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UN ESEMPIO DI MAGGIO
 DRAMAMTICO DI GRANAGLIONE
(il Maggio di Giuseppe Ebreo)

Antico Maggio dramamtico trascritto nel 1953 da Ezio Mattioli di Granaglione e da Marisa Mattioli

PAGGIO:
Popol fido e pien di zelo
del gran Dio vero seguace
ci conceda a noi la pace
e la gloria eterna in Cielo

Siam riuniti in questa terra
per portarvi una figura
qual trovai nella Scrittura
il cui dir giammai non erra

 Di Giuseppe a dimostrare
se avremo lena e memoria
la leggiadra e allegra storia
che fa ognun meravigliar.

Questo fu dai suoi germani
per invidia mal venduto
a vil prezzo fu ceduto
nelle man degli Egiziani.

Da una donna impura e ria
fu accusato falsamente
e soffrì benché innocente
dolorosa prigionia.

Di Giacobbe e di Rachele
questo fu quel saggio figlio
che con l'opra e col consiglio
fu d'esempio ad Israele

Stando dentro alla prigione
presagì quel grave sogno
che previde al gran bisogno
del Monarca Faraone.

GIUSEPPE (IN PRIGIONE CON COPPIERE E PANETTIERE)

O mio Dio se in questo luogo
mi ritrovo incarcerato.
Tu lo sai se in tal peccato
consentj molto né poco.

Sai o Signor se fu insolenza
d'una donna senza Fede
chiedo solo per mia mercede
che risulti l'innocenza.

Ma se poi così penando
consumar dovrò mia vita
in quest'ultima partita
l'anima mia ti raccomando.

COPPIERE
Prigioniero forte ti lagni
della tua disavventura
siam con te fra queste mura
disgraziati tuoi compagni.

Fra i dogliosi e mesti accenti
passerem la permanenza
aspettando la sentenza
o di gioia o di tormento.

PANETTIERE
L'altra notte mi sognai
tre canestri di farina
della più preziosa e fina
su nel capo la portai.

Vidi i corvi orrendi e neri
passegiar per l'aria a volo
e calati verso il suolo
divoraron i tre panieri.

GIUSEPPE
Panettiere futuri guai
ti predice la visione
fra tre dì come un fellone
sulla forca morirai.

E quei corvi per diporto
sopra a te si caleranno
e coi rostri sbraneranno
dalla forca il corpo morto.

PANETTIERE
Infelice me meschino
se il tuo dir non è mendace
vedo tolta a me la pace
alla morte mi avvicino.

COPPIERE
Vidi anch'io presso il mattino
una vite germogliare
con tre tralci maturare
colsi l'uva e feci il vino.

Di mia mano sto liquore
nella tazza lo mescevo
e zelante lo porgevo
in bevanda al mio Signore

GIUSEPPE:
Questa vite a te vuol dire
che la vita scamperai
ed in breve tornerai
al servizio del tuo Sire.

COPPIERE
Io darotti un guiderdone
dell'augurio così buono!

GIUSEPPE
Quanto sei davanti al trono
raccomandami al padrone
il Signore Faraone.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^

FARAONE
Vanne servo mio gradito
a disciogliere il coppiere
qual troverai esser sincero

SERVO
Mio Signor sarai servito.
Oh! Mio coppiere tal novella
volentier oggi ti reco,
tronca i lacci e vieni meco
che il Re oggi t'appella!


COPPIERE
Con profonda riverenza
sommo duce a Te m'inchino
così vuole il mio destino.

FARAONE
Sorgi pur che ti perdono.
Del fornaio frabulente
che sia fatto orrendo scempio
a ciò prendino d'esempio
ciaschedun della mia gente.

FINE PRIMA PARTE

FARONE
L'altra notte in sull'aurora
mi comparve una visione
che mi pose in confusione
nella qual mi trovo ancora.

Molti astronomi ignoranti
consultai, ma sempre invano
a svelarmi tale arcano
per mia fé non furon bastanti

Se sapessi di trovare
un astronomo verace
che rendesse a me la pace
lo vorrei ricompensare.

COPPIERE
Maestà quel prigioniero
chìera meco
in prigionia
due sogno presagia
e a ciascun predisse il vero.

Diede a me la bella sorte
di tornare al Tuo servizio
al fornaio il gran supplizio
di subire orrenda morte.

FARAONE
Vanne in fretta a ricercare
questo giovane eccellente
e venga prontamente
che disio  a lui parlare

COPPIERE
Si disserrin queste porte
ordin regio in questo istante
or vien meco al Re davanti
che arride oggi la sorte.

GIUSEPPE
Con profonda riverenza
servo sono ai cenni tuoi
del comando degli eroi
non permette
renitenza

FARAONE
Giovin saggio se saprai
presagire il sogno mio.

GIUSEPPE
Con l'aiuto del mio Dio
consolato resterai.

FARAONE
Se a me narri il fatto vero
lascia fare a Faraone

GIUSEPPE
Narra dunque la visione
e poi lascia a me il pensiero.

