TRE NOSTRE LETTERE SUI DIALETTI DI FRASSIGNONI, FOSSATO, TREPPIO, PORRETTA, LIZZANO, LAGACCI, TORRI (anno 2005)


Ho individuato altri due toponimi che risultano indicativi frlls pregressa situazione linguistcia di Frassignoni (vedi pp. 89 e 110 del "Dizionario Toponomastico del Comune di Sambuca Pistoiese"):

- Casa Nuova lungo il Fosso della Pidocchina, che l'informatore locale (tal Filippo Biondi nato a Frassignoni nel 1926 e residente a Pracchia) riporta nelle forme "Casa Nuova", "Canòve" e "Le Cà Nòva".

- Fosso Schiabadelli nei pressi di Case Rospi

Particolarmente significativa mi pare la prima testimonianza che attesta al contempo l'uso, nel passato, delle forme apocopate (Cà > Casa) di tipo settentrionale e la scomparsa, da tempo, nella parlata di uso quotidiano a Frassignoni, praticamente di qualsiasi aspetto linguistico non toscano (basta guardare all'uso di "o aperta" anziché di "o chusa" o all'uso di un anomalo articolo "le" anteposto a "Cà").

Anche Fosso Schiabadelli pare interessante dato che lascia intendere un passaggio di "v" in "b" tutt'altro che atipico nell'area pistoiese ed altorenana (bacilare per vacillare ad esempio) e, quindi, lascia ipotizzare una forma Schiavadelli.

Queste piccole scoperte (che supportono ulteriormente i dati già rintracciati e discussi per Frassignoni) mi portano a ragionare sui tempi relativi alla toscanizzazone ed alla emilianizzazione di alcuni dialetti altorenani.

Per il porretano abbiamo ipotizzato che il processo di emilianizzazione sia iniziato attoreno al XVI - XVII secolo a causa di interventi culturali "dall'alto" e risultasse già concluso nel XIX secolo (vedi la voce 'gosa' per 'goge' nella Guida dei Bagni della Porretta del 1910). tutavia rimangono ancora tracce significativa della precedente situazione linguistica "gallotoscana" come l'assenza del vocalismo lungo o l'uso del plurale maschile in -i. Come ho già avuto modo di rilevare la situazione del porrettano mostra delle forti analogie con il bregagliotto (dialetto ladino che ha iniziato all'epoca della controriforma (e a seguito di direttive controriformiste) un progressivo processo di assimilazione al lombardo sicuramente già concluso alla fine del XIX secolo, ma con importanti sopravvivenze linguistiche)

Per il fossatese abbiamo elementi che c'inducono a ritenere che ancora enl XVI secolo la situazione linguistica di Fossato fosse del tutto simile a quella delle altre località dell'Alto Reno. Già nella prima metà del XIX secolo tuttavia il dialetto locale appariva di tipo marcatamente toscano con alcuni elementi residuali settentrionali (mancanza di gorgia toscana e mancata apocope dell'infinito) che lo rendevano paradossalmente simile a un dialetto conservativo come quello di San Mommè (come abbiamo già avuto modo di discutere grazie alla testimonianza del parroco di Fossato della prima metà del XIX secolo). Attualmente la parlata di Fossato non conserva alcuna tracia della precedente situazione linguistica e solo alcuni documenti antichi (Capitoli di Fossato) nonché la toponomastica (Poggio di Valigella anziché Poggio di Vallicella) possono aiutarci a ricostruire un quadro approssimativo della situazione linguistica originaria.

Per il frassignonese possiamo dedurre (grazie alle informazioni del Catasto Granducale del XVII secolo sull'attuale toponimo Sabocchia reso "Casa Bocchia" da un evidente originale "Cà Sabocchia") che ancora nel XVIII secolo il dialetto frassignonese fosse di tipo altorenano ("gallotoscano"). La parlata attuale, tuttavia, non manifesta lasciti significativi della precedente situazione linguistica e si caratterizza per essere marcatamente toscana (alto - pistoiese).

Anche il torrigiano ritenuto dal parroco di Fossato nella prima metà del XIX secolo ancora di tipo marcatamente emiliano e, perfino, ancora di tipo modenese (Torri divenne nel XV secolo una colonia modenese - reggiana) presenta oggi una forma dialettale di tipo marcatamente toscano e la precedente suituazione linguistica è avvertibile sostanzialmente solo nella toponomastica (vedi La Cà a titolo di esempio).

