[F. Bassi]

DELLE TERME PORRETTANE

 

[pubblicato in Roma presso la stamperia Zempel nel  MDCCLXVIII]

clicca qui per vdere il frontespizio originale del libro

 


PREAMBOLO

L'uso delle acque medicate soggette anche esse a varie vicende nei giorni nostri così prevale, che ormai può dirsi essere quelle uno dei più sicuri, e validi rifugi dell'arte medica, particolarmente in molte delle ostinate croniche malattie. Quindi sempre più riguardate come oggetto di somma importanza hanno maggiormente impegnata l'esperta fisica, e chimica a faticose lunghe ricerche, e la pubblica provvidenza al risarcimento delle termali, o minerali mediche sorgenti, che dalle ingiurie dei tempi, o dal barbaro disuso sofferto avessero oltraggio, o rovina. Quindi è pure, che al pubblico sono comparsi tanti moderni egregi trattati di acque medicate, nei quali non come nei secoli addietro sedotti da false teorie, ed immaginarie proprietà, ma con la scorta di chimiche analisi le più oculate, e di pratiche consecutive esatte osservazioni si sono dimostrati fino all'evidenza non solamente i componenti delle acque, ma anche la loro proporzione, ed in conseguenza le loro positive indubitabili facoltà. Alle terme porrettane non mancavano certamente scrittori degli scorsi secoli, che ne avessero divulgate le virtù, e procurato secondo la costumanza, e cognizioni di quei tempi di additare in alcun modo l'indole, ed il genio delle acque; ma esse ben di proposito desideravano, che coi soccorsi della moderna sperimentale fisica, e dei chimici progressi più chiaramente si palesassero i veri loro ingredienti, e qual vi fosse fra di loro ragguaglio, e conseguentemente quale profitto da esse a ragione veduta si potesse sperare. Ad unico oggetto dunque del pubblico vantaggio si consegna alle stampe questo trattato delle acque termali porrettane, nel quale non già per impegno di esse scrivesi, sembrando talora, che le acque medicate, delle quali si tratta, debbano essere le più eccellenti, ed efficaci di qualunque altra, e le più sincere ad un tempo, ed innocenti, ma per amor di verità, è non di fanatismo ingenuamente si espongono le fisiche esperienze, e le chimiche prove analitiche, dalla serie delle quali sono dedotti, e comprovati gli elementi di queste acque porrettane, e le rispettive proporzioni, dalle quali cose tutte ricavasi manifestamente, quanto queste terme passano essere profittevoli, e vantaggiose, usandole però col debito governo; quali esperienze potrà ciascuno ripetere a suo talento, sicuro, che onninamente corrisponderanno alle riferite in questo trattato, purché eseguite negli stessi metodi, e con le medesime cautele. Nè già si tiene per fermo di avere del tutto esausta una tale sempre difficile, e laboriosa materia, che anzi altri bene esperti, ed amanti della società potranno di molto avanzarne le scoperte sempre utilissime, avendo per obietto l'importante ristabilimento, o riacquisto della sanità; ma solamente qui si pretende di dare delle terme porrettane un'idea meno oscura di qualunque altra, che fino ad ora si è pubblicata. Il definire poscia se questo sia stato ottenuto, si riserva al savio, e sicuro giudizio dell'attento, e cortese lettore.


