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IL DIALETTO DI POSOLA (FRAZIONE DI SAMBUCA PISTOIESE) 

Data ricognizione: 22 luglio 2006
informatori:: Giuseppe Cecconi di Posola (si ringrazia anche il signor Matani Nunzio di Pistoia per averci aiutato a rintracciare il Signor Cecconi)
Posola (942 slm)  è una frazione del Comune di Sambuca Pistoiese posta sul crinale Reno - Limentra di Sambuca

Dagli elementi rintracciati emerge con chiarezza come il dialetto sia una forma di transizione tra il lagaccese e il sambucano

Piuttosto interessante nel campo lessicale il termine Ruffola ad indicare la talpa dato che non si rintraccia in nessuna altra area del territorio altorenano o pistoiese (in pistoiese il termine "rufola" indica l'insetto noto in italiano come "grillotalpa").

Per il resto pare di individuare alcuni datti caratteristici dei dialetti della zona altorenana (nonché di zone come Castiglion dei Pepoli, Fiumalbo, parte di Abetone, Pievepelago, etc.) compresa tra Pavana Pistoiese, Badi, Stagno, Granaglione. Lizzano….

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Lenizione

La prima, più evidente, caratteristica del dialetto di Posola è la presenza della cosiddetta "lenzione", ovvero la sonorizzazione di - s - intervocalica e delle consonanti intervocaliche occlusive con esito p > v, t > d, k > g (es: dido anziché dito, figo, anziché fico, etc.). Nel dialetto di Posola, tuttavia, la sonorizzazione di P è ormai quasi estinta è compare solo eccezionalmente.
E' importante osservare come questa caratteristica del dialetto di Posola risulti in perfetta consonanza con le parlate settentrionali italiane e, più in generale, con tutte le lingue della cosiddetta Romània Occidentale (francese, franco - provenzale, occitano, catalano, spagnolo e portoghese).


Degeminazione consonantica

Questo accadimento linguistico, detto anche "scempiamento consonantico", può considerarsi un episodio della lenizione, trattandosi di quel ben noto fenomeno per cui tutti i dialetti settentrionali tendono a ridurre a consonanti brevi (o semplici) le consonanti occlusive che nei dialetti toscani sono rafforzate (es: becco, cappa) o allungate (es: bello). Per cui a fronte dell'italiano gallina avremo il locale "galina". La degeminazione consonantica, per influsso toscano, tuttavia viene applicata solo in parte per cui, diversamente da quanto avviene dal Settentrione, le consonanti doppie cadono solo nel caso in cui la parola abbia più di due sillabe con la doppia consonante che precede la vocale accentata (per cui avremo "gallo" al posto di una pronuncia più 'emiliana' del tipo "galo" (bolognese 'gal')).


Degeminazione vocalica

In perfetta opposizione alla degeminazione consonantica il dialetto di Posola, come quasi tutti i dialetti dell'Alto Reno (porrettano incluso), non presenta il fenomeno delle vocali lunghe che in bolognese, al contrario, assurge all'importante ruolo di carattere distintivo delle parole (cfr. in bolognese "raggn" (regno) e "raagn" (ragno)). Queste caratteristica del dialetto di Posola è propriamente dei dialetti centromeridionali della penisola italiana (toscano compreso).


Vocali a fine parola

Un'altra caratteristica addebitabile al sistema linguistico della Toscana è la presenza del vocalismo a fine parola di "e" e di "o" che, al contrario, i dialetti settentrionali tendono sistematicamente ad eliminare (es: il locale "lu
je" rispetto al bolognese "luus"). Nel caso, tuttavia, del dialetto locale questo fenomeno viene a cadere quando la "e" e la "o" finali sono precedute da -n (per cui avremo da un lato "lupo", ma dall'altro "melon", "puscin", etc.). E' da rilevare come la -n a fine parola verrà pronunciata con un suono fortemente nasale coerentemente con quanto avviene negli altri dialetti altorenani


Dileguo delle vocali


Come il vicino dialetto di Lagacci anche nel posolante tende ridursi drasticamente la tendenza complessiva alla scomparsa delle vocali che precedono o seguono, nella parola, la vocale accentata assai presente in altri dialetti altorenani (es: pianaccese mlón e posolante melón).