FARAONE
Sette vacche e sette spighe
grasse e fresche nel sognare
me le vidi divorare
d'altre sette assai mendiche.

GIUSEPPE
Sette annate d'abbondanza
dimostrò la tua visione,
le altre sette assai men buone
struggeran l'altrui sostanza.

Spero tu, che sei il Signore
d'un vastissimo reame
da canina ingorda fame
scamperai molte persone.

A te tocca vigilare
in quest'anni di piacere
grano e biade provvedere
cje a vil prezzo puoi comprare.

FARAONE
In tua man tutto consegno
miei tesoti oro ed argento
e disponi a tuo talento
il governo del mio regno.

Servi, scettro ed ogni cosa
vo' che resti in tua balia
Asanete vo' che sia
la tua fida e cara sposa.

GIUSEPPE
Gran Monarca indegno sono
delle grazie che mi fai
sempre pronto mi vedrai
a servizio del tuo trono

FARAONE
Le meschine e tetre spoglie
vai e doponi e vesti intanto
di pomposo e ricco manto
per salir le regie soglie.

FINE DELLA SECONDA PARTE


GIACOBBE
Figli miei diletti e cari
sento al cuor grave tormento
privi siam d'ogni alimento
e non valgono i denari

RUBEN
Io sentj novella buona
che in Egitto v'è abbondanza
d'ogno sorta di sostanza
che si vende a chichessia

Converrà per non perire
nell'atroce carestia
passegiar l'Egitto e via
anche a rischio di morire.


GIACOBBE
Ecco i sacchi e le monete
per ricevere e pagare
siate saggi nel parlare
che di là tutto otterrete.

Perché so che v'è un signore
savio, onesto e costumato
e da tutti viene chiamato
dell'Egitto il salvatore.
(I FRATELLI DI GIUSEPPE PARTONO ALLA VOLTA DELL'EGITTO)

RUBEN
Magno duce a te davanti
siam venuti per comprare
grano e biada per mangiare
e ristoro ai nostri pianti

GIUSEPPE
Dite pure il vostro intento
voi che in veste di pastori
mi sembrate esploratori
per ordirmi un tradimento.

RUBEN
Non Signore, non dei temere
che d'Abramo i sucessori
commettesser tali errori
né con fatti o con pensiero.

GIUSEPPE
Se d'Abramo discendeste
vo' saper chi vi fu padre
come ancor la vostra madre
tutto in breve a me direte.

RUBEN
Di Giacobbe figli siamo

e di Lia la genitrice
e di Canaan l'appendice
nostri armenti pascoliamo.

GIUSEPPE
Quanti mogli e quanti figli
ebbe il vostro genitore
dite a me tutto il tenore
per sfuggir l'aspri perigli.

RUBEN
Si sposò con due sorelle
savie, oneste, costumate
e di nome eran chiamate
una Lia l'altra Rachele.

Ebbe dodici figlioli
non compreso una donzella,
ma Rachele la più bella
non ne fece che due soli.

GIUSEPPE
Vo' sapere come si chiama
ciaschedun della dozzina.

RUBEN
Ruben, Levi e Simeone,
Giuda Isacco e Neftalino,
Dan, Giuseppe e Beniamino
Aser, Gadde e Zabulone.

Or t'ho detto il fatto vero
della nostra discendenza
con benigna tua licenza
di partir abbiamo pensiero.

GIUSEPPE
Se ottener da me vorrete
altre grazie, un tal favore
Beniamin vostro minore
qua in Egitto condurrete.

E per darvi un vero saggio
d'ubbidienza vi destino
finché venga Beniamino
Simeon resti in ostaggio.

Va tenete a consegnare
a costor ciò che gli è caro
Ma nasconti il lor denaro
nella sacca e non pensare
(RITORNO DEI FRATELLI AL PADRE)

FRATELLI
Caro amato genitore
siam tornati a salvamento
e portato quel frumento
che bramava il vostro cuore.

GIACOBBE
Mi rallegro figli amati
del felice e prio ritorno
che facesti in questo giorno
dall'Egitto in questi lati.

E ben vero che fra il piacere
provo ancor qualche passione
non vendendo il mio Simone
e dov'è vorrei sapere.

FRATELLI
Simeone è vivo e sano
è rimasto in quel confino
per cagion di Beniamino
che veder vuol quel sovrano.

Disse poi che quando andremo
a far nuova provvigione
Beniamino e Simeone
a noi tutti torneranno
(GIACOBBE VUOTA I SACCHI)

GIACOBBE
Cosa son queste monete
che nei sacchi si ritrova
figli miei questi è una prova
per veder se giusti siete

E perché il vostro onore
non lo guasti il genio avaro
tutto questo suo denaro
riportate a quel signore.

(NELLA REGGIA DI FARAONE) ASANETE
Sposo mio se mi è permesso
una grazia ti domando.

GIUSEPPE
Tutto sono al tuo comando
io e te siamo lo stesso

ASANETE
Quell'ebreo che là in prigione
vidi star mesto e dolente
a me pare un innocente
perché in faccia l'osservai.