  CAP. I
STORIA NATUALE DEL MONTE PORRETTANO


La terra della Porretta, distante 32 miglia da Bologna verso mezzogiorno, giace al piede degli Appennini nel seno di una non molto ripida pendice fiancheggiata da due giogaie di monti, che la signoreggiano. Dal fiume Reno è bagnata a levante, ed un precipitoso torrente detto Rio maggiore le corre per mezzo, e per lungo la divide. Ella deve senza dubbio, come altrove si dirà, il suo nascimento alle acque termali, che tuttavia la nobilitano; delle quali volendo ora distintamente ragionare, richiede il buon ordine, che prima si parli del monte, da cui le medicate acque sgorgano, e scaturiscono. Dalle sue viscere traggono esse probabilmente le facoltà loro salutari; e giova eziando il conoscerne la faccia esterna con le sue produzioni, e l'indagarne ancora, per quanto si può, l'interna struttura.
Stendesi il Monte porrettano dal WNW al SSE, ottenendo diverse denominazioni da altrettanti poggi, che lo compongono. L'erto orientale fianco del monte, che acqua pende al fiume Reno, nella massima parte viene ricoperto da castagni, e cerri; il fianco opposto, siccome di pendio più dolce, è coltivato a Pascoli, a vigne, e a grani. La testata più occidentale del monte si dice sasso cardo, alle radici del quale è situato il fonte del leone, ed il bagno del bue.
Elevasi sasso cardo dalla parte del torrente Rio maggiore, che lo bagna al meriggio, in forma di scosceso dirupato scoglio, servendo al torrente da inaccessibile sinistra ripa; e qui sembra, che la natura si diletti di comparire orrida, e spaventevole; pure tale non riesce a quelli, ai quali piace di ricercarla fra balze, e di contemplarla, per così dire, sorpresa sul fatto, e a se stessa pienamente abbandonata. Gli strati, o filoni di sasso cardo sono tutti di pietra, ma di diversa natura fra di loro, l'uno all'altro contigui, ma non solidamente uniti, e perpendicolari all'orizzonte, a riserva di alcuni pochi più occidentali, i quali con la loro superiore è stata piegano alquanto al WSW. Alcuni di questi filoni hanno cinque piedi di grossezza, altri ancora meno di un mezzo digito; e fra questi, e di quelli molti altri di intermedie misure. I filoni particolarmente più grossi, e di pietre più dura, sono rotti, e divisi trasversalmente o in massi irregolari, o come in tanti cubi, o parallelepipedi l'uno all'altro sovrapposti. Quindi le acque dell'impetuoso torrente già trattenute dai filoni, i quali col fianco diametralmente si opponevano al corso loro, rovesciato or l'uno, or l'altro dei superiori massi. Appresso rotolandoli a poca poco, e variamente spingendoli si sono esse scavato un profondo, ma ristretto fossone. Dal che si può dedurre, che il Monte sasso cardo, e l'altro opposto, detto dalla croce, non erano in origine chè un monte solo. Da ciò resterà persuaso chiunque avrà la curiosità di esaminare le opposte ripe, e l'alveo dell'angusto torrente, particolarmente se avvezzo sia a meditare la sempre mirabile struttura del nostro globo; tanto più che ivi aperto dimostrasi, e pienamente sincero il Monte. A perpendicolo quasi, e ad angolo retto sono dalla corrente del Rio tagliati i filoni di sasso cardo; così pure gli opposti del monte della croce, ritrovando ivi a stento qualche virgulto ove radicarsi nelle fenditure fra sasso e sasso piene di avventizia terra. Giunti i filoni di sasso cardo fino alla profondità del torrente escono visibilmente in una curva dalla corrosione delle acque prodotta, e da lui servono d'alveo; indi all'opposta vicina ripa subitamente risalgono retti sino alla cima del monte, corrispondendosi sempre perfettamente le sezioni dell'uno, e dell'altro giogo tanto nella direzione, e grossezza dei filoni, che nella qualità, è sostanza della pietra, e dei corpi eterogenei in essa contenuti. Ma dove le acque hanno incontrato un filone meno infranto, e perciò più resistente all'urto loro, onde non lo abbiano potuto svellere fino a al pelo basso della  corrente, ed al loro talento seco trascinarlo (e tali appunto sono i primi filoni, che esse incontrano), sono obbligate di precipitare a risalti, e cateratte; indi per la caduta acquistando esse maggior forza, e d'impeto hanno potuto più facilmente rovesciare i massi degli altri filoni meno resistenti. È da credersi ancora, che le acque del torrente abbiano dovuto lateralmente dilatarsi nella valle fra monte e monte, quando erano trattenute da detti perpendicolari filoni, fino a tanto che abbiano tenuto a grado a grado lo sfogo loro. Perciò chiaro si vede, del fianco occidentale del monte lateralmente opposto al corso delle acque sia di pendio assai più dolce, come si disse, e coltivabile; dove che l'altro fianco ripido e scosceso spesso mostra il nudo sasso. Alle acque torbide del torrente già trattenute dagli opposti filoni si debbono certamente le ricolmate della vicina Valle, avendo queste svelto dai superiori monti, e sassi e arene, e terre; ma di queste hanno poi dovuto necessariamente spogliarsene divenute stagnanti, depositandole nella intermedia valle, ed applicandole a ridosso del fianco occidentale del monte porrettano.e ciò sarà ancora più manifesto, se ad alto monte, che signoreggi il porrettano nella sua direzione, si consideri l'uno all'altro fianco di detto monte. Tali teorie sono senz'altro inutili a quelli, i quali non alla cieca, ma filosofando viaggiano, specialmente nei dirupati monti, e lungo gli alvei dei precipitosi torrenti, osservando disappassionatamente, e senza prevenzione di alcun sistema qual mutazione abbiano dovuto produrre le acque fluenti nel nostro globo, e particolarmente nei monti, quando esse dovevano procacciarsi la strada al corso loro. E certamente le acque or precipitando dagli alti primitivi monti, or da essi trattenute hanno alterato di molto la prima faccia della terra, massimamente gli antichi secoli, mentre quella certamente era meno compatta, e in conseguenza meno resistente.
Che se i perpendicolari filoni della monte porrettano non avessero dovuto sofferire così varie fenditura, ma restati fossero solidamente continuati, allora certamente con il fianco  loro avrebbero essi resistito all'impeto della corrente con argine impenetrabile, e le acque del torrente avrebbero dovuto ivi precipitare dalla sommità dei filoni in profonda naturale cateratta, quando non avessero potuto aprirsi il corso in altro luogo. Non si negano già gli avvallamenti di alcuni gioghi, o per depressione di grotte, e spelonche, o per sfogo dei vulcani, o per altre cagioni, che qui non è il luogo di esaminare, o ancora solamente esporre; ma dove abbiasi una cagione bastevolmente chiara, non sembra ragionevole il ricercarne delle oscure, ed immaginarie.
Ma è ormai tempo di ritornare a sasso cardo, richiedendo egli un'esame ulteriore. Quasi al nudo vertice di questo scoglio formato dai perpendicolari filoni di pietra eravi un picciolo Vulcano, di cui alcuni scrittori hanno fatto menzione. Ivi se ne veggono ora solamente i vestigi, cioè sassi affumicati, ed alquanto scomposti dalla azione del fuoco ai lati di una perpendicolare fenditura lunga un piede, larga poco più di un dito all’aspetto del meriggio, difesa da un grosso sasso, che le sovrasta, e che le serve come di tetto. A tale fenditura se si accosti fiamma, subito si accendono i vapori che da essa esalano, e da un certo mormorio si comprende, che la fiamma addentro si comunica, ma prestamente poi si estingue. Essa fenditura, come si è detto, è perpendicolare; ma oltre circa tre piedi piegando all'orizzonte non permette, che se ne faccia ulteriore disamina. Se vi si introduca termometro Farhen:  si ritrova essere sempre l'ambiente a gradi 76. circa, sia l'aria esterna più, o meno calda. Rimuovendo sassi, ove sortiva la fiamma, esala con grave nauseabondo odore, che partecipa di bituminoso, e di empireumatico, e ritrovasi una sostanza alquanto pinguedinosa, e di colore lionato; così pure una materia bianca lubrica al tatto, insolubile nell'acqua, aderente alle pareti della fenditura, ed ambedue all'odorato non meno, che al gusto insipide; e più addentro una terra nera tenace, e fetente, e altra sostanza giallognola solubile nell'acqua e di nessun odore. Non solamente però tra la detta fenditura e esalano a riprese vapori capaci di concepire fiamma; ma esaminando attentamente il vertice di questa parte di Monte si scoprano qua e la molti altri piccoli spiragli fecondi anche essi di vapori infiammabili. Indizio di ciò che quella sostanza lionata pinguedinosa, la quale ma manca, ovunque esalino vapori infiammabili.tali spiragli sono compresi nello spazio di piedi circa 50 in lunghezza dal sud al Nord, e da 15 larghezza. Proseguendo oltre verso tramontana per poco più si possono osservare i filoni perpendicolari, i quali penetrano, e si profondano nelle propagini dei vicini monti tonti, e solamente veggonsi strati di albarese, ossia ottima pietra da calce, i quali o orizzontali, o di poco inclinati all’orizzonte hanno direzione diversa da quella dei gironi perpendicolare, e dei fianchi poi di questi orizzontali strati di albarese ossevansi creter, ed argille scomposte, e isolati massi di albarese. E’ assai probabile, che o presto abbiano termine da questa parte i perpendicolari filoni porrettani, o forse ancora che molto si profondino; poiché distante poco più di un miglio italiano nello scavo fatto dalle acque del fiume scilla, che di fianco dovrebbe incontrarli, di loro non si vede più vestigio alcuno. ma non sono già tutti radunati i vapori infiammabili al vertice di sasso cardo; ancora quasi alla sua base vi sono altre fenditure, le quali hanno le già dette proprietà. Quando sorse era meno screpolato il monte, e quasi tutti verosimilmente si congrgavano questi vapori alla riferita principale apertura del vertice, avranno essi servito di perenne alimento all’accennato superiore vulcano; ma ora essendosi eglino a spese del monte procurarti tanti sfoghi ha cessato il piccolo vulcano di più ardere spontaneamente.
percuotendo questo monte, particolarmente nella sua nudità, odesi un interno rimbombo, che cupo dentro si propaga, e chiaramente dimostra esservi antri, e caverne, che serviranno come da inimitabile laboratorio alla natura, scaturendo dai filoni perpendicolari di sasso cardo non solamente le acque della fonte del leone, e del bagno del bue, ma da esso derivando certamente anche tutte le acque, che pollano incessantemente nell'alveo del torrente, e quelle da altri due bagni, ricche ancora esse di vapori accensibili, benché situate al piede della opposta sezione del monte detto della croce, così denominato, perché nel suo vertice è inalberata una grande croce, la cui sommità non è scoperta, e nuda come sasso cardo, ma ricoperta di strati orizzontali di una sciolta terra rossigna, e non poco arenosa, e da minuzzoli di pietra albarese.quasi alla cima di questo poggio allo aspetto di levante si osserva una grande fenditura, la quale si scosta alquanto dalla direzione dei filoni perpendicolari avendo il lato esterno non poco inclinato all’orizzonte. E’ più probabile, che un masso del filone, mancando forse di una base sufficiente, e di esterno appoggio, si sia alquanto rovesciata con la parte sua superiore verso il levante; dal che è nata quella apertura. Dal detto poggio della croce i porrettani filoni continuano il loro corso verso S.E. non più visibili alla cima del monte, essendo per lo più ricoperti da quella terra arenosa, e dagli strati quasi orizzontali di albarese; anzi nella parte del monte detto di Madognana si vedono grosse querce nella sommità del poggio, le quali indicano certamente qualche profondità di terreno, e solamente nel ripido fianco, che acqua pende al Reno, e tornano a scoprirsi spesso i filoni perpendicolari, dai quali sono dirupati non pochi massi di pietra, che a luogo a luogo si vedono qua e là sparsi ed isolati nel fianco basso orientale del monte. Quei porrettani filoni di pietra, i quali, come si è detto, a sasso cardo sono perpendicolari allo orizzonte, se si esaminano attentamente dal poggio della croce e dal lororso al S.E., perdono gradatamente alcun poco di loro posizione perpendicolare, ed al contrario quei filoni più occidentali di sasso cardo, i quali inclinavano alquanto al W.S.W., nello scostarsi dal detto poggio diventano quasi perpendicolari. Ciò manifestasi nell'ultimo poggio detto monte della Rocchetta, il quale serve di scoscesa sinistra ripa al fiume Reno, che ai piedi gli corre, e lo bagna al meriggio. Ivi i porrettani filoni sono tagliati quasi a perpendicolo dalle acque del fiume, e i filoni, che corrispondono alli perpendicolari di sasso cardo, quivi sono alquanto inclinati con la testata superiore al SSW, e la testata inferiore diretta al E.N.E., formando un angolo con l’orizzonte di circa 70°, e nell'opposta riva del Reno sono ancora più inclinati. Da cui, benché poco più oltre si perda ogni traccia di tali filoni, rimanendo seppelliti nelle diramazioni dei vicini Appennini, ragionevolmente però si può supporre, che a poco a poco, seppure hanno più lungo corso, come è assai verosimile, procurino essi di accostarsi ad una popolazione sempre più orizzontale. Che alle acque del Reno si deve pure attribuire il taglio, o separazione del poggio della Rocchetta dalla opposta sezione di Monte, oltre l'esatta corrispondenza dei filoni in tutte le loro proprietà, chiaro ancora si vede per la necessità, che il fiume aveva di procurarsi questo unico sfogo. Vero è, che il fianco occidentale dei filoni non si opponeva diametralmente alle acque del Reno; ma correndo qui il fiume dal SE al NW si incontra egli direttamente contro la meridionale testata del monte, che ha quasi la stessa direzione. Di qui nasce, che le acque sue hanno bensì potuto formare ivi un ampio seno, ma non giammai la forza di superare direttamente un tanto ostacolo. Una porzione adunque dalle laterali giogaie, caso che fosse superabile, doveva cedere a tanta copia d’acque già trattenute, è certamente la meno resiste...
sopra l'altro del fiume fossi ristretto è costruito un saldo ponte di pietra d’un solo arco, che si appoggia, e contrasta col basso delle opposte testate dei filoni più robusti, forti, perché meno infranti, e divisi.poco prima di giungere alla testata del detto poggio dalla Rocchetta dirimpetto al ponte, e a mezzo circa il pendio del suo fianco orientale si vedono due contigue grotte, o spelonche quasi fra loro parallele, e sono divise da un grosso filone di pietra con le loro aperture all'aspetto di levante...
il poggio della Rocchetta è distante da quello di sasso cardo circa mezzo miglio italiano, e i perpendicolari porrettani filoni tante volte nominati, i quali potrebbon ascendere al numero di 90 circa, non considerando scrupolosamente alcune linee, le quali potrebbero indicare maggior numero di strati, sono compresi nella loro latitudine entro lo spazio di 300 piedi poco più, poco meno. Tra queste due dimensioni pollano tutte, e scaturiscono le acque termali porrettane, però solamente di questa porzione di Monte si dà la storia naturale. Molti filoni sono di quella cerulea pietra, che spesso incontrasi negli Appennini dal celebre nostro Ulisse Aldrovandi detta pietra serena. Questi, che sono maggiori in numero, hanno quasi tutti da situazione più orientale. Altri filoni sono di una pietra calcare nera, e questi hanno scelto il fianco occidentale, a riserva di alcuni pochi collocati fra filoni di pietra serena. Alcuni pochi di questi strati sono di una ottima ardesia tegolare, ed altri ancora di una aredesia, che dividesi in tenui friabili laminette molto micacee. I filoni di pietra calcarea volgarmente detta coltellina hanno una grossezza considerevole, ogn’un di essi però è composto di moltissimi filoncini, che facilmente potrebbonsi numerare, e sono di una pietra nera uniforme, a riserva di molte larghe zone, e diverse anguste linee di bianchissimo spato volgarmente detto tarso…
molte pietre serene hanno ottenuto un grado ragguardevole di durezza, e queste sono le ottime per l'uso architettonico, ammettendo anche uno squisito lavoro, particolarmente se di grana fine ed uniforme e resistendo assaissimo al contatto dell’aria esterna, ove massimamente non sia troppo esposta alle ingiurie di stagione,  Altri filoni vi sono di pietra serena volgarmente detta pietra dolce, perché assai meno resistente allo scalpello; questa è più che l’altre micacea, non mancando mai nelle pietre serene la mica di colore argenteo,. Tali pietre dolci sono assai buone per i focolari, resistendo meglio che le altre all’azione del fuoco. Finalmente altre pietre serene vi sono le quali si gonfiano, si sfaldano, e si scompongono anche non esposte alle ingiurie delle stagioni, perché hanno ottenuto una assai tenue forza di contatto nelle loro particelle componenti e diconsi sasso morto, buone per resistere al fuoco, quando se ne possa ottenere sufficiente saldezza.
Queste porrettane pietre serene, le quali di natura in loro principalmente sarebbero del genere delle vitriscibili, fanno però qualche effervescenza con gli acidi, benché assai breve, e soffrono qualche piccola alterazione nel fuoco calcinatorio, perdendo il ceruleo, ed acquistando rossigno colore; e quantunque mantengano sempre la facoltà di eccitare scintille, ove siano battute con l'acciaio, ciò nonostante, particolarmente più forte, diventano più leggere, e più friabili dopo sofferta l'azione del fuoco. Tutto ciò dimostra, che i componenti di questa pietra sono  nella massima parte vitriscibili, ma che oltre la mica di natura apira, vi è anche mescolato alcun poco di altra sostanza eterogenea, e di natura calcarea, della quale natura calcarea sono pure alcune poche bianche sottili linee or retete, ora curve, ora intersecantisi l’una con l’altra, le quali si osservano in alcuni dei massi delle pietre serene particolarmente delle più forti; e queste linee altro non sono che la già detta sostanza spatosa, pietra secondo alcuni parasitica, la quale si è condensata nelle anguste fessure della pietra serena. Non manca inoltre la pura sostanza quarzosa, la quale per lo più si raduna nelle fenditure perpendicolari della pietra serena, ed anche fra massi, e massi di detta pietra fra loro perfettamente non combaciantisi, ed ivi pure ci sono ingemmamenti di cristallo montano, il quale qua, e la sparso, ed isolato si ritrova ancora sepolto nella terra, o nella faccia esterna del monte. Alcuni di questi cristalli montani, particolarmente i maggiori di mole, sono per lo più impuri, e meno pellucidi; non pochi dei quali scherzano stranamente, non già che non mantengono, a bene esaminarsi, la indispensabile loro esagonale figura; unendosi gli uni agli altri circoscrivono cavità per lo più triangolari, contenendo questi spesse volte una belletta ceneregnola; ed  alcune le altre di queste specie cristalline vi sono,  ma per altro rarissime, i cristalli del quali sono combinati così meravigliosamente, che potrebbe sembrare, a chi non è pratico, che l'arte vi avesse avuto grande parte nel regolarmente scorniciare queste figure, che rappresentano. Alcuni cristalli sono giallognoli, e questi non così frequenti, altri come affumicati, e altri persino neri, ed opachi; e questi e raro, che non siano dotati di due uguali acute cupsidi, ritrovandosi essi quasi sempre isolati, e sepolti in terra pingue e nera, certe volte aderenti, e conficcati nella matrice quarzosa.moltissimi però dei cristalli porrettani più piccoli sono così nitidi, così lucidi, così brillanti, che nulla più; a segno tale che furono perfino paragonati ai diamanti... Finalmente in alcuni massi della pietra serena sono sepolte altre sostanze a loro affatto eterogenee, cioè argille, e crete indurite, frantumi di una pietra molto nera, che si divide in lame sottilissime, altre della stessa natura, ma meno nere, e che sembrano assettare una determinata figura; e da tali sostanze eterogenee alla pietra serena, e che si sfaldano, è si scompongono al contatto dell'aria esterna, e dalle ingiurie delle stagioni sono prodotte quelle rotonde cavità, le quali si osservano nell'alto della testata di alcuni filoni della Rocchetta, cavità dal volgo chiamate buche delle fate…
Nelle ghiaie avventizie del torrente e del fiume Reno non si sono mai osservate pietre che meritassero particolare una situazione, a riserva alcuna volta di  qualche grossa pallottola della sostanza di quelle pietre calcaree dei filoni, dal centro delle quali partono linee spatose che descrivono molte regolari figure nella superficie della pietra…
termine della naturale fossile storia dei filoni porrettani sarà l’assicurare, che in essi mai non si è riconosciuto alcuno benché menomo indizio di qualunque fossile organico né animale, né vegetalem checchè ne dicano alcuni, i quali per sostenere pure il loro sistema, pretendono, che in qualsiasi luogo negli strati del terreno, particolarmente nei monti, vi siano sempre presenti sostanze organiche animali o vegetali, particolarmente suppellettile marino...
La somiglianza delle pietre serene porrettane con le pietre serene della Toscana, come quelle delle cave di Fiesole, e della Golfalina per fino nelle loro varietà, i quali uniformi accidenti  anche nelle sostanze frequentemente contenute, e a loro eterogenee, come un dotto autore ci assicura negli eruditi suoi viaggi, potrebbero fare credere, che i filoni porrettani, ed altri assai poco distanti consimili filoni di pietra serena  si inoltrassero sino a Fiesole, ed oltre, e che servissero di principale ossatura agli Appennini…
Ma forse era meglio mantenere la fede data di non ingolfarsi in così ardue speculazioni, e dopo di avere adombrata in qualche modo la struttura del monte porrettano, rimettersi poi in tutt’altro pienamente, e di buon’animo al cortese e dotto lettore, senza avventurare la spiegazione, e scioglimento di fenomeni cotanto difficili, i quali nella fisica geografia, quantunque abbiano affaticato i più sublimi ingegni, spesse volte rimangono involti in densissime tenebre.
La flora porrettana non è ingrata ai botanici, radunando in breve tratto piante fra loro di indole assai diversa; poiché oltre quelle, che amano le nude aride sommità dei monti, e che allignano fra sassi, oltre alcune, le quali volentieri si ascondono nelle frescure delle montane selve, altre vi sono ancora di natura palustri, vallive, o pressio gemitivi di qualche sorgente, o in alcuni ristagni di acque piovane, onde in una porrettana completa erborizzazione potrebbonsi osservare molte piante e palustri, e pratensi, e montane, ed alpine, delle quali, però, alcune poche solamente qui saranno esposte, che troppo lungo sarebbe tutte individuarle, ed unicamente si avvertirà, che il monte porrettano particolarmente nel fianco suo orientale fertile molto di non comuni licheni, di muschi, ed analoghe criptogamie piante offre a’ botanici i più esperti, e sublimi un’ampio dilettevol teatro, nel quale saziare possono almeno in piccola parte la lor sempre grande curiosa avidità, purchè ad essi piaccia arrampicarsi ne’ dirupati massi, e scoscese balze, e investigare oculatamente i profondi burroni, e i più nascosti difficili ripostigli del monte.

