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ALTO RENO TOSCANO (http://groups.msn.com/ALTORENOTOSCANO)P>

IL DIALETTO DI CASTIGLION DEI PEPOLI (provincia di Bologna)

Premessa

Castiglion dei Pepoli è uno dei più importanti e popolosi comuni dell'appennino bolognese e si situa ai confini con le province di Firenze e Prato. Di estremo interesse appare il suo dialetto dato che risulta assai simile a quello parlato nell'Alto Reno e a Fiumalbo. Ad oggi risulta pubblicato un solo studio sul dialetto locale risalente agli anni '60 (E. Bruzzi Tantucci, "Il dialetto di Castiglione dei Pepoli nella provincia di Bologna", Bologna, Poseidonia, 1962). Recentemente, tuttavia, è stato realizzato un sito internet completamente dedicato a questo dialetto:

http://xoomer.virgilio.it/_XOOM/castion/index.htm

Tale apprezzabile scelta ci ha convinto della necessità di realizzare anche per il sito di Alto Reno Toscano una pagina dedicata al dialetto castiglionese.

Lenizione

La prima, più evidente, caratteristica del dialetto di Castiglion dei Pepoli è la presenza della cosiddetta "lenzione", ovvero la sonorizzazione di - s - intervocalica e delle consonanti intervocaliche occlusive con esito p > v, t > d, k > g (es: dido anziché dito, figo, anziché fico, etc.).

E' importante osservare come questa caratteristica del dialetto locale risulti in perfetta consonanza con le parlate settentrionali italiane e, più in generale, con tutte le lingue della cosiddetta Romània Occidentale (francese, franco - provenzale, occitano, catalano, spagnolo e portoghese).

Degeminazione consonantica

Questo accadimento linguistico, detto anche "scempiamento consonantico", può considerarsi un episodio della lenizione, trattandosi di quel ben noto fenomeno per cui tutti i dialetti settentrionali tendono a ridurre a consonanti brevi (o semplici) le consonanti occlusive che nei dialetti toscani sono rafforzate (es: becco, cappa) o allungate (es: bello). Per cui a fronte dell'italiano gallina avremo il locale "galina". La degeminazione consonantica, per influsso della confinante Toscana, tuttavia viene applicata solo in parte per cui, diversamente da quanto avviene dal settentrione, le consonanti doppie cadono solo nel caso in cui la parola abbia più di due sillabe con la doppia consonante che precede la vocale accentata (per cui, ad esempio, avremo "balotta" anziché un più toscano "ballotta", ma anche "gallo" al posto di un più emiliano "galo").

Degeminazione vocalica

In perfetta opposizione alla degeminazione consonantica il dialetto castiglionese, come tutti i dialetti del vicino crinale appenninico dell'Alto Reno (porrettano incluso), non presenta il fenomeno delle vocali lunghe che in bolognese, al contrario, assurge all'importante ruolo di carattere distintivo delle parole (cfr. in bolognese "ragn" (regno) e "raagn" (ragno)). Queste caratteristica del dialetto di Castiglion dei Pepoli è propriamente dei dialetti centromeridionali della penisola italiana (toscano compreso).

Vocali a fine parola

Un'altra caratteristica addebitabile al sistema linguistico della Toscana è la presenza del vocalismo a fine parola di "e" e di "o" che, al contrario, i dialetti settentrionali tendono sistematicamente ad eliminare (es: il locale "volpe" rispetto al bolognese "voulp"). Nel caso, tuttavia, del dialetto castiglionese questo fenomeno viene a cadere quando la "e" e la "o" finali sono precedute da -n (per cui avremo da un lato "baiocco", ma dall'altro "pirin", etc.).

Dileguo delle vocali

Attribuibile, invece, al sistema dialettale Nord - Italiano è la tendenza complessiva alla scomparsa delle vocali che precedono o seguono, nella parola, la vocale accentata .

Sviluppo dei nessi latini cl e gl

Nel dialetto castiglionese, come nei vernacoli toscani ed in italiano, i nessi latini cl e gl vengono sviluppati attraverso il meccanismo di palatizzazione di "l", dando così al nesso la caratteristica forma "chi" o "ghi". Nei dialetti settentrionali, al contrario, i nessi si conservano inalterati (ad esempio nel friulano) oppure spingono la palatizzazione ben oltre le condizioni toscane, estendendosi anche alla prima consonante: al posto del ponteventurinese "occhio" avremo, così, il bolognese "oc'". Da osservare tuttavia che lo sviluppo locale del nesso cl latino tende a confondersi con -tl- grazie al passaggio a palatale della occlusiva dentale. Il risultato all'orecchio risulta simile a una "tr" nella pronuncia di un calabrese o di un siciliano. Tale fenomeno si riscontra anche nei dialetti altorenani.In conclusione precisiamo, altresì, che la risoluzione gh del nesso latino gl prevede alcuni casi estremi di un grado J (ovvero una "i semiconsonantica" assimilabile al siciliano "jardinu") (il locale Jesa)che risulta peculiare, oltre che ai dialetti altorenani (vedi anche l'antico lizzanese e badese Jesa per ghiesa (e cioè chiesa)), anche ai dialetti corsi e ad alcuni dialetti centromeridionali italiani (Lazio settentrionale, Umbria meridionale, Abruzzo settentrionale).

