[F. Bassi]
DELLE TERME PORRETTANE
[pubblicato in Roma presso la stamperia Zempel nel MDCCLXVIII]
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PREAMBOLO
L'uso delle acque medicate soggette anche esse a varie vicende nei
giorni nostri così prevale, che ormai può dirsi essere
quelle uno dei più sicuri, e validi rifugi dell'arte medica,
particolarmente in molte delle ostinate croniche malattie. Quindi
sempre più riguardate come oggetto di somma importanza hanno
maggiormente impegnata l'esperta fisica, e chimica a faticose lunghe
ricerche, e la pubblica provvidenza al risarcimento delle termali, o
minerali mediche sorgenti, che dalle ingiurie dei tempi, o dal barbaro
disuso sofferto avessero oltraggio, o rovina. Quindi è pure, che
al pubblico sono comparsi tanti moderni egregi trattati di acque
medicate, nei quali non come nei secoli addietro sedotti da false
teorie, ed immaginarie proprietà, ma con la scorta di chimiche
analisi le più oculate, e di pratiche consecutive esatte
osservazioni si sono dimostrati fino all'evidenza non solamente i
componenti delle acque, ma anche la loro proporzione, ed in conseguenza
le loro positive indubitabili facoltà. Alle terme porrettane non
mancavano certamente scrittori degli scorsi secoli, che ne avessero
divulgate le virtù, e procurato secondo la costumanza, e
cognizioni di quei tempi di additare in alcun modo l'indole, ed il
genio delle acque; ma esse ben di proposito desideravano, che coi
soccorsi della moderna sperimentale fisica, e dei chimici progressi
più chiaramente si palesassero i veri loro ingredienti, e qual
vi fosse fra di loro ragguaglio, e conseguentemente quale profitto da
esse a ragione veduta si potesse sperare. Ad unico oggetto dunque del
pubblico vantaggio si consegna alle stampe questo trattato delle acque
termali porrettane, nel quale non già per impegno di esse
scrivesi, sembrando talora, che le acque medicate, delle quali si
tratta, debbano essere le più eccellenti, ed efficaci di
qualunque altra, e le più sincere ad un tempo, ed innocenti, ma
per amor di verità, è non di fanatismo ingenuamente si
espongono le fisiche esperienze, e le chimiche prove analitiche, dalla
serie delle quali sono dedotti, e comprovati gli elementi di queste
acque porrettane, e le rispettive proporzioni, dalle quali cose tutte
ricavasi manifestamente, quanto queste terme passano essere
profittevoli, e vantaggiose, usandole però col debito governo;
quali esperienze potrà ciascuno ripetere a suo talento, sicuro,
che onninamente corrisponderanno alle riferite in questo trattato,
purché eseguite negli stessi metodi, e con le medesime cautele.
Nè già si tiene per fermo di avere del tutto esausta una
tale sempre difficile, e laboriosa materia, che anzi altri bene
esperti, ed amanti della società potranno di molto avanzarne le
scoperte sempre utilissime, avendo per obietto l'importante
ristabilimento, o riacquisto della sanità; ma solamente qui si
pretende di dare delle terme porrettane un'idea meno oscura di
qualunque altra, che fino ad ora si è pubblicata. Il definire
poscia se questo sia stato ottenuto, si riserva al savio, e sicuro
giudizio dell'attento, e cortese lettore.
CAP. I
STORIA NATUALE DEL MONTE
PORRETTANO
La terra della Porretta, distante 32 miglia da Bologna verso
mezzogiorno, giace al piede degli Appennini nel seno di una non molto
ripida pendice fiancheggiata da due giogaie di monti, che la
signoreggiano. Dal fiume Reno è bagnata a levante, ed un
precipitoso torrente detto Rio maggiore le corre per mezzo, e per lungo
la divide. Ella deve senza dubbio, come altrove si dirà, il suo
nascimento alle acque termali, che tuttavia la nobilitano; delle quali
volendo ora distintamente ragionare, richiede il buon ordine, che prima
si parli del monte, da cui le medicate acque sgorgano, e scaturiscono.
Dalle sue viscere traggono esse probabilmente le facoltà loro
salutari; e giova eziando il conoscerne la faccia esterna con le sue
produzioni, e l'indagarne ancora, per quanto si può, l'interna
struttura.
Stendesi il Monte porrettano dal WNW al SSE, ottenendo diverse
denominazioni da altrettanti poggi, che lo compongono. L'erto orientale
fianco del monte, che acqua pende al fiume Reno, nella massima parte
viene ricoperto da castagni, e cerri; il fianco opposto, siccome di
pendio più dolce, è coltivato a Pascoli, a vigne, e a
grani. La testata più occidentale del monte si dice sasso cardo,
alle radici del quale è situato il fonte del leone, ed il bagno
del bue.
Elevasi sasso cardo dalla parte del torrente Rio maggiore, che lo
bagna al meriggio, in forma di scosceso dirupato scoglio, servendo al
torrente da inaccessibile sinistra ripa; e qui sembra, che la natura si
diletti di comparire orrida, e spaventevole; pure tale non riesce a
quelli, ai quali piace di ricercarla fra balze, e di contemplarla, per
così dire, sorpresa sul fatto, e a se stessa pienamente
abbandonata. Gli strati, o filoni di sasso cardo sono tutti di pietra,
ma di diversa natura fra di loro, l'uno all'altro contigui, ma non
solidamente uniti, e perpendicolari all'orizzonte, a riserva di alcuni
pochi più occidentali, i quali con la loro superiore è
stata piegano alquanto al WSW. Alcuni di questi filoni hanno cinque
piedi di grossezza, altri ancora meno di un mezzo digito; e fra questi,
e di quelli molti altri di intermedie misure. I filoni particolarmente
più grossi, e di pietre più dura, sono rotti, e divisi
trasversalmente o in massi irregolari, o come in tanti cubi, o
parallelepipedi l'uno all'altro sovrapposti. Quindi le acque
dell'impetuoso torrente già trattenute dai filoni, i quali col
fianco diametralmente si opponevano al corso loro, rovesciato or l'uno,
or l'altro dei superiori massi. Appresso rotolandoli a poca poco, e
variamente spingendoli si sono esse scavato un profondo, ma ristretto
fossone. Dal che si può dedurre, che il Monte sasso cardo, e
l'altro opposto, detto dalla croce, non erano in origine chè un
monte solo. Da ciò resterà persuaso chiunque avrà
la curiosità di esaminare le opposte ripe, e l'alveo
dell'angusto torrente, particolarmente se avvezzo sia a meditare la
sempre mirabile struttura del nostro globo; tanto più che ivi
aperto dimostrasi, e pienamente sincero il Monte. A perpendicolo quasi,
e ad angolo retto sono dalla corrente del Rio tagliati i filoni di
sasso cardo; così pure gli opposti del monte della croce,
ritrovando ivi a stento qualche virgulto ove radicarsi nelle fenditure
fra sasso e sasso piene di avventizia terra. Giunti i filoni di sasso
cardo fino alla profondità del torrente escono visibilmente in
una curva dalla corrosione delle acque prodotta, e da lui servono
d'alveo; indi all'opposta vicina ripa subitamente risalgono retti sino
alla cima del monte, corrispondendosi sempre perfettamente le sezioni
dell'uno, e dell'altro giogo tanto nella direzione, e grossezza dei
filoni, che nella qualità, è sostanza della pietra, e dei
corpi eterogenei in essa contenuti. Ma dove le acque hanno incontrato
un filone meno infranto, e perciò più resistente all'urto
loro, onde non lo abbiano potuto svellere fino a al pelo basso
della corrente, ed al loro talento seco trascinarlo (e tali
appunto sono i primi filoni, che esse incontrano), sono obbligate di
precipitare a risalti, e cateratte; indi per la caduta acquistando esse
maggior forza, e d'impeto hanno potuto più facilmente rovesciare
i massi degli altri filoni meno resistenti. È da credersi
ancora, che le acque del torrente abbiano dovuto lateralmente dilatarsi
nella valle fra monte e monte, quando erano trattenute da detti
perpendicolari filoni, fino a tanto che abbiano tenuto a grado a grado
lo sfogo loro. Perciò chiaro si vede, del fianco occidentale del
monte lateralmente opposto al corso delle acque sia di pendio assai
più dolce, come si disse, e coltivabile; dove che l'altro fianco
ripido e scosceso spesso mostra il nudo sasso. Alle acque torbide del
torrente già trattenute dagli opposti filoni si debbono
certamente le ricolmate della vicina Valle, avendo queste svelto dai
superiori monti, e sassi e arene, e terre; ma di queste hanno poi
dovuto necessariamente spogliarsene divenute stagnanti, depositandole
nella intermedia valle, ed applicandole a ridosso del fianco
occidentale del monte porrettano.e ciò sarà ancora
più manifesto, se ad alto monte, che signoreggi il porrettano
nella sua direzione, si consideri l'uno all'altro fianco di detto
monte. Tali teorie sono senz'altro inutili a quelli, i quali non alla
cieca, ma filosofando viaggiano, specialmente nei dirupati monti, e
lungo gli alvei dei precipitosi torrenti, osservando
disappassionatamente, e senza prevenzione di alcun sistema qual
mutazione abbiano dovuto produrre le acque fluenti nel nostro globo, e
particolarmente nei monti, quando esse dovevano procacciarsi la strada
al corso loro. E certamente le acque or precipitando dagli alti
primitivi monti, or da essi trattenute hanno alterato di molto la prima
faccia della terra, massimamente gli antichi secoli, mentre quella
certamente era meno compatta, e in conseguenza meno resistente.