CAP. II
DESCRIZIONE DELLE TERME PORRETTANE

 

Dopo avere adombrata in qualche modo la storia naturale del monte Porrettano, conviene ancora, avanti d'esporre l'analisi delle acque sue termali col dare almeno un ristretto ragguaglio di loro situazione, e di que' comodi, per i quali esse oggi giorno si sono rendute più adatte all'uso medico, e più profittevoli all'altrui bisogno.

Nella superiore estremità della Terra della Porretta, che riguarda il SW, alla sinistra del torrente Rio Magiore è situata la Fonte anticamente denominata la “Porretta nuova”, ma da molto tempo comunemente detta del “Leone”, perché dalla bocca di una effige di rosso marmo di Verona rappresentante il capo d'un leone sgorgano l'acque sue per un tubo di bronzo del diametro di un digito, e sono ricevute in sottoposta pila, o sia caschetta di pietra serena, la quale poi scarica l'acque ricevute nel profondo alveo del vicino torrente. Difesa è questa fonte, che ha l'aspetto al NE, da edifizio in volta, al quale sovrasta il monte Sasso-Cardo. Pollano le acque pochi passi superiormente alla fonte fra uno strato di pietra serena, ed un'altro di ardesia all'aspetto del meriggio nel basso fianco del detto monte Sasso – Cardo, ma ivi accolte, e custodite per un'acquidoccio d'orci, sono costrette a sgorgare dal detto tubo di bronzo alla bocca di Leone.