 Sviluppo dei nessi latini cl e gl

Nel dialetto di Posola, come nella maggior parte dei  dialetti altorenani, nei vernacoli toscani ed in italiano, i nessi latini cl e gl vengono sviluppati attraverso il meccanismo di palatizzazione di "l", dando così al nesso la caratteristica forma "chi" o "ghi". Nei dialetti settentrionali, al contrario, i nessi si conservano inalterati (ad esempio nel friulano) oppure spingono la palatizzazione ben oltre le condizioni toscane, estendendosi anche alla prima consonante: al posto, ad esempio, del posolante "Cucchiaro (cucchiaio)" avremo, così, il bolognese "oc' (occhio)". La pronuncia di "ch" appare tuttavia particolare dato che lo sviluppo locale del nesso cl latino tende a confondersi con -tl- grazie al passaggio a palatale della occlusiva dentale. Il risultato all'orecchio risulta simile a una "tr" nella pronuncia di un calabrese o di un siciliano (e che, giustamente, viene reso con "ct").


Raddoppio di m intervocalico

Nel dialetto locale molto spesso la m intervocalica viene raddoppiata, dando luogo a forme del tipo "famme", "lumme". Questo fenomeno è comune sia all'area settentrionale che all'area lucchese - pistoiese.  A questo evento linguistico si accompagna sempre anche quello della dissimilazione della geminata -mm- e il dialetto di Posola non fa eccezione (
Cocómbaro che ha riscontro  ad esempio in parole come il pavanese e il pistoiese cambera, oppure il pavanese cocómbaro):

"A questo si aggiunge l’altro fenomeno (anche questo ora scomparso nelle nuove generazioni) che colpisce le parole proparossitone come "càmera" detta "càmbera" , "sémola" detta "sembola", "prezzémolo" detto "prezzembolo", "Làmole" pronunziato "Lambore", " Gombito" per "gomito", "Cendere" per "cenere" "Rombice e Rombiciaio" per "romice e romiciaio" tutt'ora riscontrato nell'area più marginale della Garfagnana. È un fenomeno di dissimilazione della geminata MM in MB attraverso il passaggio CAMERA < CAMMERA > CAMBERA, ecc. e rappresenta la fase iniziale dell’eliminazione dei proparossitoni ereditati dal Latino in area soggetta ad influssi gallici; in effetti è uno di quegli strumenti di cui si sono serviti il Provenzale ed il Francese, ed i dialetti da loro influenzati, per l'eliminazione del ritmo proparossitono (CAMERA > chambre in Francia; LAMULA > Lambro attraverso la fase Làmboro nell’ Italia settentrionale ecc.)" (G. JORI, “Il linguaggio della montagna pistoiese”).


Prostesi vocalica

Si tratta di un fenomeno di recupero vocalico, presente in tutti i dialetti di matrice gallo - italica (emiliano, lombardo, piemontese, ligure), che consente di rendere meno difficile la pronuncia di certe parole che hanno subito la scomparsa della vocale della sillaba iniziale (es: arcordare). Da osservare che anche i vernacoli pistoiese in genere presentano una prostesi vocalica per "R" a inizio parola (es: pistoiese: "arricordare")

Fricativa prepalatale sonora


Si tratta di un suono molto particolare, ed affine alla "j" del francese "jardin", che compare quando ce, ci, ge, gi non iniziali vengono mutati in sibilanti. Avremo così "paje" anziché pace e "bajio" anziché "bacio" (che in questo caso è stato reso con la lettera
ò).
Questo suono, ampiamente diffuso in Alto Reno da Lizzano a Stagno, da Pavana a Lagacci, da Biagioni a Lustrola, da Treppio a Badi  è presente anche a Posola. Nel nostro successivo questionario è riportato appunto con una "j" minuscola

Tendenza alla non dittongazione


A differenza di quanto avviene nel sistema linguistico toscano la e breve latina non passa al dittongo "", ma si risolve in una e semplice chiusa "é" per cui, ad esempio, l'italiano "mièle" viene reso con "méle".
Analoga tendenza alla non dittongazione la troviamo per la "uo" che viene resa o chiusa (es: fógo in luogo dell'italiano fuoco e del pistoiese "foho" (con o aperta)).


