in testi latini sia in quelli gotici. Non c'è nessun rapporto diretto, soltanto la comune dipendenza dai testi sacri del cristianesimo. Non disprezzo il santo amore per la Patria, però arrivo alla conclusione: non perdere tempo " (http://groups.google.it/group/free.it.storia.medioevo/browse_thread/thread/847913bdbfa37185/a5309bfa1d4e8399?lnk=raot). Questo parere dimostra come questo sito sia letto talvolta in maniera disinvolta e che non fa onore né al lavoro che abbiamo fatto né a quella degli stessi lettori disinvolti ... Infatti: a) la nostra citazione instaura un rapporto di corrispondenza e non di sicura discendenza tra il "sabato" della lingua gotica e il "sabato" della lingua italiana; b) il signor Guardrail e il professore tedesco non paiono comprendere che l'interesse del nostro lavoro non è nell'individuare l'etimologia prima della parola (facilmente ricercabile in ogni dizionario etimologico), ma nell'individuare parole germaniche o di uso germanico che sono arrivate fino a noi (diversi studiosi sono propensi a ritenere la lingua gotica come tributaria diretta dell'italiano "sabato"); c) il signor "Guardril" e l'accademico tedesco sembrano ignorare che diverse parole gotiche e di uso gotico sono penetrate nella lingua italiana attraverso il meccanismo del prestito; d) l'accademico tedesco e il signor Guardrail sembrano ignorare che il termine 'sabato' è stato assimilato anche nell'antico alto tedesco (e quindi nel tedesco) per tramite della lingua gotica e secondo quella tecnica del prestito che il teutonico professore e lo sconosciuto Guardrail sembrano negare all'italiano. All'accademico tedesco e all'ignoto Guardrail vorremmo ricordare le parole di Nicoletta Francovich Onesti: "Con la fine del regno ostrogoto d'Italia (553) sembra estinguersi anche la lingua gotica, che lascia tracce appunto soltanto sotto forma di prestiti nell'alto-tedesco antico, nell'italiano, francese o spagnolo, o sotto forma di toponimi e antroponimi entrati in queste lingue. Nei dialetti meridionali dell'alto tedesco antico sono entrati ad esempio 'Samstag' -sabato- < antico alto tedesco sambaz-tag < gotico sabbato dags... Questi prestiti sono dovuti a contatti tardivi fra le due lingue, non rappresentano quindi antiche isoglosse" (N. FRANCOVICH ONESTI "Filologia germanica", Carocci, Roma, 2002, pp. 80-81) . Infine segnaliamo che l'accademico tedesco e Guardrail non si sono neppure accorti che il Rohlfs, il Devoto, il Muratori sono citati molte volte nel nostro lavoro (basta scorrere i testi per vederlo appieno). Quindi l'emerito signor Guardrail e l'emerito professore tedesco fanno benissimo a non perdere tempo con noi visto che loro non usano il tempo ma (absit iniuria verbo) lo sprecano pontificando saccentemente su documenti e studi sui quali hanno semplicemente "dato uno sguardo".
arbutto / ributto = germogli o ramoscelli che crescono attorno ad un tronco d'albero tagliato alla base.Vedi alla voce buttare
ardito = peso abbondondante. Da confrontare col franco hardjan (diventare duro). E' interessante osservare come in italiano il significato risulti tutt'altro e, sotto certi aspetti, assai più simile ad un altro prestito germanico: orgoglioarraffiare = arraffare. Da hraffon (afferrare con violenza). Il doppione gotico arrapare (gotico hrapon > afferrare con violenza) è oggi prevalentemente utilizzato per indicare l'eccitazione sessuale. Molto discussa è l'etimologia di rapare (radere a zero) da taluni (vedi ad esempio il DEI) ricondotta al gotico hrapon mentre altri propendono per lo spagnolo (XVI secolo) rapar
arraffiare = pulire molto velocemente. Vedi alla voce precedente
arraffiata = pulizia frettolosa. Vedi alla voce arraffiare
arraffiata = riordinamento veloce ('datti una arraffiata ai capelli'). Da hraffon
arranfiare = afferrare con gli artigli, detto degli animali. Da ranfia (vedi alla relativa voce) + hraffon
arrocchettolata = persona deforme o che ha posizione innaturale. Da da rukka (rocca per filatura a mano)
arroncolare = salire con fatica, arrancare. Da collegare al gotico ranco (zoppo). La versione locale pare abbia subito un improprio incrocio col termine ronco (vedi l'appendice dedicata alla toponomastica di questo stesso lavoro)arrosolire / arrosolare = cuocere lentamente la carne o altre vivande in modo che prendano una crosta tendente al rosso. Incrocio tra il longobardo rosa (crosta) con il germanico raustjan (arrosto). Il termine italiano rosolare - ovviamente - è derivato dal longobardo rosa
ascherezza = afflizione, dolore. Vedi alla voce aschero
ascherire = affliggersi. Vedi alla voce aschero
aschio = astio. Il termine astio / aschio (che si ritrova, come osserva giustamente il Muratori, nelle leggi longobarde e non in quelle romane) è voce germanica (vedi l'inglese 'hate' per odiare)
aschio = invidia. Vedi alla voce precedente
atuire = sottomettere. Secondo alcuni all'origine del termine ci sarebbe l'antico latino "tudere", ma altri sono dell'idea che all'origine del vocabolo ci sia una voce germanica (cfr. Dizionario Etimologico del Pianigiani alla voce "attutare". Secondo il Dizionario Etimologico di Cortellazzo e Marcato il termine attuire (atuire) deriva da longobardo aftaujan > stancare inseguendo
aver ascaro =
esaltarsi esageratamente per qualcosa. Da collegare ad aschero (vedi
alla relativa voce) badare =
a Prataccio (frazione di Piteglio) il termine è usato come sinonimo di "guardare" ('bada lì che casa grande'). L'etimologia del termine è nel basso latino batare (già menzionato in Isidoro di Siviglia) a sua volta originato dal gotico "baidan" > tardare, aspettare. Per il Diez il significato di badare come sinonimo di guardare è derivato attraverso il significato di "indugiare osservando" balco =
stanzone presso le case dei contadini dove si pone al riparo il fieno o
la paglia. Da palk / balk baldora =
fiammata. Incrocio tra bagliore e balde (da bald > audace). Affine a questo termine risulta etimologicamente l'italiano "baldoria" (i cui significati sono ben noti). A maggior riporva di quanto da noi asserito ricordiamo che nella località di Valdibrana (nei pressi di Pistoia), durante la festività della "Madonna di Valdibrana" (seconda domenica di maggio), sono accesi dei fuochi sui poggi circostanti che vengono indicati, nella parlata locale, appunto "baldorie" baldora = vampa
di calore al viso. Vedi alla voce precedente balengo =
persona strana. Bis + link balla = sacco.
In francone esiste un termine balla da ricondurre al nostro balugano =
individuo sciocco o strambo. Bis + luk balugone =
capogiro. vedi alla voce precedente ballotto =
castagna lessata con la buccia. Da una voce longobarda balla (palla)
forse incrociata con il latino "balanum" (ghianda). Secondo alcuni
è tuttavia possibile una origine dall'arabo ballutt (ghianda,
castagna), forse accolto per la sua somiglianza fonetica col longobardo
palla (con un certo grado di approssimazione la forma di una castagna
lessata ricorda quella di una piccola pallina). Così il Devoto
nel suo "Avviamento alla etimologia italiana": "BALLOTTA. dall'ar.
ballut 'ghianda, castagna', incr. con balla". Nel dialetto badese troviamo anche "ballotton" col significato di gross pallottola bambarella =
barella. Come barella da ricollegare a beran (portare) banchina / bancone
= trave di legno solitamente di rovere situata normalmente nella camera
delle ritrecine dei mulini. Il termine deriva da pank o bank banda =
confusione, disordine. Parola dialettale presa in prestito
dall'italiano banda (nel senso di complesso musicale) a sua volta
originata dal gotico bandwa (segno) bandire = in
area pistoiese è usato nell'espressione "farzi bandire
dall'altare", ovvero fare annunciare dal prete le proprie nozze a pochi
giorni di distanza dalla cerimonia. Dal gotico bandwa (segno) baoloppo = voce
pistoiese dal duplice significato di maggiolino e uomo stupido. Forse
da baco + schlapp (floscio), Soluzione alternativa tuttavia potrebbe essere baco + latino opulus > acero (la soluzione alternativa tuttavia non spieherebbe il significato di uomo sciocco che il termine pistoiese possiede assieme a quello di mggiolino) barco =
variante della voce montalese balco per fienile. Vedi alla relativa voce bardella = abbondante sudata. Sulla base del Dizionario etimologico dei dialetti italiani del Cortellazzo e della Marcato è possibile un'origine dal gotico bridila. Sulla stessa radice potrebbe essersi formato anche bardellona (donna sciatta e grassa) barellare =
oscillare, barcollare. Da beran (portare) barelloni =
barcollando. Da beran (portare) baribanco = sorta di altalena che consiste in una trave vincolata al centro con la possibilità di roteare in un piano verticale: alle due estremità si siedono due bambini, che la fanno oscillare spingendosi con i piedi a terra. Nella seconda parte del termine troviamo il germanico bank / pank. La voce cantambanco indica invece il cavadenti da piazza (voce ormai in disuso). In Alto Reno per indicare l'altalena è usato anche il termine 'biciancola' che Alberto Menarini collega al germanico hanca tramite il prefisso bis di un tardo latino volgare exanculare becchi = nella
locuzione "fare i becchi" col significato di fare i versi, essere sul
punto di piangere. Forse da becco (vedi alla relativa voce) nel senso
di belare come i caproni. Una soluzione alternativa potrebbe venire dal latino beccus in quanto i bambini, sul punto di piangere, spingono fuori il labbro inferiore benda = paniere
di vimini. Da binda (benda, fascia, legame) bendella = parte
della porta dove si trova la serratura. Da binda (benda, fascia, legame) bergo = posto in
cui si passa la notte col gregge. Da rapportare a bergare (vedi alla
voce) bergo = Albergo. Da segnalare anche bergo di passere > luogo dove le passere vanno a dormire. Da rapportare a bergare. Per quanto riguarda l'istituzione degli 'Alberghi' (ricordata anche in toponomastica pistoiese) è da tenere presente che il termine dovrebbe discendere dall'usanza franca della 'Albergaria': 'in età carolingia il conte godeva del diritto di essere alloggiato con i suoi uomini e cavalli presso le comunità di rustici. Più tardi, venuto meno l'Impero, il diritto rimase a favore della numerosa piccola nobiltà locale, che se avvaleva ampiamente. Con la decadenza del sistem curtense il diritto venne sostituito da una corresponsione di denaro, divenendo una forma di tassazione" (Savena Setta Sambro, n. 29 (XII 2005), p. 26) bertole = due
sacche legate insieme che si portano a cavallo di una spalla. Il
termine, usato a Treppio, proviene da un antroponimo germanico Berto /
Berta. biaccare =
pestare, salire coi piedi su qualcosa. Possibile etimologia da blaich
(pallido, sbiadito) per effetto del pestare, questa interpretazione ci pare confermata dalla voce lustrolese "bincare" (calpestare) che rappresenta una contaminazione di biaccare con bianco (da blank). Sempre da blaich abbiamo 'biacca' > sostanza colorata per tingere in bianco. Al longobardo blaich
potrebbe, inoltre, ricondursi (tale è l'interpretazione nel Dizionario
Etimologico Zanichelli) anche il nome del biacco, un serpente del tutto
innocuo anche se non è chiara la motivazione. Nella nostra zona il biacco è meglio noto col nome di
"frustone" biaccata =
impronta sulla neve. Da collegare a biacare oppure direttamente a
blaich (pallido, sbiadito) in relazione al colore della neve biada =
biada (da un germanico blada > cereale). In Toscana è presente anche 'sbiado' (=sentiero tracciato nel bosco per il passaggio dei muli). Il significato originario di Biado è viottolo per il trasporto delle biade e, come tale, si tratta di un deverbale da una voce 'sbiadare' col senso di portar via le biade bianchistrello =
misto di bianco e nero. La parola contiene il germanico blank (bianco
lucente) bianchistrello =
disegno con scacchiera bianca e nera. Vedi alla voce precedente bidaresco = ferita del cavallo. Sicuramente da ricondurre a guidalesco con passaggio di W germanico a B anziché a GU ed inversione delle consonanti liquide. Scrive il Devoto nel suo Avviamento all'etimologia italiana: "GUIDALESCO: 'garrese', forse da un longobardo widarist 'garrese', inserito fra i nomi in -esco quasi fosse un derivato di guidale"
bindellone =
poltrone. Vedi alla voce bindella bindolla =