Che se i perpendicolari filoni della monte porrettano non avessero
dovuto sofferire così varie fenditura, ma restati fossero
solidamente continuati, allora certamente con il fianco loro
avrebbero essi resistito all'impeto della corrente con argine
impenetrabile, e le acque del torrente avrebbero dovuto ivi precipitare
dalla sommità dei filoni in profonda naturale cateratta, quando
non avessero potuto aprirsi il corso in altro luogo. Non si negano
già gli avvallamenti di alcuni gioghi, o per depressione di
grotte, e spelonche, o per sfogo dei vulcani, o per altre cagioni, che
qui non è il luogo di esaminare, o ancora solamente esporre; ma
dove abbiasi una cagione bastevolmente chiara, non sembra ragionevole
il ricercarne delle oscure, ed immaginarie.
Ma è ormai tempo di ritornare a sasso cardo, richiedendo
egli un'esame ulteriore. Quasi al nudo vertice di questo scoglio
formato dai perpendicolari filoni di pietra eravi un picciolo Vulcano,
di cui alcuni scrittori hanno fatto menzione. Ivi se ne veggono ora
solamente i vestigi, cioè sassi affumicati, ed alquanto
scomposti dalla azione del fuoco ai lati di una perpendicolare
fenditura lunga un piede, larga poco più di un dito all’aspetto
del meriggio, difesa da un grosso sasso, che le sovrasta, e che le
serve come di tetto. A tale fenditura se si accosti fiamma, subito si
accendono i vapori che da essa esalano, e da un certo mormorio si
comprende, che la fiamma addentro si comunica, ma prestamente poi si
estingue. Essa fenditura, come si è detto, è
perpendicolare; ma oltre circa tre piedi piegando all'orizzonte non
permette, che se ne faccia ulteriore disamina. Se vi si introduca
termometro Farhen: si ritrova essere sempre l'ambiente a gradi
76. circa, sia l'aria esterna più, o meno calda. Rimuovendo
sassi, ove sortiva la fiamma, esala con grave nauseabondo odore, che
partecipa di bituminoso, e di empireumatico, e ritrovasi una sostanza
alquanto pinguedinosa, e di colore lionato; così pure una
materia bianca lubrica al tatto, insolubile nell'acqua, aderente alle
pareti della fenditura, ed ambedue all'odorato non meno, che al gusto
insipide; e più addentro una terra nera tenace, e fetente, e
altra sostanza giallognola solubile nell'acqua e di nessun odore. Non
solamente però tra la detta fenditura e esalano a riprese vapori
capaci di concepire fiamma; ma esaminando attentamente il vertice di
questa parte di Monte si scoprano qua e la molti altri piccoli spiragli
fecondi anche essi di vapori infiammabili. Indizio di ciò che
quella sostanza lionata pinguedinosa, la quale ma manca, ovunque
esalino vapori infiammabili.tali spiragli sono compresi nello spazio di
piedi circa 50 in lunghezza dal sud al Nord, e da 15 larghezza.
Proseguendo oltre verso tramontana per poco più si possono
osservare i filoni perpendicolari, i quali penetrano, e si profondano
nelle propagini dei vicini monti tonti, e solamente veggonsi strati di
albarese, ossia ottima pietra da calce, i quali o orizzontali, o di
poco inclinati all’orizzonte hanno direzione diversa da quella dei
gironi perpendicolare, e dei fianchi poi di questi orizzontali strati
di albarese ossevansi creter, ed argille scomposte, e isolati massi di
albarese. E’ assai probabile, che o presto abbiano termine da questa
parte i perpendicolari filoni porrettani, o forse ancora che molto si
profondino; poiché distante poco più di un miglio
italiano nello scavo fatto dalle acque del fiume scilla, che di fianco
dovrebbe incontrarli, di loro non si vede più vestigio alcuno.
ma non sono già tutti radunati i vapori infiammabili al vertice
di sasso cardo; ancora quasi alla sua base vi sono altre fenditure, le
quali hanno le già dette proprietà. Quando sorse era meno
screpolato il monte, e quasi tutti verosimilmente si congrgavano questi
vapori alla riferita principale apertura del vertice, avranno essi
servito di perenne alimento all’accennato superiore vulcano; ma ora
essendosi eglino a spese del monte procurarti tanti sfoghi ha cessato
il piccolo vulcano di più ardere spontaneamente.
percuotendo questo monte, particolarmente nella sua nudità,
odesi un interno rimbombo, che cupo dentro si propaga, e chiaramente
dimostra esservi antri, e caverne, che serviranno come da inimitabile
laboratorio alla natura, scaturendo dai filoni perpendicolari di sasso
cardo non solamente le acque della fonte del leone, e del bagno del
bue, ma da esso derivando certamente anche tutte le acque, che pollano
incessantemente nell'alveo del torrente, e quelle da altri due bagni,
ricche ancora esse di vapori accensibili, benché situate al
piede della opposta sezione del monte detto della croce, così
denominato, perché nel suo vertice è inalberata una
grande croce, la cui sommità non è scoperta, e nuda come
sasso cardo, ma ricoperta di strati orizzontali di una sciolta terra
rossigna, e non poco arenosa, e da minuzzoli di pietra albarese.quasi
alla cima di questo poggio allo aspetto di levante si osserva una
grande fenditura, la quale si scosta alquanto dalla direzione dei
filoni perpendicolari avendo il lato esterno non poco inclinato
all’orizzonte. E’ più probabile, che un masso del filone,
mancando forse di una base sufficiente, e di esterno appoggio, si sia
alquanto rovesciata con la parte sua superiore verso il levante; dal
che è nata quella apertura. Dal detto poggio della croce i
porrettani filoni continuano il loro corso verso S.E. non più
visibili alla cima del monte, essendo per lo più ricoperti da
quella terra arenosa, e dagli strati quasi orizzontali di albarese;
anzi nella parte del monte detto di Madognana si vedono grosse querce
nella sommità del poggio, le quali indicano certamente qualche
profondità di terreno, e solamente nel ripido fianco, che acqua
pende al Reno, e tornano a scoprirsi spesso i filoni perpendicolari,
dai quali sono dirupati non pochi massi di pietra, che a luogo a luogo
si vedono qua e là sparsi ed isolati nel fianco basso orientale
del monte. Quei porrettani filoni di pietra, i quali, come si è
detto, a sasso cardo sono perpendicolari allo orizzonte, se si
esaminano attentamente dal poggio della croce e dal lororso al S.E.,
perdono gradatamente alcun poco di loro posizione perpendicolare, ed al
contrario quei filoni più occidentali di sasso cardo, i quali
inclinavano alquanto al W.S.W., nello scostarsi dal detto poggio
diventano quasi perpendicolari. Ciò manifestasi nell'ultimo
poggio detto monte della Rocchetta, il quale serve di scoscesa sinistra
ripa al fiume Reno, che ai piedi gli corre, e lo bagna al meriggio. Ivi
i porrettani filoni sono tagliati quasi a perpendicolo dalle acque del
fiume, e i filoni, che corrispondono alli perpendicolari di sasso
cardo, quivi sono alquanto inclinati con la testata superiore al SSW, e
la testata inferiore diretta al E.N.E., formando un angolo con
l’orizzonte di circa 70°, e nell'opposta riva del Reno sono ancora
più inclinati. Da cui, benché poco più oltre si
perda ogni traccia di tali filoni, rimanendo seppelliti nelle
diramazioni dei vicini Appennini, ragionevolmente però si
può supporre, che a poco a poco, seppure hanno più lungo
corso, come è assai verosimile, procurino essi di accostarsi ad
una popolazione sempre più orizzontale. Che alle acque del Reno
si deve pure attribuire il taglio, o separazione del poggio della
Rocchetta dalla opposta sezione di Monte, oltre l'esatta corrispondenza
dei filoni in tutte le loro proprietà, chiaro ancora si vede per
la necessità, che il fiume aveva di procurarsi questo unico
sfogo. Vero è, che il fianco occidentale dei filoni non si
opponeva diametralmente alle acque del Reno; ma correndo qui il fiume
dal SE al NW si incontra egli direttamente contro la meridionale
testata del monte, che ha quasi la stessa direzione. Di qui nasce, che
le acque sue hanno bensì potuto formare ivi un ampio seno, ma
non giammai la forza di superare direttamente un tanto ostacolo. Una
porzione adunque dalle laterali giogaie, caso che fosse superabile,
doveva cedere a tanta copia d’acque già trattenute, è
certamente la meno resiste...
sopra l'altro del fiume fossi ristretto è costruito un
saldo ponte di pietra d’un solo arco, che si appoggia, e contrasta col
basso delle opposte testate dei filoni più robusti, forti,
perché meno infranti, e divisi.poco prima di giungere alla
testata del detto poggio dalla Rocchetta dirimpetto al ponte, e a mezzo
circa il pendio del suo fianco orientale si vedono due contigue grotte,
o spelonche quasi fra loro parallele, e sono divise da un grosso filone
di pietra con le loro aperture all'aspetto di levante...
il poggio della Rocchetta è distante da quello di sasso
cardo circa mezzo miglio italiano, e i perpendicolari porrettani filoni
tante volte nominati, i quali potrebbon ascendere al numero di 90
circa, non considerando scrupolosamente alcune linee, le quali
potrebbero indicare maggior numero di strati, sono compresi nella loro
latitudine entro lo spazio di 300 piedi poco più, poco meno. Tra
queste due dimensioni pollano tutte, e scaturiscono le acque termali
porrettane, però solamente di questa porzione di Monte si
dà la storia naturale. Molti filoni sono di quella cerulea
pietra, che spesso incontrasi negli Appennini dal celebre nostro Ulisse
Aldrovandi detta pietra serena. Questi, che sono maggiori in numero,
hanno quasi tutti da situazione più orientale. Altri filoni sono
di una pietra calcare nera, e questi hanno scelto il fianco
occidentale, a riserva di alcuni pochi collocati fra filoni di pietra
serena. Alcuni pochi di questi strati sono di una ottima ardesia
tegolare, ed altri ancora di una aredesia, che dividesi in tenui
friabili laminette molto micacee. I filoni di pietra calcarea
volgarmente detta coltellina hanno una grossezza considerevole, ogn’un
di essi però è composto di moltissimi filoncini, che
facilmente potrebbonsi numerare, e sono di una pietra nera uniforme, a
riserva di molte larghe zone, e diverse anguste linee di bianchissimo
spato volgarmente detto tarso…
molte pietre serene hanno ottenuto un grado ragguardevole di
durezza, e queste sono le ottime per l'uso architettonico, ammettendo
anche uno squisito lavoro, particolarmente se di grana fine ed uniforme
e resistendo assaissimo al contatto dell’aria esterna, ove massimamente
non sia troppo esposta alle ingiurie di stagione, Altri filoni vi
sono di pietra serena volgarmente detta pietra dolce, perché
assai meno resistente allo scalpello; questa è più che
l’altre micacea, non mancando mai nelle pietre serene la mica di colore
argenteo,. Tali pietre dolci sono assai buone per i focolari,
resistendo meglio che le altre all’azione del fuoco. Finalmente altre
pietre serene vi sono le quali si gonfiano, si sfaldano, e si
scompongono anche non esposte alle ingiurie delle stagioni,
perché hanno ottenuto una assai tenue forza di contatto nelle
loro particelle componenti e diconsi sasso morto, buone per resistere
al fuoco, quando se ne possa ottenere sufficiente saldezza.
