TRADIZIONI LONGOBARDE IN UNA PORZIONE DI ALTO RENO TRADIZIONI LONGOBARDE IN UNA PORZIONE DI ALTO RENO

LE TRADIZIONI LONGOBARDE IN UNA PORZIONE DELL'ALTO RENO

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Dove non diversamente indicato le citazioni sono tratte dal libro di P.A. CIUCCI e D. FUMAGALLI, “Una valle da scoprire: Valle del Randaragna dell'Alta Valle del Reno”, Bologna, 1981

Il più antico documento d'archivio nella Parrocchia di Boschi risale al 1550...

I documenti, col passare del tempo, si fanno ogni anno sempre più numerosi e rivelano una mentalità ed un ordinamento giuridico che non trae origine dal diritto romano, bensì da quello longobardo. I documenti, infatti, parlano di “massari o ofiziali delle Confraternite” che acquistano, vendono o ricevono a nome delle Confraternite stesse; parlano di capifamiglia che, riuniti in assemblea, eleggono il loro parroco e ciò non come privilegio, ma come un diritto loro spettante. I documenti ci rilevano uno spirito comunitario che sembra richiamarsi più alla primitiva comunità cristiana di Gerusalemme che non a quella seguente stabilitasi a Roma e ciò, soprattutto, per quanto riguarda i concetti di autorità e proprietà-

La scoperta di istituti giuridici fondati sul diritto longobardo ci ha portati ad un'altra ricerca, cioè come abbiano potuto radicarsi e conservarsi in una zona montana dell'Appennino Tosco – Emiliano. La zona, come brevemente accenneremo di seguito venne occupata nel secolo VII dai longobardi. Poiché laddove i Longobardi erano minoranza esigua, lasciavano che i locali amministrassero secondo il diritto romano: la prevalenza di istituzioni fondate sul diritto longobardo ci porta all'ipotesi che i primi insediamenti di una certa consistenza nella valle del Randaragna siano di origine longobarda.

Questa ipotesi è avvalorata da un'altra osservazione che non sfuggì al Calindri il quale nel 1789, dopo una visita alla Parrocchia di Sant'Agostino, ebbe a scrivere nel suo 'Dizionario corografico d'Italia': 'Il parroco don Giuseppe Taruffi, con la sua semigigantesca statura, sorpassante quella di tutti i più alti parroci del territorio, conserva in sé l'idea dei giganteschi o quasi giganteschi antichi abitanti di queste Alpi'. Oltre pertanto ad istituti giuridici diversi da quelli romani, la popolazione presenta una costituzione fisica diversa da quella dei popoli latini. Ciò induce ad affermare che detta popolazione appartenga alla razza longobarda e che, nonostante i mutamenti avvenuti nel corso dei secoli, essa abbia conservato integra questa caratteristica. Anzi lo sforzo forse inconscio di mantenere immutata questa identità è alla base di quel lento, ma progressivo decadimento della razza che oggi si riscontra fra la popolazione.

Lo studioso di cose longobarde potrà trovare altri elementi, quali l'arte e il linguaggio, a conferma di quanto asserito e cioè dell'esistenza di gente longobarda in mezzo a un popolo latino nell'Appennino Tosco – emiliano. Poiché, però, l'argomento esula da questo studio ci sembra sufficiente quanto detto.

Ciò che interessa mettere in luce è l'esistenza di uno 'spirito comunitario' che più richiama, come accennato, alla primitiva cristianità di Gerusalemme che non a quella di Roma e che ha trovato nei Longobardi convertitesi al cristianesimo, i più fedeli interpreti, in quanto ciò corrispondeva anche alla loro particolare esperienza di vita.

Il discorso vale soprattutto per i due istituti della proprietà e dell'autorità.

Il Cristianesimo non nasce dal mondo, ma nel mondo romano, in una città periferica dell'Impero: Gerusalemme. I soldati e i cittadini romani si stabiliscono su altre terre con l'orgoglio di appartenere a Roma: 'Civis Romnus sum', 'sono cittadino romano.

Roma diventa oggetto di venerazione e di culto; la Dea Roma, incarnata dall'Imperatore si converte in leggi che, ratificate dalle assemblee, sono eseguite dal popolo. L'individualismo in campo politico si riflette nel capo socio – economico: la proprietà familiare romana si incentra nel capo famiglia; il patrimonio del cittadino romano comprende il fondo, gli schiavi, le greggi, gli attrezzi rurali; la proprietà privata è perpetua, esclusiva, assoluta.

.... Una volta stabilitosi a Roma, il cristianesimo subisce il fascino delle istituzioni romane... Il cristianesimo di Roma accetta il principio individualistico della proprietà privata... Il cristianesimo romano accetta l'Impero come un'istituzione voluta da Dio, in preparazione al nuovo ordine e pertanto assume l'organizzazione che è prevalentemente urbana. Ogni città ha il suo Vescovo; all'Imperatore fa riscontro l'Episcupus Episcoporum; assume le medesime istituzioni giuridiche, quali gli istituti dell'autorità e della proprietà, il diritto familiare, il diritto penale, il sistema amministrativo e territoriale.

