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ELEMENTI GERMANICI A FOSSATO
(Alto Reno Pratese)

Queste pagine sono dedicate alle sopravvivenze germaniche nell'Alto Reno e nel Pistoiese. Un territorio che ricomprende i sei Comuni dell'Alto Reno bolognese e i Comuni della Provincia di Pistoia. A rigor di logica, tuttavia, la nostra ricerca deve essere estesa anche alla piccola frazione di Fossato in Comune di Cantagallo (provincia di Prato) che costituisce l'Alto Reno Pratese.  Questa piccola frazione (a cui fanno capo le località di l'Acqua pratese, Lentula Pratese e Fossato stessa), infatti, condivide con la nostra area di interesse la storia (storicamente è un territorio pistoiese), la geografia (si trova nell'Alta Valle del Limentra Occidentale)  e l'appartenenza diocesana (la Parrocchia di Fossato non è sottoposta alla Diocesi di Prato ma alla Diocesi di Pistoia). Per quanto possibile, pur in presenza di minori dati, cercheremo di usare i medesimi criteri utilizzati per il resto della nostra ricerca.

Lessico e linguistica

Ovviamente anche nel fossatese sono presenti relitti di natura linguistica e lessicale in misura analoga a quella del resto della nostra area di interesse, ad esempio:

BALLOTTO = castagna lessata con la buccia. Da una voce longobarda balla (palla) forse incrociata col latino "balanum" (ghianda)
BIGA = cumulo rotondo formato da "manelli" di grano (dal longobardo biga > mucchio)

BIOTE = zolle di terreno prese con la zappa e sistemate intorno alle carbonaie. Dal gotico blauths > nudo. Il Caroci ricorda anche una variante "piote"  (E. CAROCI, "Il virgulto di castagno", Mauro Traverso Editore, Gavi, 2003, p. 119) che deve essere influenzato  in qualche modo dalla antica lingua longobarda dato che mostra la seconda mutazione consonantica (zweite Lautverschiebung) anche se il termine longobaro per 'nudo' è blauz
BOTTICELLA = rospo (in Alto Reno e nel pistoiese si usa 'botta' mentre la forma "botticello" (al maschile) indica in alcune realtà della nostra zona di interesse il girino di rospo). Da un germanico "butta" secondo la lezione di Giacomo Devoto
BRASCE = brace (da longobardo bras > brace). Secondo una antica tradizione fossatese dal fuoco di Natale (vedi il paragrafo "tradizioni") le donne prendevano della brace per accendere il fuoco l'indomani mattina perché avrebbe portato bene per la famiglia nell'anno sucessivo
BRUSCA = spazzola (dal germanico brust > spazzola. Il passaggio di st a sk è tutt'altro che infrequente sia in italiano che nei dialetti toscani)
BURISTIO = un tipo di insaccato (da confrontare con blutwurst > sanguinaccio)
COPPA = salume fatto con la testa e il collo del maiale. Da confrontare col tedesco kopf

FORA = forra / corso d'acqua  (dal germanico furha)
GHIRIBIZZO = idea bizzarra, capriccio improvviso (rapportabile a due termini alto tedeschi: krebiz (gambero) e bizzo (morso))

GRIFALI = barbagino. All'origine del termine potrebbe esserci il longobardo "grifan" (afferrare) per tramite di grinfia (mano).  Questo fungo, infatti, ricorda vagamente una mano ad artiglio
LOPPA = la pula del grano (dal germanico schlapp (floscio))
ROCCA = arnese per filare a mano. Da un germanico e gotico rukka. Il termine germanico "rok" (destino, fato) è rapportabile a rukka (arnese per filare a mano) dato che le tre Norne della mitologia nordico - germanica filano il destino di ciascun uomo né più, né meno, di quanto non facciano le tre Parche mediterranee
RABBUFFI = rimprovero. Da un tema onomatopeico "buff" esprimente il soffiare incrociato con "baruffa" a sua volta derivato dal longobardo birhoffian (schiamazzare) attraverso un procedimento di paraetimologia popolare (es: "foresta lussuriosa" per foresta lussureggiante, "cotone idrofobo" per cotone idrofilo, "Heidi" (da leggere 'aidi') per AIDS, etc. e, nel nostro caso, "rabbuffa" per "baruffa").
ROSTA = trincea scavata lungo i castagneti per impedire alle castagne di ruzzolare a valle. Dal longobardo hrausta (fascio di frasche)
SCAFFA = riparo naturale offerto dalle rocce (dal longobardo skaf > palchetto, stipo)
STOLLO = palo del pagliaio (dal longobardo stoll > puntello, palo, sostegno)
TOPPO  =  il tóppo (con o chiusa) è un pezzo di tronco di castagno giovane utilizato per la "pestatura" delle castagne (Da una radice germanica latinizzata del tipo *tapa (vedi C. TAGLIAVINI, Le origini delle lingue neolatine", Patron, Bologna, 1999, p. 309))