Queste porrettane pietre serene, le quali di natura in loro
principalmente sarebbero del genere delle vitriscibili, fanno
però qualche effervescenza con gli acidi, benché assai
breve, e soffrono qualche piccola alterazione nel fuoco calcinatorio,
perdendo il ceruleo, ed acquistando rossigno colore; e quantunque
mantengano sempre la facoltà di eccitare scintille, ove siano
battute con l'acciaio, ciò nonostante, particolarmente
più forte, diventano più leggere, e più friabili
dopo sofferta l'azione del fuoco. Tutto ciò dimostra, che i
componenti di questa pietra sono nella massima parte
vitriscibili, ma che oltre la mica di natura apira, vi è anche
mescolato alcun poco di altra sostanza eterogenea, e di natura
calcarea, della quale natura calcarea sono pure alcune poche bianche
sottili linee or retete, ora curve, ora intersecantisi l’una con
l’altra, le quali si osservano in alcuni dei massi delle pietre serene
particolarmente delle più forti; e queste linee altro non sono
che la già detta sostanza spatosa, pietra secondo alcuni
parasitica, la quale si è condensata nelle anguste fessure della
pietra serena. Non manca inoltre la pura sostanza quarzosa, la quale
per lo più si raduna nelle fenditure perpendicolari della pietra
serena, ed anche fra massi, e massi di detta pietra fra loro
perfettamente non combaciantisi, ed ivi pure ci sono ingemmamenti di
cristallo montano, il quale qua, e la sparso, ed isolato si ritrova
ancora sepolto nella terra, o nella faccia esterna del monte. Alcuni di
questi cristalli montani, particolarmente i maggiori di mole, sono per
lo più impuri, e meno pellucidi; non pochi dei quali scherzano
stranamente, non già che non mantengono, a bene esaminarsi, la
indispensabile loro esagonale figura; unendosi gli uni agli altri
circoscrivono cavità per lo più triangolari, contenendo
questi spesse volte una belletta ceneregnola; ed alcune le altre
di queste specie cristalline vi sono, ma per altro rarissime, i
cristalli del quali sono combinati così meravigliosamente, che
potrebbe sembrare, a chi non è pratico, che l'arte vi avesse
avuto grande parte nel regolarmente scorniciare queste figure, che
rappresentano. Alcuni cristalli sono giallognoli, e questi non
così frequenti, altri come affumicati, e altri persino neri, ed
opachi; e questi e raro, che non siano dotati di due uguali acute
cupsidi, ritrovandosi essi quasi sempre isolati, e sepolti in terra
pingue e nera, certe volte aderenti, e conficcati nella matrice
quarzosa.moltissimi però dei cristalli porrettani più
piccoli sono così nitidi, così lucidi, così
brillanti, che nulla più; a segno tale che furono perfino
paragonati ai diamanti... Finalmente in alcuni massi della pietra
serena sono sepolte altre sostanze a loro affatto eterogenee,
cioè argille, e crete indurite, frantumi di una pietra molto
nera, che si divide in lame sottilissime, altre della stessa natura, ma
meno nere, e che sembrano assettare una determinata figura; e da tali
sostanze eterogenee alla pietra serena, e che si sfaldano, è si
scompongono al contatto dell'aria esterna, e dalle ingiurie delle
stagioni sono prodotte quelle rotonde cavità, le quali si
osservano nell'alto della testata di alcuni filoni della Rocchetta,
cavità dal volgo chiamate buche delle fate…
Nelle ghiaie avventizie del torrente e del fiume Reno non si sono
mai osservate pietre che meritassero particolare una situazione, a
riserva alcuna volta di qualche grossa pallottola della sostanza
di quelle pietre calcaree dei filoni, dal centro delle quali partono
linee spatose che descrivono molte regolari figure nella superficie
della pietra…
termine della naturale fossile storia dei filoni porrettani
sarà l’assicurare, che in essi mai non si è riconosciuto
alcuno benché menomo indizio di qualunque fossile organico
né animale, né vegetalem checchè ne dicano alcuni,
i quali per sostenere pure il loro sistema, pretendono, che in
qualsiasi luogo negli strati del terreno, particolarmente nei monti, vi
siano sempre presenti sostanze organiche animali o vegetali,
particolarmente suppellettile marino...
La somiglianza delle pietre serene porrettane con le pietre serene
della Toscana, come quelle delle cave di Fiesole, e della Golfalina per
fino nelle loro varietà, i quali uniformi accidenti anche
nelle sostanze frequentemente contenute, e a loro eterogenee, come un
dotto autore ci assicura negli eruditi suoi viaggi, potrebbero fare
credere, che i filoni porrettani, ed altri assai poco distanti
consimili filoni di pietra serena si inoltrassero sino a Fiesole,
ed oltre, e che servissero di principale ossatura agli Appennini…
Ma forse era meglio mantenere la fede data di non ingolfarsi in
così ardue speculazioni, e dopo di avere adombrata in qualche
modo la struttura del monte porrettano, rimettersi poi in tutt’altro
pienamente, e di buon’animo al cortese e dotto lettore, senza
avventurare la spiegazione, e scioglimento di fenomeni cotanto
difficili, i quali nella fisica geografia, quantunque abbiano
affaticato i più sublimi ingegni, spesse volte rimangono involti
in densissime tenebre.
La flora porrettana non è ingrata ai botanici, radunando in
breve tratto piante fra loro di indole assai diversa; poiché
oltre quelle, che amano le nude aride sommità dei monti, e che
allignano fra sassi, oltre alcune, le quali volentieri si ascondono
nelle frescure delle montane selve, altre vi sono ancora di natura
palustri, vallive, o pressio gemitivi di qualche sorgente, o in alcuni
ristagni di acque piovane, onde in una porrettana completa
erborizzazione potrebbonsi osservare molte piante e palustri, e
pratensi, e montane, ed alpine, delle quali, però, alcune poche
solamente qui saranno esposte, che troppo lungo sarebbe tutte
individuarle, ed unicamente si avvertirà, che il monte
porrettano particolarmente nel fianco suo orientale fertile molto di
non comuni licheni, di muschi, ed analoghe criptogamie piante offre a’
botanici i più esperti, e sublimi un’ampio dilettevol teatro,
nel quale saziare possono almeno in piccola parte la lor sempre grande
curiosa avidità, purchè ad essi piaccia arrampicarsi ne’
dirupati massi, e scoscese balze, e investigare oculatamente i profondi
burroni, e i più nascosti difficili ripostigli del monte.
CAP. II
DESCRIZIONE DELLE TERME PORRETTANE
Dopo avere adombrata in qualche modo la storia naturale del monte
Porrettano, conviene ancora, avanti d'esporre l'analisi delle acque sue
termali col dare almeno un ristretto ragguaglio di loro situazione, e
di que' comodi, per i quali esse oggi giorno si sono rendute più
adatte all'uso medico, e più profittevoli all'altrui bisogno.
Nella superiore estremità della Terra della Porretta, che
riguarda il SW, alla sinistra del torrente Rio Magiore è situata
la Fonte anticamente denominata la “Porretta nuova”, ma da molto tempo
comunemente detta del “Leone”, perché dalla bocca di una effige
di rosso marmo di Verona rappresentante il capo d'un leone sgorgano
l'acque sue per un tubo di bronzo del diametro di un digito, e sono
ricevute in sottoposta pila, o sia caschetta di pietra serena, la quale
poi scarica l'acque ricevute nel profondo alveo del vicino torrente.
Difesa è questa fonte, che ha l'aspetto al NE, da edifizio in
volta, al quale sovrasta il monte Sasso-Cardo. Pollano le acque pochi
passi superiormente alla fonte fra uno strato di pietra serena, ed
un'altro di ardesia all'aspetto del meriggio nel basso fianco del detto
monte Sasso – Cardo, ma ivi accolte, e custodite per un'acquidoccio
d'orci, sono costrette a sgorgare dal detto tubo di bronzo alla bocca
di Leone.
Lontano pochi passi da questa fonte inferiormente sono collocate
le antiche terme sepellite già, e sconosciute da molti secoli,
ed ora felicemente discoperte, e di nuovo providamente ad uso ridotte.