Lontano pochi passi da questa fonte inferiormente sono collocate le antiche terme sepellite già, e sconosciute da molti secoli, ed ora felicemente discoperte, e di nuovo providamente ad uso ridotte. A queste terme si discende per comoda scala, ed entrasi in una camera a volta, la quale riceve aria, e luce dal SW, e quivi sboccano le tre fonti delle “Donzelle”, della sorgente delle quali tra poco si avrà discordo. Da questa si passa ad altra contigua camera più occidentale, nel cui angolo più interno verso il monte è collocato un lavacro, o sia bagno. In questo bagno si discende dal pavimento della camera perché quattro gradi di pietra serena, e nel fondo del bagno lastricato di mattoni sorgono di continuo, ed abbonantemente, l'acque termali. Tale bagno che dicesi del “Bue”, è capace di quattro persone comodamente e giunte l'acque a determinata altezza scolano per acquidoccio nel vicino torrente. Terminata poi, che sia ogni bagnatura, mediante altro acquidoccio sotto il pavimento scaricasi il bagno totalmente, e turato di nuovo l'inferiore acquidoccio prestamente riempirsi ad altezza considerevole, pollando le acque, come si è detto, incessantemente dal suo pavimento. Riceve tal camera aria, e luce da una finestra al meriggio, e ad un fianco della stessa camera, quasi al lato del bagno vi sono due stanzini, che servono per ispogliatojo, e per comodo di asciugarsi con ogni libertà, fortito che siasi dal bagno.

Nel basso fianco del giogo detto monte della Croce alla destra del Rio Maggiore sono situati gli altri bagni, e siccome sono di riscontro alle già descritte terme, e solamente da queste separate per l'angusto alveo del torrente, così mediante breve ponte di pietra si è facilmente ottenuta vicendevole comunicazione fra bagni tanto alla sinistra, che alla destra del Rio, quali sono tutti, per così dire, radunati nelle basse pendici de' due vicini opposti gioghi Sasso – Cardo, e monte della Croce alla estremità superiore della terra della Porretta.. Questi bagni alla destra del torrente sono anch'essi custoditi da ottimo edifizio. Non serve ad essi se non d'atrio la prima camera, e per que' comodi necessarj a chi usa, e serve al bagno. Da questa camera per facile scala si disfece in un andito al fianco sinistro, ed a capo del quale sono collocati quattro bagni. Due di questi godono dell'acque spontanee, che pollano dal loro pavimento, e benché questi  bagni siano situati alla base del monte della Croce, e alla destra del Rio Maggiore, ciò non ostante derivano le loro acque certamente dall'opposto giogo di Sasso_Cardo, penetrando esse fra filoni, e filoni di pietra sotto l'alveo del torrente, nel qual alveo parimente scaturiscono molt'acque consimili termali, come ne assicurano le osservazioni, e l'esperienze; onde quest'acque, delle quali ora si ragiona, riconoscono tutte la stessa miniera, che quelle della fonte del Leone, e del bagno anticamente sepolto, e perdute, benché le une alla destra, e l'altre alla sinistra del Rio Maggiore. N questi due bagni d'acque spontanee alla destra del torrente sono capaci di una o due persone al più, e difesi da ferrata, ne' quali dal pavimento della camera si discende per alcuni gradi di pietra serena, e l'uno è detto “bagno Reale” collocato nel mezzo di ampia, e ben alta camera in volta, siccome tutti gli altri edifizj delle terme Porrettane, ricevendo essa camera aria, e luce da un'alta finestra all'aspetto di tramontana; l'altro bagno, che dicesi “di Marta”, già denominato “il bagno scuro”, nel pavimento del quale sorgono assai vigorosamente le acque, è collocato in più angusta, e bassa camera, avendo luce, ed aria dall'oriente mediante una torretta, o sia lanterna; e nel muro a fronte del detto bagno si è ricavata un'alta, e gagliarda doccia ottenuta con l'acqua della sorgente delle Donzelle, la qual doccia per regolato tubo di bronzo piove ad arbitrio nel bagno; sicché oltre l'uso della docciatura serve anche a ripulire il bagno ogni volta, che sia scarico dell'acque in esso pullulanti, e che hanno servito a ciaschedun lavacro. Gli altri due bagni a questi contigui, che sono i primi, che s'incontrano nel già detto andito, allorché si discende la scala, non godono d'acque spontanee, né pullulanti da loro pavimenti, ma ricevono l'acque condotte dalla fonte delle Donzelle. Sono ambedue collocati in una sola ampia camera, ma divisi mediante intermedia parete alta quanto basta a renderli separati, finché ognuno, che ne serva, gode di piena libertà, avendo anche diverso ingresso. Sono essi capaci d'una sola persona, e ricevono aria, e luce mediante alta finestra da Tramontana, ed il primo è detto il “bagno di Minerva”, e l'altro “di Diana”. Sboccano le acque da un fianco de' rispettivi loro pozzetti per tubi di bronzo del diametro di un dito, piovendo ne' bagni, che presto rimpionsi, e a' detti tubi applicando altri tubi di diversi diametri, curvature, e direzioni comodamente si ottiene quel bagno a stillicidio, o sia docciatura, che più si desidera. Tanto in questi bagni, che in qualunque altro de' già descritti, quando giungono le acque a determinata altezza con regolato acquidoccio scolano le soprabbondanti nel vicino torrente, e mediante acquidocio sotto il livello de ' pavimenti si scaricano i lavacri afatto dell'acque loro ogni volta, che hanno servito ad un bagno, e riturando poscia il basso acquidoccio riempionsi di nuovo con acque recenti.

Nasce la fonte delle Donzelle alcuni pochi passi superiormente a questi bagni, e quasi rimpetto alla fonte del Leone sgorgando fra piloni di pietra serena alla destra ripa del Rio maggiore nel fianco occidentale del poggio detto della Croce; ivi l'acque sue, impedite di precipitare nel vicino alveo del Rio, forzate sono di andare per condotto ad una piazzetta intermedia tra bagni collocati, come si è detto, alla destra, e alla sinistra del torrente. Giunte l'acque delle Donzelle in tale piazzetta una parte d'esse forma la già detta doccia nel bagno di Marte, altra parte viene distribuita a due bagni di Minerva, e di Diana, e le rimanenti essendo molto copiose, per acquidoccio passando il ponte, sono condotte nella più occidentale camera delle antiche terme alla finestra del torrente, come si disse nel principio di questo Capitolo, pienamente sgorgando per tre tubi di bronzo del diametro di quasi un digito dalle bocche delle stesse antiche effigie di marmo bianco di Carrara, o sia marmo Lunense, rappresentanti le faccie di tre giovani donne, dal che presero il nome dell'acque delle Donzelle, dal che presero il nome dell'acque delle Donzelle e anticamente furono ancora denominate l'acque “delle tre bocche”. Sono ricevute quest'acque da un'ampia sottoposta pila di pietra serena, la quale pila quant'acque riceve, altrettante egualmente scarica nel vicino torrente.

Un terzo di miglio circa al S.E. Della terra della Porretta lungo la sinistra ripa del Fiume Reno sgorgano le acque dette della “Puzzola” sotto un gran masso di pietra serena. L'aspetto di questa fonte è all'oriente, e l'acque sue corrono sopra arena al pelo basso del vicino fiume, il quale nelle massime sue escrescenze alcuna volta inonda la fonte non difesa da alcun edifizio, servendo l'acque sue unicamente, e con sommo vantaggio per le bestie.

Finalmente nella estremità meridionale del monte Porrettano detta della Rocchetta sboccano le acque della “Porretta vecchia” poco distanti dalla fonte della Puzzola, e meno di mezzo miglio dalla Terra della Porretta, servendo di comunicazione fra questa fonte, e la terra della Porretta una assai comoda, e spaziosa strada a tale effetto costrutta ne' bassi fianchi del monto.

Questa sorgente è situata nella bassa testata del monte alla sinistra ripa del fiume Reno, il quale ivi ristretto fra filoni delle opposte vicine giogaje del monte è obbligato per alcun breve tratto a mutare direzione al corso suo, e spiegarsi, come si disse nel primo Capitolo, correndo dal S.W. Verso l'E.N.E. Si giunge a questa sorgente seguendo sempre la sinistra tortuosa ripa nel fiume Reno, e vi discende per lunga scala, che costeggia il fiume. Questa sorgente, poch'anni sono, era assai povera d'acque, perché erano esse costrette a salire contro loro voglia fra un filone di pietra serena, ed un altro di pietra calcaria ad un tubo alquanto più alto, e più addentro il monte, di quello che sono presentemente le moderne fonti; ma ora molto providamente si ricevono l'acque in interna cavernetta tra filone, e filone di poco più bassa della vera sorgente, e le acque ivi concorse a pieno gorgo sboccano da due paralleli tubi di quasi un digito di diametro, e tra loro distanti poco più di mezzo piede. Il tubo a sinistra è l'antico di bronzo collocato alla bocca di una effigie di bianco marmo statuario di Carrara rappresentante la faccia di una vecchia donna, dal che presero quest'acque il nome di “Porretta vecchia”, quando pure non fossero così denominate per essere forse state le prime, delle quali si riconoscessero le mediche virtù. L'altro tubo a sinistra è di piombo con effigie in calce rappresentazione anch'essa la faccia di una donna vecchia. Riguardano queste fonti il S.S.E., e sono ricevute le acque cadenti in una pila di pietra serena, la quale si scarica dell'acque ricevute per acquidoccio nel profondo alveo del vicino prossimo fiume. Sono difese le fonti, e custodite da un lungo edifizio con finestre al S.S.E., le quali tutte riguardano sopra il soggetto fiume Reno. Serve non poco questo lungo edifizio, a chi avvedutamente beve l'acque alle sorgenti, somministrando un comodo custodito passeggio. Dal pavimento del detto edifizio si discende per tre gradi di mattoni, i quali essendo costrutti in forma semicircolare circoscrivono una piccola platea vicina, e rimpetto alle sorgenti con laterali sedili di mattoni, Questi tornano assai comodi, a chi piaccia di usare di quest'acque cadenti dalle fonti per docciarsi ulceri, e piaghe, potendosi dire, che dette acque fra le altre loro doti siano uno specifico comprovato rimedio in tali infermità. Sopra le fonti vi è un edifizio in volta, il quale s'interna alcun poco verso il monte, e che serviva come d'atrio, quand'era la fonte più alta, come si è detto, ed alquanto più addentro il monte; ed a' fianchi dell'atrio, al quale si ascende per gradi laterali alle moderne fonti, vi sono lunghi, e comodi sedili di pietra serena. Poco prima, che si giunga alla scala, per la quale si discende a questa sorgente della Porretta vecchia, ritrovasi un solido, ed assai bene costrutto ponte di pietra d'un arco solo sopra il fiume Reno, e subito dall'altra parte a capo del ponte è situata una piccola Chiesa scavata nel pieno de' pietrosi filoni del monte, e dedicata alla Beata Vergine conservandosi in essa una miracolosa immagine di Maria detta la Madonna del Ponte, in moltissima venerazione presso que' popoli; quindi è, che quest'acque della Porretta vecchai furono alcuna volta, e lo sono ancora dette “le acque della Madonna”