Onestà, prudenza, amore
e gli aspetti del suo cuore
scritti in fronte li mirai.

GIUSEPPE
Forse dici Simone?

ASANETE
Quello appunto ebbe in pensiero
quanta grazia a te chiedea,
perché a me si commovea
quell'incognito foresto.

GIUSEPPE
Sposa mia non è permesso
così presto giudicare
ti potresti anche ingannare
come pure poi fare adesso.

Può talvolta un un cuore umano
sotto l'ombra di innocenza
occultare ogni sorta d'insolenza.

ASANETE
In costui la credo invano.

GIUSEPPE
Va tenente a scarcerare
quell'ebreo ch'è incatenato
a me venga presentato
e desio con lui parlare

TENENTE
Per far giusto
il mio dovere
partirò senza dimora
sorgi amico vieni fuora
che il padron ti vuol vedere.

SIMEONE
Magno duce a te davanti
son venuto per sentire
il mio vivere o morire
io non so di che temere

GIUSEPPE
Vieni pure, vieni a udienza
e se il ver non dirai
nell'esame che farai
proverai la mia sentenza.

L'altro esame confondesti
i due figli di una madre
Beniamino accanto al padre
e Giuseppe nascondesti.

SIMEONE
Di quel nome doloroso
per pietà non mi parlare
fammi prima ritornare
nel mio carcere penoso.

GIUSEPPE
Vo' sapere s'è morto o vivo
se sta bene o se sta male
se disciolto o se in catene
se in grandezza d'onor prio.

SIMONE
Fu portato al genitore
il mantello insanguinato
e si crede divorato
dalle belve, o che dolore!

Altro poi non ti so dire
dei suoi beni e giusti arcani.

GIUSEPPE
Vedo appunto i tuoi germani
qua in Egitto comparire.

GIUDA
Magno Sire in questo regno
siam venuti per dovere
l'ordin regio mantenere
e compiere il tuo disegno

Beniamino è qui davanti,
si è condotto qua con noi
per compier gli ordini tuoi
benché il pianto muti in pianto.

L'altro dì messe col grano
ci trovai delle monete
qual si crede dal tenente.

TENENTE
Forestier credete invano

GIUSEPPE
Meco a mensa inviterai
questi giovani d'onore,
ma nel sacco del monore
la mia tazza nasconderai.

GIUSEPPE
E poi falli sorvegliare
con un ordin rigoroso
poi trovando il furto ascoso
qua da me falli tornare

ASANETE
Sposo mio non è permesso
dubitar di questi pastori
che in compenso ai tuoi favori
ti volarono il sacro vaso.

TENENTE
Forestieri o vi fermate
pria d'andare per altre strade
visitare voglio le biade
che d'Egitto via portate.

Cosa fu di questo argento
tra le biade mescolato
giovanotto sconsolato
questo fu troppo ardimento.

Ti convien per obbedienza
ritoenare al mio Signore,
e se scopre in te l'errore
saprà lui darti sentenza.

BENIAMINO
 O mio Dio che triste scena
si prepara oggi in Egitto
per un incognito delitto
mi convien pagar le pene

O infelice genitore
se saprai questa novella
così infame atroce e fella
morirai di gran dolore

GIUSEPPE
Questa mia triste malizia
mi dà molto da pensare
se l'error non sai trovare
proverai la mia giustizia.

GIUDA
Come mai potrò o Signore
ritornare al patrio tetto
senza questo pargoletto
consolare il genitore?

Io sol fui che col mio dire
dalla fame che provai
il mio padre consigliai
di lasciarlo qua venire.

Io farò se ti contenti
che subir voglio sue pene
tutti i lacci e le catene
ed i barbari tormenti.

Vidi all'ultima partenza
che amoroso lo abbracciava
baci e pianti mescolava
non sapea dargli licenza.

GIUSEPPE
Io non posso più soffire
questi amplessi e quei clamori;
di quei miseri pastori
tutto il ver voglio scoprire.

Quel Giovan che vendeste
oggi in me lo ritrovate
non piangete e non tremate
non farò quel che faceste.

FRATELLI
Quel Giuseppe adunque sei
che da noi fosti venduto
deh! perdona l'accaduto
si destesta i falli rei.

FARAONE
Voi pastori andar potete
vostro padre a consolare
e che venga a dimorare
qua in Eitto gli direte

ASANETE
Con l'amata sua famiglia
venga a parte della sorte
che suo figlio è mio consorte
oh stupenda meraviglia.

(I FRATELLI TORNANO DAL PADRE)

FRATELLI
Genitor lieta novella
dall'Egitto ti portiamo
ma confusi ne veniamo
dalle labbra alla favella.

Quel Signor di cui la fama
dall'Egitto spicca il volo
è Giuseppe tuo figliolo
che ansioso a sé ti chiama.

GIACOBBE
Dio d'Abramo cosa ascolto
se  così credessi appieno
dal piacere vengo meno
e con lacrime sul volto.

Se il mantello sanguigno e guasto
mi recasti dalle selve
e che fu di crudel belve
mi diceste orrido pasto.