TROGOLO = trogo (dal longobardo trog = vasca)
VANGA = vanga (termine germanico già presente in autori latini come Palladio)
ZEPPA DI FERRO = cunei realizzati appositamente allo scopo favorire il taglio di grossi tronchi (dal longobardo zippa = estremità appuntita, cuneo)
ZIPOLO = legno dritto e appuntito utilizzato per realizzare dei fori nelle carbonaie al fine di assicurare al suo interno una adeguata aerazione (dal longobardo zippa = estremità appuntita, cuneo)

A titolo di curiosità ricorderemo anche:

SCIABORDARE = agitarsi.
Il Carocci ricorda un certo Ettore del Peraldaccio detto "Sciaborda" per il suo "modo straripante di parlare di gestire di cantare di ambulare" (E. CAROCI, "Il virgulto di castagno", Mauro Traverso Editore, Gavi, 2003, p. 67). Si tratta di voce germanica pervenuta attraverso il francese seguendo  un complicato percorso: franco bord (asse, tavola) > francese antico bord > italiano  bordo > bordo + sciacquare = sciabordare.


Toponimia

Nel piccolo Centro abitato di Fossato troviamo ben due nomi  di origine germanica: via Truoghi e  via L'Amma. La via Truoghi, evidentemente, sta per Trogo (dal longobardo trog). La via L'Amma dovrebbe stare per "lama" con descrizione dell'articolo e raddoppio di "m" intervocalica; è noto che il termine "lama" è considerato da Paolo Diacono un termine lonogbardo (vedi la "Storia dei Longobardi")
Poco fuori dal Centro di Fossato esiste una località chiamata "Foraceca". Anche qui non è difficile rintracciare il termine "forra" (con degeminazione di rr) chiaramente derivato da "furha".
Nell'area fossatese troviamo inoltre i seguenti toponimi: Beccaioli (da bikk > capra), Il Trogo (da Trog > vasca), Scaffa della Sdrociona (da skaf  > palchetto, stipo), etc.

La presenza di questa concentrazione di termini di origine germanica in una porzione tutta sommata di territorio (il piccolo centro urbano e la sua immediata perifieria) ci lascia ben sperare che nel complesso dell'Alto Reno pratese la presenza di termini germanici sia abbastanza consistente (naturalmente in relazione alla esiguità del territorio che compone l'Alto Reno Pratese).

Ai fini della nostra ricerca anche un toponimo greco - bizantino pare essere di notevole interesse. Il toponimo è lo stesso nome del borgo abitato più importante e della frazione: Fossato. Il termine "Fossato", infatti, è stato riconosciuto da Silvio Benelli come derivato di "Fossaton" che veniva usato per indicare un 'campo militare', 'un luogo fortificato' dove i Bizantini cercarono di contrastare l'avanzata dei Longobardi provenienti da Pistoia e Fiesole (cfr. S. BENELLI, "La società di mutuo e pronto soccorso di Fossato", Essebilibri, Firenze, 1997, p. 6). La vocazione militare e difensiva di Fossato, evidentemente, ne fece una sede privilegiata anche per le arimannie germaniche provenienti da sud, tanto che l'attuale conformazione urbanistica del paese è debitrice proprio di questo popolo: "Più in alto, in posizione dominante il fiume e le vie dei commerci, c'erano i paesi fortificati di origine longobarda di Stagno, Fossato e Torri... La loro posizione era stata sicuramente scelta in modo da costituire una chiusura della valle, una linea di fronte contro i Bizantini nel primo Medioevo, ed una frontierea fortificata del territorio pistoiese al tempo dei Comuni e del Granducato di Toscana nei secoli successivi" (B. HOMES, "Le pietre dell'Alta Limentra Orientale", Società Pistoiese di Storia Patria, Pistoia, 1996, p. 71).

Nel libro su Fossato pubblicato dalla Essebilibri nel 1994 (S. BENELLI, "Fossato: Note su mille anni di storia di una Comunità", Essebilibri, Firenze, 1994, pp. 2, 34) parla di "segni delle invasioni barbariche" presenti in "alcuni germanesimi e toponimi di origine longobarda". Nello stesso libro si fa riferimento alla sorgente detta del "Trogo" (p. 93). Un ulteriore elemento che supporta l'ipotesi che anche Fossato fosse un importante centro longobardo ci pare riflessa dal fatto come tutte le località vicine erano abitate da Consorterie di "Lambardi": Lambardi ad esempio erano a Sambuca, a Treppio, a Torri, a Stagno, Codilupo, Torricella, Castiglione, Lucciana, etc. tra le province di Pistoia, Prato e Bologna(cfr. Savena Setta e Sambro, 26 (2004), p. 7, N. RAUTY, "Storia di Pistoia", vol. I, Le Monnier, Firenze, 1988, pp 80 - 81). In un numero della rivista Savena Setta e Sambro è anche scritto che Fossato appartenne "a pieno titolo al distretto controllato dai Signori di Stagno" (Savena Setta Sambro, n. 22 (2002), p. 20).