altalena retta da corde. Da winde = argano (diminutico windel). Da
osservare il passaggio V (W) > B tipico di queste zone. Al tipo
winde andrà ricondotto anche l'italiano binda usato per indicare
una macchina per il sollevamento a piccola altezza e manovrato da una
manovella bindolo =
persona a cui non dare affidamento. Da rapportare a bindella (vedi alla
voce) con incrocio con windel (vedi alla voce successiva) bindolo = arcolaio. Da windel (vedi
alla voce bindolla) biasciare, biascino,
biasciotto, biasciuare, biascicare, etc. = vari termini relativi al
parlare o masticare con lentezza. Il termine ha un corrispondente nel
moderno tedesco biss (morso). In lizzanese esiste anche un termine 'imbesgio' (= imbecille) che Filippi ritiene collegato a biascicare (G. FILIPPI, "Catuditto?", Gli Scritturini della Musola", Rugletto dei Belvederiani, Lizzano in Belvedere, 1999, p. 26) bioscia = neve
che si scioglie appena caduta. Secondo il Dizionario Etimologico
Zanichelli trattasi di voce longobarda biroldo =
insaccato di maiale riempito di sangue e altri ingredienti. E' ritenuta
voce di probabile origine germanica da Giacomo Devoto ("Avviamento
all'etimologia italiana") biroldo =
insaccato ottenuto con budello di vitello, riempito di siero, pezzi di
salame, formaggio e spezie. Vedi alla voce precedente biroldo =
stupido. vedi alla voce precedente. La voce biroldo era usata (e in
alcuni casi è ancora usata) per indicare l'attributo sessuale
maschile: "O 'he bella serata o 'he sereno. Bella ti lasso hol biroldo
'n zeno" (R. NERUCCI, "Racconti popolari pistoiesi", Edizioni Can
Bianco - Niccolai, Pistoia, 1984, p. 134) biscia = usato
prevalentemente nei dialetti altorenani (vedi pavanese bisscia), forse
collegato al germanico beissen (mordere, pungere) per il morso particolarmente doloroso dell'animale. Non ci pare convincente l'interpretazione del Devoto, di Zolli e Cortellazzi che vogliono biscia discendere dal latino 'bestiam', come se la biscia fosse la bestia per eccellenza. In lizzanese è usato anche il termine 'bisciaboga' ad indicare un movimento veloce zig - zag. Secondo Giorgio Filippi il termine bisciaboga pare derivi dal nome di un animale favoloso metà biscia e metà bove. Il nome sarebbe poi stato utilizzato per indicare le meteore, al fulmine e ai turbini di tempesta (G. FILIPPI, "Catuditto?", Gli Scritturini della Musola, Rugletto dei Belvederiani, Lizzano in Belvedere, 1999, p. 14) bisogno = bisogno. In latino medioevale (XII secolo) abbiamo bisonium e, pertanto, il termine va confrontato col franco (bi)sonnjon
bistucciare = bisticciare. Questo termine secondo il Devoto è da confrontare con Bischizzare. Il vocabolo bischezzare deriva dal longobardo biskizzan (lordare, ingannare)
biudello =
nastro, fettuccia. Da binda (legare, unire) blumme = la
prima peluria dei pulcini. Forse si tratta di un incrocio tra il latino
mollem e germanico blutt (nudo, povero) blumme = ruggine
del frumento. vedi alla voce precedente bonfaloniere =
gonfaloniere. Variante montalese di una antica parola germanica (in franco
gundfano > bandiera di guerra). In passato la parola gonfaloniere
indicava "l'antico capo dei Comuni toscani" (G. Nerucci). Circa questo vocabolo è importante un passo di Arrigo Castellani: "Non sono certo entrate in italiano attraverso il latino medioevale parole come dardo (*dard > giavellotto, cfr. anglosass. darað, alto ted. ant. tart, norf. ant. darraðr 'id.'), gonfalone (*gundfano 'bandiera di battaglia'), usbergo 'cotta di maglia', anticamente anche asbergo (*halsberg, letteralmente 'riparo del collo'); ma niente ci assicura che esse vengano dal franco e non dal galloromanzo (sia pure, nel caso di dardo e usbergo, in epoca molto remota, ossia prima dell'assorbimento di -d in -t e di -g in -c". (A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana -Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, pp. 93 -94). Le parole di Castellani sono molto importanti in quanto, semplicemente ribaltando il ragionamento, possiamo dire che nulla ci assicura che trattasi di parole galloromanze (con buona pace dei molti dizionari etimologici che affermano trattarsi tutte di parole del francese antico) ed anzi per molti termini è possibile supporre più ragionevomente che tali parole sono state acquisite nei parlari italiani direttamente dalla lingua franca piuttosto che dal francese antico botta = rospo.
La voce pare derivare da un germanico "butta" (in tal senso è il Devoto). Rimanendo i tema di rospo e derivati segnaliamo che i termini rospo (nel senso di persona scorbutica e scontrosa), rospare (trattare malamente), rospata (cattivo trattamento) non derivano dal simpatico anfibio, ma dal longobardo ruspi (ispido) bottellino (a
Treppio bottedino), botticino, botticello, bottacciolo = voci
pistoiesi ed altorenane che indicano il girino del rospo. Probabilmente
da un germanico "butta". A Fossato (nell'Alto Reno Pratese) un'anziana informatrice comunica che il termine "botticella" viene usato per indicare i rospi e, in particolare, quelli di piccole dimensioni bozza = grosso
sasso squadrato, usato di solito per gli angolari delle case. Forse da
collegare ad un alto tedesco medio boz (colpo) bozzo =
bernoccolo. Forse da collegare ad un alto tedesco medio boz (colpo) bracia =
brace a Montale Pistoiese. Da bras (brace) braciaio / bragiaio =
braciere. Da bras (brace) brado =voce riferita ad equini o ovini allo stato libero. Probabilmente da confrontare col longobardo braida (pianura aperta) brecca =
oggetto malandato. Da brehhan. Guccini registra un senese brecca per
asino che vale poco. Nella nostra area di interesse abbiamo riscontrato anche 'breccola' sassolino che il Cortellazzo e la Marcato danno un gotico brika 'frammento (di roccia)' briccica =
inezia, minuzia (voce ricordata anche dallo scrittore monsummanese
Giuseppe Giusti). Secondo Manlio Cortellazzo e Paolo Zolli la voce
deriva da "bricca" (dirupo), mentre per il Devoto da "breccia" (a sua
volta derivato dal francone brechen (rompere) per tramite del
francese). A nostro avviso è più ragionevole un'origine
da brihhal. Circa i prestiti germanici derivanti dalla lingua francese
attestati dai più diversi Dizionari Etimologici (vedi la voce
'breccia' appena citata) andrebbe tuttavia aperta una più ampia
riflessione. Troppo spesso, infatti, il francese è stato
utilizzato come utile scusa per spiegare i germanismi in italiano e
ciò a scapito di una più seria indagine che ne
rionoscesse l'origine diretta germanica(ad esempio la voce spiedo,
riconosciuta longobarda dal Dizionario Etimologico Zanichelli a pagina
1180 dell'edizione minore 2004, viene presentata come prestito francese
di un originale francone "speot" a pagina 1231 del medesimo Dizionario) briccica =
oggetto di poco valore.Vedi alla voce precedente bricole =
piccoli lavori domestici. Vedi alla voce bricola (da segnalare che per questo termine anche la Marcato e il Cortellazzi suggeriscono un collegamento con il longobardo brihhil > frangitrice) brigidino =
biscottini fatti a cialda ed aromatizzati all'anice. Da un antroponimo
Brigida / Brigitta (nome con tema celtico, ma adottato dalle
popolazioni germaniche); a Pistoia esiste un convento di Santa Brigida brigliola = la
voce si riferisce ai manufatti di minore dimensione posti sul fiume per limitare
l'asportazione dal fondo a causa della pendenza ed è un derivato
dell'italiano briglia. La voce briglia è di origine gotica:
bridgil (il relativo corrispondente longobardo "bridel" sopravvive nel
toscano predella) brindelloni,
brendoloni, sbrendola, sbrendolare, brendolo, sbrendolo, sbrindelloni =
Voci dai significati molteplici da ricondurre ai seguenti significati:
percossa violenta, innamoramento improvviso, rumore secco, essere in
coota, penzolare, pendere asimmetricamente, parte di qualcosa che
ciondola, pene, stupido, strascicato, disordinato, bandella, piccolo
pezzo di qualsiasi cosa, individuo disordinato, vagabondo, sciatto,
disordinato. Tutte le voci sono da ricondurre a brandello (franco brado) + germanico
Binde (per il Devoto abbiamo sia brandello (= branello (franco brado) + brandello (franco brand)) che brindello > diminutivo di long. binda) briscola =
botta, percossa. Da confrontare con un germanico britsche (colpo) brocciolare,
brociolio, brocciolone, etc. = termini riferiti al parlare
confuso. Da ricondurre a brocciolo (per il significato del quale vedi
alla relativa voce). All'origine di questa una antica tradizione (la
cui memoria è quasi scomparsa) che vuole questi animali emettere
dei sordi borbottj. Recentemente è stato dimostrato che il
ghiozzo di fiume (una specie affine al brocciolo) è
effettivamente in grado di emettere dei suoni ( TORRICELLI P., PAVAN
G., LUGLI M., 1987. Analisi di suoni aggressivi e di corteggiamento nei
maschi del ghiozzo di fiume Padogobius martensi. Boll. Acc. Gioenia
Sci. Nat., 20 (332): 263-265) broda = acqua in
cui sono bolliti i fagioli e simili. Da brod brodolone =
persona sciatta e sporca. Da brod brodolio =
azione ripetuta ed effetto dello sbrodolare. Da brod brodo matto = un
surrogato del brodo ottenuto con sugo di pestato di cipolle e una
goccia d'olio. Da brod. E' evidente che anche l'italiano brodo
deriverà da brod. In parte della nostra area di interesse si riscontra anche il termine "ciccia da brodo" ad indicare il lesso bronza =
è voce altorenana per indicare il peto (più volgarmente
scoreggia). Da un gotico brunsts (brace accesa). Decisamente più
conosciuta è la voce sbronza (ubriacatura) diffusa nei dialetti
centro - settentrionali (dal romanesco al piemontese (brunsa))
anch'essa derivata dal gotico brunsts sia per il tipico luccichio delle
persone ubriache che per il senso di calore che il vino e gli alcolici
danno l'impressione di produrre nel corpo. Secondo Arrigo Castellani ("Grammatica storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 60) anche il termine "abbronzare" deriva deriva dalla lingua gotica con cambio di significato: "è passato dal senso primitivo d'abbrustolire a quello di dorar la pelle al sole" bruno = lutto.
Da bruna (colore scuro) brucello / bruscello = Galaverna (bruscello vale anche per pioggia gelata). Per questi termini (e per il pistoiese bruscolo > pioggia minuta) il Dizionario Etimoligico del Pianigiani riferisce che l'etimologica più probabile è da rintracciare in voci germaniche visto il gotico "frius" (gelo),l'alto tedesco frisuan (gelare), l'antico basso tedesco frassi (pioggerella gelata), etc. Il passaggio F > B è ritenuto un passaggio regolare dallo stesso Pianigiani. Ritenendo corretta l'interpretazione etimoligca offerta dal Pianigiani allora anche il termine "brusco" (crepuscolo) sarà riconducibile alla medesima etimologia (al crepuscolo l'aria incomincia, come suol dirsi, a farsi "frizzante")
brusca =
spazzola per strigliare i maiali. Vedi alla voce brusco brusca = fetta
di polenta arrostita. Vedi alla voce bruschetta bruschetta =
fetta di pane arrostita e condita con aglio, olio e sale. Probabilmente
da ricollegare a brusco (brust) incrociato con forme latine ustulare e
brusiare bruschetta =
polenta fritta in padella o messa alle braci. Vedi alla voce precedente brusco = cattivo
tempo. Da un germanico brust (spazzola) nel senso di pungente. Il passaggio st > sk non è raro per parole di origine longobarda (staffal > Scaffaiolo) brusco = aspro.
Vedi alla voce precedente brusco = pianta
del sottobosco e, in particolare, la stipa (vedi alla voce). Da brust
(spazzola) incrociato con brucum (erica) oppure da latino ruscum + brust. Una voce del latino tardo
indicava il pungitopo col termine bruscum bugiadro = bugiardo. E' già in Cino da Pistoia: "S'io dico il vero, io non sarò bugiadro". Presenta una variante d'area toscano - occidentale del suffisso germanico -ardo (cfr. nei documenti medioevali di Lucca e Pisa bugiadro, gioladro, schernadro - p. 335 di A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana - introduzione", il Mulino, Bologna, 2001). La voce 'bugia' deriva dal franco (bausi > malvagità) per probabile tramite della lingua provenzale (bauzia). Stando al Devoto bugiadro è un vocabolo d'origine settentrionale. Il suffisso -adro usato nella terminologia scientifica deriva, al contrario del nostro, dal greco "hadrós" bugno = alveare.