 
CAPITOLO III
ANALISI DELLE ACQUE TERMALI PORRETTANE

La notizia, e chiaro conoscimento di quegli elementi, che compongono le acque termali, e della una proporzione, che passa fra loro, e fuori di dubbio troppo necessaria per il ragionevole uso delle medesime. Così agevolmente si può determinare la dose, secondo lo richieggia la diversità, il grado, e le circostanze dell'infermità, che si pretende curare. Però le analisi delle acque medicate può dirsi la base, sopra la quale si deve fondare quasi ragione di tutta la teoria, quindi la pratica di tale medicatura. In tanta copia però di autori, i quali delle acque di porretta così vantaggiosamente hanno scritto, come si vedrà nel fine di quest'opera, se si eccetua il celebre archiatro della gl. Mem. Di Benedetto XIV Marco Antonio Laurenti, né per uno si ritrova, che chiaramente abbia riconosciuto la natura, è l'indole di queste acque, e molto meno la rispettiva quantità dei loro ingredienti. Ma siccome anche dai più esperti chimici le analisi delle acque si giudica una delle operazioni più difficili, e laboriose dalla loro arte,  così sembra non essere superfluo prima di esporre le analisi delle acque termali porrettane l'ha avvertire, che si è avuta ogni considerazione nell'eseguirla all'esattezza degli strumenti, ed uso di essi. Per stabilire il grado del calore competente a queste acque si sono adoperati due ottimi termometro in gonne la divisione del Fahrenheit, osservandone diligentemente le corrispondenze. Nei detti termometri, come a tutti è noto, il punto di congelazione è segnato a gradi 32, e quello dell'acqua bollente a gradi 212. Per riconoscere le alterazioni della specifica gravità di queste acque si è a volto ricorso all’idrometro Fahrenheitiano, siccome, a quel che si crede più sicuro, ed è evidente nell'esperimento. Lei evaporazioni si sono fatte lentissimamente, e senza alcun soccorso di fuoco,  o dei raggi solari, o a bagno di arena con un lento fuoco, riguardandole da qualunque estranea materia. I recipienti, ed evaporatori per le esperienze, prescelti sempre di terso vetro, sono stati prima esattamente pesati con bilance sensibilissima difese all'occorrenza da ogni molesto colpo di aria.conosciuta così la gravità dei recipienti, si è stabilita la quantità dell'acqua per le esperienze, è determinati poi i giusti pesi dei sedimenti, e concrezioni senza. Perderne nella raccoglierli. Per norma, è ragguaglio dei pesi si fa noto, che si è usata in questa analisi la libra comunemente detta da saggio, ossia libra medica, la quale, come ognuno sa, è divisa in once 12, e le once in otto arti, ossia dramme, le dramme il tre scrupoli, e gli scrupoli il sei carati, e i carati in quattro grani. E colori, e altre sostanze, le quali sono concorse allo scoprimento dei componenti delle acque porrettane sono state preparate ad un uso d'arte, e gli esperimenti particolarmente i più decisi e gli si sono replicati più volte in diverse stagioni, e temperie d'area, e ritrovata tra loro qualche piccola varietà, si è presa la media proporzione; quindi terminate le esperienze si sono sempre rettificati quegli strumenti, i quali potevano essere sofferenti in qualche alterazione; insomma si è procurato di usare ogni premura, ed attenzione, affinché ne risultasse la maggiore esattezza sia nelle fisiche, che nelle chimiche esperienze, onde ne venisse se non compiuta, e perfetta, condotta almeno a qualche grado di avanzamento questa analisi delle acque termali per tane... Avverte sì da ultimo, che perlopiù si passeranno sotto silenzio moltissimi tentativi fatti ad unico, e solo oggetto di scoprire, se vi fossero per avventura altri elementi in queste acque oltre quelli, che si esporranno. Questo valga a confermare, che non si è omesso la diligenza nel farne ricerca. Ciò posto si darà principio alle analisi delle acque termali porrettane, cioè delle acque delle fonti dette della porretta vecchia, delle donzelle, della puzzola, e del leone, dei tre Bagni caldi denominati il bagno reale, il bagno di Marte, ed il bagno del bue; ma siccome queste sorgenti fra loro sono alquanto diverse negli ingredienti, così si crede opportuno il dividerla in due classi unendo insieme le analoghe, è sommamente differenti alcun poco bel la diversa proporzione dei loro componenti...


Compendio di tutta la analisi delle acque della Porretta vecchia, della puzzola, e delle donzelle

Gli elementi, che concorrono a comporre le acque termali porrettane denominate della Porretta vecchia, della puzzola e delle donzelle, altri sono volatili e tosto, o tardi dileguansì, altri sono stabili, e permanenti. Degli stabili, e permanenti elementi oltre la loro qualità, si rende anche conto di loro ragguagliato a quantità, e quanto è maggiore la quantità degli elementi fissi, ed in proporzione minore quella dei volatili, tanto maggiore è la gravità specifica di queste tre acque, e così per il contrario.
degli elementi volatili altri sono sempre invisibili, e perciò da alcuni furono detti incorporei, cioè il calore, e lo spirito etereo-elastico, al quale sorse congiunto sia alcun poco di acido minerale cattolico, quando pure lo spirito etereo - elastico non si volesse giudicare sensibilmente visibile per le piccole aeree bolle, che si sollevano dal corpo delle acque recenti, e tali elementi sono sempre fugacissimi.
altri fugaci elementi di queste acque dall'indole loro volatile o spontaneamente, o con l'industria si  riducono ad essere fissi, e palpabili, e questi sono il vetriolo, e lo zolfo.
di tutti questi volatili, e fugaci elementi non si può rendere esatto conto salvo che del fuoco, cioè del grado suo; degli altri si dimostra bensì l'esistenza in queste acque per le osservazioni, e per le esperienze, ma non vi è modo di ridurli ad una certa positiva misura, onde bisogna accontentarsi di una semplice notizia comparativa. Solamente per gli esperimenti si è potuto argomentare, quali elementi, di cui peraltro, come s'è detto, non si può calcolare la positiva, e rispettiva quantità, siano più abbondanti, quali meno, quali siano più, quali meno, fugaci, cioè quali più pronti, quali più lenti, e tardi a svilupparsi totalmente dalle acque porrettane, e pienamente mettersi in libertà, è con tale ordine di loro maggiore fuga città saranno esposti nel risultato delle analisi di queste tre acque porrettane qui ridotta a compendio.

Acqua della Porretta vecchia

Riassumendo dunque in compendio tutta l'analisi ne risulta, dell'acqua della Porretta Vecchia alla sorgente è specificamente più leggera di quello fuori d'esser conservata, e che di sua natura è più leggera specificamente, che le acque della Puzzola, e delle donzelle. È siccome si aumenta lo specifico peso dell'acqua della porretta vecchia in proporzione più, che è nelle acque della puzzola, e delle donzelle, quando stanno tutte egualmente esposte al libero contatto dell'aria esterna, o svanite sono per qualunque delle altre cagioni addietro esposte, così l'acqua della Porretta vecchia sarà arricchita di maggior copia di spiriti, ed elementi volatili, e fugaci, come anche lo hanno dimostrato sempre tutte le riferite esperienze, ed osservazioni. Finalmente si ricava, che una libra medica, o da saggio d'acqua della porretta vecchia alla sua sorgente, oltre l'acqua elementare, contiene spirito etereo-elastico nonché  vetriolo volatile marziale e zolfo volatile.
di questi elementi, come si è esposto, non si può determinare la positiva quantità, ma esperimenti, ed osservazioni chiaramente dimostrano, che quest'acqua è molto doviziosa in zolfo, e che tanto di questo, che degli altri elementi volatili, e fugaci più ne abbonda quest'acqua, che è quella delle donzelle, ed anche della puzzola
fuoco ter. Fahr. Gradi 92
sale fontano grani 15
sale alcali fontano grani 5
ferro grani 1
terra finissima calcarea grani 1