A queste terme si discende per comoda scala, ed entrasi in una camera a
volta, la quale riceve aria, e luce dal SW, e quivi sboccano le tre
fonti delle “Donzelle”, della sorgente delle quali tra poco si
avrà discordo. Da questa si passa ad altra contigua camera
più occidentale, nel cui angolo più interno verso il
monte è collocato un lavacro, o sia bagno. In questo bagno si
discende dal pavimento della camera perché quattro gradi di
pietra serena, e nel fondo del bagno lastricato di mattoni sorgono di
continuo, ed abbonantemente, l'acque termali. Tale bagno che dicesi del
“Bue”, è capace di quattro persone comodamente e giunte l'acque
a determinata altezza scolano per acquidoccio nel vicino torrente.
Terminata poi, che sia ogni bagnatura, mediante altro acquidoccio sotto
il pavimento scaricasi il bagno totalmente, e turato di nuovo
l'inferiore acquidoccio prestamente riempirsi ad altezza considerevole,
pollando le acque, come si è detto, incessantemente dal suo
pavimento. Riceve tal camera aria, e luce da una finestra al meriggio,
e ad un fianco della stessa camera, quasi al lato del bagno vi sono due
stanzini, che servono per ispogliatojo, e per comodo di asciugarsi con
ogni libertà, fortito che siasi dal bagno.
Nel basso fianco del giogo detto monte della Croce alla destra del
Rio Maggiore sono situati gli altri bagni, e siccome sono di riscontro
alle già descritte terme, e solamente da queste separate per
l'angusto alveo del torrente, così mediante breve ponte di
pietra si è facilmente ottenuta vicendevole comunicazione fra
bagni tanto alla sinistra, che alla destra del Rio, quali sono tutti,
per così dire, radunati nelle basse pendici de' due vicini
opposti gioghi Sasso – Cardo, e monte della Croce alla estremità
superiore della terra della Porretta.. Questi bagni alla destra del
torrente sono anch'essi custoditi da ottimo edifizio. Non serve ad essi
se non d'atrio la prima camera, e per que' comodi necessarj a chi usa,
e serve al bagno. Da questa camera per facile scala si disfece in un
andito al fianco sinistro, ed a capo del quale sono collocati quattro
bagni. Due di questi godono dell'acque spontanee, che pollano dal loro
pavimento, e benché questi bagni siano situati alla base
del monte della Croce, e alla destra del Rio Maggiore, ciò non
ostante derivano le loro acque certamente dall'opposto giogo di
Sasso_Cardo, penetrando esse fra filoni, e filoni di pietra sotto
l'alveo del torrente, nel qual alveo parimente scaturiscono molt'acque
consimili termali, come ne assicurano le osservazioni, e l'esperienze;
onde quest'acque, delle quali ora si ragiona, riconoscono tutte la
stessa miniera, che quelle della fonte del Leone, e del bagno
anticamente sepolto, e perdute, benché le une alla destra, e
l'altre alla sinistra del Rio Maggiore. N questi due bagni d'acque
spontanee alla destra del torrente sono capaci di una o due persone al
più, e difesi da ferrata, ne' quali dal pavimento della camera
si discende per alcuni gradi di pietra serena, e l'uno è detto
“bagno Reale” collocato nel mezzo di ampia, e ben alta camera in volta,
siccome tutti gli altri edifizj delle terme Porrettane, ricevendo essa
camera aria, e luce da un'alta finestra all'aspetto di tramontana;
l'altro bagno, che dicesi “di Marta”, già denominato “il bagno
scuro”, nel pavimento del quale sorgono assai vigorosamente le acque,
è collocato in più angusta, e bassa camera, avendo luce,
ed aria dall'oriente mediante una torretta, o sia lanterna; e nel muro
a fronte del detto bagno si è ricavata un'alta, e gagliarda
doccia ottenuta con l'acqua della sorgente delle Donzelle, la qual
doccia per regolato tubo di bronzo piove ad arbitrio nel bagno;
sicché oltre l'uso della docciatura serve anche a ripulire il
bagno ogni volta, che sia scarico dell'acque in esso pullulanti, e che
hanno servito a ciaschedun lavacro. Gli altri due bagni a questi
contigui, che sono i primi, che s'incontrano nel già detto
andito, allorché si discende la scala, non godono d'acque
spontanee, né pullulanti da loro pavimenti, ma ricevono l'acque
condotte dalla fonte delle Donzelle. Sono ambedue collocati in una sola
ampia camera, ma divisi mediante intermedia parete alta quanto basta a
renderli separati, finché ognuno, che ne serva, gode di piena
libertà, avendo anche diverso ingresso. Sono essi capaci d'una
sola persona, e ricevono aria, e luce mediante alta finestra da
Tramontana, ed il primo è detto il “bagno di Minerva”, e l'altro
“di Diana”. Sboccano le acque da un fianco de' rispettivi loro pozzetti
per tubi di bronzo del diametro di un dito, piovendo ne' bagni, che
presto rimpionsi, e a' detti tubi applicando altri tubi di diversi
diametri, curvature, e direzioni comodamente si ottiene quel bagno a
stillicidio, o sia docciatura, che più si desidera. Tanto in
questi bagni, che in qualunque altro de' già descritti, quando
giungono le acque a determinata altezza con regolato acquidoccio
scolano le soprabbondanti nel vicino torrente, e mediante acquidocio
sotto il livello de ' pavimenti si scaricano i lavacri afatto
dell'acque loro ogni volta, che hanno servito ad un bagno, e riturando
poscia il basso acquidoccio riempionsi di nuovo con acque recenti.
Nasce la fonte delle Donzelle alcuni pochi passi superiormente a
questi bagni, e quasi rimpetto alla fonte del Leone sgorgando fra
piloni di pietra serena alla destra ripa del Rio maggiore nel fianco
occidentale del poggio detto della Croce; ivi l'acque sue, impedite di
precipitare nel vicino alveo del Rio, forzate sono di andare per
condotto ad una piazzetta intermedia tra bagni collocati, come si
è detto, alla destra, e alla sinistra del torrente. Giunte
l'acque delle Donzelle in tale piazzetta una parte d'esse forma la
già detta doccia nel bagno di Marte, altra parte viene
distribuita a due bagni di Minerva, e di Diana, e le rimanenti essendo
molto copiose, per acquidoccio passando il ponte, sono condotte nella
più occidentale camera delle antiche terme alla finestra del
torrente, come si disse nel principio di questo Capitolo, pienamente
sgorgando per tre tubi di bronzo del diametro di quasi un digito dalle
bocche delle stesse antiche effigie di marmo bianco di Carrara, o sia
marmo Lunense, rappresentanti le faccie di tre giovani donne, dal che
presero il nome dell'acque delle Donzelle, dal che presero il nome
dell'acque delle Donzelle e anticamente furono ancora denominate
l'acque “delle tre bocche”. Sono ricevute quest'acque da un'ampia
sottoposta pila di pietra serena, la quale pila quant'acque riceve,
altrettante egualmente scarica nel vicino torrente.
Un terzo di miglio circa al S.E. Della terra della Porretta lungo
la sinistra ripa del Fiume Reno sgorgano le acque dette della “Puzzola”
sotto un gran masso di pietra serena. L'aspetto di questa fonte
è all'oriente, e l'acque sue corrono sopra arena al pelo basso
del vicino fiume, il quale nelle massime sue escrescenze alcuna volta
inonda la fonte non difesa da alcun edifizio, servendo l'acque sue
unicamente, e con sommo vantaggio per le bestie.
Finalmente nella estremità meridionale del monte Porrettano
detta della Rocchetta sboccano le acque della “Porretta vecchia” poco
distanti dalla fonte della Puzzola, e meno di mezzo miglio dalla Terra
della Porretta, servendo di comunicazione fra questa fonte, e la terra
della Porretta una assai comoda, e spaziosa strada a tale effetto
costrutta ne' bassi fianchi del monto.
Questa sorgente è situata nella bassa testata del monte
alla sinistra ripa del fiume Reno, il quale ivi ristretto fra filoni
delle opposte vicine giogaje del monte è obbligato per alcun
breve tratto a mutare direzione al corso suo, e spiegarsi, come si
disse nel primo Capitolo, correndo dal S.W. Verso l'E.N.E. Si giunge a
questa sorgente seguendo sempre la sinistra tortuosa ripa nel fiume
Reno, e vi discende per lunga scala, che costeggia il fiume. Questa
sorgente, poch'anni sono, era assai povera d'acque, perché erano
esse costrette a salire contro loro voglia fra un filone di pietra
serena, ed un altro di pietra calcaria ad un tubo alquanto più
alto, e più addentro il monte, di quello che sono presentemente
le moderne fonti; ma ora molto providamente si ricevono l'acque in
interna cavernetta tra filone, e filone di poco più bassa della
vera sorgente, e le acque ivi concorse a pieno gorgo sboccano da due
paralleli tubi di quasi un digito di diametro, e tra loro distanti poco
più di mezzo piede. Il tubo a sinistra è l'antico di
bronzo collocato alla bocca di una effigie di bianco marmo statuario di
Carrara rappresentante la faccia di una vecchia donna, dal che presero
quest'acque il nome di “Porretta vecchia”, quando pure non fossero
così denominate per essere forse state le prime, delle quali si
riconoscessero le mediche virtù. L'altro tubo a sinistra
è di piombo con effigie in calce rappresentazione anch'essa la
faccia di una donna vecchia. Riguardano queste fonti il S.S.E., e sono
ricevute le acque cadenti in una pila di pietra serena, la quale si
scarica dell'acque ricevute per acquidoccio nel profondo alveo del
vicino prossimo fiume. Sono difese le fonti, e custodite da un lungo
edifizio con finestre al S.S.E., le quali tutte riguardano sopra il
soggetto fiume Reno. Serve non poco questo lungo edifizio, a chi
avvedutamente beve l'acque alle sorgenti, somministrando un comodo
custodito passeggio. Dal pavimento del detto edifizio si discende per
tre gradi di mattoni, i quali essendo costrutti in forma semicircolare
circoscrivono una piccola platea vicina, e rimpetto alle sorgenti con
laterali sedili di mattoni, Questi tornano assai comodi, a chi piaccia
di usare di quest'acque cadenti dalle fonti per docciarsi ulceri, e
piaghe, potendosi dire, che dette acque fra le altre loro doti siano
uno specifico comprovato rimedio in tali infermità. Sopra le
fonti vi è un edifizio in volta, il quale s'interna alcun poco
verso il monte, e che serviva come d'atrio, quand'era la fonte
più alta, come si è detto, ed alquanto più
addentro il monte; ed a' fianchi dell'atrio, al quale si ascende per
gradi laterali alle moderne fonti, vi sono lunghi, e comodi sedili di
pietra serena. Poco prima, che si giunga alla scala, per la quale si
discende a questa sorgente della Porretta vecchia, ritrovasi un solido,
ed assai bene costrutto ponte di pietra d'un arco solo sopra il fiume
Reno, e subito dall'altra parte a capo del ponte è situata una
piccola Chiesa scavata nel pieno de' pietrosi filoni del monte, e
dedicata alla Beata Vergine conservandosi in essa una miracolosa
immagine di Maria detta la Madonna del Ponte, in moltissima venerazione
presso que' popoli; quindi è, che quest'acque della Porretta
vecchai furono alcuna volta, e lo sono ancora dette “le acque della
Madonna”
CAPITOLO III
ANALISI DELLE ACQUE TERMALI
PORRETTANE
La notizia, e chiaro conoscimento di quegli elementi, che compongono le
acque termali, e della una proporzione, che passa fra loro, e fuori di
dubbio troppo necessaria per il ragionevole uso delle medesime.