Dissimilazione di mm intervocalico

Nel dialetto locale si riscontra la dissimilazione di mm intervocalico in -mb- / mp (Al par la morte imberiaga) che si riscontra nel pistoiese, al contrario in bolognese la dissimilazione di mm intervocalico da luogo a -nb- / -np-

Prostesi vocalica

Si tratta di un fenomeno di recupero vocalico, presente in tutti i dialetti di matrice gallo - italica (emiliano, lombardo, piemontese, ligure), che consente di rendere meno difficile la pronuncia di certe parole che hanno subito la scomparsa della vocale della sillaba iniziale (es: argallo anziché rgallo).

Fricativa prepalatale sonora

Si tratta di un suono molto particolare, ed affine alla "j" del francese "jardin", che compare quando ce, ci, ge, gi non iniziali vengono mutati in sibilanti. Avremo così "paje" anziché pace e "bajio" anziché "bacio".

Molto probabilmente la fricativa prepalatale sonora presente a Castiglion dei Pepoli è da interpretarsi come una evoluzione, in chiave settentrionale, di due esiti fonetici toscani: la particolare pronuncia di "g" in parole come il toscano "stagione" (quasi "stasgione") e la presenza del gruppo "sc" (fricativa prepalatale sorda) in parole come il toscano "fascioli" (cfr. G. ROHLFS, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti - Fonetica", Einaudi, Torino, 1999, pp. 283 - 284 e G. BERTONI, "Italia dialettale", Cisalpino Goliardica, Milano, 1986, p. 127).

Tendenza alla non dittongazione

A differenza di quanto avviene nel sistema linguistico toscano la e breve latina non passa al dittongo "iè", ma si risolve in una e semplice chiusa "é" per cui, ad esempio, l'italiano "mièle" viene reso con "méle".

Analoga tendenza alla non dittongazione la troviamo per la "uo" che viene resa o chiusa (es: fogo in luogo dell'italiano fuoco e del pistoiese "foho" (con o aperta))

Mancato sviluppo della c e g in z

Un'altra importante caratteristica fonetica del dialetto parlato a Castiglione da addebitarsi ai dialetti di tipo toscano è il mancato sviluppo di c e g nella forma settentrionale z (es: il locale "giogo" rispetto al felsineo "zuugh").

Raddoppio sintattico e uso di -aro

La parlata locale in concordanza coi dialetti nord - italiani non presenta il raddoppio fonosintattico.Inoltre, sempre in concordanza coi dialetti settentrionali e diversamente dal toscano, il castiglionese presenta come esito dal latino -arium la forma -aro invece di -aio (es: cuchiaro).

Metafonia

Per metafonia, o metafonesi, s'intende l'alterazione del timbro di una vocale interna di una parola, volta a renderla meno distante o, addirittura, a identificarla con quello della vocale finale. Di tutti i dialetti della penisola italiana (settentrionali e meridionali senza eccezione) solo quelli toscani ne risultano privi. Il castiglionese s'iscrive, per questo importante elemento linguistico al tempo stesso fonetico e morfologico, tra i dialetti toscani.

Plurale maschile

Nel dialetto locale i plurali maschili vengono resi con -i a fine parola (es:occhi, balotti). Tale caratteristica che lo accumuna ai dialetti toscani è discordante dai dialetti settentrionali (che usano a tale scopo la forma -s a fine parola, ovvero la metafonia) ed perfettamente concordante con il sistema linguistico della cosiddetta Romània Orientale (toscano, dialetti centro-meridionali, rumeno, dalmata, parlate istro - rumene, megleno - rumene, arumene).

Pronominalizzazione obbligatoria del soggetto

Al posto delle forme toscane io, tu, egli il dialetto locale introduce le forme obbligatorie mi, ti a cui affianca , in luogo del bolognese "a", la particella "i" (es: "A i'ò perso sacco e radicchio ").

E' doveroso osservare che nella scelta della particella "i" il castiglionese applica una scelta sincretica interessantissima dato che "i" è la forma del toscano arcaico per "io".

Partecipio passato

I partecipi passati dei verbi, invece, vengono trattati secondo il modello emiliano e subiscono la cosiddetta "apocope" (o troncamento a fine parola) così da avere "avù" e "partì" in luogo di "avuto" e "partito".