FRATELLI
 Questo è vero, ma dei sapere
che fu questa una menzogna,
invidiosi lo vendemmo
a vil prezzo a tal mercanti
non curando i suoi gran pianti
né singulti, né catene.

GIACOBBE
Andiamo pure, figli andiamo
che il desio di lui mi accascia
di morir fra le sue braccia
altro più quaggiù non brano
(RAGGIUNGONO L'EGITTO)

GIACOBBE
Figlio mio, se mi è permesso
di chiamarti in tanto onore

GIUSEPPE
Caro, amato genitore
deh! permetti un caro amplesso

GIACOBBE
Ora più non mi lamento
poichè Iddio mi ha consolato
di rivederti figlio amato
di morir ne son contento

PAGGIO
Carità però vi chiedo
se per Iddio ce la farete
dal monarca Iddio otterete
ricompensa o la mercede.


_____________________________________________________________

Oltre al filone religioso il Maggio drammatico prevedeva anche un filone epico cavalleresco rappresentato, ad esempio, dal "Maggio dei Reali di Francia" (ricordato da Giovanni Andrei nato a Granaglione nel 1906 e trascritto da R. Zagnoni e M. Pozzi) . Ne riportiamo lunghi estratti:

IL MAGGIO DEI REALI DI FRANCIA

(Maggio Dramamtico di Granaglione)


PAGGIO


Già che il ciel ci favorisce

d'essere giunti in questo mese

sì garbato e sì cortese

ogni cuor

di noi gioisce.


Gli uccelletti tutti quanti

fanno festa in questo mese

la loro gioia è a noi palese

dai lor dolci e vaghi canti.


Riveriti ascoltatori

con profonda riverenza

vi preghiamo darci udienza

e colmarci di favori.


Miei compagni incominciate

col bel dire il più galante

le persone tutte quante

lor vi dicon che cantate.

(Fioravante si presenta al Re padre, il cui nome è Fiorello)


Fioravante:

Io m'inchino, o eccelso sire.


Re:

Figlio mio che cosa chiedi?


Fioravante:

Cavalier come tu vedi

vorrei farmi per schermire.


Re:

Figlio mio non sei capace,

perché ancor non hai studiato

va' là dentro allo steccato

con la spada e con la lancia.


Asalardo vo' mandare

che qua venga da maestro

lui ti possa render destro

per poter tu guerreggiare.


Fioravante:

son contento, padre mio,

che il maestro mi cerchiate

là a combatter mi mandate

e di questo ho grand disio

(il Re si rivolge al servo).


Re:

Là mio servo tu andrai

da Salardo immantinente


Servo:

Io son pronto ed obbediente.


Re:

Che qua venga gli dirai

(il servo si reca da Salardo)


Servo:

Io ti faccio riverenza

il mio Sir di gran potere

mostrerebbe gran piacere

di veder la tua presenza.


Salardo:

Va ritorna al tuo signore

digli pur che sono pronto

a servirlo in ogni conto

e a servirlo con fervore

(il servo ritorna dal Re)


Servo:

Di Bretagna, magno sire,

sono tornato nel momento

e Salardo assai contento

ha promesso di venire

(Salardo giunge ala presenza del Re)


Salardo:

Gran Corona, son venuto

a far quanto m'imponete

poi mi perdonerete

se non faccio il mio dovere.


Re:

D'insegnare a Fioravante

lo schermire tuo mestiere

già che impara volentier

va cammina in quest'istante.


Salardo:

Io farò, Sacra Corona

isegnar ciò che volete,

ma vi dico e lo vedrete

non sarà mai cosa buona.


Fioravante a mio potere

non vorrà tosto restare

dimmi allor cos'ho da fare

dimmi e faccio il tuo volere.


Re:

Te lo giuro e ti prometto

in presenza a questa gente

se non ti sarà ubbediente

gli farò spaccare il petto.


Or Salardo tu andrai

nel giardin fuor di Parigi

non facciamo altri litigi

farai tu quel che vorrai.


Salardo:

vado via in su l'istante

nel giardin predestinato

a schermir nello steccato

col tuo figlio Fioravante.


Fioravante:

Partiam dunque immantinente.


Re:

Parti dunque figlio amato

dei tornare ammaestrato

cerca di stare obbediente.


Salardo:

Andiam dunque, o Fioravante,

nel giardin che il re comanda

e tu porta una ghirlanda

per la giostra assai galante.


Fioravante:

Andiam dunque, maestro mio,

che io vengo volentieri

dalla scherma il buon mestiere

d'imparare ho gran desio.

(Giunti nel giardino fuori Parigi, Salardo inizia ad insegnare a Fioravante)


Salardo:

Ho lestezza ed ho grand'arte

a schermir per ogni verso

o di diritto o di traverso

or di punta e or di parte

(Finito di schermire)

Caro figlio stanco sono

andiam pure a riposare

che per troppo faticare

sulla terra mi abbandono

(Si addormenta Salardo, ma inizia subito a russare così che Fioravante non riesce a dormire).


Fioravante:

Vecchio indegno impertinente

ah! mi sembra un animale

non ho mai sentito uguale

di fiatar si brutalmente.