Da confrontare con l'alto tedesco bungo (bitorzolo) con slittamento di posizione tra "n" e "g". Tuttavia in treppiese esiste anche la voce bugna (= paniere) e, pertanto, è assai probabile che entrambi i termini discendano dal latino parlato 'bunia' col significato di paniere. Da segnalare, in ogni caso, il fatto che il Nerucci (nel suo saggio del 1865 sui parlari vernacolari della Toscana) ritenesse necessario confrontare il vocabolo con l'inglese box buriana =
temporale. Dal latino boream (tramontana) incrociato con burjan
(trovare un animale) e birhoffian (schiamazzare) busco =
bruscolo. Come la precedente voce "busco" anche questa è
derivata dal gotico busk (ciocco). In italiano esiste anche il termine
"busco" ad indicare il fuscello e, a livello locale, esiste il termine
"buscione" (vedi lo "Atlante delle tradizioni popolari nel pistoiese"
(Pistoia 2000) a p. 58) busseto =
nell'espressione "passare a busseto" (prendere delle botte). Per
Scardigli il termine "bussa" deriva da un longobardo baussa (spingere,
bussare) bussoni =
irrigidimento della stagione invernale, dovuto in genere a vento freddo
e impetuoso. Vedi alla voce busseto buttare =
mettere i germogli, di una pianta. Dal gotico bautan (gettare,
germogliare). Nel gergo dei fungaioli pistoiesi è usata anche la parola "buttata" (cfr. E. CECCHINI CATANI, "Prunetta", Pro Loco Prunetta, Piteglio, 2001, p. 51) butto =
germoglio, pollone butto = occhi
della patata da cui uscirà la gemma. Vedi alla voce buttare camarlingo =
titolo di chi amministra un incarico per conto di una confraternita o
di una autorità. Il termine viene ricordato per la
Confraternità di Sant'Antonio ad Orsigna e per l'incaricato
delle feste patronali di Castagno (cfr. lo "Atlante delle tradizioni
popolari nel pistoiese", Pistoia, 2000, pp. 136, 138). L'etimo del
termine va rintracciato nel germanico Kamarling (= addetto alla camera
del Re). In italiano il termine Camerlengo (da osservare il passaggio
di "a" in "e") è usato esclusivamente per indicare il Cardinale
che amministra la camera apostolica e rappresenta la Santa Sede nel
periodo di vacanza conseguente alla morte del Pontefice camoiardo = tessuto fatto di peli di capra. Si tratta della variante locale (per trasposizione) di mocaiardo. L'etimologia del termine sembra risalire all'arabo "mokhayyar" con aggiunta del suffisso germanico -ardo canappa = Vedi
alla voce nappa carla =
varietà di mele. Da un antroponimo germanico carlina = pianta con foglie disposte a raggiera e molto spinose (spec. Carlina acaulis). Nel suo "Avviamento alla etimologia italiana" (Firenze 1999) scrive Giacomo Devoto: "diminutivo di cardo incrociato con Carlo (Magno) cui un angelo l'avrebbe suggerita come rimedio contro la peste". Si usa anche il termine "scarlina" sia per indicare piante del genere carlina che altre piante come Galactites tomentosa catrafosso /
scatrafosso = luogo scoseso, burrone. Vedi alla voce catro cecca = gazza o
cornacchia ammaestrata. Potrebbe derivare dall'antroponimo Francesco
(Francesco > Cesco > Cecco) a sua volta di origne germanica
(Franck + -isk) oppure da cilecca (scilecca in pistoiese significa dare colpi con la mano aperta) a sua volta da confrontare col
bavarese austriaco schleck (interazione di scherno). Da Frank + isk
deriva il nome pistoiese di una varietà di mele (francesca)
particolarmente profumata ed usta in passato per profumare la biancheria cecca = nella
locuzione "far cecca" (col significato di tremare delle gambe, ma anche
non riuscire in un intento, far cilecca). Vedi alla voce precedente chioccaballe =
gioco per ragazzi detto anche schioppetto. Composto dai termini
longobardi klohhon (battere) + palla / balla chiocco = colpo
apoplettico. Dal longobardo klohhon (battere) chionzo = basso
e grasso. Dal longobardo klunz (pesante) chionzo = goffo
e impacciato. Vedi alla voce precedente chionzo =
stupido. Vedi alla voce precedente ciafarda = Vedi
alla voce scafarda cianca = gamba.
Dal longobardo zanka "tenaglia", cioè gamba messa male cianca = coscia.
Dal longobardo zanka cianca = zampa.
Da zanka. Secondo il Dizionario Etimologico Zanichelli il termine zampa
è da ritenersi un probabile incrocio di zanka con il latino
tardo gambam (nel senso di arto di qudrupede). Rimanendo su "zampa" segnaliamo che a Lizzano il termine derivato "zampone" vale anche per "calcioni" (in italiano invece "zampone" indica un particolare prodotto culinario) ciancalò = pupazzo fatto con la pasta
di pane, con le gambe piegate. Da zanka cianchetto =
coscia magra. Da zanka cianchetto = rametto staccato dalla pianta. Da zanka "tenaglia" perché la sua
biforcazione può ricordare una tenaglia cianchetto =
parte di un grappolo d'uva. Vedi la voce precedente fà ccianchetta
= in pistoiese significa "fare lo sgambetto". Da zanka (tenaglia) cianciucare =
masticare. Da zanka (tenaglia) incrociato con "biasciuare" (vedi alla
relativa voce) e all'onomatopeico "ciancia". L'azione del masticare
viene paragonata a quella di una tenaglia cianciuino =
persona svogliata nel mangiare. Da confrontare con cianciucare (vedi
alla relativa voce) cianciuino /
cianciuchino = chi è lento a fare le cose. Vedi alla voce
precedente cianciuino /
cianciuchino = buono a nulla. Vedi alla voce precedente cianciucolare / scanciucolare
= tagliare irregolarmente e senza garbo. La voce deriva dal
longobardo zanka (tenaglia) cianciucolo =
pezzettino, avanzo di qualcosa. Vedi alla voce cianciucare cianco = ramo di
un albero spezzato. Forse da zanka (tenaglia) ciarpino = cravatta in treppiese. Da segnalare il francese echarpe (fascia ad armacollo) a sua volta derivato dal franco skerpa (bisaccia ad armacollo). Si noti che l'etimologia è la stessa di sciarpa e ciarpame. In alcune aree della montagna pistoiese (es: Piteglio) ciarpare è un verbo riflessivo col significato di coprirsi con una sciarpa cicimbrodola =
gioco infantile. Nella parola, forse, è contenuto il tema
germanico brodh cilinga =
neologismo pistoiese col significato di gomma da masticare. Presenta il
suffisso germanico -inga / -enga. Nelle zone altorenane è
più facile riscontrare questo suffisso nelle forme -enga (renga,
paterlenga, balengo) mentre nelle zone pistoiesi è più
facile riscontrare la forma -inga (petrolinga, cilinga, aringa, ma
anche ghenga, sghengo). Rimanendo in tema di suffissi germanici
ricordiamo che il suffisso -iska (come il suo omonimo suffisso ligure)
tende a presentarsi preferibilmente in una forma -esca (Pellegrinesca,
Maresca) specie in area pistoiese; tale dato ci pare in linea con le
osservazioni che furono formulate da Giovanni Flechia nelle sue lezioni
torinesi del 1872 / 1873: "Il suffisso esco è più
adoperato in Toscana che nell'Italia superiore. Il suffisso asco invece
è più proprio dell'Italia superiore e si trova in
Piemonte ne' nomi locali" cilocco = mogio.
Forse legato al tema luk (incerto / vuoto / non compatto di spighe) ciompo = tono
affettivo usato prevalentemente in funzione allocutiva ("tanto bello 'l
mi' ciompino"). Il Devoto propone la seguente etimologia: "incrocio di un onomatopeico 'ciang' (saltellante) con zompo". A noi pare più logico supporre un incrocio tra cianca (vedi alla relativa voce) e zompo (vedi alla voce zombare). I ciompi nella Toscana del XIV secolo erano lavoratori salariati iscritti all'Arte della Lana (celebri quelli della rivolta fiorentina). Da segnalare come il Pianigiani rintracci una possibile etimologia del termine 'ciompo' nel tedesco 'zunft' col significato di comunità, ordine, ceto, cooperazione d'arti e mestieri cioncia =
pietanza in umido composta da ritagli di carne di vitello e, in
particolare, di labbra e guance. Vedi alla voce cioncio nell'accezione
di labbro grosso cioncia =
pietanza di poco prezzo. Derivata da cioncia nelle precedente accezione cioncio =
carino. Probabilmente da collegare a ciompo (vedi alla relativa voce).
La Chiesa di San Michele in Cioncio a Pistoia, infatti, dovette sorgere
tra il XII e il XIII secolo nei pressi di antichi lanifici cioncio = labbro
grosso. Vedi alla voce precedente. Il rimando al cioncio, forse,
andrà ritrovato nel vocabolo "inciampare" (anch'esso dal
longobardo zanka + gamba) per allusione alle dimensioni di un labbro che fa
inciampare. Restando all'ambito di "inciampare" andranno ricordati ciampellare (camminare con difficoltò) e ciampelloni (camminare traballando); nel dialetto lucchese c'è 'ciampare' (ingannare) cionco = nella
locuzione "dare un cionco" (dare un taglio). Per questa voce è
stata proposta sia un'origine protobulgara (i Bulgari furono uno dei popoli associati ai Longobardi durante l'invasione dell'Italia) che un'etimologia da
"truncare" con intrusione onomatopeica. Tuttavia è tutt'altro da
escludere un rifacimento a partire dal longobardo zanka (tenaglia) ciscranna =
scranna con spalliera. Vedi alla voce scranna. Il Gamillscheg propone, sia pure in termini dubitativi, una etimologia da *sitz-skranna (Romania Germanica, II 157). ciuffello =
piccolo ciuffo di cappelli. Dal longobardo zopf (capelli). Nella nostra
area di interesse il termine ciuffo è usato anche per indicare
la cresta del gallo. Per l'uso più comune di ciuffo si trascrive il seguente passo tratto da un racconto per l'infanzia di Collodi: "«Che cosa voglio?... Voglio prenderti per un ciuffo dei capelli e scagliarti lontano mille miglia»" ("Pipi lo scimmiottino rosa", cap IX). ciuffellona =
donna dai tanti capelli che tiene, però in modo disordinato. Dal
longobardo zopf (capelli) ciuffone =
persona con i capelli lunghi. Dal longobardo zopf (capelli). Nella nostra area di interesse esiste anche ciuffona col significato di "donna con i capelli voluminosi ed in disordine" colombina =
dolce natalizio dell'Alta Valle del Reno fatto con farina, zucchero,
mostarda dolce, uova, pinoli e uvetta. La voce in quanto tale è
italiana, la tradizione forse no. Anche se di foggia molto diversa la
colombina altorenana potrebbe, infatti, avere la stessa origine della
colomba, il tipico dolce pasquale italiano: verso la metà del
sesto secolo venne offerto ad Alboino, re dei Longobardi, che stava
assediando la città di Pavia un pane lievitato dalla forma di
ciambella. Il nome di colomba / colombina potrebbe ricollegarsi
all'importanza, dal punto di vista simbolico, della colomba per i
Longobardi (si pensi alle pertiche longobarde sormontate da colombe) e più in generale per i germani (anche per i goti la colomba aveva un'importanza non secondaria in relazione al culto dei morti, tanto che il vescovo Ulfila designa la tortora con l'espressione hraiwa dubo > 'colomba del morto', 'colomba della tomba' (cfr. p. 117 di S. BOSCO COLETSOS, "Le parole del tedesco", Garzanti, Milano, 1993)). coltrare =
arare. Vedi alla voce "coltro" coltro = aratro.
Dal latino culter > aratro. E' tuttavia possibile che la voce sia sopravvissuta per influenza della antica unità di misura longobarda denominata "coltra"(vedi alla relativa voce) cordesco = agnello di seconda figliatura. Latino "chordus" (nato tardi) + suffisso germanico -iska
coredo = corredo nuziale (da notare
la degeminazione consonantica di rr tipica dell'area pistoiese e
altorenana). Le voci del tipo corredo, arredo, etc. derivano dal gotico
"garedan" (fare provviste)
crazia = moneta di poco conto. E' voce del tutto desueta derivata da una antica moneta granducale menzionata anche da Benvenuto Cellini. L'origine del termine dovrebbe essere collegato a kreuz (croce)
cridare =
Piangere. Sicuramente da ricollegarsi a gridare, ma è da
segnalare una analogia con l'inglese to cry (piangere / gridare).
Sempre in tema di analogie va segnalato da un lato il tirolese "cria"
(=fanciullo), ricordato da Zanardelli nel 1910, e dall'altro il
pistoiese ed altorenano "cria" (dal significato molteplice di
pesciolino appena nato, ultimo nidiaceo di una covata, germogli e
funghi che iniziano a spuntare). In questo caso è il tirolese a
prendere in prestito un termine italiano (vedi il toscano "criare" per
creare). crochione =
epiteto dispregiativo che i pavanesi usano nei confronti dei sambucani.
Probabilmente da ricollegarsi al pistoiese crocchia (testa grossa), ma
non è del tutto da escludere una forma alto tedesca krot (=
rospo) con esito crocchione (=rospone / rospaccio). Un vago appiglio a
quest'ipotesi germanica è offerto dall'accrescitivo -one che
appare un po' eccessivo per crocchia(se infatti 'crocchia' è
uguale a testa grossa (=testone) allora 'crocchione' sarebbe "testone
grossone") mentre appare ragionevole per krot. In alternativa è
ipotizzabile una origine da crocchiare (gracchiare) da collegare a un
germanico hrok e gotico hruk (cornacchia) presente in alcune zone
dell'Appennino tosco - emiliano crocchione =
epiteto desprigiativo che i sambucani usano nei confronti dei pavanesi.