Così agevolmente si può determinare la dose, secondo lo
richieggia la diversità, il grado, e le circostanze
dell'infermità, che si pretende curare. Però le analisi
delle acque medicate può dirsi la base, sopra la quale si deve
fondare quasi ragione di tutta la teoria, quindi la pratica di tale
medicatura. In tanta copia però di autori, i quali delle acque
di porretta così vantaggiosamente hanno scritto, come si
vedrà nel fine di quest'opera, se si eccetua il celebre
archiatro della gl. Mem. Di Benedetto XIV Marco Antonio Laurenti,
né per uno si ritrova, che chiaramente abbia riconosciuto la
natura, è l'indole di queste acque, e molto meno la rispettiva
quantità dei loro ingredienti. Ma siccome anche dai più
esperti chimici le analisi delle acque si giudica una delle operazioni
più difficili, e laboriose dalla loro arte, così
sembra non essere superfluo prima di esporre le analisi delle acque
termali porrettane l'ha avvertire, che si è avuta ogni
considerazione nell'eseguirla all'esattezza degli strumenti, ed uso di
essi. Per stabilire il grado del calore competente a queste acque si
sono adoperati due ottimi termometro in gonne la divisione del
Fahrenheit, osservandone diligentemente le corrispondenze. Nei detti
termometri, come a tutti è noto, il punto di congelazione
è segnato a gradi 32, e quello dell'acqua bollente a gradi 212.
Per riconoscere le alterazioni della specifica gravità di queste
acque si è a volto ricorso all’idrometro Fahrenheitiano,
siccome, a quel che si crede più sicuro, ed è evidente
nell'esperimento. Lei evaporazioni si sono fatte lentissimamente, e
senza alcun soccorso di fuoco, o dei raggi solari, o a bagno di
arena con un lento fuoco, riguardandole da qualunque estranea materia.
I recipienti, ed evaporatori per le esperienze, prescelti sempre di
terso vetro, sono stati prima esattamente pesati con bilance
sensibilissima difese all'occorrenza da ogni molesto colpo di
aria.conosciuta così la gravità dei recipienti, si
è stabilita la quantità dell'acqua per le esperienze,
è determinati poi i giusti pesi dei sedimenti, e concrezioni
senza. Perderne nella raccoglierli. Per norma, è ragguaglio dei
pesi si fa noto, che si è usata in questa analisi la libra
comunemente detta da saggio, ossia libra medica, la quale, come ognuno
sa, è divisa in once 12, e le once in otto arti, ossia dramme,
le dramme il tre scrupoli, e gli scrupoli il sei carati, e i carati in
quattro grani. E colori, e altre sostanze, le quali sono concorse allo
scoprimento dei componenti delle acque porrettane sono state preparate
ad un uso d'arte, e gli esperimenti particolarmente i più decisi
e gli si sono replicati più volte in diverse stagioni, e
temperie d'area, e ritrovata tra loro qualche piccola varietà,
si è presa la media proporzione; quindi terminate le esperienze
si sono sempre rettificati quegli strumenti, i quali potevano essere
sofferenti in qualche alterazione; insomma si è procurato di
usare ogni premura, ed attenzione, affinché ne risultasse la
maggiore esattezza sia nelle fisiche, che nelle chimiche esperienze,
onde ne venisse se non compiuta, e perfetta, condotta almeno a qualche
grado di avanzamento questa analisi delle acque termali per tane...
Avverte sì da ultimo, che perlopiù si passeranno sotto
silenzio moltissimi tentativi fatti ad unico, e solo oggetto di
scoprire, se vi fossero per avventura altri elementi in queste acque
oltre quelli, che si esporranno. Questo valga a confermare, che non si
è omesso la diligenza nel farne ricerca. Ciò posto si
darà principio alle analisi delle acque termali porrettane,
cioè delle acque delle fonti dette della porretta vecchia, delle
donzelle, della puzzola, e del leone, dei tre Bagni caldi denominati il
bagno reale, il bagno di Marte, ed il bagno del bue; ma siccome queste
sorgenti fra loro sono alquanto diverse negli ingredienti, così
si crede opportuno il dividerla in due classi unendo insieme le
analoghe, è sommamente differenti alcun poco bel la diversa
proporzione dei loro componenti...
Compendio di tutta la analisi delle acque della Porretta vecchia,
della puzzola, e delle donzelle
Gli elementi, che concorrono a comporre le acque termali
porrettane denominate della Porretta vecchia, della puzzola e delle
donzelle, altri sono volatili e tosto, o tardi dileguansì, altri
sono stabili, e permanenti. Degli stabili, e permanenti elementi oltre
la loro qualità, si rende anche conto di loro ragguagliato a
quantità, e quanto è maggiore la quantità degli
elementi fissi, ed in proporzione minore quella dei volatili, tanto
maggiore è la gravità specifica di queste tre acque, e
così per il contrario.
degli elementi volatili altri sono sempre invisibili, e
perciò da alcuni furono detti incorporei, cioè il calore,
e lo spirito etereo-elastico, al quale sorse congiunto sia alcun poco
di acido minerale cattolico, quando pure lo spirito etereo - elastico
non si volesse giudicare sensibilmente visibile per le piccole aeree
bolle, che si sollevano dal corpo delle acque recenti, e tali elementi
sono sempre fugacissimi.
altri fugaci elementi di queste acque dall'indole loro volatile o
spontaneamente, o con l'industria si riducono ad essere fissi, e
palpabili, e questi sono il vetriolo, e lo zolfo.
di tutti questi volatili, e fugaci elementi non si può
rendere esatto conto salvo che del fuoco, cioè del grado suo;
degli altri si dimostra bensì l'esistenza in queste acque per le
osservazioni, e per le esperienze, ma non vi è modo di ridurli
ad una certa positiva misura, onde bisogna accontentarsi di una
semplice notizia comparativa. Solamente per gli esperimenti si è
potuto argomentare, quali elementi, di cui peraltro, come s'è
detto, non si può calcolare la positiva, e rispettiva
quantità, siano più abbondanti, quali meno, quali siano
più, quali meno, fugaci, cioè quali più pronti,
quali più lenti, e tardi a svilupparsi totalmente dalle acque
porrettane, e pienamente mettersi in libertà, è con tale
ordine di loro maggiore fuga città saranno esposti nel risultato
delle analisi di queste tre acque porrettane qui ridotta a compendio.
Acqua della Porretta vecchia
Riassumendo dunque in compendio tutta l'analisi ne risulta,
dell'acqua della Porretta Vecchia alla sorgente è specificamente
più leggera di quello fuori d'esser conservata, e che di sua
natura è più leggera specificamente, che le acque della
Puzzola, e delle donzelle. È siccome si aumenta lo specifico
peso dell'acqua della porretta vecchia in proporzione più, che
è nelle acque della puzzola, e delle donzelle, quando stanno
tutte egualmente esposte al libero contatto dell'aria esterna, o
svanite sono per qualunque delle altre cagioni addietro esposte,
così l'acqua della Porretta vecchia sarà arricchita di
maggior copia di spiriti, ed elementi volatili, e fugaci, come anche lo
hanno dimostrato sempre tutte le riferite esperienze, ed osservazioni.