Se non fosse quel rispetto

che mio padre d'alta corte ti darei un'acerba morte

senza farti alcun dispetto.


Pur mi voglio vendicare

e tal sia il tuo tormento

voglio tosto sotto il mento

la tua barba a te tagliare

(tagliata la barba si allontana e Salardo si sveglia)


Slardo:

Ah crudel più d'un seprente

che la barba hai a me tagliato

vo' cercarti

in ogni lato

voglio farti assai dolente

(Salardo ricerca Fioravante e infine lo trova addormentato)


Salardo:

Cerca cerca ti ho trovato

a dormir tu te ne stai

e pel mal che fatto m'hai

io ti voglio tagliar il capo

(Salardo ci ripensa)

Che diran di mia persona

se uccido un che dorme

ho pensato a miglior forme

voglio andar dalla corona.


Questo è stato Fioravante

che mi ha fatto un tale oltraggio

voglio andare e con coraggio

da suo padre in questo istante.

(Salardo si reca dal Re).


Salardo:

Non lo dissi, o mio Signore,

quel che già dovea seguire

nel giardino ero a dormire

e ho avuto un tale oltraggio.


Il tuo figlio maledetto,

guarda come mi ha trattato

e la barba mi ha tagliato

col coltello per dispetto.


Re:

Te lo giuro al cielo in faccia

ne farò aspra vendetta

questa cosa a me rispetta

e non voglio alcuna taccia.


Or ven qua tu giustiziere

va a pigliarmi quel ladrone

dei punirlo e con ragione

questo a te sia di mestiere

(il giustiziere va in cerca di Fioravante e lo trova dormiente: lo disarma e lo incatena).


Giustiziere:

Or ven meco Fioravante

che per ordin di Sua Altezza

deo condurti

e con prontezza

presso lui in questo istante.


Fioravante:

Giustiziere perfido e ingrato

che legato così forte

ringraziar tu puoi la sorte

che a dormire mi hai trovato

(il giustiziere conduce Fioravante incatenato davanti al Re)


Giustiziere:

Ecco qua il suo Fioravante

che condotto noi l'abbiamo

per comando suo sovrano

l'ho portato a lei davante.


Re:

Hai sentito giustiziere

il comando che t'ho dato

Fioravante sia impiccato

vai a fare il tuo mestiere

(Fioravante s'inginocchia davanti al padre e l'implora)


Fioravante:

Deh pietà!!


Re:

La chiedi invano


Fioravante:

Caro padre!!


Re:

Figlio ingrato.

Parti tosto, sia menato

alla morte il disumano

(il giustiziere conduce Fioravante alla morte, ma incontrano la Regina)


Regina:

Chi è quel giovinetto

che sì presto va alla morte

come mai la triste sorte

l'ha condotto a tale effetto

(Fioravante riconosce la voce della madre)


Fioravante:

Cara madre è il tuo figliolo

che condotto dal destino

pregherai per me il Divino

che mi scampi dal periglio.


Regina:

Giustiziere un poco aspetta

che io vada da suo padre

a pregarlo come madre

a placar l'aspra vendetta

(La regian va dal re per chiedere la grazia per Fioravante)


Regina:

Io me ne vengo in ginocchioni

ai tuoi opiedi, alta corona,

e del figlio la persona

prego voglia liberare


Re:

Oh Regina, il tuo dolore

compatisco e ne cordoglio

ma la grazia far non voglio

a un tal figlio traditore.


Regina:

Di tu figlio almen la vita

deh! Perdona e vado in pace.


Re:

Vanne

non le posso dare aita

(La regina va da Salardo)


Regina:

Vi prego, duca onorato,

voi andate alla Corona

di mio figlio la persona prego voglia liberare


Salardo

Per lo spregio e il disonore

che tuo figlio venne a fare

pur lo voglio perdonare

vo' dal re con tal tenore

(Salardo si reca dal re per chiedere grazia)


Salardo:

Deh prometti, o gran Regnante,

che lui parta dalla corte

e si tolga dalla morte

il tuo figlio Fioravante.


Re:

E a te solo ormai rimesso

fai pur quel che ti pare

e se l'hai a perdonare

questa grazia sia concessa

(La regina va da Fioravante)


Regina:

Che sia tosto dislegato

il mio figlio da catene

vien figlio, amato bene,

sei del tutto liberato.


Fioravante:

Vi ringrazio cara madre,

che mi avete liberato.


Regina:

Dalla morte figlio amato

va ringrazia il tuo buon padre

(Fioravante va dal Re)


Fioravante:

Caro padre più non tardo

e pietà, perdon vi chiedo


Re:

Io tal grazia non concedo

la concede il gran Salardo

(Fioravante si rivolge a Salardo)


Fioravante:

Vi ringrazio difensore

che mi avete dato aita

mi salvaste voi la vita

vado via con rossore.


Salardo:

Di tua madre ebbi pietade

e ti tolsi dalla morte

esiliato or sei da corte

fuori dalla cristianitade

(Fioravante va da sua madre)


Regina:

Addio parti, o caro figlio,

io rimango qui piangendo

di tuo padre il bene intendo

e dal regno ha tu l'esilio.