Vedi alla voce crochione crocchione = a
Montale Pistoiese indica il babbeo. Vedi alla voce crochione crosto =
contadino zotico. Forse da collegare, per metafora, a rosta (vedi alla
relativa voce) danzara =
sbornia. Probabilmente da un tema germanico assimilabile al francone
dintjan (muoversi qua e là) dato che gli ubriachi si muovono
barcollando. Dallo stesso tema germanico deriva il termine danzare. erba lavandaia =
il sintagma è relativo a un reltitto della cultura germanica
legata ai miti del midsummer. Quest'erba (a cui si attribuivano poteri
magici - terapeutici, usata per lavare / levare le paure) veniva
raccolta nel mese di Giugno durante la festività di San Giovanni
(periodo coincidente col midsummer) e poi messa a seccare. Una volta
seccata veniva fatta bollire con l'ulivo benedetto ("ulivo benedito").
L'acqua così ottenuta serviva a lavare chi aveva avuto una paura
o chi era rimasto particolarmente scosso da un evento. Ancora oggi
(anno 2004) una anziana venditrice della Sala offre questo particolare
prodotto durante il mercato essere stangato
= essere in miseria. Da stanga, voce germanica fallace = frutta
eccessivamente matura. Come l'italiano fallare potrebbe derivare da
fall (caduta) probabilmente incrociato con il latino fallere fersa =
morbillo. Stando alla lezione di Giorgio Filippi la voce va collegata a un termine germanico affine al tedesco alpino fersse o fräsle fiaschetta =
nell'espressione "andare a fiaschetta" e cioè muorire. Dal longobardo flaska (tedesco
flasche > bottiglia) frescino
= piccolo rivolo. Da frisk (fresco, nuovo) fischio /fistio
= fischio, ma anche apertura sul davan ti dei pantaloni (i fischiotti invece sono una pasta alimentare a forma di piccoli cilindri). Stado all'etimologia del Pianigiani potrebbe trattarsi di voce d'origine latino - longobarda: "detto per FISTIARE forma sincopala di FISTULÀRE, che nel latino barbarico prese anche tale significato. In una vecchia glossa longobarda leggesi infatti : 'FISTULA VULGO FISCLA'" frignolo
= brufolo. Forse da un alto tedesco finne (pustola). Nella nostra area di interesse, come un po' ovunque nella penisola, si usa anche il termine "frignare" (piangere) che secondo il "Dizionario etimologico degli Alti Bruzi di Calabria" ( http://www.paternostro.org/~luigi/vocabolario.htm) sarebbe da ricollegare ad un germanismo (vedi tedesco flennen) gaignare =
ridere per impulso irresistibile. La voce potrebbe essere germanica
(così come potrebbero essere di origine germanica il provenzale
gai e l'italiano gaio). Nicoletta Francovich Onesti nel suo libro sui
Vandali (N. FRANCOVICH ONESTI, "I Vandali. Lingua e storia", Carocci,
Roma, 2002, p.187) riconosce una voce germanica "gaila" col significato
di gioia gaignoni = chi
ridacchia. Vedi alla voce gaignare galoppini = fagioli (pistoiese cittadino). Non è chiara la motivazione per cui il termine galoppino è passato ad indicare il fagiolo. La voce galoppare (e i suoi derivati) deriva dalla lingua franca (wola lapan > ben correre) per tramite del francese. Termien da valutare in relazione all'Area Carlo Magno anche se posteriore alla figura dell'imperatore franco garbeggiare =
piacere. Dal gotico garwi / garws (preparazione, ornamento) garbo = gesto
scomposto. Dal gotico garwi / garws (preparazione, ornamento) garbo = difetto
su un abito. Dal gotico garwi (preparazione). Dalla stessa radice
gotica abbiamo anche l'italiano garbato (di uso prevalentemente toscano
e molto diffuso sia in Alto Reno che nel pistoiese) e sgarbato (e
relativi derivati) garboso =
garbato. Vedi alla voce garbo. Il suo vezzeggiativo è garbosino ghigna = faccia.
Da confrontare con un francone winkan (far cenno) ghignare =
ridere. Vedi alla voce ghigna ghignoso =
noioso, antipatico, schifiltoso. Vedi alla voce ghigna gianni = verme della frutta (anche baogianni). Nel Dizionario Etimologico di Cortellazzo e Marcato alla voce 'giannello' si legge: "GAINNELLO... Da Gianni "Giovanni". Riferito originariamente al solo baco delle ciliegie, la denominazione è legata alla credenza popolare che, nelal notte di San Giovanni Battista (24 giugno) entrino nelle ciliegie, finoa quel momento immuni, i vermi e che, perciò, da allora non si possa più mangiarne". Non pare, a questo punto, fuori luogo ricordare come presso i popoli germani il solstizio d'estate venne mimetizzato nella festa cristiana di San Giovanni (anche per i Longobardi San Giovanni Battista era uno dei Santi più importanti), a cui resta comunque il nome di di midsummer. In Italia il 24 giugno sopravvivono tradizioni legate ragionevolmente al sostrato culturale germanico come "la guazza di San Giovanni". gongola =
guancia del maiale. Il Cortellazzo e la Marcato scrivono nel loro dizionario etimologico: "si risale ad una voce gotica 'ango' > 'guancia'; a tale famiglia lessicale potrebbe appartenere anche il toscano (pistoiese) 'gangola' > guancia del maiale" gorare =
scorrere lasciando una traccia di liquido. Da gora (longobardo wora),
vedi alla relativa voce gorare = perdere
acqua da un vaso e simili. Vedi alla voce precedente gorata = acqua
contenuta nel bottaccio. A Piteglio il termine "gorata" indica anche la "gugliata, pezzo filo filo con cui si cuce". Vedi alla voce gora graffio = arnese
fatto di cerchi di ferro a cui sono appesi dei ganci ed usato per
recuperare i secchi caduti nel pozzo. Dal longobardo krapfo (uncino). Il plurale "graffi" indica invece uno strumento per la cardatura, costituito da un traliccio e da due spazole con denti di ferro contrapposti ed usato prevalentemente per cardare la lana o la canapa
Anche la voce italiana graffio ha origine dal longobardo krapfo graspo / raspo = grappolo
d'uva senza chicchi. Già il Muratori aveva riconosciuto l'origine germanica del termine. In
italiano abbiamo diversi termini del tipo raspare, raspa, raspino,
raspatura, raspo tutti derivati da un germanico raspon (grattare) grattarella
= rogna. Vedi alla voce grattino grattino
= persona (spec. ragazzino) a cui piace rubacchiare. Da confrontare con
l’italiano grattare a sua volta derivato da una voce germanica affine
al franco kratton (tedesco kratzen) grennare = Ha due significati: a)
battere i denti, tremare dal freddo. b) indugiare. Onestamente non siamo riusciti a trovare un solo vocabolario etimologico che fornisse una interpretazione più o meno autorevole, dunque ne proponiamo una noi: da confrontare con l'anglosassone grinian > far boccacce, smorfie, storcere la bocca piangendo o ridendo. Questa interpretazione non spiega tuttavia né il passaggio di "i" in "e" né il significato di altri termini derivati come grenno (> "moccio dei bambini") se non per vaga analogia col tremare dal freddo. Da un franco grinan si ha digrignare per probabile influsso del francese antico (grignier) griccia / gruccia =
guancialetto posto sopra un'asta ed usato dalla civetta nella caccia ai
pettirossi. Da krukkja (gruccia). Nella nostra area di interesse troviamo anche gruccia nel significato proprio dell'italiano (supporto per gli abiti ed appoggio per chi non è in grado di reggersi sulle proprie gambe) assieme a una più rara variante "croccia" che risulterebbe, per Arrigo Castellani, un derivato del germanico *krokkja, in rapporto apofonico con *krukkja, romanizzato negli ultimi tempi dell'Impero Romano (cfr. A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana - introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 80) grifo = nome
usato in alcune località pistoiesi e dell'Alto Reno (con
varianti grifone, grifale, grifalo) per indicare il barbagino (un
fungo). All'origine del termine potrebbe esserci il longobardo "grifan"
(afferrare) per tramite di grinfia (mano). La variante treppiese
"griffiare" pare un ulteriore incriocio tra grifan e krapfo (uncino)
ampiamente gisutificata dalla forma di questi funghi grisgiantina =
grigiastra (voce badese). Il termine italiano grigio e i suoi derivati
locali risalgono tutti a una parola germanica confrontabile con l'alto
tedesco antico grisi (tedesco greis) gronchio =
intirizzito dal freddo. Forse incrocio tra granchio (vedi alla relativa
voce) e tronco groppino =
(nella locuzione "fa groppino") col significato di abbassare la schiena
in senso di sottomissione o mortificazione, ma anche col significato di
chinarsi e far montare qualcuno sulla propria schiena per aiutarlo a
salire. Come l'italiano groppa (col significato di schiena) il termine
trova la sua origine nel germanico krupfa / kruppa (tedesco kropf >
gozzo) grotto =
passaggio fra un campo e l'altro. Probabilmente da ricollegare a grotto
nel senso di dirupo (vedi alla voce) gua' =
esclamativo (To! gua'). E' voce pistoiese ed altorenana collegata al
tema guardare di origine germanica (cfr. longobardo warnen 'guardarsi',
franco wardon 'stare in guardia', tedesco warten 'aspettare'). Come
abbiamo avuto di dimostrare sono moltissime le parole con tema gu- di
origine germanica o influenzate nel trattamento fonetico da
longobardismi (es: guai = incrocio tra latino vae e gotico wai, guaire
= dal latino vagire con lenizione totale di g e trattatamento
longobardo di v (w) > gu (di origine direttamente longobarda è invece "sguaiato" > wadi 'pegno'), guanto = dal franco wanth, guarire = dal
longobardo warjan (tener lontano)) guado = nome di una pianta usata in tintoria. Dal longobardo waid (erba colorante). Il termine "guado", nel suo usuale significato di zona poca profonda di un corso d'acqua, deriva dal latino vadum con trattamento "germanico" della V confusa con una W gualcare = detto
dei panni ("gualcare i panni"). Dal longobardo walkan (rotolare) gualcire / sgualcire
= spiegazzare, sciupare. Dal longobardo walkjan guanciale =
cuscino. Vedi alla voce guancia guanciola =
guancia del maiale. Vedi alla voce guancia guanto =
voce di significato chiaro anche nella lingua nazionale (indumento che ricopre la mano). Da confrontare col franco want. Che si possa trattare effettivamente di un termine germanico assunto per tramite del francese è ben difficile crederlo dato che se ne trova già menzione nella 'Vita Columbani' di Iona di Bobbio (VII secolo). Da guanto anche i derivati agguantare, guantaio, guantone, etc. guizzolo =
ragazzino vivace. La voce appartiene alla stessa categoria dei termini
italiani guizzare, guizzo, guizzante attribuita dai più al
longobardo wizza (vedi in proposito lo "Avviamento all'etimologia
italiana" di Giacomo Devoto). A nostro modesto avviso è
improbabile che il longobardo wizza (bosco demaniale con diritti
esclusivi) possa aver originato una classe dei termini col significato
di "scivolare con velocità", "vivacità" e simili. Per il
termine guizza (e relativi derivati) riteniamo dunque plausibile un
incrocio tra wazzer (acqua) e quillan (zampillare), mentre il wizza
> guizza ha trovato principalmente esito nella toponomastica. In ogni caso andrà tenuto in debito conto la lezione sempre preziosa del Muratori: "Ancor qui credo io che s’abbia a ricorrere alla favella Tedesca, la quale ha wischen, o witschen, per testimonianza del Cramero, significante lo stesso. Sempre, ripeto, il nostro GU indizio è di parola Tedesca" imbrode =
trattasi di una specie di brodetto di castagne. Da brod impallonito =
fico grosso, ma maturato male. Dal longobardo palla impancare =
inventare scuse. Da panca (longobardo panka) inascherirsi =
sdegnarsi. Vedi alla voce aschero incatriare =
fare un graticolato, un catro. Vedi alla voce catro incatricchiare = l'arruffare del filo che si dipana. Vedi alal voce catro ingolla = vedi
alla voce angolla introgolio =
azione ed effetto dell'introgolare. Da trog. La presenza di numerosi
termini legati al tema "trog" è da ricollegare all'importanza
dell'allevamento dei maiali per i Longobardi, come illustra il brano
seguente: "la loro [dei longobardi] attività principale è
costituita dalla caccia e dall'allevamento di quegli animali che meglio
si adattano alla vita della foresta: suini in prima linea" (G. LUZZATO
citato in A. DESIDERI, "Storia e storiografia", Vol. I, Casa Editrice
G. d'Anna, Firenze, 1977, p. 103). inzuppa =
stroppicciata con la mano aperta dal basso verso l'alto, specialmente
sulla nuca. Da supfa (polenta tenera) isbandire / sbandire
= antica voce montalese col significato di "mandare in bando"
(Nerucci). Dal gotico bandwjan (fare un segnale) lasca = nome di
un pesce di colore grigio - cenere. Da un longobardo aska (cenere), la
forma presenta concrezione dell'articolo. La voce è pervenuta anche nella lingua tedesca (Äsche) sia pure ad indicare il salmo thymallus che è specie totalmente differente dalla nostrana lasca (Chondrostoma genei). In Dante la costellazione dei pesci è chiamta 'lasca celeste': "quando casca
giù la gran luce mischiata con quella
che raggia dietro a la celeste lasca" (Dante, Purgatorio, XXXII, 52 - 54) lastra = voce
germanica secondo lo storico L. Muratori leppa = freddo.