Il treppiese è un caso più misterioso [quando è comparsa ad esempio la cacuminale e perché? Stando alla toponomastica storica si dovrebbe trattare di un evento ricompreso tra il XIV secolo e il XVI secolo dato che il Fosso Lupaia non presentava la cacuminale né negli Statuti di Treppio del 1610 e del 1636 (Rio della Luvaia), né nella citazione del 1224 del Monastero di Forcole di Pistoia (Forlupaia)] ... In ogni caso possiamo, nella sua generalità, considerarlo assimilabile agli altri dialetti altorenani. Questo dialetto è scomparso nella quai totalità della frazione tra la metà degli anni '70 e la metà degli anni '80 del XX secolo lasciando solo qualche residuo fonetico (es: assenza del raddoppio fonosintattico) nella parlata attuale. Solo nella sua frazione più isolata e più prossima al bolognese (Carpineta) è sopravissuta ad oggi (2005) una versione del treppiese tutavia priva di cacuminale.

Il lagccese (2005) è, infine, un dialetto che ha già in atto, ma non concluso, la sua trasformazione in un dialetto toscano (presenza di forme apocopate come Cà, ma al contempo resa con semplice sonorizzazione di -ato, -ito, -uto, sonorizzazione costante di K ma assenza di sonorizzazione di P, uso di e paragogica per le parole con conclusione in -n (es: vine anziché vin per vino). Da quanto è dato comprendere il lagaccese sta evolvendo naturalmente (quindi prescindendo dalla supremazia della lingua colta italiana) verso la toscanizzazione completa.

Tutto ciò mi porta a un paio di conclusioni:

I) la maggiore "virulenza" della lingua toscana rispetto all'emiliana (basta guardare alla situazione del porrettano dopo secoli di egemonia della cultura bolognese rispetto ai risultati della toscanizzazione dei dialetti di Frassignoni, Fossato, etc.)

II) il carattere improvviso dei processi di trasformazione di questi dialetti e senza una apparente spiegazione logica: il caso fossatese è emblematico dato che, dagli elementi a nostra disposizione, possiamo dedurre che il processo di toscanizzazione del fossatese sia iniziato non oltre il XVIII secolo e cioè all'epoca in cui Fossato dipendeva (e sarà così fino al 1784) dalla Diocesi di Bologna!!!

Come si vede i casi di questi dialetti sono indicativi di un processo da lungo tempo in atto, un processo il cui risultato è ovviamente quello che ci possiamo attendere dai processi dettati dalla tipologia linguistica (trasformazione di tipi linguistici instabili (i dialetti gallo toscani) in tipi linguistici stabili (l'emiliano e il toscano)), ma i meccanismi interni che sovraintendono questa trasformazione sono tutt'altro che chiari.

 

Tornando al dialetto di Porretta è da tenere presente che laddove non si immagini un passato in cui il porrettano fosse stato simile al lizzanese e al granaglionese sarebbe davvero difficile spiegare la situazione linguistica del dialetto lizzanese medesimo dato che il Comune di Lizzano in Belvedere confina con Pistoia, San marcello, Montese, Sestola, Fanano, Porretta e Gaggio Montano ovvero con comuni in cui si parla dialetti che (con l'eccezione parziale di Porretta) davvero hanno poco a che fare con il pavanese o il lustrolese o il badese o il lagaccese.

A proposito di lizzanese è meglio aprire una apposita parentesi sulla sua posizione nel contesto dei dialetti altorenani e, in primo luogo, ribadisco il mio punto di vista: Lizzano fu conquistata dai Longobardi (diversamente da quanto sostiene "La Musola") ben prima del 749, e contrariamente a quanto sostiene La Musola fu abitata da una consistente arimannia longobarda (R. ZAGNONI, "Il medioevo nella montagna tosco - bolognese", Gruppo Studi Alta Val del Reno, Porretta Terme, 2004, p. 102). Inoltre, contrariamente da quanto sostenuto da Zagnoni, questi longobardi non erano "modenesi" (per la posizione di Zagnoni cfr. Ibid. pp. 237 - 238 laddove attribuisce un confine longobardo pistoiese e longobardo modenese all'altezza di Capugnano con appartenenza di questa località a Pistoia), ma "pistoiesi". La supposizione di Zagnoni infatti si riconduce a questo passo della Historia Longobardorum di Paolo Diacono: "Il Re Rotari ... mosse guerra ai Romani di Ravenna [i bizantini], presso il fiume dell'Emilia detto Scultenna" (IV,45). Tuttavia all'epoca di Paolo Diacono il termine Scultenna si riferiva all'intero corso del Panaro. A mio avviso la presenza di dialetti toscaneggianti a Lizzano in Belvedere rappresenta la prova più evidente che Lizzano fu conquistata dai Longobardi di Toscana (a conferma di questo dato andrà considerato che anche Fiumalbo, altra località dove si parlq un dialetto assai simile ai nostri appartenne ai territori del Marchesato di Toscana fino all'XI secolo). E' da tenere presente inoltre cha la situazione linguistica di Lizzano deve tenere conto dei rapporti geografici del Comune (posto in Alto Reno confinante con il sud toscano e l'est "gallotoscano" di Porretta) e quindi ha mantenuto fortissimi rapporti linguistici protratti nel tempo con queste realtà di tipo toscano o toscaneggiante (salvaguardando una identità linguistica che altrimenti sarebbe andata persa con i contatti con le realtà modenesi o settentrionali)