Fioravante:

Su non pianger, madre mia,

partir devo, ma spero un giorno

a mio padre far ritorno

con vittoria ed allegria


Regina:

Io ti darò buona armatura

elmo, scudo e sopraveste

e la spada disumeste

di che ognuno avrà paura

(Fioravante bacia la madre)


Fioravante:

Addio cara madre.


Regina:

Dio ti salvi caro figlio

d'ogni pena e d'ogni periglio

d'ogni sorta d'armi e s quadre

(Fioravante parte per l'esilio. Rizieri suo carissimo amico che era fuori Parigi, sentiti i fatti accaduti, ritorna in citttà e trova la regina piangente).


Rizieri:

Dite in grazia, mia signora,

or se è morto Fioravante

che vi trovo sì smaniante

e piangente su quest'ora.


Regina:

O Rizieri, il mio figliuolo

sul più bello dell'etade

fuor dalla cristianitade

deve andare solo solo.


Rizieri:

Se credessi di girare

tutta quanta la Turchia

sin che può la forza mia

io lo voglio ritrovare


Io mi parto e vado via

tutto quesro a voi prometto


Regina:

Vai, da solo sj benedetto

col mio figlio in compagnia

(Fioravante, e poi anche Rizieri hanno lasciato Parigi. Nel frattempo la figlia del re di Dardena, il cui nome è Uliana, è uscita dalla città (Dardena) ed è andata ad una festa nei giardini. Ma due Saraceni sopraggiungono e l'osservano senza essere visti).


Saraceno:

Vedi tu quella fantina

sta cogliendo quel bel fiore

va a pigliarla e con pudore

per condurla in Palestina

(Uliana non si è accorta dei due Saraceni)


Uliana:

O che gaudio o che gioire

nel giardin fra due bei fiori

gran soavi e graditi odori


Saraceno:

Or con noi dovrai venire

(I Saraceni rapiscono Uliana e la conducono con loro. Mentre Uliana viene portata via scorge un cavaliere con lo scudo crociato, perciò cristiano, che in realtà è Fioravante, suo cugino. Ma ella non lo riconosce).


Uliana:

Cavaliere dei cristiani

io ti prego in cortesia

di salvar la vita mia

dalla man di questi cani


Fioravante:

Damigella non temere

il mio spirito decante

anche fossero in cinquanta

tutti a pezzi dovran cadere.


......



(Fioravante combatte i Saraceni e libera Uliana)


....


Uliana:

Ti ringrazio cavaliere

che si presto liberata

dalle mani mi hai salvata

da quei turpi cani e fieri.


Fioravanti:

Damigella te lo giuro

che ti voglio rimenare

a tuo padre a ritrovare

e di questo ti assicuro.

(Fioravante e Uliana si avviano e incontrano un cavaliere saraceno di nome Finaù. Finaù li ferma)


Fianù:

Cavalier di dove sei

dove meni questa dama

non facciamo alcuna trama

te la chiedo e la vorrei


Fioravante:

Cosa tenti empio ladrone

la mia patria e la donzella

questa spada sarà quella

che difenderà il suo onore.


Finaù:

Con la spada mia madama

vò sbranarvi fino al cuore.


Fioravante:

Prendi questo traditore!


Finaù:

Il vigore in me si scema

... Soccorso o miei scudieri

a me datemi soccorso

mentre adesso sono rincorso

da un cristiano cavaliere.


Scudieri:

Fermi là che siam venuti

in aiuto del padrone

tu sarai nostro prigione

se non trovi chi ti aiuta.


....

(Gli scudieri legano Fioravante ed insieme a Finaù e alla damigella escono di strada. Nel frattempo sopraggiunge Rizieri)


...


Rizieri:

O qual voce d'un guerriero

che a me sembra di cristiano

prender voglio l'arme in mano

e dar sfogo al mio pensiero

(Rizieri con la spada in pugno raggiunge Fioravante mentre viene frustato).


Rizieri:

Fermi là io son Rizieri

che qua vengo in quest'istante

caro amato Fioravante

pronto sono ai tuoi voleri.

Io solo sarò bastante

contro sì barbara gente.


...


[Fioravante è liberato da Rizieri e insieme salvano la damigella da Finaù]


...


Fioravante:

Or conviene palesare

la tua patria, quale stato

acciò noi dal padre amato

ti possiamo accompagnare,


Uliana:

Del Re di Dardena

fui presa nei giardini

da due cani saracini

fui privata d'ogni bene.


Fioravante:

Sù si parte verso il Regno

di Dardena la cittade

a suo padre per pietade

riportiamola qual pegno

(i tre si avviano verso Dardena).


Uliana:

Son vicina al padre amato

in suo termine cammino.

(Sopraggiunge un cavaliere di nome Tebaldo, promesso sposo di Uliana)


Tebaldo:

Bella dama a voi m'inchino!


Uliana:

Oh Tebaldo ben trovato.

