“Tra noi partigiani erano rappresentate tutte le classi sociali,
molti operai qualche intellettuale, come il capitano Toni, Toni
Giuriolo, medaglia d’oro, che per andare a salvare uno di noi rimasto
ferito, muore colpito da un tedesco. Aveva tradotto alcuni
autori francesi era un uomo di grande cultura e di grande
apertura.
Eravamo uniti, ci sentivamo tutti uguali, avevamo la stessa visione
delle cose. Ricordo quei quattordici mesi come il momento della
fratellanza, affrontavamo gli stessi problemi, gli stessi rischi
perché se ci prendevano eravamo considerati disertori.
Dormivamo dove si poteva, spesso nei fienili. Mi ricordo che uno
di noi fumando una sigaretta aveva dato fuoco a della paglia, un certo
Campanelli e allora io avevo creato una canzoncina che tutti cantavamo:
Siamo forti siamo belli, siamo come Campanelli combiniamo tanti guai
incendiando dei pagliai. C’era anche la spensieratezza
dell’età.
Cosa ricordi della liberazione?
Quando siamo arrivati a Bologna, il 21 aprile fu liberata la nostra
città, eravamo aggregati al Gruppo di combattimento Legnano, gli
americani ci avevano rivestiti tutti. Io indossavo la
divisa di sottotenente avevamo il tricolore su una spalla, io non ho
partecipato alla sfilata sono andato direttamente a casa. La
mattina dopo sono sceso in città da via dell’Osservanza e sotto
i portici, in piazza, una ragazza mi ha fermato e mi ha detto: Have you
chocolate?, hai della cioccolata? Io le ho risposto in italiano
che non ne avevo, ho visto disegnarsi sul volto della fanciulla la
delusione e probabilmente avrà pensato: Ma guarda con tutti gli
americani che ci sono vado ad inzuccarmi in un mio compatriota.
Quei quattordici mesi mi sono serviti, me li sono portati dietro per
tutta la vita e spero che i miei quattro nipoti siano contenti di
questo nonno, tu li conosci, sono stati cresciuti in un certo modo,
casa mia sembra l’Onu: una è ebrea e due sono stati adottati.
Hai fatto il partigiano dalle parti dove sei nato, da Pianaccio a Gaggio Montano c’è
poco, questo ti ha aiutato nel muoverti di giorno di notte…
Sapevo muovermi benissimo e questo in certi momenti sicuramente ci
è servito. Sai che, se oggi non ci vedessi più, in
quei luoghi potrei determinare ancora le ore dai profumi e dall’aria
attraverso il loro cambiamento nell’arco della giornata.
Sono stato perseguitato dall’odore del panno delle divise dei
tedeschi. I loro pastrani sapevano di terra, foglie di bosco, di
bagnato, di grasso di maiale e di cuoio, mi rendevo conto del loro
passaggio prima del nostro arrivo.
Esattamente qual era la zona della tua Brigata?
Da Gaggio Montano fino su a Monte Castello. Ricordo che
feci i primi manifesti, non ho mai smesso di scrivere, quando entravamo
nei paesi per far sapere che lì non comandavano più i
repubblichini, scrivevo: In nome del popolo italiano, Brigata Giustizia
Libertà, occupa questo paese.
Qualche anno fa il Presidente Carlo Azeglio Ciampi ha scoperto
proprio a Gaggio una lapide in memoria del capitano Toni.
Di quel luogo mi porto un ricordo che non dimentichero’
mai. Vicino a Gaggio a Ronchidosso e a Ca’ Berna verso
Madonna dell’Acero, i tedeschi avevano fatto una strage, avevano
ammazzato piu’ di cento civili, noi avevamo sette di loro prigionieri.
Il nostro comandante decise, in risposta per quelle innocenti vittime,
la fucilazione di questi sette. Uno dei miei compagni, Sandro gli disse
che noi non eravamo come loro, il comandante rispose che neppure quei
civili lo erano.
Io facevo un po’ da interprete, conoscevo il tedesco: buongiorno,
buonasera, per andare a mangiare, mi arrangiavo. Mi ricordo il
momento piu’ umiliante e anche quello piu’ disumano, quando dissi ai
prigionieri, prego le scarpe, cavatevele.
Non dimentichero’ mai quei soldati con i piedi lividi coperti da calze
rotte immersi nel fango e i figli dei contadini con le loro
scarpe che saltavano felici, perche’ a quei tempi le scarpe erano
una cosa abbastanza rara. Mentre li portavano in fondo al bosco
uno di questi urlava: Chiamate quello che sa mia lingua , io
camerata, io niente fatto. Subito dopo i prigionieri
furono fucilati.
L’ho anche scritto, con Checco abbiamo, alla sera, poi bevuto vino
cattivo fino a vomitare. Quante volte ho rivisto i loro occhi
spiritati.
Checco oggi fa l’avvocato, si chiama Francesco Berti Arnoaldi, dice che
noi non avevamo capito come stavano le cose. Noi volevamo salvare
delle vite quando tutti volevano ammazzare.
Noi volevamo consegnare quei prigionieri agli americani.
Le crudelta’ di quel mondo, di quel tempo, sono infinite.
Capisco di fronte alla morte anche il revisionismo, perche’ si puo’
paragonare un morto ad un altro morto, e’ ovvio
questo. Pero’, ci sono delle ragioni che non vanno
dimenticate: come e’ accaduto, perche’ e’ accaduto, che cosa era
successo prima e cosa e’ successo dopo. Non si puo’ isolare
solo quel fatto, bisogna comprendere tutta la storia. E tornando
al ricordo di quella particolare atmosfera rimane soltanto la crudelta’
orrenda della morte”.
La piazza del tuo paese, Pianaccio,
e’ intitolata ad un’altra medaglia d’oro Don Giovanni Fornasini.
Don Fornasini, sua nonna Caterina era la domestica del mio, faceva il
parroco in una frazione di Marzabotto, Sperticano. Quando
venne a sapere che i tedeschi avevano cominciato a fare stragi, lui che
era libero torno’ dai suoi parrocchiani per morire con loro.
Appena gli aguzzini cominciarono a sparare, fece il segno della croce
per assolvere nello stesso tempo chi uccideva e chi moriva.
Difficile dimenticare quello che e’ accaduto allora.
La risposta degli italiani, quelli che dopo l’8 settembre non andarono
a Salo’ e fecero la resistenza, ha portato alla conquista di un mondo
civile e della liberta’ per cui oggi vedi quello che vuoi, leggi quello
che vuoi e scrivi quello che vuoi.
Tutto ciò non lo poi cancellare anche se qualcuno quel periodo
lo vuole relegare in un capitoletto di storia o addirittura vuole
abolire la festa per ragioni di produttività del paese.”
Cosa rappresenta il 25 aprile?
Rappresenta un’apertura della testa, un’apertura verso la vita, verso
gli altri, la speranza di un mondo giusto e libero, questo nessuno ce
lo può toglierte.