Forse da collegare a leppa (vedi alla voce) perché la paura,
come il freddo, fa tremare lergnino =
persona esigente nel mangiare. Forse da collegare a lornia (vedi alla
voce) linghiera =
ringhiera con inversione delle liquide r> l. La parola deriva dal
tema germanico ring / hring (anello, cerchio). Il tema hring / ring ha
avuto un interessante sviluppo nella lingua italiana come rappresentato
dagli esempi seguenti: arengo (dal gotico hari – hriggs "circolo
dell’esercito"), arengario, arringo (ad + ringo), arringare (in origine
"agire davanti all’arringo"), rango listria = lista. Da confrontare col
franco lista (orlo, striscia). Da un gotico / longobardo alisna (attrezzo) si ha lésgna in pavanese col significato di lesina (anche lesina e lesinare derivano da alisna) lobbia = ballatoio, loggia. Dal germanico laubja. Dallo stesso vocabolo germanico, ma con probabile influsse del francese antico "loge" abbiamo loggia e alloggio. In italiano è registrato anche il termine lubbione (grande loggia) lolocco = stupido. Da luk (incerto,
vuoto, non compatto di spighe) lonzo = pigro.
Dal longobardo lunz (pigro) lornia = persona
svogliata nel mangiare. Forse da collegare a lornia (vedi alla voce) maggenga = a Granaglione e in altre località dell'Alto Reno e del pistoiese indica la lana ottenuta con la tosatura delel pecore a Maggio ("La lana 'maggenga' era lunga, riccioluta e più adatta per guanciali e coperte imbottite", Al Sas, n. 10, II Semestre 2004, p. 69). Presenta il suffisso germanico -enga mannire la tavola
= preparare la tavola. Da collegare al gotico manwjan magone =
afflizione. Dal longobardo mago (stomaco). La correlazione tra lo
stomaco e l'afflizione è chiaramente derivata da una
constatazione psicosomatica marasco = albero
delle maresche. Vedi alla relativa voce marcare =
produrre dei lividi con delle percosse. Da confrontare col franco
"marka" (segno). Sulla base dello stesso tema germanico anche il termine "marchese" ad indicare il mestruo femminile marchione =
ferro per chiudere l'uscio. Forse da confrontare col francone "marka"
(segno) marco = livido.
Vedi alla voce marcare maresca - marasca
= frutto del visciolo (una varietà di ciliegio) con frutti a
polpa acidula. La voce viene fatta derivare da alcuni da un ignota
radice preindeuropea ligure - meditteranea, secondo altri invece
l'etimologia andrà ricercata in amaro con aggiunta del suffisso
germanico -iska. La categoria di amaro, a cui la voce dovrebbe fare
riferimento, comprenderà significati più ampi di quelli
normalmente attribuiti al termine indicando, così, una serie
complessa di significati contrapposti a quella di dolce. L'accezione di
amaro che sottende "maresca" è quindi di grande interesse dal
punto di vista dei rapporti tra tipologia linguistica e lessico (cfr.
N. GRANDI, "Fondamenti di tipologia linguistica", Carocci, Roma, 2003,
pp. 49 - 51). meo = termine
dai significati molteplici (bambino, garzone di bottega, ragazzino
praticante il lavoro dei carbonai, ragazzo sveglio e, al contrario,
persona stupida). Il termine meo (propriamente toscano e pistoiese)
è da collegarsi al culto dei longobardi nei confronti di San
Bartolomeo; a Pistoia è ancora viva la benedizione dei ragazzi
il giorno di San Bartolomeo (24 agosto). Di grande interesse un
testimonianza di Alberto Chiappelli risalente agli anni 20 del XX
secolo: "Le dette corone [quelle poste sulla testa dei bambini che
devono ricevere la benedizione di San Bartolomeo] ... rassomigliano ...
a quelle che in tempi antichi portavano i re e gli'investiti di qualche
divinità o di qualche ordine cavalleresco" ("Atlante delle
tradizioni popolari nel pistoiese", Pistoia, 2000, p . 149). Tutt'oggi durante i festteggiamenti legati al "San Bartolomeo" sono venduti dei dolci fatti di palline (dette pippi) tenute unite da una corda di spago e chiamati "corona di San Bartolomeo" miccio = Asino
(a San Mommè il termine miccio indica il maschio della pecora).
Si tratta di una voce pistoiese alternativa al più noto ciuco.
Alcuni fanno discendere la voce miccio da un onomatopeico 'mu' (invece in latino abbiamo onagrus)
tuttavia è possibile ipotizzare una origine dal germanico meku
(cfr. N. FRANCOVICH ONESTI, "Vestigia longobarde in Italia", Artemide
Edizioni, Roma, 2000, p. 244) da intendersi come soprannome affettuso
(diverse categorie di animali sono identificate con vezzeggiativi o
nomi di persona (il baco ad esempio è detto gianni o lolo)) miccio = labbro
grosso ("a ciuco"). Vedi alla voce precedente miccio = grugno
del maiale. Vedi alla voce precedente montone =
vocabolo di area pistoiese e di alcune parti dell'Alto Reno utilizzato
per indicare il maschio della pecora (nelle parti più
settentrionali dell'Alto Reno è in uso bricco), per il Muratori
potrebbe essere vocabolo di origine francone ("Nel Breviario delle
cose Fiscali di Carlo Magno, dato alla luce dall’Eccardo, si
trovarono nella Villa Regale verveces cum agnis octoginta, multones
octoginta duo") morgano =
persona rozza, grossolana, talvolta anche in relazione all'aspetto
fisico. Possibili varie interpretazioni (nome o soprannome di una
persona, riferimento al pirata Henry Morgan, etc.) tra queste una la
vuole legata a morganatico (voce che indica un matrimonio tra
un uomo di alto lignaggio con una donna di minor casato). In questo
caso l'origine di entrambi i termini andrà ricondotta all'usanza
longobarda del morgengab (lett. dono del mattino) con notevole
spostamento dal significato originario nacchera =
cavità dietro al ginocchio. Anziché dall'arabo naqqara
bisognerà cercare l'etimo della parola nel longobardo knohha
(nocca, nodo, giuntura) nappo =
piattello di latta con manico che serve a riporre l'olio gocciolante
dal boccale nell'attingerlo dall'orcio. Come l'italiano nappo (coppa,
bicchiere) dovrebbe derivare da voce germanica (tale è
l'intendimento del Dizionario Etimologico Zanichelli). In area pistoiese abbiamo anche nappe ad indicare i fiori rossi del trifoglio (la presenza di nappo ad indicare anche i fiori del trifoglio non deve sorprendere dato che per Cortellazzo e Marcato 'nappo' sono solo è termine di origine germanica ma ha anche molte applicazioni in vari dfialetti) neccio guercio =
piccola schiacciata di farina di castagne cotta fra piastre rotonde di
pietra detti testi a cui si aggiunge carne di maiale (prosciutto,
ciccioli, etc.). Da dwerk. A Pistoia il neccio guercio viene chiamato
anche neccio cècho (= cieco) noccola = nocca
del dito, ma anche malleolo. Da knohha. In pistoiese l'espressione "batte lle noccole" significa 'giocare a carte' noccare =
picchiare. Dal longobardo knohha (= nocca, nodo, giuntura). La forma
nocca è ottenuta per semplificazione del nesso germanico kn
mediante sincope della prima consonante. I dialetti della nostra zona
di interesse, concordemente con l'italiano, ammettono in misura assai
più ridotta del latino volgare e dello stesso latino classico i
nessi consonantici. Tale limitazione coinvolge anche i nessi germanici
quali kn, pf, nr (knohha > nocca, supfa > zuppa e zuffa, Heinrich
> Arrigo). Il nesso germanico sk è invece mantenuto sia
nell'italiano che nei dialetti oggetto del nostro attuale interesse. nocchinare =
picchiare con nocchini. Vedi alla voce nocchini nocchini = colpi
leggere dati alla testa con le nocche. Vedi alla voce noccare noccolo = uomo
forzuto. Forse da collegare a noccare in quanto capace di picchiare
(vedi alla relativa voce) noce = colpo
sulla testa col pugno chiuso. Da confrontare non tanto con il latino
nux, ma con il longobardo knohha attraverso un fenomeno di paraetimologia popolare. Il sinonimo "castagna" si è
sviluppato successivamente in associazione al termine "noce" per incapacità di riconoscere nella lingua longobarda l'etimo
originario del termine nociare =
colpire in testa. vedi alla voce noce nocino =
colpetto in testa. Vedi alla voce noce olocco = persona
stupida. Incrocio tra allocco (nome di uccello) e luk (incerto, vuoto,
non compatto di spighe). L'accezzione di allocco per indicare le
persone stupide troverà in luk la sua spiegazione padottola = voce
treppiese per "pupilla" con "d" cacuminale (-ll- > -d-). Dal
longobardo palla pallino =
termine con numerosi significati, tra i quali l'appellativo scherzoso.
Dal longobardo palla. Da palla si ha pure l'espressione andare in palla (andare in panico) pallocoloso = di
una cosa che si vuol fare apparire più difficile di quanto sia.
Dal longobardo palla pallocoloso =
persona cavillosa. vedi alla voce precedente pallone = nella
locuzione "andare nel pallone" (non capire più nulla). Dal
longobardo palla pallone = vedi
alla voce impallonito palloso =
noioso. Dal longobardo palla pancata = filare
di piante, come viti, ulivi e simili in un podere. Da pank (panca)
inteso come terrazzamento di terreno panchetto = per
Lia Bonzi è voce treppiese che indica il "deschetto del
calzolaio". Dal longobardo pank (panca) pancone = terra
argillosa. Da un germanico bank (banco di terra) pancone = parte
soda e vergine del terreno, sotto lo strato che si coltiva. Vedi alla
voce precedente panoro = 1/12 di
stioro (var. stiolo). Vedi alla voce stiolo pappalocco =
tonto. Da luk + pappa. A tale proposito è bene precisare che in
Veneto, nel XVI secolo, è attestato pappafigo nel senso di
balordo. In pistoiese c'è anche patalocco / patalucco (da long paita > abito passato in pistoiese a straccio e luk) ad indicare anch'esso la persona stupida paravieri / = vasssoietto di legno con manico sotto e tenuto sul pugno, come si teneva lo sparviero una volta, dai muratori per intonacare. Vedi alla voce sparviere pata = cencio.