(Infine il quattro giungono in presenza del re di Dardena, di nome Fiore, padre di Uliana...)


...


Uliana:

... Questi bravi cavalieri

mi han per forza riscattata

dalle mani mi han salvata

da dei turchi cani e fieri.


...


Re:

Cavalieri fatto mi avete

gran piacere di riscattarla

se volete voi sposarla

grande onore a me farete.


Fioravante:

Io non merito tanto onore

vi ringrazio eccelso Sire

mi dovete compatire

la darete a quel Signore.


Per isposa la daremo

a Tebaldo cavaliere

lui la prende volentiere

e contento lo faremo


Il Re a Tebaldo:

Per virtà di questa gente

quesa alfin sarà tua sposa...


...


(il Re prende Fioravante per la mano)


Re:

Per compenso cavaliere

io ti prendo per la mano

e ti faccio capitano

già di tutte le mie schiere.



Fioravante:

D'essere fatto capitano

sì l'accetto volentieri

già che sono i miei pensieri

di far guerra al gran Sultano.


Andiam dunque o cavalieri

poi ché sono capitano

a far guerra al gran Sultano

a quei tartari in Algeri.


...


Rzieri:

Son contento e con prestezza

partiam dunque allegramente.


...

[i due figli del Re Fiore, Leone e Leonello, invidiosi di Rizieri si vendono al Sultano e diventano traditori. Con uno stratagemma riescono a fare prigionieri Rizieri e Fioravante e li portano davanti al Sultano]


...


Sultano:

Dite franco capitano

da che parte voi venite

vostro nome a me lo dite

perché siete nelle mie mani


Fioravante:

Il mio nome è Fioravante

questo è il mio caro Rizieri

siam di Francia cavalieri

lo diciamo a te davante.


Sultano:

Or menateli in prigione

nella torre del profondo

che non tornino più al mondo

e a mia figlia li affidate.

(vengono portati in prigione da un turco).


Turco:

Or per voi sarà finita

di fa guerra al gran sultano

nella torre vi metteremo

là farete vostra vita.

(Dopo averli chiusi in prigione il turco porta la chiave a Desolina, figlia del sultano)-


...


Desolina:

... Vi saluto cavalieri

son venuta a visitarvi

questo è tutto il mio pensiero

e vi porto da mangiare


...


Desolina a Fioravante:

Io mi trovo innamorata

di te, cara anima mia

se non m'ami la vita mia

sarà sempre tribolata.


Fioravante:

Quel che brani io voglio fare

l'amor mio tu tieni in seno

e così contento e pieno

che ti voglio battezzare...

(Desolina si inginocchia e Rizieri la battezza)

...


Fioravante:

Or che sei tu battezzata

porgi a me la destra in pegno

che di amore è un grato segno

e sarai da me tu amata.


Riziri:

Prenderai or tu la cura

di levarci di prigione

questo è fatto tuo campione

e di lui stanne sicura.


...


[Tebaldo, nel frattempo, si reca dal Re Fiore]


Tebaldo:

A te vengo in affezione

e ti dò novelle triste

di una cosa poco bella

Fioravante è in prigione.


E Rizieri paladino

ancor lui là si ritrova

son quei due che tua figliuola

ricondussero al destino.


Re Fiore:

Signor mio che cosa sento

di quei nobil cavalieri!


Tebaldo:

Son rimasti priogionieri

dal Sultano a tradimento

Per virtù dei tuoi figliuoli

son rimasti prigionieri

che la fede han rinnegata

quei due birbi pien di duoli.

(il Re si dispera)


Re Fiore:

Maledetti i miei figliuoli

se la fede han rinnegato

or mia vita è tribolata

da gran pene e grandi duoli.


Or voi andrete in Francia

che ci mandino soccorso

gli vo' far provare il morso

della spada e della lancia

(Tebaldo va in Francia dal re Fiorello).


Tebaldo:

Di Dardena son venuto

sol per farvi un'imbasciata,

ma sarevvi poco grata

un gran caso è intervenuto.


Son rimasti prigionieri

del Sultano a tradimento

dove prova un gran tormento

Fioravante con Rizieri.


...


Re:

Ahimé, che cosa dici

dunque noi cosa faremo?

Con il campo là andremo

a soccorrer que due infelici.

...

Su si parte e prontamente

dir di nuovo che noi andiamo

in aiuto al gran sovrano

e a salvar il mio figliuolo

(il re di Francia arriva a Dardena e il re Fiore gli si fa incontro: erano fratelli).


....


Fiorello:

Fratel mio frenate il duolo

che quaggiù noi giunti siamo

per soccorrer voi sovrano

e salvare il mio figliuolo.


...


(Fiore e Fiorello con l'esercito partono verso Belda dove era il Sultano. Un turco di guardia corre dal Sultano).


Turco:

Signor mio che cosa sento

un grandissimo rumore

che mi mette gran terrore,

gran paura e gran spavento.


Sultano:

Cosa credono di fare

quei cristiani rinnegati

per venire nei miei stati

la lor vita hanno a lasciare.


...