Le lascio quindi un poco di carne al fuoco sperando possa gradirla e risultare non indigesta...

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In precedenza mi domandavo quale era la ragione per cui già nel XVIII secolo era in corso la toscanizzazione della parlata di Fossato... beh... a pensarci la risposta non è così difficile...
 
Fossato era in realtà l'elemento più debole tra tutte le realtà in cui si parlava un dialetto gallotoscano di tipo altorenano in quanto:
 
1) confinava con lo Stato Pontificio a Nord (per cui anche se a nord le persone parlavano un dialetto simile a quello dei fossatesi  erano le prime pur sempre abitanti di uno stato estero), a ovest e a sud con Treppio e Torri (ovvero con realtà coloniali che possedevano un linguaggio differente rispetto al gallotoscano tipico e probabilmente erano orgogliose della loro alterità) e ad est con Cantagallo e il pratese; è ovvio quindi aspettarsi che  fosse più facile rapportarsi coi toscani di Cantagallo piuttosto che con realtà coloniali o, peggio, estere!;
2) il suo territorio fu sottoposto (assieme a Torri e a Treppio) prima alla Podesteria di Montale e poi al Comune di Cantagallo mentre il restante territorio sambucano fu sottoposto prima al Capitanato della Montagna di Cutigliano e poi al Comune di Sambuca. Quindi Fossato non potè neppure contare sulla stessa burocrazia che comandava Sambuca, Pavana, Lagacci, San Pellegrino e  Frassignoni con le conseguenze che si può ben immaginare data l'importanza della burocrazia anche per le questioni linguistiche. Quando nel 1835 Treppio e Torri furono ricongiunti alla Sambuca... Fossato continuò (e così è tutt'oggi) a rimanere sotto Cantagallo (segno questo che i rapporti culturali ed economici con Cantagallo erano ormai fortissimi);
3) dal punto di vista geografico ed economico Fossato (insieme a Torri)  sono le realtà dell'Alto Reno più legate a Cantagallo,Prato e Pistoia (la rimando a questo proposito a questa pagina del mio sito che riprende un interessante opuscolo dell'inizio del XX sercolo:http://it.geocities.com/kenoms3/annessionecantagallo.htm).
 
Questo può spiegare perché nella Fossato sottoposta alla giurisdizione ecclesiastica della Diocesi di Bologna iniziò il processo di toscanizzazione...
 
Da tenere presente che una volta portato a compimento il processo di toscanizzazione del fossatese sarà stato sicuramente più semplice iniziare e portare a termine in tempi relativamente brevi (poco più di un secolo stante gli elementi a nostra disposizione) anche il processo di toscanizzazione di Torri... Torri una volta toscanizzata Fossato si trovava ad essere anch'essa isolata... confinando a nord solo con una realtà coloniale dall'identità particolarmente forte come Treppio (quindi poco propensa a mischiarsi) e per il resto a est, sud e ovest con realtà linguistiche toscane (compresa l'assimilata Fossato). Peraltro anche per Torri valgono le medesime ragioni geografiche e socio eonomiche che ho illustrato per Fossato (http://it.geocities.com/kenoms3/annessionecantagallo.htm).
 
