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Come richiamato in Home page (vedi sopra) l' asteroide (36446) - 2000 QV - prende il nome di Cino da Pistoia anche per ricordare l'Alto Reno.  Abbiamo così ritenuto di pubblicare un piccolo saggio di poesie del grande poeta stilnovista nel quale si celebra questa porzione dell'Appennino Pistoiese.

QUATTRO POESIE DI CINO DA PISTOIA DOVE SI PARLA DI SELVAGGIA VERGIOLESI E DEL MONTE APPENNINO (CHE LA TRADIZIONE VUOLE ESSERE IL CASTELLO DI SAMBUCA PISTOIESE IN ALTO RENO)

                     

                     1
(CXX del Canzoniere ciniano)


Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.


                       2
(CXII del Canzoniere ciniano)

Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

                           
                         3
(CXXIII del Canzoniere ciniano)


Io fu’ ’n su l’alto e ’n sul beato monte,
ch’i’ adorai baciando ’l santo sasso;
e caddi ’n su quella petra, di lasso,
ove l’onesta pose la sua fronte,
e ch’ella chiuse d’ogni vertù il fonte
quel giorno che di morte acerbo passo
fece la donna de lo mio cor, lasso,
già piena tutta d’adornezze cònte.
Quivi chiamai a questa guisa Amore:
"Dolce mio iddio, fa che qui mi traggia
la morte a sé, ché qui giace ’l mio core".
Ma poi che non m’intese ’l mio signore,
mi diparti’ pur chiamando Selvaggia;
l’alpe passai con voce di dolore.

                     4
 (XX delle  Rime dubbie)

Infra gli altri difetti del libello
che mostra Dante signor d'ogni rima,
son duo sì grandi, ch'a dritto si stima
che n'aggia l'alma sua luogo non bello.
L'un è che ragionando con Sordello
e con molt'altri della dotta lima,
non fe' motto ad Onesto, di ben cima
,
che'era presso ad Arnaldo Daniello
L'altr'è, secondo che 'l suo canto dice
che passò poi nel bel coro divino,
là dove vide la sua Beatrice,
che quando ad Abraam guardò nel sino,
non riconobbe l'unica fenice
che con Sion congiunse l'Appennino




UNA POESIA DEL CANZONIERE CINIANO SCRITTA (FORSE) SUI MONTI DELL'ORSIGNA PISTOIESE


(CLXII DEL CANZONIERE CINIANO)


Perché voi state forse ancor pensivo

d’udir nòve di me, poscia ch’i’ corsi

su quest’antica montagna de gli orsi,

de l’aere e di mio stato vi scrivo.

Già mi percosse sì un raggio vivo,

che ’l mio camino a veder follia torsi,

e per mia sete temperare a sorsi,

chiar’acqua visitai di blando rivo.

Ancor, per divenir sommo gemmieri,

nel lapidaro ho messo ogni mio ’ntento,

interpognendo vari desideri.

Ora su questo monte è tratto un vento;

e studio sol nel libro di Gualtieri;

per trarne vero e novo intendimento.



link a poesie di Cino da Pistoia

formato HTML
http://www.italica.rai.it/principali/dante/testi/a_da_pistoia.htm
http://www.silab.it/frox/200/tree014.htm
http://www.rossettiarchive.org/docs/pq4299.c5.1813.rad.html

formato PDF (Portable Document Format)
http://www.letteraturaitaliana.net/PDF/Volume_1/t8.pdf
http://www.classicistranieri.com/cs-rimecino.pdf

Tra le opere pubblicate ed acquistabili ad un prezzo ragionevole si segnala: "I rimatori del Dolce stil novo: Guido Guinizelli - Guido Cavalcanti - Lapo Gianni - Gianni Alfani - Dino Frescobaldi - Cino da Pistoia" edita nella collana SupeBUR della Rizzoli (Milano 2003). Il testo ospita (alle pagine 147 - 295) l'intero Canzoniere ciniano, nonché tutte le cosiddette "Rime dubbie"