Dagli
elementi rintracciati emerge con chiarezza
come il dialetto sia una forma di
transizione tra il lagaccese e il sambucano
Piuttosto interessante nel campo lessicale il termine Ruffola ad indicare la talpa dato che non si rintraccia in nessuna altra area del territorio altorenano o pistoiese (in pistoiese il termine "rufola" indica l'insetto noto in italiano come "grillotalpa").
Per il resto pare di individuare alcuni datti caratteristici dei dialetti della zona altorenana (nonché di zone come Castiglion dei Pepoli, Fiumalbo, parte di Abetone, Pievepelago, etc.) compresa tra Pavana Pistoiese, Badi, Stagno, Granaglione. Lizzano….
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Lenizione
La prima, più evidente, caratteristica del dialetto di Posola
è la presenza
della cosiddetta "lenzione", ovvero la
sonorizzazione di - s - intervocalica e delle consonanti intervocaliche
occlusive con esito p > v, t > d, k > g (es:
dido anziché dito, figo,
anziché fico, etc.). Nel dialetto di Posola, tuttavia, la
sonorizzazione di P è ormai quasi estinta è compare solo
eccezionalmente.
E' importante osservare come questa caratteristica del dialetto di
Posola risulti in perfetta consonanza
con le parlate settentrionali
italiane e, più in generale, con tutte le lingue della
cosiddetta Romània Occidentale
(francese, franco - provenzale,
occitano, catalano, spagnolo e portoghese).
Degeminazione consonantica
Questo accadimento linguistico, detto anche "scempiamento
consonantico", può considerarsi un episodio della lenizione,
trattandosi di quel ben noto fenomeno per cui tutti i dialetti
settentrionali
tendono a ridurre a consonanti brevi (o semplici) le consonanti
occlusive che
nei dialetti toscani sono rafforzate (es:
becco,
cappa) o allungate (es: bello). Per cui a
fronte dell'italiano gallina avremo il
locale "galina". La degeminazione
consonantica, per influsso toscano, tuttavia viene
applicata solo in parte per cui,
diversamente da
quanto avviene dal Settentrione, le consonanti doppie cadono solo nel
caso in
cui la parola abbia più di due sillabe con la doppia consonante
che precede la
vocale accentata (per cui avremo "gallo" al posto di una pronuncia
più 'emiliana' del tipo
"galo" (bolognese 'gal')).
Degeminazione vocalica
In perfetta opposizione alla degeminazione
consonantica
il dialetto di Posola, come quasi tutti i dialetti dell'Alto Reno (porrettano incluso), non presenta il fenomeno
delle vocali
lunghe che in bolognese, al contrario, assurge all'importante ruolo di
carattere distintivo delle parole (cfr. in bolognese "raggn"
(regno) e "raagn" (ragno)). Queste caratteristica del dialetto di Posola
è
propriamente dei dialetti centromeridionali
della
penisola italiana (toscano compreso).
Vocali a fine parola
Un'altra caratteristica addebitabile al sistema linguistico della
Toscana è la
presenza del vocalismo a fine parola di "e" e di "o" che,
al contrario, i dialetti settentrionali tendono sistematicamente ad
eliminare (es: il locale "luje"
rispetto al bolognese "luus"). Nel caso,
tuttavia, del dialetto locale questo fenomeno viene a cadere quando la
"e" e la "o" finali sono precedute da -n (per cui
avremo da un lato "lupo",
ma dall'altro "melon", "puscin",
etc.). E' da rilevare come la -n a fine
parola
verrà pronunciata con un suono
fortemente nasale
coerentemente con quanto avviene negli altri dialetti altorenani
Dileguo delle vocali
Come il vicino dialetto di Lagacci anche nel posolante tende ridursi
drasticamente la
tendenza
complessiva alla scomparsa delle vocali che precedono o seguono, nella
parola,
la vocale accentata assai presente in altri dialetti altorenani (es: pianaccese mlón
e posolante melón).