Diverso è il caso di Treppio e ciò spiega la sua sopravvivenza fino a tempi recenti (e a Carpineta fino ad oggi). Treppio è più isolata rispetto ad ogni altra realtà sambucana e ciò ha sicuramente contribuito alla sopravvivenza del suo dialetto. In secondo luogo, a differenza che per Torri e Fossato, le realtà di Pistoia e Prato risultavano essere (geograficamente ed economicamente) appetibili ai treppiesi quanto Pavana e Sambuca (vedi ancora una volta http://it.geocities.com/kenoms3/annessionecantagallo.htm)... ciò ha contribuito alla sopravvivenza di questo dialetto dato che i Treppiesi potevano rivolgersi con maggiore indifferenza a Pistoia e Cantagallo rispetto  a Sambuca e Pavana.
 
Passando da una valle all'altra posso invece imaginare che la toscanizzazione del frassignonese sia iniziata successivamente a quella del fossatese e del torrigiano (proprio per la contiguità territoriale con Lagacci e San Pellegrino). Purtoppo nulla posso dirle sulla data di toscanizzazione definitiva del frassignonese (anche se immagino possa risalire a un periodo compreso tra la fine del XIX e l'inzio del XX secolo)

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Tornando a Treppio e alle possibili ipotesi che possono da un lato spiegare l'origine del dialetto e, dall'altro, giustificare la sua conservazione nel tempo rispetto alle vicine Fossato e Torri mi pare utile considerare da un lato l'ipotesi sulla origine coloniale  - garfagnina del treppiese e, dall'altro, la mia ipotesi sull'influsso montalese nel treppiese.
Come avrà modo di ricordare nel sito di Alto Reno Toscano si è avuto modo di mostrare numerose analogie del treppiese col montalese, analogie che possono anche indurre ad immaginare una origine autoctona (ma non sostratistica) del treppiese stesso. Le risultanze e gli approfondimenti teorici di quasi due anni sull'argomento devono tuttavia spingerci a ritenere assai più plausibile l'ipotesi coloniale - garfagnina di Bonzi - Montemagni - Giannelli. Tuttavia ritengo che l'ipotesi montalese non vada affatto respinta, ma riconsiderata nella sua impostazione complessiva. In altre parole mi pare sostenibile non tanto che il montalese abbia contribuito alla nascita del treppiese, bensì che il montalese abbia agito come elemento di conservazione del treppiese stesso.
Come ho già avuto modo di ricordare in altre occasioni Treppio, Torri e Fossato sono dipese per secoli dalla Podesteria di Montale e, pertanto, la lingua del potere era rappresentata dal montalese. Ora, poiché il montalese mostra singolari analogia con il treppiese (es: l'affricata mediopalatale)  che né il torrigiano, né il fossatese dovevano mostrare, appare evidente che il treppiese stesso doveva in qualche modo essere favorito nella corsa per la sopravvivenza in quanto "meno anomalo" di quanto poteva apparire il fossatese e il torrigiano stesso e, dunque, più tutelabile.
Ovviamente si tratta solo di una supposizione..

P.S. l e pagine su Treppio sono al seguente indirizzo
http://groups.msn.com/ALTORENOTOSCANO/ildialettoditreppio.msnw

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ANCORA SU FOSSATRO E SULLE PARROCCHIE DELLE DIOCESI DI BOLOGNA E IMOLA PASSATE ALLE DIOCESI DI PISTOIA E FIRENZE ALLA FINE DEL XVIII SECOLO


Torno un attimo all'argomento Fossato dopo la nostra ultima scoperta sulle Docesi passate nel 1785 dalle Diocesi di Imola e  di Bologna alle Diocesi di Pistoia e di Firenze. Abbiamo infatti scoperto che nove di queste Parrocchie Bruscoli, Cavrenno, Pietramala, Pavana, San Pellegrino, Frassignoni, Treppio, Sambuca, Torri, Piancaldoli (Diocesi di Imola) erano o sono di cultura "gallotoscana". L'unica apparentemente fuori discorso sarebbe quindi Fossato... Le pare possibile???
 
Esattamente passano dalla Diocesi di Bologna alla Diocesi di Firenze: Bruscoli, Pietramala, Cavrenno. Passano dalla Diocesi di Bologna a quella di Pistoia: Torri, Fossato, Pavana, San Pellegrino al Cassero, Frassignoni, Pavana, Sambuca. Passa dalla Diocesi di Imola a quella di Firenze: Piancaldoli.