"i" semiconsonantica in luogo di "gli"

Concordemente alle forme settentrionali al posto del nesso toscano "gli" nel dialetto locale si trova una i semiconsonantica semplice (móJe anziché moglie). Nel questionario la i semiconsonantica è rappresentata con una "J" maiuscola



Esito del latino -arium

 il dialetto locale alterna la forma -aro (tipica dei dialetti emiliani) con la forma -aio (propria del toscano). Nel vicino dialetto di Lagacci -aio è sistematica


Mancato sviluppo della c e g in z


Un'altra importante caratteristica fonetica del dialetto parlato a Posola da addebitarsi ai dialetti di tipo toscano è il mancato sviluppo di c e g nella forma settentrionale z (es: il locale "giógo" rispetto al felsineo "zuugh").


Raddoppio sintattico

Per raddoppio sintattico o fonosintattico si intende quel particolare evento linguistico per cui, ad esempio, un toscano pronuncia la frase "vieni a casa" nella forma "vieni a ccasa". La parlata locale in concordanza coi dialetti nord - italiani non presenta il raddoppio fonosintattico.


Metafonia

Per metafonia, o metafonesi, s'intende l'alterazione del timbro di una vocale interna di una parola, volta a renderla meno distante o, addirittura, a identificarla con quello della vocale finale. Di tutti i dialetti della penisola italiana (settentrionali e meridionali senza eccezione) solo quelli toscani ne risultano privi. Il dialetto di Posola s'iscrive, per questo importante elemento linguistico al tempo stesso fonetico e morfologico, tra i dialetti toscani.


Plurale maschile

Nel dialetto locale i plurali maschili vengono resi con -i a fine parola (es: pignatini). Tale caratteristica è discordante dai dialetti settentrionali (che usano a tale scopo la forma -s a fine parola, ovvero la metafonia) ma è perfettamente concordante con il sistema linguistico della cosiddetta Romània Orientale (toscano, dialetti centro-meridionali, romeno, dalmata, parlate istro - rumene, megleno - rumene, arumene).


Pronominalizzazione obbligatoria del soggetto

Al posto delle forme toscane io, tu, egli il dialetto locale introduce le forme obbligatorie mi, ti a cui affianca la particella "i"

La negazione

 Il dialetto di Posola si comporta come un dialetto di tipo toscano, dato che la negazione appare priva di ridondanza (i n' al so).


Partecipio passato

I partecipi passati dei verbi, invece, vengono non vengono trattati secondo il modello emiliano e non subiscono la cosiddetta "apocope" (o troncamento a fine parola), ma una semplice sonorizzazione così da avere "avudo" e non "avù", "partido" e non "partì".

L'assenza di troncamento lo troviamo pure nelle parole in "ato/a", "eto/a", "ito/a" (es: Frujada e non Frujà).


Lessico

Un cenno particolare, infine, merita il lessico locale pieno di una  particolarismi, toscanismi (cuncio, ciugo), emilianismi (melon), arcaismi e  relitti linguistici provenienti da una antichissima europa mediterranea e primitiva (ad esempio il relitto ligure anario goje). Il lessico tende ad assumere, in ogni caso, una prevalenza per parole di stampo toscano


Posizione del dialetto di Posola all'interno dei dialetti dell'Alto Reno


Il dialetto di Posola pare inquadrarsi tra i dialetti tipici dell'Alto Reno e, quindi, parente del pavanese, del lustrolese, del badese, del treppiese, del sambucano, del lagaccese, etc. Tuttavia, rispetto a tutti questi dialetti, pare mostrare una più spiccata tendenze toscana. Come già ricordato il dialetto di Posola assume una posizione intermedia (di grande interesse dal punto di vista della tipologia linguistica) tra il dialetto di Sambuca (loc. Castello) e quello di Lagacci.

 IL QUESTIONARIO<>
 

1.

APE

Ape

2.

ASINO

Ciugo, Somaro

3.

BRUTTO

Brutto

4.

BUE

Bove

5.

BUONO

Bón

6.

CALDARROSTA

Frujada

7.

CASA

8.

CILIEGIE

Cileje

9.

CINGHIALE

Cignàle

10.

CUCCHIAIO

Cucchiaro

11.

FAME

Famme

12.