Tali istituzioni sono talmente salde da reggere di fronte all'urto di popoli invasori come Vandali e Goti.

Le istituzioni romane crollano invece laddove si insedia un popolo della Germania occidentale, quello Longobardo.

I Longobardi sono nomadi. Le migrazioni e il perenne stato di guerra comportano un'esperienza di vita che si traduce in istituti giuridici ben diversi da quelli di un popolo stabile come quello romano. Per i Longobardi lo stato è l'unione di tutti gli uomini liberi, atti alle armi, la cui volontà si esprime nelle assemblee generali, fonte di tutti i poteri, compresi quelli del capo. Al capo è affidato il compito di far eseguire quanto stabilito dagli uomini liberi riuniti in assemblea, che detiene il potere legislativo.

Un popolo che trasmigra da un territorio all'altro si sente padrone di quel territorio fin quando su di esso vi abita. Abbandonato quel territorio non ne rivendica più il possesso. I membri della famiglia, come quelli della comunità, più che un diritto di libera disponibilità sulla cosa posseduta hanno un diritto esclusivo di godimento. I Longobardi, pur subendo l'influsso del diritto romano restarono un popolo germanico, ancorato alle loro tradizioni e istituzioni e privilegiarono il potere comunitario di contro a quello assolutistico di tipo romano.

Sotto l'aspetto amministrativo essi adottarono in Italia il sistema delle circoscrizioni tipiche dei romani: le città, i municipi, i vici, i pagi. Tali circoscrizioni sevirono alla formazione dei ducati.

Lungo le linee di confine dei territori occupati, i Longobardi posero degli stanziamenti di soldati (come ad esempio a Granaglione), cui erano dati in possesso delle terre e l'uso dei pascoli per il mantenimento di sé, della propria famiglia e dei cavalli (Villa Magna Nemorum, la Valle del Randaragna), con l'obbligo di provvedere alla difesa del fortilizio...

Queste annotazioni sono necessarie per capire e spiegare alcuni avvenimenti e alcune situazioni, ancor oggi presenti nelal Parrocchia di Sant'Agostino dei Boschi.” (pp. 133 – 135)


Gli 'istituti giuridici' presenti nella Parrocchia di Sant'Agostino dei Boschi e di cui intendiamo parlare sono quelli del Beneficio, del Giuspatronato, dell'Opera, delle Confraternite e del Legato. Questi istituti, più che al diritto romano, traggono la loro origine dal diritto germanico” (p. 162)


Da osservare come questi istituti germanici siano propri dell'area Toscana a cui l'Alto Reno appartenne per secoli per tramite della 'longobarda' Pistoia. Sull'istituto delle Opere possiamo ad esempio leggere in un'altra pubblicazione:


Un discorso a parte merita la questione dell'Opera, un istituto giuridico autonomo rispetto all'amministrazione parrocchiale; veniva governata da un consiglio e da un operaio e con i suoi redditi si provvedeva ai restauri ed agli ampliamenti dell'edificio della chiesa. Questo istituto, diffusissimo in Toscana, era presente nella diocesi bolognese solamente in queste parrocchie del territorio toscano e in quelle che erano state toscane prima del XIII secolo” (AA.VV., “Torri e il comprensorio delle Limentre nella storia”, Società Pistoiese di Storia Patria, Pistoia 1995, p. 43)

Per quanto attiene l'elezione del parroco a cura dei capifamiglia č veramente soprendente la somiglianza rilevabile non solo con il 'gairethinx' longobardo, ma anche con le usanze dei vari popoli germanici, ad esempio con i Vikinghi: "Base della societŕ scandinava, il 'bóndi' era l'uomo libero per eccellenza. Qualunque fosse la rilevanza dei suoi terreni, il contadino esercitava due imprescrittibili privilegi: portare le armi e sedere al 'Thing'. Il 'bóndi' votava battendo la propria spada contro lo scudo e designava democraticamente la persona che avrebbe avuto il potere esecutivo. Per lungo tempo si mantennero queste belle tradizioni, illustrate dalla risposta data da un vichingo agli inviti del re Carlo il Semplice, che si informava su chi fosse il capo scandinavo: 'Noi non abbiamo padroni, noi siamo tutti uguali!'" (F. DURAND, "I Vichinghi", Xenia, Milano, 1995, p. 84). Da segnalare come il toscano e "germanico" istituto dell'Opera era presente anche a Lizzano ("Nella diocesi di Bologna l'Opera fu peculiare soltanto di alcune parrocchie dell'alta zona appenninica, verso la Toscana (ad esempio quella di Lizzano in Belvedere" (AA.VV. "Il Mondo di Granaglione", Tamari Editore, Bologna, 1977, p. 62)) a conferma ulteriore che Lizzano fu quasi certamente occupata da consorterie di Longobardi (Lambardi) provenienti dalla Toscana.




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