Per le Parrocchie passate da Bologna e Imola a Firenze consiglio di leggere:

http://www.archeogr.unisi.it/repetti/dbms/skcm.php?id=3239
http://www.archeogr.unisi.it/repetti/dbms/skcm.php?id=576


Torniamo a ripercorrere tutti gli aspetti finora considerati su Fossato e scopriamo che:
 
a) Fossato è a nord del crinale appenninico;
b) Fossato è appartenunta alla Diocesi di Bologna fino al 1785;
c) le altre 9 parrocchie appartenute alla Diocesi di Bologna fino al 1785 parlavano tutte una lingua "gallo-toscana". Per la "imolese" Piancaldoli non saprei dirle, posso solo supporre che parlassero (o parlino) un dialetto in qualche modo legato al romagnolo;
d) Fossato appartenne storicamente ai territori della Iudicaria Pistoriensis e poi ai signori filo - pistoiesi di Stagno e infine al Comune di Pistoia (mentre nulla ha a che fare con  Prato o Firenze) e quindi era legato alle altre Comunità Sambucane di lingua e cultura gallo-toscana e non toscana;
e) Anche in data successiva alla creazione della Podesteria di Montale Fossato continuò ad essere legata a Treppio e Torri;
f) Fossato a nord confina direttamente con i territori bolognesi;
g) per Fossato abbiamo individuato un toponimo con degeminazione consonantica e sonorizzazione (Poggio di Valigella);
h) per Fossato abbiamo i Capitoli del 1592 nel quale compaiono nomi di persona che presentano degeminazione consonantica oppure sonorizzazione e mancata dittongazione (es: Salvadore, Batista, Pedrino);
i) le testimonianze del parroco di Fossato della prima metà del XIX secolo ci attestono che la gente credeva che Fossato fosse stata fondata da pastori Sammomeani. Poiché i documenti storici attestano sicuramente l'esistenza di Fossato quantomeno dal XI secolo (il primo documento che parla di Fossato è del 1057) è impossibile che siano stati pastori sammomeani a fondare Fossato. La leggenda della origine sammomeana di Fossato deve essere addebitata quindi alle somiglianze tra il dialetto di San Mommè e  quello di Fossato a quell'epoca. Ora il dialetto di San Mommè si caratterizza per essere conservativo con gorgia toscana debole e mancata apocope degli infiniti. L'attuale dialetto di Fossato presenta la gorgia toscana in forma normale e l'apocope dell'infinito segno che Fossato non è una realtà conservativa. E' dunque probabile che la somiglianza dialettale tra fossatese e sammomeano dell'inizio del XIX secolo sia da addebitare ad un residuo di un antico dialetto con elementi gallo italici progressivamente toscanizato;
l) in un documento del 1191 Fossato è indicata come "Fosatrus"  "pro communi, a meridie via, a sera fosatus, a monte Molinarius" (Designationes terrarum Regesto
1191 gennaio 19, 20 e 21, Maderno.)
m)  sappiamo che il Mulino di Fossato è detto localmente anche Mulin o Molin di Fossato con caduta della vacale finale preceduta da n;
 
 
Naturalmente nessuno di questi elementi preso per sé stesso costituisce una prova per la gallotoscanità di Fossato (e alcune appaiono tutto sommato abbastanza deboli). Tutti insieme tuttavia questi dati assumono un loro peso significativo e scavano attorno a Fossato un vero e proprio... fossato contro una toscanità ab immemorabili di Fossato stesso a favore di una gallotoscanità del paese (ovviamente  una emilianità  non ci sarà mai stata) originaria  nel tempo trsaformata in toscanità.

Lei cosa ne pensa?

RISPOSTA DI DANIELE VITALI DEL 27 GENNAIO 2005

Perfettamente d'accordo per Fossato solidale con la Sambuca e non con Prato in tempi antichi, le prove che mi aveva dato a suo tempo mi erano già sufficienti, qui sono ben riassunte. È vero che non tutte hanno lo stesso peso: la caduta di V dopo n finale può anche essere toscana - almeno come sistema linguistico, bisognerebbe vedere se il fenomeno si presenta diciamo nella provincia di Siena! Però le degeminazioni e Valigella sono molto interessanti. ... Invece non sottovaluterei il fatto geografico: essere a nord del crinale significa che quando c'è (c'era) molta neve i passi verso il sud erano isolati, e dunque prima dell'apertura di certe strade l'orientamento commerciale, ospedaliero ecc. era tutto verso nord, con apertura a certe correnti linguistiche.
 
Per Piancaldoli una risposta ce l'ho: è un dialetto nettamente romagnolo, perfettamente integrato con la montagna imolese. L'ho sentito qualche tempo fa dal vivo.

DV