Simile troncamento lo troviamo pure nelle parole in "ato/a", "eto/a", "ito/a" (es: asjè e non ajedo).

LESSICO

Nel lessico locale è facile riscontrare longobardismi (es: sprocco = ramo da long. sproh), arcaismi (es: aschero = voglia), e perfino sopravvivenze di antiche lingue pre-storiche (gojie = scoiattolo) comuni all'intera area alto appenninica pistoiese e bolognese. La componente più rilevante tuttavia sono i prestiti linguistici dal bolognese e dal toscano e, in particolare, dal pistoiese. Trovandosi Castiglion dei Pepoli in provincia di Bologna non sorprende riscontrare termini ed espressioni di tipo emiliano, molto più interessante è la presenza di termini toscani e, in particolare, pistoiesi (dato che Castiglion dei Pepoli non confina con il pistoiese). A titolo di puro esempio ne riportiamo alcuni (in realtà i termini di origine toscana e pistoiese sono assai numerosi).

Abriggigo Cosa fatta male (in pistoiese "abbriccico" col significato di cosa fatta male / cosa da nulla)

Avello Puzza (in pistoiese "avello" indica la tomba e il verbo "avellare" significa puzzare)

Balotti Castagne bollite con la buccia (in pistoiese "ballotti" con identico significato)

Biasciotti Cibo premasticato dalla madre (la pronuncia in effetti è biajiotti. Il pistoiese ha "biasciotto" col significato di cibo masticato lungamente)

Bubbola Upupa (come in pistoiese)

Buzza Pancia (come in pistoiese)

Crochion Testone (come in pistoiese "crochione")

Dolco Temperatura tiepida (come in pistoiese)

Fréggna Cosa da poco,persona noiosa (come in pistoiese "fregna")

Guazza Rugiada (come in pistoiese)

Lampaneggio Lampo , bagliore (come in pistoiese)

Mafioso Ambizioso (in pistoiese "mafia" nel senso di boria, prosopopea)

Pirìn Pulcino (a Montale Pistoiese e in altre località pistoiesi "pirino" sta per pulcino)

Ralla Sporcizia (come in pistoiese)

Ròsa Prurito (come in pistoiese)

Sberciare Urlare (in pistoiese col significato di cantare a squarciagola sgraziatamente)

Uria A vanvera (come in pistoiese)

Vacche Macchie rosse della pelle delle gambe che vengono stando vicino al fuoco del camino (come in pistoiese)

Zanza Seconda pelle delle castagne (come in pistoiese)

Zìzzola Vento gelido , pungente (come in pistoiese)

Nel dialetto locale sono poi sopravissuti termini di origine pistoiese, ma oggi desueti nella cittadina toscana come "ujertola" (pistoiese "ugertola" (ancora menzionato da Rohlfs nel 1949)) che nel castiglionese ritroviamo nell'espressione "Al par cal campa a ujertole"

Conclusioni

Il dialetto di Castiglion dei Pepoli, può essere tranquillamente iscritto, come la quasi totalità dei dialetti altorenani, a un modello intermedio tra i dialetti di tipo toscano e i dialetti di tipo gallo - italiano (emiliano, lombardo, piemontese, ligure). Per questo genere di dialetti preferiamo alla ambigua denominazione di dialetto "alto appenninico" quella più immediata ed incisiva di "dialetto gallo - toscano".

Da notare come, nel paragrafo dedicato al lessico, abbiamo fatto riferimento alla presenza di vocaboli pistoiesi pur in assenza di contiguità territoriale tra la provincia di Pistoia e il Comune di Castiglion dei Pepoli. Questa apparente incongruenza, in realtà, è giustificata dal fatto che nel medioevo il territorio di Castiglion dei Pepoli apparteneva al "Districtus Pistoriensis" e, cioè, era soggetto all'autorità amministrativa che faceva capo a Pistoia.


ALCUNI PROVERBI IN DIALETTO CASTIONESE (CASTIGLIONESE)

"A n'è bella la Pasqua s'an n'è moia la frasca" (non è bella la Pasqua se non è bagnata la frasca)

"In avrile al cresce anco al mango del badile" (In aprile cresce anche il manico del badile)

"S'al piove al dì dl'Ascenza per quaranta dì an sen miga senza" (Se piove il giorno dell'Ascensione per quaranta giorni non siamo mica senza)

"S'al piove la dmenga avanti ai Morti i morti i van coi pé asciutti" (Se piove la domensica avanti i Morti i morti vanno via coi piedi asciutti)

"Quando al piove col soglion l'arvina tut quel c'aiè bón" (Quando piove col solleone rovina tutto quel che c'è di buono)

FONTE: Savena Setta Sambro, n. 10 (1996) pp. 64 - 65