Dal longobardo paita (abito) pataglia = orlo
basso della camicia. Dal longobardo paita (abito) pataglia =
colletti di ricambio per la camicia. Vedi alla voce precedente patocco =
eccessivamente maturo. Vedi alla voce pata e alla voce tocco pilenco = vedi
alla voce bilenco pillacchera =
schizzo di fango. Vedi alla voce pillaccheria pillaccheria =
schizzo di fango o di altra sporcizia. Incrocio tra il greco -
bizantino pilos (fango) col longobardo zahhar (lacrima / liquido
gocciolante) pillaccola =
macchia di sporco. Vedi alal voce pillaccheria pillaccola =
sudiciume incrostato. Vedi alla voce precedente pillaccola =
cosa da poco. Vedi alla voce precedente pillaccola =
pretesto, cavillo. Vedi alla voce precedente pillaccolone =
persona sporca e disordinata. Vedi alla voce precedente pillaccoloso =
cosa o persona sporca. Vedi alla voce precedente piò = a
Pavana Pistoiese la voce indica l'aratro versorio. Per Francesco
Guccini la voce potrebbe derivare da una parola latino - longobarda
(ploum) pizzo = punta di
fazzoletto, ma anche angolo della tavola. Da confrontare col tedesco spitz (punta). A Badi e in altre località abbiamo anche pizza > punta (ovviamente il confronto con spitz è d'obbligo). Il termine pizzicheria indica invece "salumi, caci e altre simili cose. La crusca non ha che pizzicagnolo. Canti popolari:'La vostra casa odora di moscado, manco se fusse una pizzicheria'" (G. TIGRI). A Lizzano il termine "pizzone" indica una beccata polenta d'zuffa
= voce per indicare la polenta fatta a "topi" (= a pezzattini) nella
Valle del Randaragna (Granaglione). Per il signifcato vedi alla voce
zuffa
pugnoro = 1/12
di panoro. Vedi alla voce panoro raffiata = vedi
alla voce arraffiata raffrescata =
abbassarsi della temperatura, ma anche subire un colpo di freddo. Da frisk raggiaio =
roveto. Vedi alla voce raggia ranchio =
irritazione della gola. Come l'italiano 'arrancare' dovrebbe derivare
da un germanico 'hrinkan' (torcere, piegare) o da un longobardo /
francone rank randa = tesa del
cappello. Da un gotico randa > orlo, lembo randa = antico
gioco. Vedi alla voce precedente rampi = tenaglia
degli scorpioni. Da hrampa (contrazione). Probabilmente da hrampa
deriva il termine rampicante e, per estensione, rampa (delle scale),
arrampicata, etc. In pistoiese è presente anche il termine "rampino" ad indicare la molletta per il bucato (il termine treppiese e il termine pistoiese sono continuatori più fedeli del germanico hrampa) rampichino = piccolo uccello dei
passeracei. Vedi alla voce rampa rampichino = bambino vivace. Vedi alla
voce rampa raspare =
scrivere male. Da raspon (grattare) raspare = andare
cercando gli avanzi nei campi. Da raspon (grattare), ma con significato
da ricondurre a ruspare (frugare) di origine latina (ruspari). raspicciare =
fare un lieve rumore indistinto e continuato, specie coi piedi. Da
raspon raspino =
irritazione della gola. Da raspon raspollare =
rovistare, frugare. per il significato vedi raspare nell'accezione di
cercare avanzi nei campi razzare = pulire
la testa con un pettinino a denti finissimo. Da razziam razzare =
sgridare. Da razziam razzolare =
picchiare / punire. Da razziam. In italiano la parola razzolare indica
il raspare per terra degli animali come rospi, cinghiali, etc. raffio = vedi
alla voce ranfio + longobardo krapfo (uncino) raffrignare =
fare una cucitura o un rammendo alla meglio. Vedi alla voce raffrigno raffrigno =
cucitura o rammendo male eseguiti. Da un longobardo krapfo (uncino). La
voce krapfo ha avuto particolare successo nei dialetti della penisola
italiana e nella lingua nazionale (ad esempio nelle parole graffio,
graffiare, graffa, graffetta, etc.) ranganaJa = voce pavanese per raucedine. vedi alla voce rangone
rangone=
raffreddore con abbassamento di voce. Forse incrocio tra il latino raucus (da ravis arroccamento per il Devoto) e gotico wranks (avittacchiarsi). Dal gotico wranks si ha pure ronco nel senso di zoppo e, forse, il lizzanese "arancinà" (> arrancinato = raggomitolato) rappa=
anomalia nel ginocchio dei cavalli. Dal gotico rappa rebbiare =
battere con furia e con rabbia. Voce di origine germanica da
confrontare con il franco ripil (pettine con denti di ferro). Anche in questo caso, pur essendo l'etimologia evidente, abbiamo ricevuto contestazione su questa interpretazione e dunque, per confermarla, siamo costretti a rimandare al Dizionario Etimologico di Pianigiani e al DELI rebbio =
bastone. Il termine rebbio indica anche la punta di forcone. Vedi alla voce rebbiare
resca = lisca di
pesce. Da confrontare con il gotico liska e il germanico liska (giunco) resta = resca
con passaggio ipercorretto sk > st. Vedi alla voce resca riabbriccolare =
rimettere in salute. Da brihhal riffa = prepotenza.
Da hraffon. Nell'accezione di lotteria, invece, dovrebbe derivare da
uno spagnolo rifa. Vale la pena ricordare che i termini lotto, lotteria, lottizazione sono di origine germanica (los / lot). Il popolo longobardo con la voce los, loz "sorte" indicava i poderi e i villaggi assegnati in sorte alle famiglie longobarde e soggette a tributo verso di esse
rigaiie = voce
pavanese usata per indicare le frattaglie di pollo. Dal latino
medioevale "regalia" (parti della selvaggina spettanti al re o ad un
signore feudale). La tradizione medioevale delle "regalie" dovrebbe
avere origine in ambito germanico (franco o longobardo) rimbreccolare =
rimediare alla meno peggio. Da brihhal rincatrire =
cementare. Forse da catro (vedi alla relativa voce) roncolato =
vedi alla voce arroncolato ropa =
manciata. Dal gotico raupjan (strappare). Secondo Arrigo Castellani esiste la possibilità che anche il termine 'strappare' possa derivare dal franco *strappon (A. CASTELLANI, "Grammatica storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 61) rosa = prurito.
Termine derivato per alcuni studiosi dal partecipio passato di rodere,
ma è tutt'altro da escludere un qualche contributo del
longobardo rosa (crosta); collegato od effetto del prurito, infatti,
è la crosta. Altro termine pistoiese è "rosolina" col significato di solletico, ma anche di irritazione alla gola accompagnata da tosse frequente e stizzosa rospare =
trattar male. Da raspon (grattare) incrociato con rospo (nel senso di
persona scortese). Vedi, tuttavia, alla voce botta rospata =
cattivo trattamento. Vedi alla voce rospare rosticciana =
costola del maiale da arrostire. Voce pantoscana derivata da raustjan
(arrosto). La voce raustjan risulta produttiva anche in italiano dato
che da questa derivano termini come caldarrosta, arrosto, arrostita,
etc. rosta = elemento
architettonico. La voce ha la medesima forma e radice di rostone e
rosta nel senso di argine per fermare le castagne che cadono (vedi alla
relativa voce). Dal longobardo hrausta (fascio di frasche) rostone = grande
rosta in fondo a castagneti. Vedi alla voce rosta ruffolare =
mescolare. Da grufolare a sua volta derivato dal composto latino
grunnire + longobardo grifan (prendere). E' da osservare come già il Pianigiani avesse collegato il termine "grufolare" alla radice di grifan che in provenzale (come peraltro in longobardo) significa afferrare, prendere. E' possibile anche l'intrusione dei vocaboli grifo (muso del maiale) e arruffare (vedi alla voce) rufolare =
frugare, rovistare. Vedi alla voce ruffolare rufolare =
agitarsi nel letto senza dormire. Vedi alla voce precedente rumiciare =
frugare. Dal longobardo hraumjan (stormire) rumiciare =
mescolare. Vedi alla voce precedente rumicio =
confusione, scompiglio. Vedi alla voce rumiciare salaiolo =
venditore. Dalla Piazza della Sala (sede del Gastaldo pistoiese) dove
si svolge il mercato. Sala è voce longobarda saltabecco =
persona vivace. Vedi alla voce saltabecca sambartolomeo /
sammeo = Voce dal duplice significato: 1) interazione di
stizza e di disappunto rivolta a bambini e ragazzi (Sambartolomeo! ma
stà' 'n po' fermo!"); 2) bambino o ragazzo vivace. Per il
significato del termine vedi alla voce meo sanbartolomeini
= ragazzi. Vedi alla voce meo savonina = La
parola altorenana indica una pianta meglio conosciuta come saponaria
(saponaria officinalis). La parola sapone (e i suoi derivati romanzi)
è uno dei rari lasciti germanici accolti nel latino classico ed
attribuibili all'adstrato anziché al superstrato: "Parole
germaniche presso autori latini o in iscrizioni sono relativamente
rare; ricorderemo alces 'alce' (Cesare), ganta 'oca' (Plinio), melca
'latte acido' (Apicio), sapo 'sapone' (Plinio), urus 'bue selvatico'
(Cesare), vanga 'vanga' (Palladio)" (C. Tagliavini, "L'origine delle
lingue neolatine", Patron, Bologna, 1999, p. 284). Per 'uro' riportiamo il passo di Cesare dove parla di questo animale: "Tertium est genus eorum qui uri appellantur. Hi sunt magnitudine paulo infra elephantos, specie et colore figura tauri" (G. CESARE, "Bellum Gallicum", VI, 28, I). Tra i termini di origine germanica accolti in età classica c'è anche "bisonte" (bison, -ontis (Plinio)) da confrontare con l'alto tedesco antico wisunt. sbardolata /sbaldoriata = fiammata vivida ed intensa. Da bald > audace. Nella nostra area di interesse abbiamo anche sbaldorare (col doppio significato di soffrire il caldo e fiammeggiare rapido ed intenso del fuoco)
sberleccare = leccarsi le labbra dopo aver mangiato e bevuto. Da un incrocio tra leccare e sberleffo (con significato ancora legato all'originale leffur longobardo > labbra). In italiano sberleffo ha oggi il valore di derisione. Stando a Cortellazzo e Marcato è assai probabile che l'italiano sberla si basi su una connessione con sberleffo
sbilerchi =
occhi storti. Da link (storto) da confrontare col latino volgare
bisluscus (strabico) sbilerchiare =
gaurdare di traverso. Vedi alla voce sbilerchi sbraco = vedi
alla voce sbrago sbreccola =
donna brutta. Da brehhan sbreggola =
persona particolarmente magra. Derivato dal significato principale
(scheggia lunga e sottile) a sua volta originato da brehhan. Francesco
Guccini si è divertito per un attimo ad immaginare un neologismo
"sbreggola" ad indicare le interruzioni pubblicitarie, ma concludendo
che "Detto tutto questo, affermare, però davanti alla
televisione: 'Che noia! Ancora una sbreggola pubblicitaria!' mi sembra
francamente un po' eccessivo" (F. GUCCINI, "Dizionario del Dialetto di
Pavana", Porretta Terme - Pavana Pistoiese, 1998, p123) sbroccia =
minestra troppo cotta. Vedi alla voce sbroscia sbrodolio = vedi
alla voce brodolio sbrodolone =
vedi alla voce brodolone sbrogiolare =
parlare senza discernimento. Vedi alla voce brocciolare scafarda = gran
quantità, soprattutto di cibo contenuto in un grosso recipiente.
Da scaffilum (unità di misura terriera, ma anche misura di
capacità dei cereali usata dai longobardi). Per la Francovich
Onesti la voce scaffilum è da collegare a un germanico skapan
col significato di recipiente (N. FRANCOVICH ONESTI, "Vestigia
longobarde in Italia", Artemide Edizioni, Roma, 2000, p. 115) scaluffare =
scompigliare i capelli, spettinarsi. Da arruffare (vedi alla voce) scaluffato =
spettinato, con i capelli scomposti. Vedi alla voce precedente scanscio =
angolo, sottoscala, bugigattolo. Da sguancio (taglio obliquo nel muro)
a sua volta derivato dal longobardo wankja (guancia) scarpinata =
camminare a lungo con andatura sostenuta. Probabilmente dall'italiano
scarpa a sua volta derivato da un germanico skarpa. In alternativa
è possibile che il termine derivi dall'italiano scarpata a sua
volta generato da un gotico skrapa (sostegno) scatricchio =
pettine fitto (il Pianigiani riporta anche il significato di "capelli intrigati quasi come una catricola (dial. pistoiese)"). Probabilmente da catro (vedi alla relativa voce) schergna =
derisione, sberleffo. Vedi alla voce schergnare schietto = secco
(detto di vino). Da un gotico slaiths (sincero) schietto =
sincero. Vedi alla voce precedente schietto = sano
di mente. Vedi alla voce precedente schifo = epiteto
dispregiativo (es: "quella schifa non mi ama"). Il locale schifo (come
gli italiani schifo (sensazione di ripugnanza) e schivare) è da
confrontare con il franco skiuhjan (aver riguardo). In pistoiese anche "schifenza" e "schiferia" (= schifezza) schiribizzo = la
voce è generalmente interpretata come l'italiano ghiribizzo
(idea bizzarra, capriccio improvviso), tuttavia per alcuni può
significare un brivido improvviso, ma anche l'essere schizzinosi. La
parola schiribizzo (come l'italiano ghiribizzo) è rapportabile a
due termini alto tedeschi: krebiz (gambero) e bizzo (morso). Anche i
termini italiani bizza e bizzarro sono, forse, da ricondurre a krebiz +
bizzo sciamannare =
sciupare. Vedi alla voce sciamanno sciamannato =
chi si comporta in modo irresponsabile. Vedi alla voce sciamanno sciamannio =
disordine, confusione di oggetti. Vedi alla voce sciamanno sciamanno =
persona trascurata o disordinata. Dal gotico manwjan (preparare) con
suffisso sci- con valore negativo sciamannoni /
sciabandoni = in modo trascurato. Vedi alla voce sciamanno sciancare = spezzare. Da zanka (tenaglia) scioncare /
scialancare = sciupare, sformare, troncare. Vedi alla voce sciancare scofon = voce lizzanese per indicare i calzerotti, sopracalze di lana o di panno. Secondo Alberto Menarini, riprendendo in proposito la posizione che già fu di Battisti e Alessio, dovrebbe trattarsi di voce d'origine gotica ("da un gotico scos latinizzato poi scof") scola = spola,
ma anche pasta dolce di forma simile a una spola (così anche in
Nerucci (1880)). Dal gotico 'spola' scolta = la voce è ancora in
uso in alcune località della nostra zona di interesse come
Gaggio Montano, Lizzano in Belvedere, etc. Si tratta di un derivato del
longobardo skulk (pattuglia di esplorazione)e gotico skulka (spia).