Finalmente si ricava, che una libra medica, o da saggio d'acqua della
porretta vecchia alla sua sorgente, oltre l'acqua elementare, contiene
spirito etereo-elastico nonché vetriolo volatile marziale
e zolfo volatile.
di questi elementi, come si è esposto, non si può
determinare la positiva quantità, ma esperimenti, ed
osservazioni chiaramente dimostrano, che quest'acqua è molto
doviziosa in zolfo, e che tanto di questo, che degli altri elementi
volatili, e fugaci più ne abbonda quest'acqua, che è
quella delle donzelle, ed anche della puzzola
fuoco ter. Fahr. Gradi 92
sale fontano grani 15
sale alcali fontano grani 5
ferro grani 1
terra finissima calcarea grani 1
Acqua della Puzzola
L'acqua della Puzzola alla sua sorgente è specificamente
più grave dell'acqua della Porretta Vecchia, ed uguale incirca
di specifica gravità alle acque delle donzelle anch’esse
recenti.acquista pure quest'acqua della Puzzola maggiore specifica
gravità, quando sia scomposta, e svanita per qualunque delle
ragioni in addietro esposte, ed in tal caso è di specifica
gravità più leggera delle acque della donzella parimente
scomposte, e svanite; ed una libra medica d'acqua della Puzzola alla
sorgente oltre l'acqua elementare contiene spirito etereo-elastico,
vetriolo marziale volatile, zolfo volatile. Di questi elementi per
certo meno abbonda l'acqua della puzzola, dell'acqua della porretta
vecchia; così anche gli elementi detti incorporei cioè il
fuoco, e lo spirito etereo-elastico sono più scarsi nell'acqua
della puzzola, nell'acqua delle donzelle, ma quella più di
questa è abbondante di zolfo, è forse anche di vetriolo
volatile marziale
Fuoco ter. Fahr. Gardi 82
Sale fontano grani 25 ½
Sale alcali sontano grani 8 ½
Ferro grani 1
Terra finissime calcarea grani1
Acqua delle Donzelle
L'acqua delle donzelle alla sua miniera e anch'essa specificamente
più leggera, che quando è scomposta, è svanita,
nel qual caso è specificamente più grave, che è
l'acqua della puzzola, e molto più che l'acqua della Porretta
Vecchia; ed acquistando l'acqua delle donzelle esposta al libero
contatto dell'aria esterna proporzionalmente maggiore specifica
gravità, che l'acqua della puzzola, e proporzionatamente minore
specifica gravità, che l'acqua della porretta vecchia, quindi
è, che sembra ragionevole il concludere, che l'acqua delle
donzelle sarà più povera di spiriti, ed elementi
volatili, che l'acqua della porretta vecchia, ed a riserva del zolfo o
più ricca, che è l'acqua della puzzola; ed una libra
medica d'acqua delle donzelle oltre l'acqua elementare contiene alla
sorgente
spirito etereo - elastico,
zolfo volatile
fuoco ter fahr gradi 86
sale fontano, grani 33
sale alcali fontano, grani 11
ferro, grani 1
terra finissima calcarea grani 2.
…
compendio di tutta l'analisi delle acque della fonte del leone,
del bagno del bue, del bagno reale, e del bagno di Marte
Alcuni degli elementi, che compongono queste acque termali
porrettane sono, come su parimenti osservato trattando delle tre
sorgenti esaminate nella prima parte di questa analisi, fissi, e
permanenti, altre sono di natura, e di indole volatili, e
conseguentemente assai fugaci. Gli elementi volatili sono il fuoco, lo
spirito etereo-elastico, e del vapore accendibile, ossia nafta
volatile, ai quali ultimi due compagno sia alcuno poco di acido
minerale, e di questi fugaci elementi non si può determinare la
positiva quantità a riserba del fuoco, del quale si assegna il
grado, che hanno queste acque, quando scorgano dalle sorgenti loro.
Dalla sostanza bituminosa la parte più fina e sottilizzata nello
sprigionarsi dalle gallozzole se ne fugge, in forma d’invisibile, ed
infiammabile vapore, e si dissipa prontamente, e si disperde nell’aria,
ma l’altra parte alquanto più crassa, e densa rimane quasi tuta
nelle acque depositata dalle porrettane vaporose gallozzole, mentre
scoppiano, e mentre passano per la massa delle acque radunate nei
lavacri, la quale bituminosa, e crassa sostanza si deve annoverare fra
gli elementi fissi di queste sorgenti, e così anche il sale
ammoniacale, che si ottiene principalmente nella distillazione della
pingue lionata materia; ma di questi elementi avvegnaché
stabili, e permanenti non si può darne altra proporzione
ragguagliata con le acque, se non che la pingue lionata materia
è scarsa, comunicando alle acqua una molto stabile
lubricità, ed il sale ammoniacale è in così minima
quantità, che forse sarebbe farli ingiuria, se totalmente anche
si disprezzasse.
Degli altri elementi fissi si assegna la proporzione ad ognuna di
queste acque termali porrettane nella stabile quantità, le quali
acque anch’esse dimostrano di essere specificatamente più
leggiere alle loro sorgenti, e più gravi specificamente svanite,
che siano, e scomposte per qualunque delle già riferite cagioni,
e quanto più esse abbondano di fissi elementi, e meno de’
volatili, tanto più gravi sono specificamente.
Per ultimo dinotando alcune osservazioni, ed esperimenti quali
degli elementi volatili siano più pronti, quali più pigri
a totalmente svilupparsi da queste sorgenti, ed acquistare piena
libertà dissipandosi per l’esterno ambiente, con tal ordine di
loro maggiore volatilità, e fugacità si esporranno in
appresso nel risultato delle analisi di queste acque qui ridotta a
compendio.
Acqua della fonte del leone
Raccogliendo dunque il prodotto di tutti gli esperimenti, ed
osservazioni in addietro esposte risulta, che ogni libra medica
d’acqua della fonte del leone alla sua sorgente oltre l’acqua in
origine pura, e semplice, ossia elementare contiene nafta volatile,
spirito etereo-elastico.
Di questi due elementi altro non si può asserire, se non
che l’acqua di questa fonte non cede ad alcuna delle altre acque
porrettane, delle quali ora si ragiona, in quanto allo spirito
etereo-elastico, e non che mai estinguendosi spontaneamente la
fiammella eccitata alla bocca di questa fonte, così quest’acqua
è molto ricca di nafta volatile.
Fuoco ter. Farh., gradi88
Bitume minerale
Sale ammoniacale
Le acque della fonte del leone non si debbono considerare tanto
abbondanti di bitume minerale, quanto sono ricche del loro perennemente
infiammabile vapore, perché pollando, come più volte si
è detto, in occulta cavernetta, e nello spazio di questa
scoppiando le vaporose porrettane gallonzole, ed ivi condensandosi gran
parte della pingue lionata sostanza, ed altra simile depositandosi per
lartefatto acquidoccio, per cui scorrono le acque, egli è
evidente, che in gran parte si spogliano del loro più denso
bitume minerale, prima di sboccare alla fonte, ed in conseguenza oltre
modo saranno scarse in sale ammoniacale in gran parte almeno
avviluppato in detta sostanza.
Sale fontano grani 49 e ½
Sale alcali fontano grano 16 ½
Ferro grani 1
Terra finissima calcaria grani 1
Acqua bagno del bue
Ogni libra medica d’acqua del bagno del bue alla sorgente oltre
l’acqua elementare contiene nafta volatile, spirito etereo – elastico.
Sollevandosi inquesta sorgente le vaporose ampie gallozzole
più vigorosamente, e più abbondantemente, che in
qualunque altra delle sue compagne, così rimane manifesto, che
più delle altre è ricca quest’acqua di nafta volatile.
Fuoco ter. Fahr. Gradi 98
Bitume minerale
Sale ammoniacale
Per le ragioni sopraddette, cioè scoppiando in più
luoghi di questo bagno, e senza intermissione alcuna le gallozzole
dell’infiammabile porrettano vapore, così conseguentemente ne
viene, che l’acqua di questa sorgente è arricchita di bitume
minerale più che le altre acque porrettane tutte, delle quali
ora trattasi, e perciò sarà meno scarsa delle altre di
sale ammoniacale.
Sale fontano grani 37 ½
Sali alcali fontano grani 12 ½
Ferro grani 1
Terra finissima calarea grani 1
Acqua del bagno reale e del bagno di marte
Ogni libra medica di acque di questi due bagni oltre l’acqua
minerale contiene nafta volatile, spirito etereo – elastico.
Nelle dette due sorgenti il vapore accensibile non essenso
continuato, ma sorgendo le porrettane vaporose gallozzole per
intervalli, così queste acque meno che l’altre loro analoghe
abbondano di nfta volatile,
fuoco > bagno reale ter. Fahr. Gradi 94 > bagno di marte
ter, farh. Gradi 96
bitume minerale
sale ammoniacale
Scarseggiando inquesti due bagni il vapore accensibile, come sopra
si è detto, così anche in proporzione sono essi meno
abbondanti di questi due fissi, e stabili elementi, di quello lo sia il
bagno del bue.