Acqua della Puzzola

L'acqua della Puzzola alla sua sorgente è specificamente più grave dell'acqua della Porretta Vecchia, ed uguale incirca di specifica gravità alle acque delle donzelle anch’esse recenti.acquista pure quest'acqua della Puzzola maggiore specifica gravità, quando sia scomposta, e svanita per qualunque delle ragioni in addietro esposte, ed in tal caso è di specifica gravità più leggera delle acque della donzella parimente scomposte, e svanite; ed una libra medica d'acqua della Puzzola alla sorgente oltre l'acqua elementare contiene spirito etereo-elastico, vetriolo marziale volatile, zolfo volatile. Di questi elementi per certo meno abbonda l'acqua della puzzola, dell'acqua della porretta vecchia; così anche gli elementi detti incorporei cioè il fuoco, e lo spirito etereo-elastico sono più scarsi nell'acqua della puzzola, nell'acqua delle donzelle, ma quella più di questa è abbondante di zolfo, è forse anche di vetriolo volatile marziale
Fuoco ter. Fahr. Gardi 82
Sale fontano grani 25 ½
Sale alcali sontano grani 8 ½
Ferro grani 1
Terra finissime calcarea grani1

Acqua delle Donzelle

L'acqua delle donzelle alla sua miniera e anch'essa specificamente più leggera, che quando è scomposta, è svanita, nel qual caso è specificamente più grave, che è l'acqua della puzzola, e molto più che l'acqua della Porretta Vecchia; ed acquistando l'acqua delle donzelle esposta al libero contatto dell'aria esterna proporzionalmente maggiore specifica gravità, che l'acqua della puzzola, e proporzionatamente minore specifica gravità, che l'acqua della porretta vecchia, quindi è, che sembra ragionevole il concludere, che l'acqua delle donzelle sarà più povera di spiriti, ed elementi volatili, che l'acqua della porretta vecchia, ed a riserva del zolfo o più ricca, che è l'acqua della puzzola; ed una libra medica d'acqua delle donzelle oltre l'acqua elementare contiene alla sorgente
spirito etereo - elastico,
zolfo volatile
fuoco ter fahr gradi 86
sale fontano, grani 33
sale alcali fontano, grani 11
ferro, grani 1
terra finissima calcarea grani 2.

compendio di tutta l'analisi delle acque della fonte del leone, del bagno del bue, del bagno reale, e del bagno di Marte

Alcuni degli elementi, che compongono queste acque termali porrettane sono, come su parimenti osservato trattando delle tre sorgenti esaminate nella prima parte di questa analisi, fissi, e permanenti, altre sono di natura, e di indole volatili, e conseguentemente assai fugaci. Gli elementi volatili sono il fuoco, lo spirito etereo-elastico, e del vapore accendibile, ossia nafta volatile, ai quali ultimi due compagno sia alcuno poco di acido minerale, e di questi fugaci elementi non si può determinare la positiva quantità a riserba del fuoco, del quale si assegna il grado, che hanno queste acque, quando scorgano dalle sorgenti loro. Dalla sostanza bituminosa la parte più fina e sottilizzata nello sprigionarsi dalle gallozzole se ne fugge, in forma d’invisibile, ed infiammabile vapore, e si dissipa prontamente, e si disperde nell’aria, ma l’altra parte alquanto più crassa, e densa rimane quasi tuta nelle acque depositata dalle porrettane vaporose gallozzole, mentre scoppiano, e mentre passano per la massa delle acque radunate nei lavacri, la quale bituminosa, e crassa sostanza si deve annoverare fra gli elementi fissi di queste sorgenti, e così anche il sale ammoniacale, che si ottiene principalmente nella distillazione della pingue lionata materia; ma di questi elementi avvegnaché stabili, e permanenti non si può darne altra proporzione ragguagliata con le acque, se non che la pingue lionata materia è scarsa, comunicando alle acqua una molto stabile lubricità, ed il sale ammoniacale è in così minima quantità, che forse sarebbe farli ingiuria, se totalmente anche si disprezzasse.
Degli altri elementi fissi si assegna la proporzione ad ognuna di queste acque termali porrettane nella stabile quantità, le quali acque anch’esse dimostrano di essere specificatamente più leggiere alle loro sorgenti, e più gravi specificamente svanite, che siano, e scomposte per qualunque delle già riferite cagioni, e quanto più esse abbondano di fissi elementi, e meno de’ volatili, tanto più gravi sono specificamente.
Per ultimo dinotando alcune osservazioni, ed esperimenti quali degli elementi volatili siano più pronti, quali più pigri a totalmente svilupparsi da queste sorgenti, ed acquistare piena libertà dissipandosi per l’esterno ambiente, con tal ordine di loro maggiore volatilità, e fugacità si esporranno in appresso nel risultato delle analisi di queste acque qui ridotta a compendio.

Acqua della fonte del leone

Raccogliendo dunque il prodotto di tutti gli esperimenti, ed osservazioni in addietro esposte risulta,  che ogni libra medica d’acqua della fonte del leone alla sua sorgente oltre l’acqua in origine pura, e semplice, ossia elementare contiene nafta volatile, spirito etereo-elastico.
Di questi due elementi altro non si può asserire, se non che l’acqua di questa fonte non cede ad alcuna delle altre acque porrettane, delle quali ora si ragiona, in quanto allo spirito etereo-elastico, e non che mai estinguendosi spontaneamente la fiammella eccitata alla bocca di questa fonte, così quest’acqua è molto ricca di nafta volatile.
Fuoco ter. Farh., gradi88
Bitume minerale
Sale ammoniacale
Le acque della fonte del leone non si debbono considerare tanto abbondanti di bitume minerale, quanto sono ricche del loro perennemente infiammabile vapore, perché pollando, come più volte si è detto, in occulta cavernetta, e nello spazio di questa scoppiando le vaporose porrettane gallonzole, ed ivi condensandosi gran parte della pingue lionata sostanza, ed altra simile depositandosi per lartefatto acquidoccio, per cui scorrono le acque, egli è evidente, che in gran parte si spogliano del loro più denso bitume minerale, prima di sboccare alla fonte, ed in conseguenza oltre modo saranno scarse in sale ammoniacale in gran parte almeno avviluppato in detta sostanza.
Sale fontano grani 49 e ½
Sale alcali fontano grano 16 ½
Ferro grani 1
Terra finissima calcaria grani 1

Acqua bagno del bue

Ogni libra medica d’acqua del bagno del bue alla sorgente oltre l’acqua elementare contiene nafta volatile, spirito etereo – elastico.
Sollevandosi inquesta sorgente le vaporose ampie gallozzole più vigorosamente, e più abbondantemente, che in qualunque altra delle sue compagne, così rimane manifesto, che più delle altre è ricca quest’acqua di nafta volatile.
Fuoco ter. Fahr. Gradi 98
Bitume minerale
Sale ammoniacale
Per le ragioni sopraddette, cioè scoppiando in più luoghi di questo bagno, e senza intermissione alcuna le gallozzole dell’infiammabile porrettano vapore, così conseguentemente ne viene, che l’acqua di questa sorgente è arricchita di bitume minerale più che le altre acque porrettane tutte, delle quali ora trattasi, e perciò sarà meno scarsa delle altre di sale ammoniacale.
Sale fontano grani 37 ½
Sali alcali fontano grani 12 ½
Ferro grani 1
Terra finissima calarea grani 1

Acqua del bagno reale e del bagno di marte

Ogni libra medica di acque di questi due bagni oltre l’acqua minerale contiene nafta volatile, spirito etereo – elastico.
Nelle dette due sorgenti il vapore accensibile non essenso continuato, ma sorgendo le porrettane vaporose gallozzole per intervalli, così queste acque meno che l’altre loro analoghe abbondano di nfta volatile,
fuoco > bagno reale ter. Fahr. Gradi 94 > bagno di marte ter, farh. Gradi 96
bitume minerale
sale ammoniacale
Scarseggiando inquesti due bagni il vapore accensibile, come sopra si è detto, così anche in proporzione sono essi meno abbondanti di questi due fissi, e stabili elementi, di quello lo sia il bagno del bue.
Sale fontano grani 36
Sale alcali fontano grani 12
Ferro grani 1
Terra finissima calcaria grani 1
Nel determinare la quantità della terra, e della sostanza marziale, che corrisponde ad ogni libra medica d’acque di tutte queste quattro sorgenti, si è computata solamente queste quattro sorgenti, si è computata solamente quella, che nuota sparsa per le acque, s che si ottiene col mezzo della feltrazione, o delle acque concentrate o della salina concrezione disciolta, per nulla calcolando quel poco di rimanente, ossia capo morto, che ritrovasi al fondo della ritorta dopo la distillazione della pingue lionatga sostanza depositata dalle vaporose gallozzole, del quale rimanente, avvegnocché riconosciuto per materia terrestre mescolata con alcune marziali particelle, il tutto avviluppando nella pingue sostanza, contutto ciò non è quasi possibile di assegnare la quantità competente ad ogni libra medica di queste acque; ed inoltre tale quantità sarà certamente così minima, che senza tema di accusa si può totalmente ommettere di considerarla…