La stessa provincia di Prato è, in ogni caso, complessivamente ricca di testimonianze di un lascito di origine longobarda diretta ed indiretta sia nella toponomastica (l'idronomo Rio della Trogola ad esempio) che nella cultura, nella parlata e anche nelle testimonianze storiche: Alle pagine 3 e seguenti del numero 21 (2001) della rivista bolognese "Savena Setta e Sambro" apprendiamo, ad esempio, che a Vaiano sono state rinvenute nel 1997 sepolture longobarde (1) all'interno delle quali si trovavano i resti di persone inumate dai caratteristici dati antropometrici (altezza maschi = 1,75 m ed altezza donne = 1,65 m, altezze che risultano sorprendentemente corrispondenti a quelle caratteristiche delle popolazioni barbariche di stirpe germanica (cfr. H. WOLFRAM, "I germani", Il Mulino, Bologna, 2005, p. 22)).

Tradizioni

Sicuramente l'ambito delle tradizioni dell'Alto Reno pratese ricomprendeva la totalità ovvero una gran parte delle tradizioni dell'Alto Reno e del Pistoiese che, come abbiamo avuto modo di ricordare, sono in gran parte da ricollegare al mondo germanico.
Tra le varie tradizioni il piccolo libro di Silvio benelli (
S. BENELLI, "La società di mutuo e pronto soccorso di Fossato", Essebilibri, Firenze, 1997, p. 18) ricorda i falò realizzati per la Vigilia di Natale col ginepro. Tale tradizione si può tranquillamente ricollegare al culto degli alberi già menzionato nei nostri studi sui longobardismi e germanismi in Alto Reno e nel pistoiese, nonché a residui di antiche feste germaniche per il solstizio di inverno

Sassi Scritti e rune

Anche nell'Alto Reno pratese sono presenti dei "sassi scritti" con iscrizioni simili a rune che possono dirci qualcosa sull'origine ovvero la fine di questa particolarissima tradizione alfabetica. Nel nostro studio principale riteniamo di esserci sufficientemente dilungati sull'argomento.



1) la presenza di sepolture longobarde in quanto tale non è tuttavia una prova particolarmente rilevante infatti: 1) realtà storicamente importanti per i Longobardi (come la città di Pistoia) non ospitano alcun genere di tomba né si trovano tombe longobarde in aree come l'Alto Reno nelle quali sono testimoniate storicamente consorterie di Lambardi; 2) numerose necropoli longobarde sorgono in località dove la toponomastica non reca traccia di presenza longobarda mentre, viceversa, località con numerose attestazioni toponomastiche longobarde non recano traccia di sepolture longobarde. A tal proposito scrive il Settia: "Nell'Italia settentrionale esistono poi certe zone caratterizzate da una toponomastica di forte impronta germanica pur mancando di necropoli attribuite a tale popolamento; queste, per contro, possono trovarsi in località dove sono rimasti del tutto prevalenti i nomi di luogo di origine latina. In breve: un rapporto logico fra topomini e necropoli risulta praticamente impossibile" (A.A. Settia, "Longobardi in Italia: necropoli altomedievali e ricerca storica", studio dell'Università di Siena, s.d); 3) capita non di rado che i longobardi usassero per la sepoltura una usanza romana e viceversa non è raro imbattersi in sepolture di "Romani" che usavano corredi di tipo longobardo (“Durante l'età longobarda i sepolti possono avere un corredo con oggetti di tipo longobardo senza appartenere a tale gruppo etnico” mentre, viceversa, “si trovano sepolture sprovviste di corredo certamente riferibili a Longobardi” (1. KISZELY, The antropology of the Lombards, Oxford 1979, p.196 menzionato in Settia op. cit.) Tale atteggiamento si ritrova anche nella mutuazione di antroponimi di stampo germanico e della ceramica di tipo pannonico da parte dei "Romani" (Cfr. rispettivamente, per l'adozione degli antroponimi germanici, l'ampia ricerca di J. JARNUT, Prosopographische und sozialgeschichtliche Stadien rum Langobardenreich in Italien (568774), Bonn 1972, con le osservazioni di Giovanni Tabacco in “Studi medievali”, 3a s, XVI (1975), pp.219-221' e, per la diffUsione della ceramica stampigliata: C. LA ROCCA, P. HUDSON, Riflessi della migrazione longobarda sull'insediamento rurale e urbano in Italia settentrionale, in Archeologia e storia del medioevo italiano, a cura di R. Francovich, Roma 1987, pp. 43-44 menzionati in Settia op. cit.); 4) sovente risulta impossibile distingure sepolcreti longobardi e sepolcreti romani ("proprio in Friuli, la regione toccata per prima dagli invasori, sin dall'inizio appaiono attestate sepolture promiscue" (Settia, op. cit)

(20 agosto 2005)