Sale fontano grani 36
Sale alcali fontano grani 12
Ferro grani 1
Terra finissima calcaria grani 1
Nel determinare la quantità della terra, e della sostanza
marziale, che corrisponde ad ogni libra medica d’acque di tutte queste
quattro sorgenti, si è computata solamente queste quattro
sorgenti, si è computata solamente quella, che nuota sparsa per
le acque, s che si ottiene col mezzo della feltrazione, o delle acque
concentrate o della salina concrezione disciolta, per nulla calcolando
quel poco di rimanente, ossia capo morto, che ritrovasi al fondo della
ritorta dopo la distillazione della pingue lionatga sostanza depositata
dalle vaporose gallozzole, del quale rimanente, avvegnocché
riconosciuto per materia terrestre mescolata con alcune marziali
particelle, il tutto avviluppando nella pingue sostanza, contutto
ciò non è quasi possibile di assegnare la quantità
competente ad ogni libra medica di queste acque; ed inoltre tale
quantità sarà certamente così minima, che senza
tema di accusa si può totalmente ommettere di considerarla…
CAPITOLO
IV
FACOLTA’ MEDICHE
Siccome le analisi delle acque medicate somministra le ragioni alla
teoria, così l’osservazione, ed esperienza servono di sicura
scorta, e guida alla medica prudente pratica. Dagli elementi si
volatili, che fissi di queste acque termali porrettane già
esposti, e dimostrati nell’antecedente capitolo manifestamente
ricavansi le primarie loro facoltà, e quella ingenita
attitudine, con la quale possono esse in noi operare. Riguardo a quei
sali medi subamari sono queste acque diuriche, risolventi, detergenti e
purganti; per lo spirito sulfureo, e bitume minerale vulnerarie,
consolidati, e sarcotiche; per cagione del vetriolo incidenti,
deostruenti, e blandamente stimolanti; pel naturale ed uguale umido
calore attenuanti, promoventi, e rilassanti; finalmente per il loro
spirito rettore potente efficacissimo sussidiario a tutte le altre
facoltà già esposte sono esse sommamente penetranti, ed
impellenti, omettendo ancora non solamente quelle virtù, le
quali potrebbero loro competere per quella poca finissima terra
assorbente, e dolcificante, e per le particelle marziali corroboranti,
ma quelle ancora dell’acqua pura, e semplice predicata da moltissimi
celebri maestri come primaria medicina universale. Le acque medicate di
tal tempera in larga copia bevute, ed applicate alla superficie o
totale, o parziale di corpo vivente altre passano agevolmente pe’gli
ampii canali del secesso, altre introducendosi non solamente per la
regia via dei vasi lattei, ma eziando per li tenui vasi, e pori
inalanti sì cutanei, che interni entrano nella circolazione del
sangue facilitandono il corso, e con lunghi reiterati giri sono portate
fino alle minime estremità dei vasi. Quindi è manifesto,
che per quasi ogni parte del corpo esse benignamente penetrano, e
s’insinuano; per il che lavando, e ripulendo il condotto alimentario, e
gli organi secernenti, ed escretori, riducendo tonica, ed elastica
forza nelle motrice fibre, togliendo gli ostacoli a vasetti esalanti, e
sgombrando i minimi canaletti, e rendendoli flessibili, e valevoli a
dar moto ai già stagnanti umori con alterati, inciderli,
attenuarli, e così di nuovo ridurli al circolo, ed al
traspirato, o alle orine, e secesso immediatamente, temperando la
acrimonia dei fieri, ed assottigliando le viscose materie, correggendo,
e dolcificando i vellicanti fughi, insomma col soccorso delle vitali
forze operando e sopra solidi e sopra fluidi, ne succede l’espulsione
delle morbifiche materie e ne provengono giuste secrezioni,
proporzionate sensibili evacuazioni, ed insensibili traspirazioni; dal
che finalmente nasce il debito equilibrio tanto necessario alla
perfetta vitale economia, e robustezza. Soddisfacendo pertanto alle
molte già dette mediche intenzioni possono essere queste acque
opportuno, e pronto rimedio a tante, e così diverse malattie,
che troppo lungo sarebbe il numerarle, e smbrarebbe più tosto un
tristo malinconico catalogo delle umane calamità, che sincero
ingenuo elogio di queste acque termali porrettane. Per il che
sarà ristretto questo capitolo unicamente a quelle sole
infermità, contro le quali la costante esperienza ha mai sempre
dimostrato essere quest’acque porrettane possente medicina, e delle
quali infermità in alcuna può dirsi specifica; e
ciò anche in compendio sarà esposto, perché nel
caso pratico pienamente rimetter debbesi al prudente esame dell’esperto
rispettivo medico, il quale fuor di dubbio sempre meglio d’ogni altro
potrà giudicare, se con le circostanza, che vi saranno
congiunte, possono queste essere convenienti per ricuperare inteamente
la già perduta sanità, ed anche per solo arrecare qualche
alleviamento del male, e discreto soccorso all’infermo; tanto
più che per l’analisi noti potranno essere a chiunque
gl’ingredienti delle acque termali porrettane, e le loro proporzioni.
Ciò posto si darà principio da quelle infermità,
le quali hanno fede più interna, e nei visceri, indi si
proseguirà con quelle, che occupano sempre più le parti
esterne del corpo; avvertendo che ciò, di che trattasi di questo
Capitolo, che visse nel terzo decimo secolo, e da Giovanni Zecca, il
quale duecent’anni sono, e da Pellegrino Capono, che nello scorso
secolo per lunga esperienza praticamente scrissero sopra le acque
termali porretane, ed anche del chiarissimo Marco Antonio Laurenti
già celebre archiatro del Sommo, ed ottimo pontefice Benedetto
XIV, siccome quegli, che nel presente secolo e per una compendiosa
analisi, che egli se ne è esposta nei commentari dell’Accademia
delle Scienze di Bologna, e per le pratiche sue osservazioni più
d’ogni altro riconobbe l’indole, e virtù di queste terme.
L’autorità, ed esperienza per più, e più secoli
dei sopranominati medici, e particolarmente dell’esperto Laurenti
abbastanza confermano le mediche facoltà di queste acque
termali.
- calcoli e renella…
- lienterie, diaree, dissenterie, tenesmo…
- colica…
-affezioni ipocondriache, ed isteriche…
- dolori di stomaco e di capo…
- tumori…
- dolori artritici, e reumatismo…
- lussazioni, e fratture delle ossa…
- ulceri, e piaghe…
- erpeti, impetigini, rogne, ed altri simili mali cutanei…
- asma, ftisi ne’ cavalli, ed altgre bestie
CAPITOLO
V
METODO DA OSSERVARSI NELL’USO
DELLE ACQUE TERMALI PORRETTANE
… omissis…
CAPITOLO
VI
ANTICHITA’ E FAMA DELLE TERME
PORRETTANE
Discordi alquanto sono gli storici nello stabilire quale fosse l’anno,
nel quale si ricononobbero, e comincioronsi ad usare medicamente le
acque termali porrettane; né ciò dee recare maraviglia,
conciossiacosaché avvicinandosi la loro epoca, o fors’anche
inoltrandosi in quei rozzi secoli, nei quali la nostra Italia
troppo anche si risentiva de’ travagli sofferti dalle straniere barbare
nazioni, s’incontra essa in tempi assai caliginosi, e pieni
d’incertezze insuperabili: il che forse alcuno degli storici bolognesi,
i quali in qualche modo vollero dare notizia di queste terme,
giudicarono miglior partito il non impegnarsi nel determinare il tempo
di loro scoperta, e ciò onninamente l’ommisero. Che si volesse
aver piena fede alla maggior parte degli scrittori, anzi degli storici
bolognesi, che hanno pure voluto stabilire il tempo di tale epoca,
potrebbesi credere, che l’acque termali porrettane fossero a gran
ventura scoperte solamente l’anno mille trecento settantacinque dopo
l’umana redenzione, e per casuale esperienza, ed osservazioni
riconosciute poi profittevoli all’uso medico, Tale il sentimento di
Bartolomeo Galeotti, di Pompeo Vizani, e dello stesso F. Leandro
Alberto in altre sue storie, coi quali parimente si accordono Giovanni
Zecca, ed Andrea Baccio, ciò evidentemente deducendosi dal
contesto dei loro libri. Non mancano però alcuni, i quali di
alquanto più antica origine le onorano. Tra questi F. Giovanni
Michele Piò nella vita, che egli iscrisse del Venerabile Padre
Maestro Fra Serafino della Porretta dell’Ordine dei Predicatori,
descrive la scoperta delle acque porrettane nell’anno mille trecento
trentacinque, ma Antonio Masini, e Cherubino Ghirardacci la ricercarono
nel decimo terzo secolo, riferendo il primo esservi notizia de’ Bagni
della Porretta fino dell’anno mille ducento ottantanove, ed il secondo
positivamente assegna la loro causale scoperta nell’anno mille duecento
cinquanta:
“Correndo gli anni del Signore mille duecento cinquanta, e come
afferma anche Andrea di Bernardo Istorico antico cittadino bolognese,
che scrisse l’Istoria di Forlì, un contadino di Capognano
ritrovavasi avere un bue.. questo bue risanò da una
infermità a comune consenso giudicata affatto incurabile per
avere bevuta in copia, e frequentemente l’acqua termale porrettana,
avendolo abbandonato il suo padrone, e lasciato vagare a suo talento in
que’ contorni, siccome creduto insanabile; quale storia, qualunque sia,
viene riferita da quasi tutti gli Autori sì storici, che medici
di quest’acque…”
né vi è scrittore, che sino da ora siasi pubblicato,
il quale più addietro s’inoltri nel determinare l’epoca della
scoperta delle acque termali porrettane. Con tutto ciò da’
seguenti autentici documenti ricavasi all’evidenza, che le Terme
Porrettane erano in uso, e che già ad esse da molto tempo prima
concorrevano infermi:
“De Balneo Porrecte reactando
Ad honorem civitatis bononie dignoscitur pertinere quod balneum
porrecte debeat reactari ita quod homines cives bonon. & forenses
in eo uti comode possint ideoque ordinamus quod potestates bonon. Casi
& Belcedere per duos bonos magistros hinc usque ad calendas augusti
bene aptari faciant balneum predictum faciendo tot balnea quod comode
fieri poterunt & in removendo faxca de balneis & superius
balnea murando & munuendo multum bene ita quod rivi non possint in
balneum mulierum & ab hoc statuto non possint absolvi potestates
nisi remanserint (lacuna essendo affatto corrotta la carta) partium
consilii adimus siet hoc expensis hominum de montaneis utriusque
potestarie & dicte potestates faciant solvi & fieri predicta
balnea secundum quod homines terrarum dictarum habebunt majus vel minus
lucrum & statutum faciat potestas bonon. Facto opere cum voluntate
consilii ne aliquid a aliquo forensi vel cive bonon. Vel comitativo
tollatur pro dicto balneo nec ejus occasione & qui contra secerit
pro qualibet voce solvat comuni bonon, XX sol. Bonon. & quilibet
teneatur acusare. Ex libro octavo statutorum comunis bononieae anni
1249”
Oltre questo statuto abbiamo altri documenti anche più
antichi de’bagni porrettani, dovendo questi alle diffensioni pe’
confini, che in que’ tempi regnavano fra i bolognesi, ed i pistoiesi,
come chiaro si vede nel Laudo dato l’anno 1219 dal Cardinale Ugolini
eletto per comporre le discordie; ma i Pistojesi, non avendo adempito
almeno in parte a quanto erano obbligati di fare, per ambasciatori ne
furono da’ bolognesi richiesti quattro anno dopo del Laudo suddetto.