CAPITOLO IV
FACOLTA’ MEDICHE

Siccome le analisi delle acque medicate somministra le ragioni alla teoria, così l’osservazione, ed esperienza servono di sicura scorta, e guida alla medica prudente pratica. Dagli elementi si volatili, che fissi di queste acque termali porrettane già esposti, e dimostrati nell’antecedente capitolo manifestamente ricavansi le primarie loro facoltà, e quella ingenita attitudine, con la quale possono esse in noi operare. Riguardo a quei sali medi subamari sono queste acque diuriche, risolventi, detergenti e purganti; per lo spirito sulfureo, e bitume minerale vulnerarie, consolidati, e sarcotiche; per cagione del vetriolo incidenti, deostruenti, e blandamente stimolanti; pel naturale ed uguale umido calore attenuanti, promoventi, e rilassanti; finalmente per il loro spirito rettore potente efficacissimo sussidiario a tutte le altre facoltà già esposte sono esse sommamente penetranti, ed impellenti, omettendo ancora non solamente quelle virtù, le quali potrebbero loro competere per quella poca finissima terra assorbente, e dolcificante, e per le particelle marziali corroboranti, ma quelle ancora dell’acqua pura, e semplice predicata da moltissimi celebri maestri come primaria medicina universale. Le acque medicate di tal tempera in larga copia bevute, ed applicate alla superficie o totale, o parziale di corpo vivente altre passano agevolmente pe’gli ampii canali del secesso, altre introducendosi non solamente per la regia via dei vasi lattei, ma eziando per li tenui vasi, e pori inalanti sì cutanei, che interni entrano nella circolazione del sangue facilitandono il corso, e con lunghi reiterati giri sono portate fino alle minime estremità dei vasi. Quindi è manifesto, che per quasi ogni parte del corpo esse benignamente penetrano, e s’insinuano; per il che lavando, e ripulendo il condotto alimentario, e gli organi secernenti, ed escretori, riducendo tonica, ed elastica forza nelle motrice fibre, togliendo gli ostacoli a vasetti esalanti, e sgombrando i minimi canaletti, e rendendoli flessibili, e valevoli a dar moto ai già stagnanti umori con alterati, inciderli, attenuarli, e così di nuovo ridurli al circolo, ed al traspirato, o alle orine, e secesso immediatamente, temperando la acrimonia dei fieri, ed assottigliando le viscose materie, correggendo, e dolcificando i vellicanti fughi, insomma col soccorso delle vitali forze operando e sopra solidi e sopra fluidi, ne succede l’espulsione delle morbifiche materie e ne provengono giuste secrezioni, proporzionate sensibili evacuazioni, ed insensibili traspirazioni; dal che finalmente nasce il debito equilibrio tanto necessario alla perfetta vitale economia, e robustezza. Soddisfacendo pertanto alle molte già dette mediche intenzioni possono essere queste acque opportuno, e pronto rimedio a tante, e così diverse malattie, che troppo lungo sarebbe il numerarle, e smbrarebbe più tosto un tristo malinconico catalogo delle umane calamità, che sincero ingenuo elogio di queste acque termali porrettane. Per il che sarà ristretto questo capitolo unicamente a quelle sole infermità, contro le quali la costante esperienza ha mai sempre dimostrato essere quest’acque porrettane possente medicina, e delle quali infermità in alcuna può dirsi specifica; e ciò anche in compendio sarà esposto, perché nel caso pratico pienamente rimetter debbesi al prudente esame dell’esperto rispettivo medico, il quale fuor di dubbio sempre meglio d’ogni altro potrà giudicare, se con le circostanza, che vi saranno congiunte, possono queste essere convenienti per ricuperare inteamente la già perduta sanità, ed anche per solo arrecare qualche alleviamento del male, e discreto soccorso all’infermo; tanto più che per l’analisi noti potranno essere a chiunque gl’ingredienti delle acque termali porrettane, e le loro proporzioni. Ciò posto si darà principio da quelle infermità, le quali hanno fede più interna, e nei visceri, indi si proseguirà con quelle, che occupano sempre più le parti esterne del corpo; avvertendo che ciò, di che trattasi di questo Capitolo, che visse nel terzo decimo secolo, e da Giovanni Zecca, il quale duecent’anni sono, e da Pellegrino Capono, che nello scorso secolo per lunga esperienza praticamente scrissero sopra le acque termali porretane, ed anche del chiarissimo Marco Antonio Laurenti già celebre archiatro del Sommo, ed ottimo pontefice Benedetto XIV, siccome quegli, che nel presente secolo e per una compendiosa analisi, che egli se ne è esposta nei commentari dell’Accademia delle Scienze di Bologna, e per le pratiche sue osservazioni più d’ogni altro riconobbe l’indole, e virtù di queste terme. L’autorità, ed esperienza per più, e più secoli dei sopranominati medici, e particolarmente dell’esperto Laurenti abbastanza confermano le mediche  facoltà di queste acque termali.

- calcoli e renella…
-  lienterie, diaree, dissenterie, tenesmo…
- colica…
-affezioni ipocondriache, ed isteriche…
- dolori di stomaco e di capo…
- tumori…
- dolori artritici, e reumatismo…
- lussazioni, e fratture delle ossa…
- ulceri, e piaghe…
- erpeti, impetigini, rogne, ed altri simili mali cutanei…
- asma, ftisi ne’ cavalli, ed altgre bestie


CAPITOLO V
METODO DA OSSERVARSI NELL’USO DELLE ACQUE TERMALI PORRETTANE

… omissis…


CAPITOLO VI
ANTICHITA’ E FAMA DELLE TERME PORRETTANE

Discordi alquanto sono gli storici nello stabilire quale fosse l’anno, nel quale si ricononobbero, e comincioronsi ad usare medicamente le acque termali porrettane; né ciò dee recare maraviglia, conciossiacosaché avvicinandosi la loro epoca, o fors’anche inoltrandosi in  quei rozzi secoli, nei quali la nostra Italia troppo anche si risentiva de’ travagli sofferti dalle straniere barbare nazioni, s’incontra essa in tempi assai caliginosi, e pieni d’incertezze insuperabili: il che forse alcuno degli storici bolognesi, i quali in qualche modo vollero dare notizia di queste terme, giudicarono miglior partito il non impegnarsi nel determinare il tempo di loro scoperta, e ciò onninamente l’ommisero. Che si volesse aver piena fede alla maggior parte degli scrittori, anzi degli storici bolognesi, che hanno pure voluto stabilire il tempo di tale epoca, potrebbesi credere, che l’acque termali porrettane fossero a gran ventura scoperte solamente l’anno mille trecento settantacinque dopo l’umana redenzione, e per casuale esperienza, ed osservazioni riconosciute poi profittevoli all’uso medico, Tale il sentimento di Bartolomeo Galeotti, di Pompeo Vizani, e dello stesso F. Leandro Alberto in altre sue storie, coi quali parimente si accordono Giovanni Zecca, ed Andrea Baccio, ciò evidentemente deducendosi dal contesto dei loro libri. Non mancano però alcuni, i quali di alquanto più antica origine le onorano. Tra questi F. Giovanni Michele Piò nella vita, che egli iscrisse del Venerabile Padre Maestro Fra Serafino della Porretta dell’Ordine dei Predicatori, descrive la scoperta delle acque porrettane nell’anno mille trecento trentacinque, ma Antonio Masini, e Cherubino Ghirardacci la ricercarono nel decimo terzo secolo, riferendo il primo esservi notizia de’ Bagni della Porretta fino dell’anno mille ducento ottantanove, ed il secondo positivamente assegna la loro causale scoperta nell’anno mille duecento cinquanta:


“Correndo gli anni del Signore mille duecento cinquanta, e come afferma anche Andrea di Bernardo Istorico antico cittadino bolognese, che scrisse l’Istoria di Forlì, un contadino di Capognano ritrovavasi avere un bue.. questo bue risanò da una infermità a comune consenso giudicata affatto incurabile per avere bevuta in copia, e frequentemente l’acqua termale porrettana, avendolo abbandonato il suo padrone, e lasciato vagare a suo talento in que’ contorni, siccome creduto insanabile; quale storia, qualunque sia, viene riferita da quasi tutti gli Autori sì storici, che medici di quest’acque…”

né vi è scrittore, che sino da ora siasi pubblicato, il quale più addietro s’inoltri nel determinare l’epoca della scoperta delle acque termali porrettane. Con tutto ciò da’ seguenti autentici documenti ricavasi all’evidenza, che le Terme Porrettane erano in uso, e che già ad esse da molto tempo prima concorrevano infermi:

“De Balneo Porrecte reactando
Ad honorem civitatis bononie dignoscitur pertinere quod balneum porrecte debeat reactari ita quod homines cives bonon. & forenses in eo uti comode possint ideoque ordinamus quod potestates bonon. Casi & Belcedere per duos bonos magistros hinc usque ad calendas augusti bene aptari faciant balneum predictum faciendo tot balnea quod comode fieri poterunt & in removendo faxca de balneis & superius balnea murando & munuendo multum bene ita quod rivi non possint in balneum mulierum & ab hoc statuto non possint absolvi potestates nisi remanserint (lacuna essendo affatto corrotta la carta) partium consilii adimus siet hoc expensis hominum de montaneis utriusque potestarie & dicte potestates faciant solvi & fieri predicta balnea secundum quod homines terrarum dictarum habebunt majus vel minus lucrum & statutum faciat potestas bonon. Facto opere cum voluntate consilii ne aliquid a aliquo forensi vel cive bonon. Vel comitativo tollatur pro dicto balneo nec ejus occasione & qui contra secerit pro qualibet voce solvat comuni bonon, XX sol. Bonon. & quilibet teneatur acusare. Ex libro octavo statutorum comunis bononieae anni 1249”