Molti termini germanici sono sopravissuti fino ai giorni nostri
cambiando tuttavia di sinificato: ad esempio il delicato "stormire"
deriva dal longobardo "sturm" (assalto) affine all'inglese storm
(tempesta); sempre dal longobardo "sturm" abbiamo anche stormo con ben
altro significato (stormo d'uccelli, etc.) scossare =
scuotere. Dal germanico stoss (scossare). Il Muratori scrive: "Oltre a
ciò dal Germanico stoss i Modenesi trassero stussare,
significante urtare; e stuss per esprimere il suono di
un urto o percossa" scranino =
seggiola per bambini. Vedi alla voce scranna scufiggio = tribolazione in gran confusione. Si tratta di un termine di antica origine longobarda: "Nel 771 il vescovo di Grado così prorompeva: 'Che cosa non soffrono i poveri per i quotidiani rastrellamenti di danaro a favore dei dominatori longobardi?', come si legge in 'Il Medio Evo barbarico in Italia' di Gabriele Pepe, che a commento cita esplcitamente le 'scufie'. E anche questa supposizione appare accettabile: quale scufiggio più grande che essere tartassati da scufie , longobarde o italiane che siano? Tanto più che la documentazione più antica della nostra antichissima storia risale appunto al tempo dei Longobardi" ("Catuditto?", Op. Cit., pp. 43 - 44) scuretti =
imposte sulle finestre. Come l'italiano scuro da un longobardo skur
(protezione) serpa botara =
il nome della biscia d'acqua in alcuni dialetti altorenani. Detta
così perché mangia rane e rospi (le "botte"). Per il
significato di "botta" vedi alla relativa voce. Sempre dal tipo "botta"
(rospo) prende il nome anche una pianta del genere rumex: la "staigolla
ed botta" (voce pavanese) serqua =
unità di misura delle uova basta sul sistema dodecimale. Il
termine serqua è di origine latina (lat. siliqua > baccello),
ma è interessante osservare come l'unità di misura
monetaria di Vandali, Longobardi, Ostrogoti (quindi di popoli
germanici) fosse basata proprio su una moneta d'argento detta siliqua e
come il sistema monetario vandolo, longobardo ed ostrogoto fosse
dodecimale. Nel Dizionario Etimologico della Zanichelli alla voce
dozzina è possibile leggere: "D'Alb. 1797 ci infomra che 'in
Toscana..., e specialmente nel fiorentino non si direbbe d'ogni cosa,
come dell'uova, pani, pere e simili, che dicesi serqua' e che
l'espressione di dozzina (da cui dozzinale) deriva dal fatto che
'quelle robe, che si vendono a dozzine, o a serque, che il numero di
dodici, per lo più sono cose di poco valore'" sfaldanare =
rivoltare il fieno già ammucchiato in faldane.Vedi alla voce
falda sfangare =
tracciare per primi un percorso nella neve camminando. Come l'italiano
fango è voce di origine germanica (vedi il gotico fani = fango) sfrummia =
agitazione, nervosimo. Secondo la rivista lizzanese "La Musola" (n. 24,
1978, p. 142) proviene da un germanico "frumjan" col significato di
promuovere, compiere, eseguire sfrummia =
prurito. Vedi alla voce precedente sghembare =
prendere malamente un orlo, un vestito, una stoffa. Vedi alla voce
sghembo sghembo =
obliquo, ma anche strambo. Secondo il dizionario di Mario Nuzzo (Napoli
1978) è in relazione al tedesco antico "slimb" sghengo =
deforme, piccolo, con le gambe storte. Vedi alla voce sghembo sgherrino =
ragazzo arragonte. Come l'italiano sgherro deriva dal longobardo
skarr(j)o (capitano). Nella montagna pistoiese si trova anche il termine, ormai in disuso, di sgherra col molteplice significato, già evidenziato da Giuseppe Tigri, di ragazza "svelta, vestita bene e gramatica" (G. TIGRI, "Canti popolari toscani", Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1975, p. 378) sghilembo =
obliquo. Vedi alla voce sghembo sghilembare /
sgalembare = sghembare. Vedi alla relativa voce sgora, sgorare,
sgoratura = termine legato al concetto di macchia e di alone.
Probabilmente da wora tenuto conto del termine gorare (vedi alla
relativa voce) sgrinfia =
ragazza brutta e pettegola. Forse da grifan (mano) sgronchirsi =
sgranchirsi (entrambi i termini si rifanno al longobardo krampf) sgronchirsi =
cercare di articolare le membra. Vedi alla voce precedente sguazzabuglia =
fanghiglia di neve mista ad acqua. Da wazzar (acqua) sguazzare =
agitarsi nell'acqua. Da wazzer (acqua) sguillare =
sfuggire di mano. Da quillan (zampillare) sguinto = magro. Dal longobardo swintan (magro) smaganata =
frutta ammaccata. Voce altorenana che Manlio Cortellazzo e Paolo Zolli
riconducono a un francese antico "mahaignier" comunemente considerato
di origine germanica smagagnato =
pieno di lividi. Vedi alla voce precedente smarimettere = voce pistoiese che indica il cominciare ad usare, il monomettere del cibo contenuto in un contenitore o che si presenta come un tutt'uno. La seconda parte del vocabolo deriva certamente da manomettere. La prima parte del termine invece potrebbe derivare da "smarrire" (con degeminazione di rr tipica del pistoiese). Per Arrigo Castellanmi "smarrire", sulla scorta già di Gamillscheg, è voce germanica: "smarrire 'perdere', anticamente anche 'affliggere', 'spaventare', e smarrirsi 'turbarsi', 'sbigottirsi', 'perdersi d'animo', co s- intensiva dal germ. occ. *marrjan (got. marzjan 'irritare, offendere' alt. ted. ant. marren, sass. ant. merrian, anglosass., merran 'impedire' [ingl. to mar 'guastare], nord. ant. merja 'ammaccare, schiacciare'" ("Grammatica storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, p. 40). spacco = tipo
di innesto. Dal longobardo spahhan (fendere) sparviere = col significato di paravieri (vedi alla voce) e sparviero (uccello). Da rapportare al franco sparwari. In italiano la voce "sparviere" è usata anche per designare alcune composite di cui aleno due sono presenti anche nel nostro territorio: lo sparviere racemoso (Hieracium racemosum) e lo sparviere orecchia di topo (Hieracium lactuella). cfr. in proposito. AA.VV., "Parco Regionale Corno alle Scale", Giunti Editore, Firenze, 1996, p. 69). Tornando agli uccelli rapaci e non segnaliamo che anche i i nomi falco e airone sono d'origine germanica. Per il termine airone rimandiamo alla voce "aghiron" di questo nostro dizionario. Per quanto attiene, invece, al nome "falco" (attestato solo a partire dal latino tardo 'falco' e 'falconem') vari studiosi lo rapportato a una antica voce germanica (cfr. ad esempio: M. V. MOLINARI, "La filologia germanica", Zanichelli, Bologna, 2005, p. 187). Oltre che all'uccello predatore diurno il siginifcato di "falco" si è esteso anche per indicare una persona astuta e, talvolta, dura o malevola spia = nome
della mazza di tamburo (un fungo) a Frassignoni e in altre
località. All'origine del nome la credenza che la presenza della
mazza di tamburo fosse appunto la spia della presenza nella stessa zona
anche dei porcini. La voce spia è germanica (generalmente
attribuita al gotico) e ha una corrispondente nell'alto tedesco antico
speha (esplorazione, investigazione). In italiano il termine spia a vai usi e derivati (ad esempio spioncino) e serve ad indicare anche il nome di un uccello che vive anche nelle nostre montagne: lo spioncello (Anthus spinoletta). cfr in proposito AA.VV., "Parco Regionale, Corno alle Scale", op. cit. p. 104) spiaccicare / spiaccinare = voce pistoiese per schiacciare e premere fino al punto di disfare (specialmente riferito a una cosa molle). In relazione a questa voce molto interessante appare l'interpretazione offerta nel Dizionario Etimologico di Pianigiani: "SPIACCICARE:... 3 come altri pensa, dal med | alt. ted. PLATZEN, BLATZEN percuotere con rumore, che tiene a PLATZ, BLATZ colpo dato con mano piatta [cfr. dial. montalese spiazzone e pistoiese spiazzata, affine a plattschern crosciare. Schiacciare: e dicesi di cosa morvida, la quale premuta si distende e riducesi come una paniccia" spizzea =
piccola porzione. Da confrontare con l'antico alto tedesco bizzo -
pizzo (cfr. il tedesco moderno bissen). Dalla voce bizzo - pizzo
derivano anche i termini pizzicare, pizzicagnolo, etc., nonché
espressioni del tipo "stamani pizzica" per "stamani c'è molto
freddo". spizzea =
bazzeccola. Vedi alla voce precedente sprillare = acqua che sgorga a piccoli getti (sprillo = voce pistoiese per zampillo). La base etimologica del termine è nel longobardo spruzz(j)an con intrusione di prillo (vedi alla relativa voce)
sprinare = voce lizzanese che significa lasciar passare l'acqua. Un esempio tipico del vocabolo è l'ombrello che 'sprina' ovvero l'ombrello che anziché gocciolare si limita semplicemente a trasudare l'acqua. Poiché in tutta la Toscana 'sbringo' vuol dire lesto e in diverse località (vedi la Versilia) 'springare' vuole dire "guizzare" è ben ipotizzabile che tutti questi termini derivino dal longobardo springan (saltare)
sprizzolo = briciolo di qualsivoglia cosa. La radice etimoligca è nel longobardo spruzz(j)an che è, poi, la medesima di spruzzare e sprizzare (vedi alla voce sprizzolo del Dizionario Etimologico del Pianigiani). In area pistoiese abbiamo anche sprizzicare e sprizzinare (col significato di pioviggionare) nonché sprizzinata (breve caduta di pioggia leggera) per i quali si dovrà tenere presente anche il moderno tedesco spritze > spruzzo
squizare = voce pavanese per schizzare (pare evidente il collegamento tra 'squiz' e 'schiz'). Secondo il Pianigiani il vocabolo 'schizzare' deve essere congiunto al medio alto tedesco 'schiezen'. Il pavanese 'squizon' indica la "il farsi venire la diarrea per la paura" (F. Guccini)
stacca = a Montecatini Terme indica il travicello (da gotico stakka > palo)
staggia = a Treppio sta per palo posto orizzontalmente nella stecconata. Vedi il gotico stakka > palo, forse introdotto con francesismo staletto = piccola stalla in cui vengono custoditi conigli o maiali. Si tratta,
come nel caso di stalla , di un prestito da lingue germaniche. Nella parlata di Orsigna il ricovero per i maiali è detto "stalluccio" staletto = posto
molto sporco, specialmente riferito a casa. Vedi alla voce precedente stanferna
/scanferna = cavità, buco, stanza sotterranea
umida e fredda. Da Stain (pietra). Dal tema stain in italiano troviamo
stambecco (letteralmente capra delle pietre) e stambugio (letteralmente
buco di pietra). In uso locale è anche stamberga (lett. dimora
di pietra) stanga
= nell'espressione "avere stanga" (essere in miseria). Da rapportare al
gotico / longobardo stanga. Da stanga si ha ovviamente anche l'italiano "stanga" nonché "stangona" ad indicare una donna molto alta. Con il termine "stanga" si intende anche uno strumento, costituito da un manico in legno a supporto di un ferro adeguatamente dentellato, usato per sbucciare le castagne steccolire =
vedi alla voce stecconire stecconire =
rimanere rigido. Da stecco a sua volta derivato da lingue germaniche
(vedi i Tedeschi stecken e steck, gl’Inglesi a stik
e to stik) sterzare =
distribuire secondo un criterio di equità. Da sterz (manico
dell'aratro). In area pistoiese vale anche per stirarsi, distendere le braccia sciolgiendosi dal torpore stinca = dorso
di una montagna. Da skinka stizzapiscio / schizzapiscio = ragazzina tuttapepe che cammina sculettando e pistola giocattolo ad acqua (vedi la voce squizare) stopioni =
resti di grano e altre piante tagliate. Da confrontare con la voce
stupla presente in alcuni documenti longobardi e considerata voce
germanica da Bruckner e Baesecke stozzare = dare
un senso di soffocamento. Da strozzare (longobardo strozza nel senso di
gola) incrociato con stozza (longobardo per maglio) straccale =
cencio od oggetto che non serve più a nulla. Da strak (teso,
tirato) stracannata =
grossa faticata. Da strak stracco (stanco)
patocco = stanco morto. Da strak (teso tirato) + pata (vedi alla
voce) stracollare =
slogarsi (un piede, un polso, etc.). Da strak (teso, tirato) stracollone =
slogatura ad un piede. Da strak (teso, tirato) strafitto = trafitto. Potrebbe trattarsi di una semplice costruzione s + trafitto (es. pistoiese strasformare = trasformare) oppure di un incrocio tra trafiggere e "strale" (freccia). La parola strale è di origine longobarda
stralinco =
storto, sciancato. Da link (mancino, storto). L'espressione pistoiese
"Andà a stralinco" significa camminare in modo non naturale, con
il corpo piegato, contorto stricare =
chiudere. In questa accezzione viene registrato a Badi, Stagno e zone
limitrofe da Tito Zanardelli nel 1910 (da strick). Esiste anche nella versione striccare > stringere strogolio = azione dello
strogolare stumia/ stummia = schiuma. Da long. skum suppiera =
zuppiera. Vedi alla voce suppa tacca = scheggia
di legno. Guccini propone una origne da un germanico *taikna
(=intaccatura) tangano =
persona alta e di costituzione robusta. Forse da collegarsi a thingare
(= rendere legalmente libero) tecchio / tegghio =
grosso, sodo, corpulento. Dal longobardo thichi (grasso) tecco =
balbuziente. Vedi alla voce teccare tincone =
individuo rozzo e insensibile. Forse da collegare a thingare (rendere
legalmente libero) tirabrace =
oggetto usato per spostare le braci nel forno. Vedi alla voce brace tocco = strambo.