(Tebaldo con la prima schiera dei Cristiani si scontra con la prima Saracina capitanata dai traditori Leone e Leonello. Tebaldo affronta per primo Leonello dicendo)


Tebaldo:

Traditori rinnegati

come avete tanto ardire

contro il padre di venire

a far guerra, scellerati.


Razza iniqua e pien d'ardire

or per voi non v'è speranza

col mio ferro e mia possanza

vi farò presto muorire...


Leonello (cadendo):

Muoio omai non v'è più scampo

(Si fa avanti Leone)


Leone:

Pagherai, o vil fellone,

l'uccision di mio fratello.


Tebaldo:

Spero a te far come a quello

prendi campo empio fellone.


Leone:

Non più pace, guerra, guerra!


Tebaldo:

Traditor non hai più scampo.

Prendi questo colpo intanto

e coll'armi cadi a terra

(Si fa avanti il sultano Balante)


Balante:

Chi sei tu fammi palese-


Tebaldo:

Son di Francia cavaliere.


Belante:

Or di me sei prigioniere.


Tebaldo:

Sarà questa la mia difesa-


Belante:

Temerario traditore

anche a me vuoi star celato

prendi questa scellerato

vuò svenarti.


Tebaldo (cadendo)

Ah, che dolore!

(si fa avanti Fiore contro Belante)


Belante:

Re Belante ecco in persona

che da Balda si è partito

di far guerra ha stabilito

perciò invita a tua corona.


Fiore:

O via prendi sei del campo

niente cura tua arroganza.


Balante:

Col mio ferro e mia possanza

non potrai aver più scampo

Or t'arrendi o t'uccido.


Fiore:

Prima il sangue andrà in terra-


Belante:

Prigionier sarai di guerra


Fiore:

Non lo sia, perfido infido.

Ben che sei di me più forte

io non ho nessun timore

spero poi tutto l'amore


Balante:

E per questo ti dò morte

(muore anche Re Fiore)


(Si fa avanti Fiorello Re di Francia e si scontra con Balante...)


...


Balante:

Re di Francia arci rogante

vò punirti in questa guerra.


...


(Durante il combattimento Desolina va alla prigione di Fioravante e Rizieri. Fioravante le va incontro e le dice)


Fioravante:

Alma mia diteci un poco

qual rumore in veritade

si è sentito per le strade

gran bisbiglio

in ogni luogo.


Desolina:

E' arrivato presso Balda

il gran Re della gran Francia

con i suoi di gran possanza

molto forte e assi gagliardo.


Fioravante:

Vi preghiamo in cortesia

le nostr'armi riportare

se volete accontentare

noi vorremmo ora andare via.


Desolina:

Ve lo porto volentieri,

miei signori, non mi scordate

ne la mente sempre mi abbiate

o miei bravi cavalieri

(Porta le armi)


Desolina:

Ecco l'armi o miei signori,

vostro scudo e forte brando

e mio padre vi raccomando

di salvarlo per amore.


Fioravante:

Te lo giuro e ti prometto e noi avremo la vittoria

ti faremo sempre gloria

e di questo ti assicuro

(A Rizieri)

Alto in campo, o buon Rizieri,

prendi in mano il ferro nudo

e nell'altra il forte scudo

manda in pezzi armi e cimieri

(arrivano sul luogo della battaglia e vi si gettano in mezzo)


Fioravanti e Rizieri:

Ah! furfanti traditori

in prigione più non siamo

trapassiamo il cuor vogliamo

e purgare i vostri errori.


Con la spada e con la lancia

noi faremo la giustizia

punirem vostra malizia

che usate a noi di Francia


Balante:

Maometto dacci aita

e soccorrici in quest'ora!

(Fioravante lo colpisce e lo disarma)


Fioravante:

Per amore di tua figlia

oggi a te salvo la vita.

Maometto maledetto

siete nostri prigionieri

turpi cani inqui e fieri

Più non giova Maometto.


Balante:

CI mettiamo in vostre mani

valorosi cavalieri

e di noi assai più fieri

ne veniamo a voi cristiani


Fioravante:

Tutti evviva noi diremo

al gran Re dell'alta gloria

che ci ha dato la vittoria

e di cuor Lo ringraziamo.


Or per me voglio bel tempo

già che in pace è ogni cosa

vado tosto dalla mia sposa

e a far si cuor contento.


O mia vita, o mio tesoro!

Oggi è giorno di contento

sia scacciato ogni tormento

e por fine a ogni mortoro


Desolina:

O mia vita, o mia speranza, o mio franco capitano,

dammi in pegno la tua mano

e con te io vengo in Francia.


Fioravante

Su si parte e non tardiamo

tutti quanti allegramente

con la nostra fida gente

nella Francia ritorniamo.


Paggio:

Il bel Maggio è termianto

nobilissimi signori!

Scuserete degli errori

e se avessimo mal cantato

(Si ripete tutti insieme: “Il bel Maggio è terminato!”).


FINE





Il testo di questo Maggio e di quello precedente risulta pubblicato in AA.VV., "Il Mondo di Granaglione", Tamari Editore, Bologna, 1977) 1