Sviluppo dei nessi latini cl e gl
Nel dialetto di Posola, come nella maggior parte dei dialetti altorenani, nei vernacoli toscani
ed in
italiano, i nessi latini cl e gl vengono
sviluppati
attraverso il meccanismo di palatizzazione
di
"l", dando così al nesso la caratteristica forma "chi" o
"ghi". Nei dialetti settentrionali, al
contrario, i nessi si conservano inalterati (ad esempio nel friulano)
oppure
spingono la palatizzazione ben oltre le
condizioni
toscane, estendendosi anche alla prima consonante: al posto, ad
esempio, del posolante "Cucchiaro
(cucchiaio)" avremo, così, il
bolognese "oc' (occhio)". La pronuncia di "ch" appare tuttavia particolare dato che lo
sviluppo
locale del nesso cl latino tende a confondersi con -tl-
grazie al passaggio a palatale della occlusiva
dentale. Il risultato all'orecchio risulta
simile a
una "tr" nella pronuncia di un calabrese o
di un siciliano (e che, giustamente, viene reso con "ct").
Raddoppio di m intervocalico
Nel dialetto locale molto spesso la m intervocalica viene raddoppiata,
dando
luogo a forme del tipo "famme", "lumme".
Questo fenomeno è comune sia all'area settentrionale che
all'area lucchese - pistoiese.
A questo evento
linguistico si accompagna sempre anche quello della dissimilazione
della
geminata -mm- e il dialetto di Posola non fa eccezione (Cocómbaro
che ha
riscontro ad
esempio in parole come il pavanese e il pistoiese cambera,
oppure il pavanese cocómbaro):
"A questo si aggiunge l’altro fenomeno (anche questo ora scomparso
nelle
nuove generazioni) che colpisce le parole proparossitone come "càmera" detta "càmbera"
, "sémola" detta "sembola",
"prezzémolo" detto "prezzembolo",
"Làmole" pronunziato "Lambore", " Gombito"
per "gomito", "Cendere" per
"cenere" "Rombice e Rombiciaio"
per "romice
e romiciaio" tutt'ora
riscontrato nell'area più marginale della Garfagnana.
È un fenomeno di dissimilazione della
geminata MM in
MB attraverso il passaggio CAMERA < CAMMERA > CAMBERA, ecc. e
rappresenta
la fase iniziale dell’eliminazione dei proparossitoni ereditati dal
Latino in
area soggetta ad influssi gallici; in effetti è uno di quegli
strumenti di cui
si sono serviti il Provenzale ed il Francese, ed i dialetti da loro
influenzati, per l'eliminazione del ritmo proparossitono (CAMERA >
chambre
in Francia; LAMULA > Lambro attraverso
la fase Làmboro nell’ Italia
settentrionale ecc.)" (G. JORI, “Il
linguaggio della montagna pistoiese”).
Prostesi vocalica
Si tratta di un fenomeno di recupero vocalico, presente in tutti i
dialetti di
matrice gallo - italica (emiliano, lombardo, piemontese, ligure), che
consente
di rendere meno difficile la pronuncia di certe parole che hanno subito
la
scomparsa della vocale della sillaba iniziale (es:
arcordare). Da
osservare che anche i vernacoli pistoiese in genere presentano una
prostesi vocalica per "R" a inizio parola (es: pistoiese: "arricordare")
Fricativa prepalatale sonora
Si tratta di un suono molto particolare, ed affine alla "j" del
francese "jardin", che compare quando ce,
ci, ge, gi non iniziali vengono
mutati in sibilanti. Avremo così "paje"
anziché pace e "bajio"
anziché
"bacio" (che in questo caso è stato reso con la lettera ò).
Questo suono, ampiamente diffuso in Alto Reno da Lizzano
a Stagno, da Pavana a Lagacci, da Biagioni
a Lustrola, da Treppio
a
Badi è presente anche a Posola. Nel nostro successivo
questionario è riportato appunto con una "j" minuscola
Tendenza alla non dittongazione
A differenza di quanto avviene nel sistema linguistico toscano la e
breve
latina non passa al dittongo "iè",
ma si
risolve in una e semplice chiusa "é" per cui,
ad esempio, l'italiano "mièle" viene reso con "méle".
Analoga tendenza alla non dittongazione la troviamo
per la "uo" che viene resa o chiusa (es: fógo in
luogo dell'italiano
fuoco e del pistoiese "foho"
(con o aperta)).