“MCCXXIII die VII Intr. Novembris
Ambaxatores comunis bononie denunciant domino Gerardo Rangoni
Potestati Pistorii &c. quod debeant observare quidquid continetur
in Laudo Domini Ugolini Cardinalis &c. Speciliter de domibus
destructis ab hominibus de Sambuca apud Balneum de Porrecta quas domos
secerunt homines de Succida & de Capugnano & de Granajone”.
Finalmenre la memoria più antica ed autentica di questi
bagni porrettani,che fino ad ora siasi potuta rintracciare, si ricava
dal giuramento di fedeltà, ed obbedienza dato al Comune di
Bologna dal Plebano, da’ Canonici, ed a alcuni Principali di Succido
fini nel principio del terzo decimo secolo:
“Anno Domuni MCCV die Lune XI mensis julii
In praesenzio domini Petri plebani de Succido & suorum
fratrum domini Arduini & domini Gualandini &c. in Silva
Madognana que est suora Montem Balnei de Porrecta Runcivalle &
Bernardinus Consules Succidi Alberti Bellionis Cozzus de Riolo &c.
omnes de Succido tactis SS. Evangeliis liberi & spontanea voluntate
juraverunt obedire & observare omnia precepta Domini Uberti
Vicecomitis de Placentia potestatis Bononie & suorum successorum
que & quanta eis secerint pro Comuni Bononie & sequimentum sui
regiminis & domino Andalo Potestati Montanee”.
Se dunque fino in quei tempi fu prudentemente giudicato, che fosse
necessario mantenere, e risarcire le terme porrettane da’ sofferti
danni, poiché oltre il pubblico vantaggio onore ne ridondava, e
decoro a Bologna, come chiaro si esprime il sopracitato Statuto,
sarà parimenti manifesto, che non solamente esse in addietro
esistevano, ma che già a dette terme era tale e tanto il
concorso, che impegnavano la premurosa sollecitudine, di chi
prudentemente governava, perché a pubblico comodo ed utile
prontamente fossero risarcite; né già in quei tempi si
riconoscevano prestamente le virtù delle acque termali per
ragionate teorie dedotte da fisici esperimenti, o da chimiche analisi,
ma unicamente acquistavano esse credito, e fama a poco a poco per lunga
serie di continuate favorevoli esperienze, onde molto fondatamente si
può asserire, che le terme porrettane erano celebri, e
frequentate anche molto tempo prima dell’anno mille duecento cinque, ma
resterà tuttavia immemorabile, ed incerto lo anno, nel quale
dalla somma adorabile providenza furono da prima manifestate, ed indi
poi da Saggi Bolognesi raccolte, e ridotte ad uso medico…
Dee questa terra senza alcun dubbio l’essere suo all’acque
termali, che tutt’ora la nobilitano, le quali a ventura scoperte
divennero poscia così celebri, come in addietro si espose, e
talmente rinomate, che Bologna sempre intenta al pubblico vantaggio, e
decoro pensò subitamente di rendere quel luogo comodo, ed
abitato. Né ciò fu difficile di ottenere prestamente,
quantunque una inveterata tradizione autorizzata da alcuni degli
Storici Bolognesi, e fra gli altri dal Ghirardacci ci voleste far
credere, che quando finalmente per divina provvidenza si manifestarono
le virtù delle acque termali porrettane, fossero que’ contorni
selvaggi, incolti ed affatto instabili. Ciò non si concorda con
quanto lo stesso autore poco dopo riferisce, cioè che l’acque
scaturivano presso le mure di un antico distrutto Castello Porredo, e
che eravi anche una fortezza denominata Rocchetta quasi piccola Rocca,
nome, che tuttora conserva la testata meridionale del monte porrettano,
ove scaturiscono le acque della porretta vecchia, come già li
disse, e questa parte di monte sovrasta al fiume Reno, il quale con le
acque sue quantunque spesse volte orgogliose urtando di fronte
l’insuperabile testata del monte porrettano, viene da questa obbligato
a mutare direzione, e con tortuosa corrente ad imprigionarsi in alveo
assai ristretto fra le petrose balze di due opposte giogaje del
monte,ed in conseguenza la Rocca signoreggiava un luogo, il quale
probabilmente avrà sempre servito mediante corto ponte di
agevole, e più breve passaggio dalla Settentrionale Toscana al
territorio Bolognese, e Lombardia. In oltre sappiamo, che anche
più addietro certamente della metà del decimo terzo
secolo, e prima della scoperta delle acque termali porrettane, secono
che suppone il Ghirardacci, che la stabilisce nell’anno 1250, eranvi in
que’selvaggi luoghi Terre, e Castella con Istrade capaci per condurvi
soldatesca, le quali strade di facile comunicazione da Bologna alla
Porretta, ed questa alla Toscana, e al Modense mantenevansi anche
certamente poco più di due secolo sono, e gli assai vecchi ponti
sopra i vicini torrenti, e che tutt’ora in molti luoghi poco distanti
esistono, dimostrano bene, che quei contorni anche anticamente molto
frequentati. Così fu facile a Bologna di riuscire nel ben giusto
desiderio suo, e con ampj privilegj, ed esenzioni più volte
concedere a quelli, che ivi stabilendosi edificassero case,
procurò prestamente popolare quel luogo, e così renderlo
proveduto d’abitazioni, e del necessario a coloro, che di continuo vi
ricoreevano per ricuperare da quell’acque benefiche la perduta
sanità.
Crebbero in tanto le case, e i porrettani abitatori
successivamente a poco a poco sotto il provvido governo, e sollecita
cura di Bologna, fino a che l’anno 1447 eletto in Sommo Pontefice
Nicolò V, già Tomaso di Sarzana, nell’anno prima del suo
pontificato eresse la Terra della Porretta con suo distretto in Contea,
e Feudo Pontificio investendone con sua Bolla in data del primo giorno
di Maggio Nicolò di Giacomo Sanuto, ed i Primogeniti di sua
maschile legittima discendenza concedendogli mero, e misto impero.
Nell’anno 1471 riempì la Santa Sede Apostolica vacante per
la morte di Paolo II Francesco Cardinale della Rovere assumendo il nome
di Sisto IV, e Bologna inviò Girolamo di Antonio Ranuzzi
Senatore, e Lodovico Marescotto Cavaliere Oratori al Sommo Pontefice, e
siccome Nicolò Sanuti già in età molto avanzata
era senza maschile successione, così a Girolamo Ranuzzi fu
facile d’impetrarsi dal Papa la Contea della Porretta per se, e suoi
primogeniti discendenti maschi di legittimo matrimonio dopo però
la morte di Nicolò Sanuto, come da Bolla del detto Pontefice
segnata 17 settembre 1471. Nicolò Sanuto primo Conte della
Porretta, ed ultimo di sua ben chiara famiglia finì di vivere
nell’anno 1482, nel quale anno lì 27 di giugno Girolamo
Ranuzzi prese il possesso della Contea della Porretta posseduta indi po
sempre dai primogeniti dell’illustre famiglia Ranuzzi. Crebbe intanto
sempre più la Terra della Porretta di fabbriche, e popolazione,
fino a che nell’anno 1584 divenuta già molto mercantile, ed
estese le fabbriche fin quasi al fiume Reno fu ivi munita di mura, e di
due Porte l’una diretta alla Toscana, il di cui confine pistoiese
è distante poco più di un miglio italiano, e l’altra
verso Bologna.
Molto estendosi questa terra in lunghezza del NE al SW, ed assai
meno in larghezza, quindi è, che Pellegrino Capponi nel
surriferito suo libro intitolato “Medicina Porrettana” pretende, che
per la lunga usa estensione questa terra fosse denominata Porreta; ma
se si faccia riflessione, che l’acque sue termali ottennero il nome di
porrettane subito dopo scoperte, ed in conseguenza prima, che ivi
fossero edificate tante abitazioni, non sembrerà al certo
ragionevole la derivazione da tale supposta etimologia.
Mantienensi tutt’ora presso quegli abitanti una tradizione, e ne
additano il luogo, che in quel contorno eravi un antico Castrello
denominato Porredo nei remotissimi tempi da’ Bolognesi distrutto, e
ciò viene anche confermato nel sopraccitato storico bolognese
Cherubino Gherardacci; il che essendo, sembra molto virisimilmente il
sentimento del suddetto Autore, che le acque termali, ed indi poi la
Terra usurpassero il nome dell’antichissimo Castel Porredo, nel che
conviene pure Giovanni Zecca. Questa denominazione poi sarà
facilmente derivata dalla coltivazione de’ Porri, comune e famigliare
anche oggigiorno in que’ contorni, secondo appunto la costumanza degli
antichi, i quali spesse volte alcuni luoghi denominavano dalle piante
spontanee, o in copia coltivate; qual nome di Porreda non è
maraviglia, se nel lungo tratto di tempo si è mutato in Porretta.
Per ripetute barometriche osservazioni (se pure a tale metodo si
dee prestar piena fede nel determinare le altezze) si deduce essere il
piano porrettano più alto del piano di Bologna di circa piedi
498 di Parigi, e sopra il livello del Mare 642. In tale elevata
situazione godono gli abitanti porrettani lunga e robusta sanità
per un’aria salubre, ventilata anche dal rapido corso che parte per gli
alti adjacenti monti di silocco, ostro, e lebeccio impetuosi, e molesti
venti soliti regnarenegli appennini.
La stagione estiva non è molto ardente; l’aria notturna in
detta stagione è temperata, ma alle volte alquanto rigida
sì per l’incostanza dei venti, come per le piogge non
infrequenti in quelle contrade, il che appunto facile è, che
succeda incontrandosi e rompendosi e venti, e nubi nel vertice de’
vicini Appennini.
Alto Reno Toscano
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