Forse di origine germanica (vedi il fiammingo tokken > battere) tocco = malore,
colpo apoplettico. Vedi alla voce precedente tocco =
tacchino. La voce potrebbe essere collegata a quella di "tocco" nel
senso di strambo (vedi alla relativa voce) tocco = tozzo,
pezzo di chicchessia. Dal longobardo toh (tedesco tuch) col significato
di stoffa e, successivamente, "pezzo di stoffa". Vale anche per l'espressione "che ber tocco di ragazza" (Montale Pistoiese) a significare, per sineddoche, "che bella ragazza" tonfare =
cadere. Dal longobardo tumpf, voce espressiva per il rumore di una
caduta topi = pezzetti
di polenta. La voce potrebbe derivare da "topo" (mus musculus), ma
anche dalla voce germanica "tapa" / "tupa" toppone = parte
posteriore della scarpa. Forse da collegare ad una radice germanica
latinizzata * tapa / tupa (vedi rumeno tapa > ciocco) toppa =
serratura. Forse da collegare ad una radice germanica latinizzata tapa
/ tupa o al franco top (ciocca di capelli) tovaJa = tovaglia con "i semiconsonantica" secondo l'uso altorenano. Come per "tovagliolo" l'etimologia del termine va ricondotta al germanico thwahlja
trapelare =
trainare, rimorchiare. Da trippon (calpestare) trasandare =
trascurare. Vedi alla voce anda (tras + wandaren) trasando =
confusione, disordine. Vedi alla voce anda (tras + wadaren) trepestare =
battere i piedi. Collegato a longobardo "trippon" (calpestare). Per
Mastrelli al vocabolo trippon sono da ricondursi anche i toponimi di
Treppio di Sambuca Pistoiese e di Treppio di Montevettolini (PT) trepestare =
far confusione. Vedi alla voce precedente trepilare =
calpestare una porzione di terreno seminato. Da trippon trepilare =
andare avanti e indietro senza meta. Da trippon trepilio =
l'azione e l'effetto del trepilare. Da trippon treppare / treppiare
= pestare, ma anche calpestare. Da trippon trescone = un
tipo di ballo. Da un germanico thriskan (trebbiare). In Collodi abbiamo: "tutti aspettavano che Arabà ballasse il trescone" ("Pipi lo scimmiottino rosa" cap. II). Rimanendo in tema di balli e canti ricordiamo anche "riddare" (da cui anche "ridda" > es: 'ridda di voci') che deriva da una voce germanica per il Pianigiani e specificamente longobarda per Bruno Migliorini (B. MIGLIORINI, "Storia della lingua italiana", Bompiani, Milano, 2004, p. 80) trinchennare =
sbevucchiare. Il germanico ha drinkan col significato di bere troccolo = zoccolo. Da thrukkjan (pigiare, spremere). Sullo stesso vocabolo longobardo si sono sviluppati anche: troccolio (calpestio), troccolone (persona che cammina con difficoltà), troccolone (persona grezza)
troga = vasca
concava che serviva a pelare e mettere in salamoia il maiale ucciso. Da
trog trogolaio =
sudiciume, insieme di cose sporche. Da trog trogolaio = cosa
fatta male. Da trog trogoli = a
Torri la voce indica dei recipienti scavati in tronchi d'albero che
venivano usati per abbeverare il bestiame in genere. Da trog trogolone =
persona sudicia. Da trog trogolone = chi
si imbratta o introgola facilmente. Da trog trompellare =
camminare con passo incerto. Da collegare a un medio alto tedesco
trampeln (battere i piedi) vanga = vanga. Trattasi di uno dei pochi prestiti germanici già presenti nel latino classico (vedi alla voce savonina): "serrulas minores, vangas, runcones, quibus vepreta persequimur" (Palladio, Opus agriclturae, I, 4, 3). Secondo Arrigo Castellani ("Grammatica Storica della lingua italiana - Introduzione", il Mulino, Bologna, 2001, pp. 33 - 34) è voce cimbrica entrata in circolazione nel mondo romano un secolo prima della nostra era. Ricordiamo che tra i vocaboli usati secoli dopo dai Vikinghi "vang" indicava la terra arare (cfr. F. DURAND, "I Vichinghi", Xenia, Milano, 1995, p. 31). Segnaliamo che a Montale Pistoiese l'espressione "andar' a vanga" significa riuscire facilmente in qualcosa, andar liscio
vergnesco = chiasso, confusione. Presenta il suffisso di origine germanica -esco
vieto = stantio (detto di odore e sapore di cibo), talvolta vale anche per burro e lardo rancido. Dal latino "vetum" (vecchio). E' possbile che si tratti di un calco da lingue germaniche (cfr. in tedesco "alt" che significa sia 'vecchio' che 'stantio')
visciola = amarena. Da wishila
zaccagna = antico gioco ancora ricordato da alcuni (per l'illustrazione dlelo stesso cfr. p. 58 del lavoro di Tito Zanardelli sul dialetto di Badi). Dal longobardo zahi (tenace). Sulla base del lgb zahi aabiamo anche zaccagnare (litigare) e zaccagno (persona malmessa, trasandata). Il termine zaccagno è facilmente spiegabile se si considera la situazione fisica di una persona che ha 'zaccagnato'. Da segnalare la presenza, nella nostra area di interesse, anche del doppione germanico "tagagnino" (litigioso, specialmente riferito a bimbo o ragazzo) che deriva dal gotico tachu (tenace) zaccherone =
persona sporca. Come l'italiano zacchera (schizzo di fango) deriva da
un longobardo zahhar (lacrima) zangola =
recipiente piuttosto grande usato per ammollare i panni. Dal longobardo
zain(j)a zeccola =
zecca. Si tratta di acari parassiti dei vertebrati. Da osservare il
suffisso -olo tipico del pistoiese e di gran parte dell'Alto Reno. Dal
longobardo zëhha / zihha (zecca) zeppa = pezzetto
di legno per rincalzare i mobili. Da zippa (estremità appuntita) zeppa = cuneo di ferro o di legno da infiggere a colpi di mazzo in grossi tronchi per spaccarli. Da zippa (estremità appuntita). In alcune zone della nostra area di ricerca è utilizzato il termine bietta che il Pianigiani ritiene essere germanico: "forse è congiunto all'antico scandinavo blegdi... Il Caix invece ritiene risponda meglio all'antico alto tedesco plez, blez (gotico platz) toppa, rappezzatura onde il medioevale 'bletzen' mettere una toppa" zeppo = sodo,
grassottello. Come l'italiano zeppo (gremito) da zippa (vedi alla voce
zeppa). Sulla stessa base si è sviluppato anche il vocabolo rizebare (inzeppare di nuovo o il più possibile). Da notare l'esito b in luogo di p zipillare =
avere un rapporto sesssuale. Da zipillo (vedi alla relativa voce). La
metafora sessuale è piuttosto evidente zipillo = antica
voce montalese che il Nerucci spiega in questo modo: "piolino per
turare la spia delle botti e de' tini, e simili". Dal
longobardo zippa (estremità appuntita, cuneo). Anche la parola spia
riportata nella definizione del Nerucci è di origine germanica
e, precisamente, gotica zippolo =
gremito. Dal longobardo zippa (estremità appuntita, cuneo).
Anche la voce gremito è germanica (gotico krammjan (riempire)) zizza / zizzola
= freddo pungente. Il termine deriva sicuramente da zizzania
incrociato forse con zizzola (giuggiola > latino zizyphus). E' assai
improbabile un'origine dal longobardo zizza (mammella). I termini
germanici zizza e tetta (l'etimologia germanica di tetta è tutt'oggi discussa, ma generalmente approvata da vari studiosi come il Rohlfs, il Varvaro, la Francovich Onesti, etc.) sono tuttavia in uso (in particolare il
secondo) per indicare i seni delle donne. In italiano il termine zezzola (incrocio di capezzolo con zizza) indica il capezzolo zuffa = scontro,
rissa. Dal longobardo zopf (ciuffo) per tramite di "inzuffarsi"
(prendersi / tirarsi per i capelli). Alcune parole longobarde e
germaniche hanno trovato nuova linfa attraverso l'uso del prefisso in-
(ad esempio da in + supfa si è ottenuto inzuppare col
significato di intingere (inzuppare i biscotti nel latte), ma anche di
bagnarsi) zuffa = voce
pistoiese menzionta nel Dizionario Etimologico Zanichelli col
significato di polenta liquida. Da supfa. La parola pistoiese oltre ad
essere particolarmente affine all'etimo originale presenta ancora la
forma "pf" (con assimilazione regressiva pf > ff) tipica della
zweite Lautverschiebung ____________________________________________________________________________________________ L'elenco qui riprodotto
riporta soltanto ALCUNI tra i termini in uso (o che sono ancora
ricordati) in area pistoiese ed altorenana. Un elenco "storico" sarebbe
decisamente molto più lungo riportando termini non più in
uso forse da secoli quali "schoccare" (perlustrazione di un pattuglia
armata) citato in un documento pistoiese del 08 febbraio 1433 ,
vocabolo che deriva dal longobardo "skulk" per 'pattuglia di
esplorazione' (cfr. N. RAUTY, "Monsummano dalle origini all'età
comunale", Società Pistoiese di Storia Patria, Pistoia, 1989,
p.8) oppure "stonda" / "stunda" 'breve spazio di tempo' (tedesco stunde) che oggi sopravvive in Corsica ed in alcune aree marginali della Garfagnana (cfr. G. ROHLFS, "Studi e ricerche su lingua e dialetti d'Italia", Sansoni, Firenze, 1997, pp. 189 - 190). AVVERTENZA FINALE: Il dizionario che presentiamo contiene sia un elenco di alcune delle parole germaniche che hanno maggiore possibilità di essere autoctone (e cioè provenienti direttamente dal superstrato longobardo, franco e gotico nel pistoiese e in Alto Reno) sia un elenco di parole germaniche pervenute nella nostra zona di interesse per il tramite di altri dialetti italiani o di altre lingue neolatine come il francese e l'occitano. Tra i termini germanici pervenuti nel nostro territorio come prestito da altri dialetti segnaliamo, ad esempio, il torrigiano "guerzetta", simile al francese garçonette e all'antico italiano garzone / garzonetta (entrambi con valore di ragazzino/ ragazzina) che è voce d'origine franca (wrakkjo / warkjo > mercenario) acquisita dai dialetti dall'alto appennino frignano. Alla categoria dei prestiti germanici provenienti dal francese appartengono il vocabolo bastardo, il termine bigotto (nonché il derivato sbigottire) ed il vocabolo onta (quest'ultimo citato come voce Montalese già nel piccolo vocabolario redatto da Gherardo Nerucci e posto in appendice alle "Cincelle da Bambini" pubblicato a Pistoia nel 1880). Il termine "bastardo" ci consente di citare un bel libro del XVIII secolo sulle Terme Porrettane: "Questi filoni, che diconsi sasso bastardo, sì per la varietà de' colori... che [per] li moltissimi ondeggiamenti" (F.BASSI, "Delle Terme Porrettane", Stamperia Zempel, Roma 1768, p. 21).
cazzo = (scurrile) organo sessuale maschile. La voce, ovunque testimoniata nella penisola italiana, è stata recentemente ricondotta ad etimologia germanica: "Fra i numerosi termini relativi alle parti del corpo o simili entrati in italiano dal germanico (anca, fianco, ghigno, grinza, groppa, guercio, nocca, magone, milza, schiena, stinco, strozza, zanna, zazzera, zinna, zizza) si potrebbe considerare anche l'espressione popolare più diffusa per l'organo sessuale maschile, cazzo. La doppia -zz- interna giustificherebbe foneticamente l'ipotesi che vederebbe una derivazione dal tedesco [o da analoga voce germanica] katze (gatto), considerando la coppia oppositiva 'topa' (Mäuse), organo sessuale femminile, katze maschile, con naturale ricerca del primo da parte del secondo" (S. BOSCO COLETSOS, "Le parole del tedesco", Garzanti, Milano, 1993, p. 76)
fuffrigno -
fruffrigno - furfigno = inganno. Da grifan mano +
furto
lernino =
persona esigente e svogliata nel mangiare. Vedi alla voce lernio
nastri = mocci che scendono dal naso dei bambini. Vedi alla voce
precedente
necca =
colpo, forte botta. Vedi alla voce noccare
strogolare = imbrattare. Da trog
strogolare = cucinare malamente. Da trog
stucco =
fastidioso, irritabile. Detto anche dei bambini irrequieti per
malessere fisico od altro. Vedi alla voce precedente