Oltre questo statuto abbiamo altri documenti anche più antichi de’bagni porrettani, dovendo questi alle diffensioni pe’ confini, che in que’ tempi regnavano fra i bolognesi, ed i pistoiesi, come chiaro si vede nel Laudo dato l’anno 1219 dal Cardinale Ugolini eletto per comporre le discordie; ma i Pistojesi, non avendo adempito almeno in parte a quanto erano obbligati di fare, per ambasciatori ne furono da’ bolognesi richiesti quattro anno dopo del Laudo suddetto.
“MCCXXIII die VII Intr. Novembris
Ambaxatores comunis bononie denunciant domino Gerardo Rangoni Potestati Pistorii &c. quod debeant observare quidquid continetur in Laudo Domini Ugolini Cardinalis &c. Speciliter de domibus destructis ab hominibus de Sambuca apud Balneum de Porrecta quas domos secerunt homines de Succida & de Capugnano & de Granajone”.
Finalmenre la memoria più antica ed autentica di questi bagni porrettani,che fino ad ora siasi potuta rintracciare, si ricava dal giuramento di fedeltà, ed obbedienza dato al Comune di Bologna dal Plebano, da’ Canonici, ed a alcuni Principali di Succido fini nel principio del terzo decimo secolo:
“Anno Domuni MCCV die Lune XI mensis julii
In praesenzio domini Petri  plebani de Succido & suorum fratrum domini Arduini & domini Gualandini &c. in Silva Madognana que est suora Montem Balnei de Porrecta Runcivalle & Bernardinus Consules Succidi Alberti Bellionis Cozzus de Riolo &c. omnes de Succido tactis SS. Evangeliis liberi & spontanea voluntate juraverunt obedire & observare omnia precepta Domini Uberti Vicecomitis de Placentia potestatis Bononie & suorum successorum que & quanta eis secerint pro Comuni Bononie & sequimentum sui regiminis & domino Andalo Potestati Montanee”.
Se dunque fino in quei tempi fu prudentemente giudicato, che fosse necessario mantenere, e risarcire le terme porrettane da’ sofferti danni, poiché oltre il pubblico vantaggio onore ne ridondava, e decoro a Bologna, come chiaro si esprime il sopracitato Statuto, sarà parimenti manifesto, che non solamente esse in addietro esistevano, ma che già a dette terme era tale e tanto il concorso, che impegnavano la premurosa sollecitudine, di chi prudentemente governava, perché a pubblico comodo ed utile prontamente fossero risarcite; né già in quei tempi si riconoscevano prestamente le virtù delle acque termali per ragionate teorie dedotte da fisici esperimenti, o da chimiche analisi, ma unicamente acquistavano esse credito, e fama a poco a poco per lunga serie di continuate favorevoli esperienze, onde molto fondatamente si può asserire, che le terme porrettane erano celebri, e frequentate anche molto tempo prima dell’anno mille duecento cinque, ma resterà tuttavia immemorabile, ed incerto lo anno, nel quale dalla somma adorabile providenza furono da prima manifestate, ed indi poi da Saggi Bolognesi raccolte, e ridotte ad uso medico…
Dee questa terra senza alcun dubbio l’essere suo all’acque termali, che tutt’ora la nobilitano, le quali a ventura scoperte divennero poscia così celebri, come in addietro si espose, e talmente rinomate, che Bologna sempre intenta al pubblico vantaggio, e decoro pensò subitamente di rendere quel luogo comodo, ed abitato. Né ciò fu difficile di ottenere prestamente, quantunque una inveterata tradizione autorizzata da alcuni degli Storici Bolognesi, e fra gli altri dal Ghirardacci ci voleste far credere, che quando finalmente per divina provvidenza si manifestarono le virtù delle acque termali porrettane, fossero que’ contorni selvaggi, incolti ed affatto instabili. Ciò non si concorda con quanto lo stesso autore poco dopo riferisce, cioè che l’acque scaturivano presso le mure di un antico distrutto Castello Porredo, e che eravi anche una fortezza denominata Rocchetta quasi piccola Rocca, nome, che tuttora conserva la testata meridionale del monte porrettano, ove scaturiscono le acque della porretta vecchia, come già li disse, e questa parte di monte sovrasta al fiume Reno, il quale con le acque sue quantunque spesse volte orgogliose urtando di fronte l’insuperabile testata del monte porrettano, viene da questa obbligato a mutare direzione, e con tortuosa corrente ad imprigionarsi in alveo assai ristretto fra le petrose balze di due opposte giogaje del monte,ed in conseguenza la Rocca signoreggiava un luogo, il quale probabilmente avrà sempre servito mediante corto ponte di agevole, e più breve passaggio dalla Settentrionale Toscana al territorio Bolognese, e Lombardia. In oltre sappiamo, che anche più addietro certamente della metà del decimo terzo secolo, e prima della scoperta delle acque termali porrettane, secono che suppone il Ghirardacci, che la stabilisce nell’anno 1250, eranvi in que’selvaggi luoghi Terre, e Castella con Istrade capaci per condurvi soldatesca, le quali strade di facile comunicazione da Bologna alla Porretta, ed questa alla Toscana, e al Modense mantenevansi anche certamente poco più di due secolo sono, e gli assai vecchi ponti sopra i vicini torrenti, e che tutt’ora in molti luoghi poco distanti esistono, dimostrano bene, che quei contorni anche anticamente molto frequentati. Così fu facile a Bologna di riuscire nel ben giusto desiderio suo, e con ampj privilegj, ed esenzioni più volte concedere a quelli, che ivi stabilendosi edificassero case, procurò prestamente popolare quel luogo, e così renderlo proveduto d’abitazioni, e del necessario a coloro, che di continuo vi ricoreevano per ricuperare da quell’acque benefiche la perduta sanità.
Crebbero in tanto le case, e i porrettani abitatori successivamente a poco a poco sotto il provvido governo, e sollecita cura di Bologna, fino a che l’anno 1447 eletto in Sommo Pontefice Nicolò V, già Tomaso di Sarzana, nell’anno prima del suo pontificato eresse la Terra della Porretta con suo distretto in Contea, e Feudo Pontificio investendone con sua Bolla in data del primo giorno di Maggio Nicolò di Giacomo Sanuto, ed i Primogeniti di sua maschile legittima discendenza concedendogli mero, e misto impero. Nell’anno 1471 riempì la Santa Sede Apostolica vacante per  la morte di Paolo II Francesco Cardinale della Rovere assumendo il nome di Sisto IV, e Bologna inviò Girolamo di Antonio Ranuzzi Senatore, e Lodovico Marescotto Cavaliere Oratori al Sommo Pontefice, e siccome Nicolò Sanuti già in età molto avanzata era senza maschile successione, così a Girolamo Ranuzzi fu facile d’impetrarsi dal Papa la Contea della Porretta per se, e suoi primogeniti discendenti maschi di legittimo matrimonio dopo però la morte di Nicolò Sanuto, come da Bolla del detto Pontefice segnata 17 settembre 1471. Nicolò Sanuto primo Conte della Porretta, ed ultimo di sua ben chiara famiglia finì di vivere nell’anno 1482,  nel quale anno lì 27 di giugno Girolamo Ranuzzi prese il possesso della Contea della Porretta posseduta indi po sempre dai primogeniti dell’illustre famiglia Ranuzzi. Crebbe intanto sempre più la Terra della Porretta di fabbriche, e popolazione, fino a che nell’anno 1584 divenuta già molto mercantile, ed estese le fabbriche fin quasi al fiume Reno fu ivi munita di mura, e di due Porte l’una diretta alla Toscana, il di cui confine pistoiese è distante poco più di un miglio italiano, e l’altra verso Bologna.
Molto estendosi questa terra in lunghezza del NE al SW, ed assai meno in larghezza, quindi è, che Pellegrino Capponi nel surriferito suo libro intitolato “Medicina Porrettana” pretende, che per la lunga usa estensione questa terra fosse denominata Porreta; ma se si faccia riflessione, che l’acque sue termali ottennero il nome di porrettane subito dopo scoperte, ed in conseguenza prima, che ivi fossero edificate tante abitazioni, non sembrerà al certo ragionevole la derivazione da tale supposta etimologia.
Mantienensi tutt’ora presso quegli abitanti una tradizione, e ne additano il luogo, che in quel contorno eravi un antico Castrello denominato Porredo nei remotissimi tempi da’ Bolognesi distrutto, e ciò viene anche confermato nel sopraccitato storico bolognese Cherubino Gherardacci; il che essendo, sembra molto virisimilmente il sentimento del suddetto Autore, che le acque termali, ed indi poi la Terra usurpassero il nome dell’antichissimo Castel Porredo, nel che conviene pure Giovanni Zecca. Questa denominazione poi sarà facilmente derivata dalla coltivazione de’ Porri, comune e famigliare anche oggigiorno in que’ contorni, secondo appunto la costumanza degli antichi, i quali spesse volte alcuni luoghi denominavano dalle piante spontanee, o in copia coltivate; qual nome di Porreda non è maraviglia, se nel lungo tratto di tempo si è mutato in Porretta.
Per ripetute barometriche osservazioni (se pure a tale metodo si dee prestar piena fede nel determinare le altezze) si deduce essere il piano porrettano più alto del piano di Bologna di circa piedi 498 di Parigi, e sopra il livello del Mare 642. In tale elevata situazione godono gli abitanti porrettani lunga e robusta sanità per un’aria salubre, ventilata anche dal rapido corso che parte per gli alti adjacenti monti di silocco, ostro, e lebeccio impetuosi, e molesti venti soliti regnarenegli appennini.
La stagione estiva non è molto ardente; l’aria notturna in detta stagione è temperata, ma alle volte alquanto rigida sì per l’incostanza dei venti, come per le piogge non infrequenti in quelle contrade, il che appunto facile è, che succeda incontrandosi e rompendosi e venti, e nubi nel vertice de’ vicini Appennini.

Alto Reno Toscano
http://groups.msn.com/ALTORENOTOSCANO
http://it.geocities.com/kenoms3