FICO

Figo

13.

CAMERA

Stanza

14.

COCOMERO

Cocómbaro

15.

FORMAGGIO

Cajio

16.

FUOCO

Fógo

17.

GIOCO

Giógo

18.

INSALATA

Insalada

19.

LETAME

Cuncio

20.

LUCE

Luje

21.

LUCERTOLA

Lujertola

22.

MAIALE

Maiale

23.

MELONE

Melon

24.

MIRTILLI

Pignatini

25.

OGGI

óggi

26.

ORBETTINO

--------

27.

PANE

Pan

28.

PIPISTRELLO

Pipistrello

29.

PULCINO

Puscin

30.

RAMARRO

Ramallo

31.

RICORDARE

Arcordare

32.

ROSPO

Bótta

33.

SCOIATTOLO

Góje

34.

SALAMANDRA

---------

35.

CAPANNA

Cavanna

36.

TALPA

Ruffola o Misuragnola

37.

BOTTEGAIO

Botteggaio

38.

FIGLIA

Fióla

39.

MOGLIE

MóJe

40.

CANE

Can

41.

UOVO

óvo

42.

VINO

Vin

43.

AVUTO

Avudo

44.

SENTITO

Sentido

45.

Cosa è un FRUSTON?

E' una  serpe

46.

Cosa è un CIACCIO?

E' un neccio, a Posola ciaccio non si usa

47.

Cosa è un NECCIO?

una  frittella di farina di castagne e acqua

48.

Cosa è una PATOLLA?

-------

49.

Quale è il nome degli abitanti di Posola
Posolanti

50.

Cosa è un BROCCIOLO?

E' un pesce di fiume

51.

Quale è la pronuncia di BROCCIOLO?

Brocciolo con la  prima "O"  aperta mentre la seconda "O" è chiusa

 

COME DIRESTE IN DIALETTO

Posso prenderlo?

I al posso tóre?

Sei andato a mangiare?

Te sé andado a manghiare?

Io ti racconto

Mi a t'arcònto

Il maiale mangia molto

Al maiale mangia tanto

Non lo so

I n' al so

Io sono

Mi  son

Tu sei

Ti te sé

Egli è

Lu l'è  - Le l'è

Noi siamo

Noialtri a sen

Voi siete

Voialtri ve

Essi sono

Lori li Jén

Arriva suo padre

L'ariva sò pà

Piove

al piovve

LA FAVOLA DEL LUPO (da Tolstoj)

Un lupo aveva mangiato una pecora.
I contadini presero il lupo e cominciarono a picchiarlo.
Il lupo disse: ecco, voi mi picchiate perché sono grigio.
I contadini risposero: non è perché sei grigio,
ma perché hai mangiato la pecora.
Al  lupo l'aveva manghiado 'na peggora.
I contadini chiapponno al lupo e comincionne a pichiarlo.
Al lupo a disse: ecco, voialtri me pichiadi perché i son bisgio.
E i contadini arisposere: I né perché te se bisgio,
ma perché t'ha manghiado la peggora.


ALTRE INFORMAZIONI SUL DIALETTO DI POSOLA

Nel suo breve lavoro sui dialetti sambucano e pavanese il Ferrari (E. FERRARI, "Tracce di isoglosse e sostrato nei dialetti pavanese e sambucano", Sambuca Pistoiese, 1997) riporta alcuni termini del dialetto di Posola avuti dalla viva voce di due informatori locali (Alma Sabatini e Giuseppe Cecconi):

"nipote" per nipote (p.9), "ragazza" per ragazza (p.9) (2), "ginòcchio" per ginocchio (p.9), "medòlla" per mollica (p.9), "lògo commodo" per latrina (p.17).

Per la località di Posola sono stati registrati anche i nomi di alcuni funghi ed arbusti a cura di Piero Balletti (AA.VV., "Storie della Sambuca", m&m, Pistoia, 2001):

FUNGHI: porcino = cioppadelli, boleto lurido = rossola, galetto = galletto, russola = colombina, mazza da tamburo = bubbola, barbagino = barbajin, ovolo buono = cocco, ovolo malefico = spergifamiie.

ARBUSTI: mirtilli = pignatini, pruno spinoso = strozzeghi, sorbo montano = lan