"i" semiconsonantica in luogo di "gli"
Concordemente alle forme settentrionali al posto del nesso toscano
"gli" nel dialetto locale si trova una i semiconsonantica semplice (móJe anziché moglie). Nel
questionario la i semiconsonantica è rappresentata con una "J"
maiuscola
Esito del latino -arium
il dialetto locale alterna la forma
-aro (tipica dei dialetti emiliani) con la forma -aio
(propria del toscano). Nel vicino dialetto di Lagacci -aio è
sistematica
Mancato sviluppo della c e g in z
Un'altra importante caratteristica fonetica del dialetto parlato a
Posola da
addebitarsi ai dialetti di tipo toscano è il mancato sviluppo di
c e g nella
forma settentrionale z (es: il locale "giógo"
rispetto
al felsineo "zuugh").
Raddoppio sintattico
Per raddoppio sintattico o fonosintattico
si intende
quel particolare evento linguistico per cui, ad esempio, un toscano
pronuncia
la frase "vieni a casa" nella forma "vieni a ccasa".
La parlata locale in concordanza coi
dialetti nord -
italiani non presenta il raddoppio fonosintattico.
Metafonia
Per metafonia, o metafonesi, s'intende
l'alterazione
del timbro di una vocale interna di una parola, volta a renderla meno
distante
o, addirittura, a identificarla con quello della vocale finale. Di
tutti i
dialetti della penisola italiana (settentrionali e meridionali senza
eccezione)
solo quelli toscani ne risultano privi. Il
dialetto di
Posola s'iscrive, per questo importante
elemento
linguistico al tempo stesso fonetico e morfologico, tra i dialetti
toscani.
Plurale maschile
Nel dialetto locale i plurali maschili vengono resi con -i a fine
parola (es: pignatini).
Tale
caratteristica è discordante dai dialetti settentrionali (che
usano a tale
scopo la forma -s a fine parola, ovvero la metafonia) ma è
perfettamente
concordante con il sistema linguistico della cosiddetta Romània
Orientale (toscano, dialetti centro-meridionali, romeno, dalmata,
parlate istro - rumene, megleno - rumene,
arumene).
Pronominalizzazione obbligatoria
del
soggetto
Al posto delle forme toscane io, tu, egli il dialetto locale introduce
le forme
obbligatorie mi, ti a cui affianca la
particella
"i"
La negazione
Il
dialetto di Posola si comporta come un dialetto di tipo toscano,
dato che la
negazione appare priva di ridondanza (i n' al so).
Partecipio passato
I partecipi passati dei verbi, invece, vengono
non vengono trattati secondo il modello emiliano e non subiscono la
cosiddetta
"apocope" (o troncamento a fine parola), ma una semplice sonorizzazione
così da avere "avudo" e non "avù",
"partido" e non "partì".
L'assenza di troncamento lo
troviamo pure nelle parole in "ato/a",
"eto/a", "ito/a"
(es: Frujada e
non Frujà).
Lessico
Un cenno particolare, infine, merita il lessico locale pieno di una particolarismi, toscanismi (cuncio, ciugo), emilianismi
(melon), arcaismi e relitti
linguistici
provenienti da una antichissima europa
mediterranea e
primitiva (ad esempio il relitto ligure anario goje). Il
lessico tende ad assumere, in ogni caso, una prevalenza per parole di
stampo toscano
Posizione del dialetto di Posola all'interno dei dialetti dell'Alto
Reno
Il dialetto di Posola pare inquadrarsi
tra i
dialetti tipici dell'Alto Reno e, quindi, parente del pavanese,
del lustrolese, del badese,
del treppiese, del sambucano,
del lagaccese, etc. Tuttavia, rispetto a
tutti questi
dialetti, pare mostrare una più spiccata tendenze toscana. Come
già ricordato il dialetto di
Posola assume una posizione intermedia (di grande
interesse dal punto di vista della tipologia linguistica) tra il
dialetto di Sambuca (loc. Castello) e quello di Lagacci.
1. |
APE |
Ape |
2. |
ASINO |
Ciugo, Somaro |
3. |
BRUTTO |
Brutto |
4. |
BUE |
Bove |
5. |
BUONO |
Bón |
6. |
CALDARROSTA |
Frujada |
7. |
CASA |
Cà |
8. |
CILIEGIE |
Cileje |
9. |
CINGHIALE |
Cignàle |
10. |
CUCCHIAIO |
Cucchiaro |
11. |
FAME |
Famme |
12. |
FICO |
Figo |
13. |
CAMERA |
Stanza |
14. |
COCOMERO |
Cocómbaro |
15. |
FORMAGGIO |
Cajio |
16. |
FUOCO |
Fógo |
17. |
GIOCO |
Giógo |
18. |
INSALATA |
Insalada |
19. |
LETAME |
Cuncio |
20. |
LUCE |
Luje |
21. |
LUCERTOLA |
Lujertola |
22. |
MAIALE |
Maiale |
23. |
MELONE |
Melon |
24. |
MIRTILLI |
Pignatini |
25. |
OGGI |
óggi |
26. |
ORBETTINO |
-------- |
27. |
PANE |
Pan |
28. |
PIPISTRELLO |
Pipistrello |
29. |
PULCINO |
Puscin |
30. |
RAMARRO |
Ramallo |
31. |
RICORDARE |
Arcordare |
32. |
ROSPO |
Bótta |
33. |
SCOIATTOLO |
Góje |
34. |
SALAMANDRA |
--------- |
35. |
CAPANNA |
Cavanna |
36. |
TALPA |
Ruffola o Misuragnola |
37. |
BOTTEGAIO |
Botteggaio |
38. |
FIGLIA |
Fióla |
39. |
MOGLIE |
MóJe |
40. |
CANE |
Can |
41. |
UOVO |
óvo |
42. |
VINO |
Vin |
43. |
AVUTO |
Avudo |
44. |
SENTITO |
Sentido |
45. |
Cosa è un FRUSTON? |
E' una serpe |
46. |
Cosa è un CIACCIO? |
E' un neccio, a Posola ciaccio non si usa |
47. |
Cosa è un NECCIO? |
una frittella di farina di castagne e acqua |
48. |
Cosa è una PATOLLA? |
------- |
49. |
Quale
è il nome degli abitanti di Posola |
Posolanti |
50. |
Cosa è un BROCCIOLO? |
E' un pesce di fiume |
51. |
Quale è la pronuncia di
BROCCIOLO? |
Brocciolo con la prima "O"
aperta mentre la seconda "O" è chiusa |
COME
DIRESTE IN DIALETTO
Posso prenderlo? |
I al posso tóre? |
Sei andato a mangiare? |
Te sé andado a manghiare? |
Io ti racconto |
Mi a t'arcònto |
Il maiale mangia molto |
Al maiale mangia tanto |
Non lo so |
I n' al so |
Io sono |
Mi son |
Tu sei |
Ti te sé |
Egli è |
Lu l'è - Le l'è |
Noi siamo |
Noialtri a sen |
Voi siete |
Voialtri ve sé |
Essi sono |
Lori li Jén |
Arriva suo padre |
L'ariva sò pà |
Piove |
al piovve |
Un lupo aveva mangiato una
pecora. I contadini presero il lupo e cominciarono a picchiarlo. Il lupo disse: ecco, voi mi picchiate perché sono grigio. I contadini risposero: non è perché sei grigio, ma perché hai mangiato la pecora. |
Al lupo l'aveva manghiado
'na peggora. I contadini chiapponno al lupo e comincionne a pichiarlo. Al lupo a disse: ecco, voialtri me pichiadi perché i son bisgio. E i contadini arisposere: I né perché te se bisgio, ma perché t'ha manghiado la peggora. |
Nel suo breve lavoro sui dialetti sambucano e pavanese il Ferrari (E. FERRARI, "Tracce di isoglosse e sostrato nei dialetti pavanese e sambucano", Sambuca Pistoiese, 1997) riporta alcuni termini del dialetto di Posola avuti dalla viva voce di due informatori locali (Alma Sabatini e Giuseppe Cecconi):
"nipote" per nipote (p.9),
"ragazza" per ragazza (p.9) (2), "ginòcchio" per ginocchio
(p.9), "medòlla" per mollica (p.9), "lògo commodo" per
latrina (p.17).
FUNGHI: porcino = cioppadelli, boleto lurido = rossola, galetto = galletto, russola = colombina, mazza da tamburo = bubbola, barbagino = barbajin, ovolo buono = cocco, ovolo malefico = spergifamiie.
ARBUSTI: mirtilli = pignatini, pruno spinoso = strozzeghi, sorbo montano = lan